domenica 30 settembre 2012

Urania a Napoli: 60 anni di fantascienza in Italia

60 anni di fantascienza in Italia, locandinaSabato 13 e domenica 14 ottobre prossimi a Napoli, presso la Città della Scienza, la manifestazione di divulgazione della cultura scientifica e tecnologica Futuro Remoto. Un viaggio tra scienza e fantascienza ospiterà il principale evento dedicato ai sessant’anni dalla pubblicazione in edicola del primo numero di Urania.

Esperti, professionisti e scrittori incontreranno il pubblico per raccontare il passato, il presente e il futuro della fantascienza (italiana e non) e scoprire perché la fantascienza è indispensabile per continuare a fare ricerca scientifica.

Qui a seguito gli appuntamenti delle due giornate:


Sabato 13

ore 11.00 – Perché abbiamo bisogno della fantascienza per continuare a fare scienza. I fisici Fulvio Peruggi e Giuseppe Longo dell’Università di Napoli “Federico II” e gli esperti di fantascienza Carmine Treanni e Roberto Paura racconteranno al pubblico che ruolo ha avuto la fantascienza nello sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica del XX secolo, principalmente nel settore dello spazio. E perché dunque una “buona” fantascienza, letteraria e cinematografica, è essenziale per avvicinare i più giovani al mondo della scienza.

ore 12.30 – Delos Books: presentazione numero speciale sui 60 anni di Urania, con Carmine Tranni. Presentazione delle riviste Delos Science Fiction e Robot, nonché delle ultime uscite in libreria della Delos Books. Delos Science Fiction è la più longeva rivista online di fantascienza, attiva dal 1994: il numero di ottobre è dedicato ai 60 di Urania e della fantascienza in Italia. Nel 2003, Delos ha inoltre ripreso la pubblicazione della rivista cartacea Robot, storico magazione degli anni 70. Nel corso dell’incontro, Silvio Sosio, presidente di Delos, interverrà in diretta da Milano.

ore 15:00 – Le collane fantastiche delle edizioni Bietti. Negli ultimi anni la storica casa editrice Bietti ha lanciato alcune collane dedicate al fantastico che stanno rilanciando il genere in Italia. Dopo la presentazione a Città della Scienza del volume Apocalissi 2012 con il curatore Gianfranco de Turris, Bietti torna con un evento dedicato alla presentazione delle sue antologie tematiche. Gian Filippo Pizzo, storico della fantascienza italiana, è oggi curatore di alcune antologie di successo: Ambigue utopie, Notturno alieno e altre due di prossima uscita.

ore 16.00 – Urania Mondadori compie 60 anni. Con Giuseppe Lippi, oggi il più longevo direttore di Urania, di cui ha assunto la direzione nel 1990. Dopo lunghe esperienze come curatore di Robot e poi delle opere fantastiche Oscar Mondadori (tra cui Tutti i racconti di Lovecraft in quattro volumi), ha traghettato Urania nel terzo millennio. Fondatore con Gianni Montanari del Premio Urania, ha contributo a far emergere i più importanti nomi della letteratura fantascientifica italiana, tra cui Valerio Evangelisti. Quest’anno, per i 60 anni di Urania, la storica collana inaugura una sua versione in ebook.

ore 17.30 – 60 anni di fantascienza in Italia. Tavola rotonda con Adolfo Fattori, Giuseppe Lippi, Gian Filippo Pizzo, Salvatore Proietti. I più importanti nomi della critica di fantascienza in Italia ricostruiscono la storia del genere letterario nel nostro paese. Nel 1952 usciva in edicola il primo numero di Urania, la collana della Mondadori dedicata alla fantascienza, alla cui direzione si sono susseguiti nomi quali Giorgio Monicelli, Carlo Fruttero, Franco Lucentini e Gianni Montanari.


Domenica 14

ore 11:00 – Ferro Sette. Astro nascente della narrativa italiana, Francesco Troccoli ha lasciato una brillante carriera in una multinazionale farmaceutica per dedicarsi alla scrittura. Traduttore professionista, è curatore del pluripremiato blog Fantascienza e dintorni. Ha vinto il Premio Giulio Verne nel 2011. Quest’anno è uscito il suo primo romanzo, Ferro Sette (Curcio editore), già diventato un caso letterario.

ore 11:30 – Il movimento connettivista e oltre. Incontro con Giovanni De Matteo e Salvatore Proietti. De Matteo, già vincitore del Premio Robot 2005, si è imposto all’attenzione del panorama fantascientifico italiano con il romanzo Sezione Pi-Quadro, vincitore del Premio Urania 2006. Proietti, traduttore e critico, è direttore della rivista di studi sulla science fiction Anarres. A partire dalla loro collaborazione nella webzine Next Station, legata al movimento connettivista, tra i più importanti circoli artistici in Italia, tracceranno un bilancio della fantascienza in Italia e nel mondo.

ore 12:30 – La fantascienza ha un futuro? Tavola rotonda con Donato Altomare, Giovanni De Matteo, Francesco Troccoli, Carmine Treanni. Attraverso la collana Urania della Mondadori, dal 1990 a oggi sono stati lanciati molti dei più importanti nomi della fantascienza italiana. La tavola rotonda è dedicata allo stato dell’arte della fantascienza (italiana e non) e al futuro del romanzo di fantascienza, attraverso un dibattito con i più importanti scrittori di genere del nostro paese.

ore 15:00 – Sinfonia per l’imperatore. Incontro con Donato Altomare. Autore noto fin dagli anni ‘80, Altomare si impone all’attenzione nazionale con il romanzo Mater Maxima, vincitore del Premio Urania nel 2001. Bissa il successo nel 2008 con Il dono di Svet. Il suo ultimo romanzo, Sinfonia per l’imperatore, pubblicato da Elara, è il frutto di anni di lavoro e fonde storia e fantascienza. Ha vinto quest’anno il premio Vegetti della critica.

ore 15:30 – Quaderni d’Altri Tempi. Incontro con Adolfo Fattori. La rivista bimestrale Quaderni d’Altri Tempi, fondata nel 2005, dedica da sempre una grande attenzione alla fantascienza e al suo impatto sulla società post-moderna. Diretta da Gennaro Fucile e Adolfo Fattori, presenta il numero di ottobre dedicato ai 60 anni della fantascienza in Italia e i prossimi spin-off editoriali editi da Bevivino.

ore 16:00 – Balle spaziali. Il CICAP, Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale, interviene a Futuro Remoto per parlare delle tante “bufale” della scienza spaziale. Interviene per il CICAP Luca Boschini, progettista aerospaziale e tra i principali esperti di “balle spaziali” in Italia; a seguire, interventi di Giuseppe Longo, docente di astrofisica all’Università di Napoli “Federico II”, e di Roberto Paura, in qualità di direttore dell’Osservatorio Apocalittico.

Programma dettagliato, informazioni e prezzi sulle pagine dedicate di www.cittadellascienza.it.

Andrea Bonazzi

venerdì 28 settembre 2012

Vitaly Ilyin: le alienazioni senza volto di Barandash Karandashich

artwork by Vitalik Ilyin
artwork by Vitalik Ilyin
artwork by Vitalik Ilyin
artwork by Vitalik Ilyin
artwork by Vitalik Ilyin
artwork by Vitalik Ilyin

Russo di San Pietroburgo, il giovane graphic designer Vitaly Ilyin – Vitalik, secondo certa traslitterazione inglese dal cirillico – si fa conoscere generalmente in rete con lo pseudonimo di Barandash Karandashich, intestazione del suo blog, attraverso il quale ha presentato in questi ultimi anni le proprie opere “nere” e surreali.

Le sue cupe e fantastiche visioni fatte di travisamenti, di vuoti simulacri e alienazioni senza volto sembrano richiamare i temi di un Thomas Ligotti, beffarde a volte e sempre disturbanti, in una varietà di tecniche e di stili che dal disegno passa alla scultura di maschere sino alla fotografia.

Gallerie: sito web www.barba.ru; blog su LiveJournal; album fotografico su Flickr; virtual exhibition sulle pagine Internet di The Mafu Cage.

Andrea Bonazzi

mercoledì 26 settembre 2012

I miti di Cthulhu di Alberto Breccia

Alberto Breccia, I miti di Cthulhu, copertinaA oltre un quarto di secolo dalla sua precedente edizione italiana, dal 2004 è finalmente tornata disponibile la raccolta de I miti di Cthulhu (Los Mitos de Cthulhu, 1972) di Alberto Breccia, pubblicata dalla bolognese Comma 22 come seconda uscita, dopo Incubi nel 2003, di una collana espressamente dedicata all’artista uruguaiano.

Il volume riunisce le nove storie, tratte dal ciclo narrativo di Howard Phillips Lovecraft, realizzate da Breccia su puntuale adattamento del poeta argentino Norberto Buscaglia. Nell’ordine: La ricorrenza; La cosa sulla soglia; La maschera di Innsmouth; La città senza nome; L'orrore di Dunwich; Il richiamo di Cthulhu; Il colore che cadde dal cielo; L'abitatore del buio e Colui che sussurrava nelle tenebre.

Quasi tutte le storie sono apparse in Italia sul mensile Il Mago fra il 1973 e il 1975, per poi confluire nell’albo I miti di Cthulhu edito nel 1978 da L’isola Trovata di Bologna, con l’esclusione di Colui che sussurrava nelle tenebre. La versione del racconto venne infatti pubblicata in Argentina solo nel 1979, e presentata in italiano nel novembre 1982 sul numero 11 della rivista Alter Alter.

Alberto Breccia è fra gli autori che maggiormente, nel proprio periodo, hanno contribuito a nobilitare i comics come forma d’arte. Proprio con il ciclo de Los Mitos de Cthulhu il grande disegnatore trova nuove forme espressive, inedite nel suo contesto, combinando insieme tecniche del tutto dissimili e sperimentando contaminazioni dal fotografico al pittorico, alla ricerca del più efficace approccio per ritrarre l’irraffigurabile, come egli stesso descrive.

“Mi sono reso presto conto che l’approccio tradizionale del fumetto non bastava a rappresentare l’universo di Lovecraft. Allora ho cominciato a sperimentare nuove tecniche come il monotipo o il collage. Questi mostri senza forma, simili a quelli che avevo disegnato ne L’Eternauta, son così fatti perché non volevo limitarmi a darne un’interpretazione personale; volevo che ogni lettore vi aggiungesse del suo, che potesse utilizzare questa base informe che gli ho fornito per sovrapporvi i propri timori, la propria paura… All’inizio ho raccolto in un certo senso una sfida: volevo sapere se ero capace di disegnare ciò che Lovecraft descriveva. Non so se ci sono riuscito, ma vi posso assicurare che durante i due o tre anni che mi ha preso la realizzazione di questo lavoro, ho vissuto completamente immerso nel mondo del solitario di Providence.”

Alberto Breccia, da 'L'orrore di Dunwich'Le soluzioni visive di Breccia restano una straordinaria e positiva eccezione nella resa dell’alienità lovecraftiana, altrove e ancor oggi troppo spesso fallimentare. Ineguagliabili nel suggerire senza svelare, partendo dai dettagli di un realismo quasi accademico dell’ambiente sino a insinuarvi la presenza d’indefinibili orrori, aggirando le forme del caos con tratti sfumati e forti pennellate, utilizzandone i segni come le reticenze e l’esasperata aggettivazione dell’originale letterario cui s’ispirano. Personalissime e ben amalgamate nel passaggio, traumatico ed estraniante, fra la netta espressione grafica del quotidiano e le surreali licenze artistiche dell’orrifico, le tecniche del disegno si evolvono nel corso del tempo. Le ultime storie tendono a stravolgere anche la realtà umana, le stesse figure dei personaggi si stilizzano, e le tavole si fanno più astratte, comunicando da subito un’allucinata inquietudine. Un percorso d’ideale discesa nella percezione dell’universo impazzito di Lovecraft, che il lettore si trova a condividere nel complesso dell’opera.

La scrittura di Buscaglia supporta con efficacia l’atmosfera delle note storie originali, mantenendo una narrazione in prima persona, essenziale e quasi priva di dialoghi. Nel rispetto dei testi delle precedenti versioni italiane, comunque rinnovati nel lettering, la presente edizione ha il pregio di riprodurre le tavole originali del fumetto, con la sola eccezione de L'abitatore del buio, i cui disegni risultano in parte perduti. I toni di grigio della stampa restituiscono così, letteralmente in ogni sfumatura, le profondità del complesso lavoro di Breccia, spesso altrimenti appiattito da tante riproduzioni in semplice bianco e nero.

Alberto Breccia, da 'La maschera di Innsmouth'Il prezzo del volume non è certo troppo abbordabile, ma trova piena giustificazione nella cura dell’insieme, oltre che per l’elevato numero di pagine e l’ottima rilegatura. La postfazione, che porta la firma di Latino Imparato, è illustrata infine con alcuni studi preparatori per le tavole de Il richiamo di Cthulhu.

Autentica pietra miliare nella storia delle cosiddette “nuvole parlanti”, il libro rappresenta un fondamentale punto di riferimento nel suo genere, sia per gli estimatori del maestro sudamericano che per gli appassionati del Gentiluomo del Rhode Island.

Informazioni sul volume presso le pagine web di Comma 22.

I miti di Cthulhu
Alberto Breccia
collana Alberto Breccia, Comma 22, 2004
copertina rigida, 128 pagine, €22.00
ISBN 9788888960012

Andrea Bonazzi
(recensione pubblicata su HorrorMagazine del 14/04/05)

lunedì 24 settembre 2012

Apocalisse. Il mito della fine del mondo su IF #10

Apocalisse. IF #10, 2012, copertinaDa leggersi preferibilmente prima del 21/12/2012, il conclusivo termine di un ciclo nel computo degli anni per i Maya, data fatidica nelle aspettative dei “catastrofisti” in attesa d’una prossima e sempre imminente Fine dei Tempi.

Apocalisse. Il mito della fine del mondo, è il tema della decima uscita di IF – Insolito e Fantastico, rivista trimestrale di saggistica e narrativa a esplorazione dell’elemento fantastico nei generi letterari e artistici, pubblicata da Tabula Fati a cura di Carlo Bordoni.

“IF (Insolito e Fantastico) non poteva lasciar passare il 2012 senza dedicare un numero monografico al tema dell’Apocalisse: annunciata con grande battage mediatico, sulla scorta delle previsioni del calendario Maya, la profezia funesta si è gradualmente affievolita a mano a mano che la data fatidica si è andata avvicinando. Tanto che adesso non se ne parla quasi più. I preparativi sono sospesi; le trombe del giudizio tacciono e i profeti di sventura rimuginano in silenzio su questo ennesimo rinvio sine die della fine del mondo. Il tutto secondo una prassi ormai abituale di precarietà e incertezza del futuro. Apocalisse auspicata, temuta, immaginata? Indubbiamente entrata nell’immaginario sociale da quando, in quel lontano approssimarsi dell’anno Mille, il mondo fu travolto da un terrore irrazionale. La paura ci ha sempre accompagnato lungo il nostro cammino, e anche adesso, a oltre mille anni di distanza da quell’evento, ne siamo affascinati. Eppure è evidente che le catastrofi, che con sempre maggiore frequenza colpiscono la Terra, sono per lo più dovute all’uomo e dalla sua incapacità di rispettare la Natura. In questo numero 10 l’immaginario apocalittico è stato coniugato in tutte le dimensioni, fornendo un panorama quasi completo delle paure umane”.

Con una copertina di Franco Brambilla e il consueto apparato di saggi, di approfondimenti e di rassegne oltre ai racconti di Sergio Gaut vel Hartman, Daniel Frini, Adriana Alarco De Zandra, Gianandrea De Antonellis e Andrea Coco, l’apocalittico IF #10 presenta i seguenti contenuti:

Editoriale:
L’Apocalisse rinviata sine die
Saggi:
L’Apocalisse annunciata – Romolo Runcini
Dopo di me il diluvio – Giuseppe Panella
Not with a Bang – Marco Lauri
Sarà un futuro d’inferno? – Annamaria Fassio
Grigie distopie – Carlo Menzinger
Pikadon. Emergenze dal Giappone – Claudio Asciuti
Da Hiroshima a Fukushima – (C.B.)
Tecnologia, Apocalisse e fantascienza – Domenico Gallo
Alla fine dell’uomo, il vuoto – Riccardo Gramantieri
La sindrome della fine del mondo – Gianfranco de Turris
La fine del mondo dal libro al film – Roberto Chiavini e Gian Filippo Pizzo
Complotti d’autore – Carlo Bordoni
Narrativa:
Correzioni nella trama del tempo – Sergio Gaut vel Hartman
Il segreto – Daniel Frini
Il viandante malridotto – Adriana Alarco De Zandra
Mille e non più mille – Gianandrea De Antonellis
Il giorno dopo... – Andrea Coco
L’intervista:
Il fantastico modo di Fausto Oneto – Annamaria Fassio
Rassegne:
Gli alieni nella narrativa di Jack Williamson (2) – Piero Giorgi
Terra bruciata – Annamaria Fassio
Il romanzo dell’età industriale – Carlo Bordoni
Addio a Curtoni, grande editor della SF italiana
Visti e letti:
Vetrina della fantascienza – R. Gramantieri
Viaggio nel Multiversum – C. Bordoni
Lezioni di libertà – G. Panella
Valvole e bio-organismi – R.G.
Metro 2033 sbarca in Italia – V. Tripi
L’amore felice di Ceronetti – R. Pestriniero
Dream a little dream of me – R. Donati
Vatikan connection
Italici mondi oltre la soglia – G. de Turris
Il ritmo del noir e la tentazione del futuro – G. Panella


Per il prossimo numero, IF preannuncia invece uno speciale dedicato al mainstream, con una nutrita serie di qualificati interventi sulle contaminazioni fra la narrativa di genere – fantastico, poliziesco e fantascienza – e la letteratura italiana “ufficiale”.

“Due mondi che di solito non dialogano fra loro, che hanno solo rari e casuali punti di contatto. Diversi e sfaccettati gli interventi di questa occasione che non ha precedenti: dalle letture di testi di scrittori paludati alle analisi puntuali del fantastico di docenti universitari. Non solo Calvino, Bontempelli, Buzzati, Landolfi, Morselli, ma anche Alvaro, Bacchelli, Bassani, Palazzeschi, Fenoglio, Levi, Malaparte, Ortese, Soldati, Volponi e altri. Insomma, una straordinaria occasione di confronto e di riflessione critica che consentirà di rispondere alla domanda che ci sta più a cuore:il futuro della letteratura ufficiale sta nella narrativa di genere?”

Maggiori particolari presso le pagine internet della rivista su insolitoefantastico.blogspot.it. IF è distribuita principalmente in abbonamento postale. Ogni copia di 128 pagine illustrate al prezzo di 8.00 Euro. Abbonamento: 30.00 Euro per quattro numeri. Per informazioni, abbonamenti e richieste rivolgersi a rivistaif@yahoo.it.

Apocalisse. Il mito della fine del mondo
IF – Insolito e Fantastico #10
a cura di Carlo Bordoni
Edizioni Tabula Fati, 2012
brossura, illustrazioni in b/n, 128 pagine, €8.00
Andrea Bonazzi

sabato 22 settembre 2012

Cacciatori di vampiri

Quello del "cacciatore di vampiri" è un tema vasto, forse appena un filo — filo di sangue, s’intende — meno vasto dell’argomento stesso del loro oggetto di preda. Dacché esistono vampiri, che appartengano al mito o alla superstizione sino alla finzione narrativa, è necessaria e quasi inevitabile la presenza di una nemesi, un avversario non sempre o necessariamente del tutto umano, una figura di sapiente in grado di individuarli, un antagonista di particolare abilità nel combatterli.

Prototipi di questo genere di personaggio si potrebbero individuare sin dall’antichità classica, quando lamie ed empuse prefiguravano l’odierno vampiro. Per esempio nel resoconto di Flegone Tralliano, che, nel II secolo d.C., narra della giovane defunta Philinnio ritornante più volte dalla tomba per incontrare il proprio amato; storia ripresa in versi da Johann Wolfgang Goethe nel suo La Fidanzata di Corinto (Bruden från Korint, 1797). Scoperta la verità, il popolo si rivolge a un “profeta e veggente di nome Ryllus, tenuto in gran stima e reverenza”, il quale appare l’unico a sapere come affrontare il fenomeno, ordinando che il corpo della ragazza sia incenerito fuori dalle mura cittadine.

Col diffondersi, fra XVII e XVIII secolo, del mito del vampiro, si propaga come un’epidemia dall’area balcanica a tutto l’occidente europeo una vasta letteratura di testimonianze e trattati sull’argomento, dove i veri cacciatori di vampiri sono le torme di contadini, i quali paiono accanirsi sui trapassati compaesani che la superstizione accusa di nefandezze post-mortem.

Ed è in questo panorama che emerge la figura del dhampyr, a cui si rifanno sia il quasi omonimo Dampyr dei fumetti Bonelli che lo stesso personaggio di Blade, dagli inchiostri alla trasposizione in celluloide.

Figlio di un vampiro, sorta di mezzosangue compartecipe di entrambe le nature fra l’umano e il soprannaturale, e per questo sia venerato che temuto, il dhampyr nato dal folklore serbo era tradizionalmente delegato, spesso dietro lauta ricompensa, al ruolo di cacciatore e vendicatore grazie al suo particolare potere di riconoscere e di uccidere i vampiri.

Cacciatore e vampirologo per eccellenza, il brusco ed eccentrico olandese Abraham Van Helsing, tratteggiato da Bram Stoker nel suo Dracula (1892), è il capostipite di un’infinita serie di imitazioni e di varianti sul tema, pur preceduto da esempi come quello del Generale Spielsdorf che, già orbato della propria nipote dalla vampira Carmilla nella omonima novella di Joseph Sheridan Le Fanu (1872), si assume il compito di ricercarne e impalarne il corpo assistito dal misterioso Barone di Vordenburg.

Persino il celeberrimo Sherlock Holmes rischia di entrare nella categoria, imbattendosi in un caso di vampirismo che tale si rivelerà solo in apparenza, ne Il vampiro del Sussex (The Adventure of the Sussex Vampire, 1924) di Arthur Conan Doyle.

E con la narrativa popolare del Novecento, anche personaggi seriali minori s’improvvisano talvolta esperti in materia di nosferatu e affini, come il pur non eccelso Jules de Grandin, tipico “investigatore dell’occulto” creato da Seabury Quinn nel 1925 sulle pagine di Weird Tales.

Sulla stessa celebre rivista faceva il suo esordio anche lo spadaccino Solomon Kane, il seicentesco puritano di Robert Ervin Howard che, tra le varie minacce sovrannaturali, affronta un non-morto assetato di sangue e vendetta nel racconto Teschi sulle Stelle (Skull in the Stars, 1929).

Dal primo trentennio del secolo scorso la commistione fra letteratura, fumetti, cinema e, più tardi, televisone, lascia affiorare sia i tipici caratteri alla Van Helsing che più originali personaggi mediatici. La concezione odierna del vampiro vede il lettore/spettatore identificarsi sempre più in esso, a scapito della categoria del suo antagonista umano, spesso riciclato in letture avventurose o relegato ai margini della contaminazione. È il caso del fenomeno di Buffy l’ammazzavampiri (Buffy the Vampire Stayer, 1992, e seguenti serial TV), o di vere e proprie parodie come per lo spassoso Professor Ambrosius di Per favore… non mordermi sul collo (Dance of the Vampires, 1967), o ancora il Peter Vincent del film Ammazavampiri (Fright Night, 1985): un vecchio attore incastrato nello stanco ruolo di vampirologo, costretto infine a fare i conti con veri e pericolosissimi succhiasangue.

Dal cinema della britannica Hammer, che vede il grande Peter Cushing incarnare il tipo dello spietato distruttore di non morti (sia nella serie dei Dracula che nel ciclo ispirato a Le Fanu), proviene anche il curioso personaggio di Capitan Kronos, settecentesco cacciatore di vampiri in stile “cappa & spada” protagonista del (purtroppo) inedito in Italia Captain Kronos Vampire Hunter (1974).

Più attuale e forse memorabile cacciatore ai limiti fra gotico e fantascienza, è certamente il Robert Neville del romanzo Io sono Leggenda (I’m a legend, 1954) di Richard Matheson, portato sullo schermo in L’ultimo uomo della terra (1963) e 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra (The
Omega Man, 1971). Ultimo uomo in un mondo di soli vampiri, Neville intraprende dapprima la sua azione di sterminatore di non-morti per poi scoprire la nuova società umana adattatasi al vampirismo, che ribalterà le parti trasformando lui in preda, e quindi in minacciosa leggenda di un mondo ormai scomparso.

Troppi nomi ed esempi indubbiamente
mancano a questa che è solo una fuggevole occhiata sul tema della "caccia al vampiro". A partire dallo spaccone Jack Crow del film Vampires (1998) di John Carpenter, tratto a sua volta dal romanzo Vampiri S.p.A. (Vampire$, 1990) di John Steakley. Non ce ne vogliano i diretti interessati... serbando i loro aguzzi paletti di frassino per meno vive e assai più degne carcasse.

Andrea Bonazzi
(in prima versione su HorrorMagazine del 3/03/05)

giovedì 20 settembre 2012

A Season in Carcosa, nuove storie dal mondo de “Il re in giallo”

A Season in Carcosa, 2012, copertinaUn’antologia di narrativa breve originale, appositamente scritta per rendere omaggio ai temi, i personaggi, l’ambientazione e le atmosfere del classico ciclo weird composto da Robert W. Chambers nella propria raccolta The King in Yellow, del 1895, con il suo mondo macabro, romantico e decadente attorno al proibito e misterioso testo teatrale de Il re in giallo che spinge alla pazzia…

Questo il progetto di Joseph S. Pulver, Sr., che sotto l’egida della americana Miskatonic River Press ha radunato alcuni fra i più rilevanti nomi dell’odierno panorama letterario di genere fra Laird Barron e John Langan, Simon Strantzas, Richard Gavin e tanti altri, dando vita a una novella “stagione” di orrori e meraviglie sul palcoscenico dell’oscura e perduta Carcosa.

“I lettori troveranno in A Season in Carcosa gli strani e misteriosi luoghi del cuore e della mente che dalla follia scaturiscono, e quelle menti e quei luoghi che ne sono toccati sono i reami qui scavati nel profondo. L’eredità di Chambers, fatta di vermi e del sommesso decadimento che reca la lettura della pièce teatrale de Il Re in Giallo, sprona sia nuovi che affermati talenti nel mondo della narrativa horror e weird a cimentarsi con nuove storie del tutto originali in omaggio a quegl’incubi inquietanti. Giunge il crepuscolo a Carcosa, e menti perdute negli specchi della lussuria e del terrore sono travolte in un lascito d’ombre senza misericordia…”

La copertina è del nostro Daniele Serra, ulteriori informazioni presso il sito web di Miskatonic River Press. Qui a seguito il sommario dei racconti, oltre al booktrailer realizzato da Brendan Petersen a presentazione del volume.

My Voice is Dead – Joel Lane
Beyond the Banks of the River Seine – Simon Strantzas
Movie Night at Phil's – Don Webb
MS Found in a Chicago Hotel Room – Daniel Mills
it sees me when I’m not looking – Gary McMahon
Finale, Act Two – Ann K. Schwader
Yellow Bird Strings – Cate Gardner
The Teatre & Its Double – Edward Morris
The Hymn of the Hyades – Richard Gavin
Slick Black Bones and Soft Black Stars – Gemma Files
Not Enough Hope – Joseph S. Pulver, Sr.
Whose Hearts are Pure Gold – Kristin Prevallet
April Dawn – Richard A. Lupoff
King Wolf – Anna Tambour
The White-Face at Dawn – Michael Kelly
Wishing Well – Cody Goodfellow
Sweetums – John Langan
The King is Yellow – Pearce Hansen
D T – Laird Barron
Salvation in Yellow – Robin Spriggs
The Beat Hotel – Allyson Bird


A Season in Carcosa
a cura di Joseph S. Pulver, Sr.
Miskatonic River Press, 2012
brossura, 292 pagine, $19.99
ISBN 9781937408008



Andrea Bonazzi

martedì 18 settembre 2012

Machen: Gli arcieri e altre leggende di guerra. Il Terrore

“C’erano diecimila cadaveri di soldati tedeschi in quel settore dell’esercito inglese… il soldato vedeva sopravanzare, oltre la trincea, una lunga schiera di sagome rilucenti… San Giorgio aveva condotto i suoi Arcieri di Angicourt alla salvezza dell’inghilterra.” (Gli arcieri)

“Chiunque voglia può facilmente immaginare che cosa vide Karl Heinz nelle mani del prete quando la nebbia si diradò davanti all’ostensorio. Fu proprio in quel momento che il sergente lanciò un grido e morì.” (L’ostensorio)

“E da quel momento nessuno riuscì più a distinguere i fatti reali dalle più fantasiose congetture… L’improbabile è un faro nella vita… La mia teoria è che il progresso umano sia semplicemente una lunga marcia da una cosa inconcepibile a un’altra… alla resa dei conti tutta la scienza è una bugia, anche la più alta.” (Il terrore)

Arthur Machen, scrittore gallese (Carleon-on-Usk 1863 — Amersham 1947), giornalista, saggista, traduttore fu noto per il vivo senso del soprannaturale coniato su elementi leggendari della cultura e del folklore del natio Galles che gli consentirono di creare sfondi suggestivi, degni della migliore letteratura fantastica. Del 1894 è “The Great God Pan”. Seguirono “The Three Impostors,” 1895 e “The hill of dreams,” 1907. È del 1914 il racconto “The bowmen”. “The Terror” uscito nel 1916 ebbe meritata fortuna.


Era il 29 settembre del 1914 quando, sulle pagine del popolare quotidiano londinese The Evening News, apparve un breve resoconto che ispirandosi alle cronache della recente battaglia di Mons (in Belgio, il 23 agosto del ’14), riferiva di un miracoloso intervento soprannaturale giunto in soccorso delle truppe inglesi sovrastate dal nemico. Gli spiriti degli arcieri di Anzicourt, vittoriosa battaglia del 1415 descritta nell’Enrico V di Shakespeare, ritornavano su intercessione di San Giorgio per affrontare, invisibili al fianco di un pugno di soldati britannici, l’assalto schiacciante dei tedeschi.

A poco valsero annunci e rettifiche a specificare che di opera narrativa e non di articolo giornalistico si trattasse: la storia colpì l’immaginario collettivo sino a diffondersi come leggenda di guerra, persino ritrovando pretesi testimoni a carico della sua veridicità. Sfuggito di mano al proprio autore, diffuso e continuamente ristampato nei mesi successivi, il racconto era appunto The Bowmen, scritto da un certo giornalista di nome Arthur Machen.

La raccolta che lo comprendeva è integralmente proposta da Miraviglia Editore ne Gli arcieri e altre leggende di guerra - Il terrore. Nella versione di Fabio Bussotti, il volume comprende il romanzo breve The Terror pubblicato a Londra nel 1917 e già noto al pubblico italiano, insieme a The Bowmen and Other Legends of the War, del
1915.

Se pure non mancano precedenti edizioni italiane del singolo racconto “Gli Arcieri”, vengono tradotti qui per la prima volta gli altri titoli della prima edizione inglese del libro, senza escludere la prefazione originale di Machen né un suo poscritto. Oltre a “The Bowmen” troviamo quindi la religiosa fantasia consolatoria de “Il riposo del soldato” (The Soldiers’ Rest), la giustizia divina e vendicatrice de “L’ostensorio” (The Monstrance) e la visione premonitrice de “La luce abbagliante” (The Dazzling Light), per finire con l’articolo “Gli Arcieri e altri nobili fantasmi da 'Il Londinese'” (The Bowmen and Other Noble Ghosts by 'The Londoneer') a constatare un incontrollato propagarsi delle creazioni leggendarie di questo tipo.

Mantenendo i temi e lo sfondo della Prima Guerra Mondiale, con Il terrore si cambia tuttavia di registro. Dal patriottico misticismo popolare delle “leggende” composte per i giornali del periodo, si ritorna ai temi fantastici e horror più tipici dello scrittore gallese, spesso intrisi anch’essi di una propria visione mistica e morale. Molto prima della ribellione de Gli uccelli nel racconto di Daphne du Maurier (The Birds, 1952), reso immensamente popolare nel ’63 dall’omonimo film di Hitchcock, in The Terror è l’intero regno animale che, per incomprensibili e non spiegate ragioni, sembra impazzire rendendosi d’un tratto ostile all’uomo, svelandosi attraverso le prime morti misteriose per abbattersi poi come una piaga biblica sui villaggi del Galles e il sud dell’Inghilterra.

Il volumetto si apre con una introduzione di Noé I. Rocchi e inaugura una collana dell’editore Miraviglia di Reggio Emilia, Lo specchio opaco, che intende dedicarsi alla riscoperta del fantastico letterario fra l’Ottocento e il Novecento. Maggiori informazioni presso il sito web ufficiale miravigliaeditore.it.

Gli arcieri e altre leggende di guerra. Il terrore
Arthur Machen
Collana Lo specchio opaco, Miraviglia Editore, 2008
brossura, 208 pagine, €20.00
ISBN 9788889993040.
Andrea Bonazzi
(in prima versione su In Tenebris Scriptus dell’11/06/08)

domenica 16 settembre 2012

The Evil Clergyman: risorge un perduto inedito del cinema lovecraftiano anni 80

The Evil Clergyman, locandinaDiretto da Charles Band, Pulse Pounders è un “perduto” film horror a episodi realizzato per l’americana Empire Pictures nel 1987, mai però giunto nelle sale a causa del collasso finanziario della casa produttrice, nei quali archivi fu disperso senza apparentemente lasciare traccia.

I tre distinti segmenti della pellicola comprendevano due primi e brevi sequel a precedenti titoli prodotti dalla Empire, Trancers e The Dungeonmaster, ma soprattutto un gustoso The Evil Clergyman molto liberamente tratto dall’omonimo racconto breve di H.P. Lovecraft tradotto in Italia come “Il prete malvagio”.

Un episodio di particolare interesse per gli appassionati, poiché riuniva nuovamente l’affiatato cast di Re-Animator (1985) e From Beyond (1986), dalle musiche del compositore Richard Band agli interpreti con il veterano Jeffrey Combs, Barbara Crampton e lo scomparso David Gale, insieme a David Warner che pure frequentò i temi lovecraftiani in Cast a Deadly Spell (1991) e Necronomicon: Book of the Dead (1993).

Un film perduto, dicevamo, o almeno considerato come tale sino al finire del 2011 quando il regista Band annunciò il ritrovamento di una sua copia di lavorazione, dichiarando al contempo l’intenzione di restaurarlo e pubblicarne separatamente ognuna delle parti.

A un anno di distanza, finalmente, dopo la presentazione in “prima mondiale” dello scorso agosto alla convention horror di Chicago, il tanto a lungo atteso The Evil Clergyman troverà una premiere alla presenza dei due protagonisti Combs e Crampton nel corso del terzo annuale H.P. Lovecraft Film Festival di Los Angeles (28-30 settembre 2012).

The Evil Clergyman, scena
The Evil Clergyman, scena
The Evil Clergyman, scena
The Evil Clergyman, scena

Prevista invece al 9 ottobre prossimo l’uscita in formato DVD per la statunitense Full Moon Pictures.



Andrea Bonazzi

venerdì 14 settembre 2012

Mondi perduti: Clark Ashton Smith torna in ebook

Mondi perduti ebook, copertinaI Mondi perduti di Clark Ashton Smith ritornano disponibili a più di trent’anni di distanza dalla loro pubblicazione in italiano: non con un volume a stampa, questa volta, ma in un ebook formato Kindle relizzato da Edizioni Scudo per la distribuzione via Amazon.

“Artista, poeta, scrittore e collaboratore prolifico di Weird Tales, Clark Ashton Smith (1893-1967) è una figura influente nella storia della «pulp fiction». Corrispondente e collaboratore di H.P. Lovecraft e Robert E. Howard, Smith è stato ampiamente celebrato come un maestro dai suoi contemporanei. Finalmente per la prima volta in ebook in italiano, Mondi Perduti riunisce 23 storie classiche di Smith, molte delle quali furono originariamente pubblicate su Weird Tales”.

“Invece di incentrare le sue opere sui classici eroi”, prosegue la presentazione editoriale su Amazon, “Smith ha creato mondi fantastici intorno ai quali ha costruito cicli di storie. Nella antologia, vi sono incluse le storie dai regni di Averoigne, Zothique, Hyperborea, e molti altri. Raccontate in una lussureggiante prosa poetica, queste storie struggenti danno sicuramente vita ad oscuri regni sognanti, pieni di mostri gotici e mortali”.

Nella collana Long Stories SF, I Classici, l’edizione elettronica illustrata in copertina da Luca Oleastri comprende i racconti “Le sette fatiche”, “L’ultimo incantesimo”, “Viaggio a Sfanomoe”, “La morte di Malygris”, “Il labirinto di Maal Dweb”, “Sirene floreali”, “Il demone del fiore”, “La droga plutoniana”, “Il pianeta della morte”, “La lettera da Mohaun Los”, “La luce dall’aldilà”, “Il mondo senza tempo”, “Vulthoom” e “Da stella a stella”.

Mondi perduti e altri racconti, ed. MEB, 1979, copertinaDunque non “23 storie” come poco sopra dichiarato, forse in un refuso, ma 14 in un sommario di titoli che pienamente coincide con i contenuti del volumetto Mondi perduti e altri racconti, pubblicato da MEB nel lontano 1979 e mai più ristampato in quella forma, senza qui specificare se si tratti delle stesse traduzioni allora firmate da Teobaldo Del Tanaro.

Che siamo le medesime versioni in italiano, pare accertabile dall’anteprima di testo consultabile attraverso il servizio LookInside! di Amazon.com, in una preview dei contenuti curiosamente invece inaccessibile dalla corrispondente pagina di Amazon Italia.

Informazioni e dettagli presso le pagine web di Edizioni Scudo, o in vendita diretta su Amazon.it.
Andrea Bonazzi

mercoledì 12 settembre 2012

Spaventapasseri

“Ma dove le trovi queste cose?...” Evitando di rispondere a tale immancabile domanda, o almeno mantenendosi sul vago, si conserva forse un qual certo contegno da connoisseur d’arte fantastica, o da indefesso esploratore (con o senza il prefisso inde—) degli “oscuri meandri dell’orrido”. Il fatto è che queste e altre ghiotte cose si incontrano, e non di rado, su un forum tra più interessanti del panorama horror in rete, quello di Thomas Ligotti Online.

Gli inquietanti spaventapasseri, in questo caso, sono firmati da The Pumpkinrot Works, marchio di fabbrica di un altrimenti anonimo artista americano specializzatosi in installazioni e suggestivi “scherzi” scenografici per la notte di Halloween.

“Quando l’età m’impedì di riscuotere dolciumi nella notte di Halloween (in qualunque maniera socialmente accettabile), decisi di fare qualcosa per questo. Halloween era il brivido dell’anno. Batteva il Natale a man bassa”. L’introduzione al sito prosegue descrivendo in breve la nascita di una passione che, dal 1986, ha portato all’allestimento di sempre più elaborati scenari per dar vita alla vigilia di Ognissanti: “Il piano dopo il mio ritiro da «dolcetto-o-scherzetto» era formato: un giorno avrei fatto un giardino stregato tutto mio”.

La pagina dedicata, Scarecrows, illustra con numerose foto gli spaventapasseri realizzati ogni anno dal 2003. Ma l’intero sito web è ricco di documentazione video e fotografica degli allestimenti spettrali o stregoneschi del suo artefice.

Galleria: sito ufficiale di Pumpkinrot, a dark celebration of Halloween, pumpkinrot.com.
Andrea Bonazzi

(pubblicato su In Tenebris Scriptus del 21/07/08)

lunedì 10 settembre 2012

Gli avventurieri del mare. I pirati di Robert E. Howard

Gli avventurieri del mare, 2012, copertinaA un anno di distanza dall’uscita di Dark Agnes, donna di spada, prosegue l’opera di pubblicazione degli inediti avventurosi e fantastici di Robert Ervin Howard presso la collana Libra Fantastica di Elara, oggi distribuita nelle edicole, con il volume Gli avventurieri del mare interamente dedicato alle storie howardiane di pirateria e bucanieri.

“Negli anni oscuri nei quali la Britannia abbandonata dalle legioni di Roma è preda della follia e della bramosia di sanguinari razziatori proclamatisi re, l’indomabile rinnegato irlandese Cormac Mac Art detto il Lupo, e il gigantesco pirata vichingo Wulfhere infestano i mari e saccheggiano le coste britanniche sterminando chiunque si metta sul loro cammino, siano uomini, monarchi, cavalieri o mostri provenienti dalle più remote antichità. E mille anni più tardi, nei tempi di Henry Morgan e di Capitan Blood, Terence Vulmea, detto l’Irlandese Nero, reincarna questi avventurieri e diventa il più crudele e leggendario pirata della Fratellanza Rossa, spina nel fianco degli altezzosi inglesi che solcano con i loro velieri le acque pericolose delle Indie Occidentali e delle Americhe. Grandi avventure, epopee leggendarie, con il fascino di uno dei più grandi scrittori del nostro tempo, impreziosito dalla cura di traduzione e presentazione che fanno di questo straordinario libro un must per chi ama Howard e per tutti coloro che sentono il fascino dell'avventura”.

Nella traduzione ancora di Anna Rita Guarnieri e Armando Corridore, la raccolta introduce il personaggio della spadaccina Helen Tavrel, in un racconto del 1928 rimasto inedito sino agli anni 70, oltre a comprendere l’avventura caraibica di Vulmea il Nero e quattro storie del ciclo di Cormac, due delle quali incompiute, “Tigers of the Sea” e “The Temple of Abomination”, e proposte nelle versioni completate da Richard L. Tierney nel 1975.

Benché non indicato, è un’opera di Peter Lee la suggestiva illustrazione in copertina. Informazioni presso la pagina dedicata sul sito web dell’editore, qui a seguito un indice dei contenuti con i riferimenti originali fra parentesi.

Nota introduttiva – Armando Corridore
Parte Prima: Cormac Mac Art
Le tigri del mare (Tigers of the Sea, 1975) – con Richard L. Tierney
Le spade del Mare del Nord (Swords of the Northern Sea, 1974)
La notte del lupo (The Night of the Wolf, 1969)
Il tempio dell’abominio (The Temple of Abomination, 1975) – con Richard L. Tierney
Parte Seconda: Terence Vulmea il Nero
La vendetta di Vulmea il Nero (Black Vulmea’s Vengeance, 1938)
Parte Terza: Helen Tavrel
L’isola della rovina del pirata (Isle of Pirate’s Doom, 1975)


Gli avventurieri del mare
Robert E. Howard
collana Libra Fantastica, Elara Libri, 2012
brossura, 304 pagine, €13.50
Andrea Bonazzi

venerdì 7 settembre 2012

The Dream-Quest of Unknown Kadath: le Terre del Sogno in poster e a fumetti

The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other StoriesPubblicato dalla Mock Man Press di Seattle grazie a una fortunata campagna di finanziamento su Kickstarter, The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other Stories è un adattamento a fumetti del ciclo narrativo delle “Terre del Sogno”, realizzato dal giovane americano Jason Bradley Thompson sul testo degli originali racconti di H.P. Lovecraft.

Uno stilizzato Randolph Carter vaga in un mondo di meraviglie e orrori fra le sgargianti ambientazioni delle Dreamlands, dalle giungle di Kled fino alla superficie della luna fra i misteriosi “magri notturni”, alati e senza volto, e i ghoul divoratori di cadaveri in “The Dream-Quest of Unknown Kadath”, per proseguire poi nelle altre storie oniriche e “dunsaniane” del sognatore di Providence; da “The Doom That Came to Sarnath” a “The White Ship”, “Celephais”, “The Quest of Iranon”, “The Cats of Ulthar” e “The Other Gods” sino a comprendere “The Green Meadow”, “The Strange High House in the Mist” e i “Fungi from Yuggoth”. Il tutto completato da una galleria di disegni preliminari e illustrazioni addizionali.

Alle 184 pagine del fumetto si affianca l’edizione di un coloratissimo poster illustrato raffigurante la mappa delle Dreamlands, in un’ampia stampa di 24x36 pollici (61x91 cm. circa) venduta separatamente a 30 dollari, o abbinata all’albo in copertina rigida a un costo complessivo di $49.95.

Mappa delle Dreamlands

Maggiori informazioni, oltre a diverse anteprime delle tavole e di particolari della mappa, sono disponibili sulle pagine web di Mock Man Press.

The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other Stories
H.P. Lovecraft e Jason Bradley Thompson
Mock Man Press, 2012
copertina rigida, 184 pagine, $24.95 ($49.95 con il poster)
ISBN 9780983989301
Andrea Bonazzi

mercoledì 5 settembre 2012

Archetipi lovecraftiani: l’Eterno Femminile

Archetipi lovecraftiani: l’Eterno Femminile, 2012, copertinaDichiaratamente al di fuori dall’analisi letteraria, estetica o biografica, l’approccio di Renzo Giorgetti nel suo più recente saggio Archetipi lovecraftiani: l’Eterno Femminile è quello della interpretazione simbolica. Lettura nel quadro di una tradizione che intende rifarsi, come affermato in sede introduttiva, alle figure di Eliade e di Bachofen, lo storico delle religioni e il teorico del matriarcato universale delle origini, nel prendere in esame l’elemento femminile – in apparenza così poco evidente – nei racconti di Howard Phillips Lovecraft. In questa chiave, una “decifrazione” della sua narrativa “rinvenendone il fondo mitico-simbolico riconducibile al simbolismo tradizionale”.

“In tutta l’opera di Lovecraft un tema pare sempre trascurato, sottovalutato, negletto: quello del femminile. Egli infatti, nella sua odissea intellettuale ed onirica, sempre perso nella creazione fantastica, sembra quasi averlo volutamente obliato, non ritenendolo particolarmente importante e relegandolo in un angolo della sua produzione”.

“Ma nonostante questo”, prosegue la nota in quarta di copertina del volume, “ci si può accorgere, con uno sguardo più attento, che il femminile appare comunque numerose volte: trasformato, occultato, mascherato, ma sempre ben presente e pronto a giocare un ruolo fondamentale. Sia esso rappresentato da semplici donne, da dee, mostri o intere civiltà, il femminile riappare per occupare il suo posto nell’universo lovecraftiano, esercitando con il suo magnetismo una magica influenza verso l’ignoto e l’abissale, sempre pronto a scatenare nelle forme più insospettabili ed insospettate tutte le sue indefinite potenzialità. Il tentativo di rintracciarne la presenza e decifrarla in maniera intellegibile costituisce l’oggetto di questo studio che, volto all’opera lovecraftiana come alle sue fonti dirette e indirette, traccia un quadro preciso e sicuro del tema, non rinunciando ai risultati acquisiti ma non risparmiando sorprese e novità, e guidando il lettore in un viaggio misterioso e quantomai affascinante”.

La struttura del saggio esplora il tema attraverso una decina di capitoli dedicati alla sessualità e il genere, alle donne delle storie di Lovecraft fino al confronto con un diverso autore fantastico e realistico a un tempo quale fu Maupassant, alla centrale figura della Grande Madre con digressione sul motivo de “La chiave d’argento”, quindi a Shub-Nigurrath e alle streghe con un approfondimento sullo sfondo della città di Salem. E, ancora, le fate e il soggetto classico della sposa appartenente a un mondo “altrove”, il mondo sublunare e quello sommerso dalle acque chiudendo con “La strana casa nella nebbia”, oltre a una finale e brevissima appendice sui gatti.

L’intero settimo capitolo, dal titolo Lovecraft e la moglie “dell’altro mondo”, è consultabile online sulle pagine di centrostudilaruna.it.

Laureato in Storia presso l’Università di Milano, l’autore è alla sua seconda prova saggistica in argomento lovecraftiano dopo il volumetto Archetipi Lovecraftiani. L’India e i Miti di Cthulhu (Dagon Press, 2009), che in questa visione stessa di ricerca confrontava i miti letterari creati dal Gentiluomo di Providence con quelli indiani e della tradizione vedica.

Il libro, internamente illustrato con alcune riproduzioni e foto in bianco e nero, reca in copertina il dipinto Mother of the World di Nicholas Roerich – pittore particolarmente apprezzato da Lovecraft per i suoi suggestivi paesaggi tibetani, veduti in mostra a New York, fonte d’ispirazione per la novella “Alle montagne della follia”.

Informazioni sul sito web della casa editrice Edizioni Diversa Sintonia.

Archetipi lovecraftiani: l’Eterno Femminile
Renzo Giorgetti
Senso/arti&filosofie, Edizioni Diversa Sintonia, 2012
brossura, 156 pagine, €14.00
ISBN 9788896086520
Andrea Bonazzi

lunedì 3 settembre 2012

L'ombra del dio alato

L’ombra del dio alato, 2003, copertinaNon si può certo dire che Pazuzu, demone alato temuto e venerato dal popolo dell’antica Mesopotamia, sia una gran bellezza: più grande di un toro, ha testa tozza e deforme, occhi sporgenti, quattro ali talvolta d’aquila talvolta di pipistrello, corpo al tempo stesso umano e rettiloide ricoperto di piume e scaglie, artigli taglienti a mani e piedi, coda di scorpione, pene dalla testa di serpente e testicoli decomposti. Con un aspetto del genere non può essere nemmeno tanto simpatico: personificazione del vento di sudovest, è il “signore dei demoni del vento malefico” portatore di tempesta, febbre, freddo, malattie, espressione simbolica di una visione del mondo dolorosamente incoerente, rigurgitante di divinità ostili da placare e tenere a bada.

Personaggio che nessuno si augura d’incontrare, Pazuzu è il filo conduttore dell’indagine presentata da Danilo Arona (giornalista, saggista e scrittore) nel libro L’ombra del dio alato, edito da Tropea.

Non fatevi sviare dal sottotitolo, “Fantastico e reale nei miti assirobabilonesi”: L’ombra del dio alato segue le tracce del demone toccando temi inerenti le discipline scientifiche non convenzionali, vedi archeologia dei misteri, clipeologia (la ricerca di manifestazioni di presenze extraterrestri nel passato), esobiologia (lo studio su presunte forme di vita aliena), criptozoologia (animali inesistenti o sopravvissuti), e poi archeoastronomia, ufologia, esoterismo, storia segreta, universi paralleli. L’ipotesi che emerge è decisamente particolare: l’Homo Sapiens, insieme ad altri esseri angelici e demoniaci, sarebbe frutto di manipolazioni genetiche operate da una razza extraterrestre atterrata sul nostro pianeta milioni di anni fa e di cui esistono testimonianze archeologiche soprattutto in Mesopotamia (l’odierno Iraq: come non collegare la furia bellica alla violenza distruttrice di un antico demone che “dal cielo si abbatte sulle case” spazzando via uomini e cose?).

PazuzuPazuzu è forse Satana in persona, non soltanto illusione mitologica ma presenza reale testimoniata da avvenimenti che dimostrano l’esistenza di un luogo invisibile e da noi irraggiungibile, una dimensione parallela dalla quale il demone e gli altri ibridi creati dai progenitori alieni possono interagire con il nostro mondo attraverso feticci e amuleti, o tramite episodi di apparente possessione diabolica. Nell’articolato discorso rientrano anche lo scrittore H.P. Lovecraft e il film L’esorcista, colossale e involontario atto di magia nera nato da una serie di sincronicità junghiane.

Come conclude Arona, “all’ombra del dio alato si può volare a trecentosessanta gradi, in un viaggio interdisciplinare che non risparmia le scienze esatte e, meno che mai, quelle «inesatte». Però è un fatto che solo queste ultime riescano in qualche modo a guidarci sulla strada che porta all’indeterminatezza del reale e alla collisione sottile con altri mondi, ipotesi sulla quale più di un filosofo contemporaneo ha da tempo argomentato”.

A ogni lettore è lasciata la propria personale conclusione, con un’ultima, inquietante considerazione su Pazuzu: “la sua forza è che nessuno può credere alla sua esistenza”. Se siete suggestionabili rischierete di dormire con la luce accesa…

L'ombra del dio alato. Fantastico e reale nei miti assirobabilonesi
Danilo Arona
Le Querce, Marco Tropea Editore, 2003
brossura, 356 pagine, €15.00
ISBN 9788843803132
Giovanna Bragadini
(pubblicato in origine sulla Gazzetta di Parma nel 2003)

sabato 1 settembre 2012

On the Hill of Roses. Grabiński sulla collina delle rose

On the Hill of Roses, 2012, copertinaNon più così sconosciuto come quando ne parlammo qui per la prima volta, grazie anche a Hypnos #8 che nel 2011 è tornato a presentare l’autore polacco in italiano dopo un’ottantina d’anni di oblio, Stefan Grabiński continua a trovare un’internazionale diffusione attraverso nuove traduzioni in lingua inglese, ultimamente incluso dai due coniugi VanderMeer nella loro monumentale antologia The Weird, ed edito adesso nei formati originali delle proprie raccolte narrative.

In edizione limitata per la minuscola e specializzata Hieroglyphic Press, On the Hill of Roses propone le sei storie brevi del volumetto Na wzgórzu róż apparso nel 1918, secondo libro dell’autore e tuttavia il primo a sua firma dopo l’esordio, nel 1909, con una raccolta pubblicata a proprie spese sotto lo pseudonimo di Stefan Żalny.

Per la versione e cura di Miroslaw Lipinski, già traduttore di The Dark Domain (Dedalus, 1994) e The Motion Demon (Ash-Tree Press, 2005), i racconti di Grabiński riflettono su elaborate ipotesi tra il fantastico e il soprannaturale: una sinestesia olfattiva a rivelare il triste segreto che il giardino delle rose custodisce in “On the Hill of Roses” (Na wzgórzu róż); il malevolo genius loci che infesta la desolata e insana fattoria di “The Frenzied Farmhouse” (Szalona zagroda); l’ossessione per il presagio e la predestinazione in “On a Tangent” (Po stycznej); i conflitti dell’identità corporea nel doppelgänger di “Strabismus” (Zez); un oscuro passato le cui ombre tornano a manifestarsi in “Shadow” (Cień); un crimine nascosto che riaffiora nello spirito in “At the Villa by the Sea” (W willi nad morzem), la cui versione teatrale vide una messa scena a Varsavia nel 1920. Aggiunto a concludere il volume è il racconto “Projections” (Projekcje), originariamente apparso su rivista, con il richiamo d’un passato satanico dai sotterranei di un abbandonato monastero.

Anni difficili, per l’autore, quelli che precedettero l’uscita del suo libro. Come riporta il curatore nella sua introduzione, lo scrittore già affetto da tubercolosi vide il proprio matrimonio disgregarsi, e le sorelle non sopravvivere alla guerra. Un banale incidente scolastico, inoltre, un’infezione alla mano a causa della ferita di un pennino, lo portò addirittura al rischio di un’amputazione nonostante le moderne cure mediche. Fu un guaritore locale a salvargli l’arto con un poco ortodosso trattamento, per settimane, di raggi solari concentrati da una lente.

Na wzgórzu róż , 1918, frontespizioQuest’episodio, la precarietà della salute e le tante tragedie familiari lo condussero presto a riflessioni profonde sugli irrisolti misteri della vita, sui meccanismi inesplorati della mente, accompagnandolo in quelle tesi acute e spesso lucide sviluppate nella sua singolare narrativa; in quelle investigazioni fra le possibilità dell’ignoto, che in qualche modo doveva condividere coi protagonisti stessi delle storie. E nel rinnovare infine una vena letteraria, non solamente in patria, libera di addentrarsi fra le speculazioni della scienza, abbandonando i canoni del gotico.

“Per nove anni, nessuno si degnò di notare che stavo creando un tipo nuovo di letteratura prima in Polonia sconosciuto, che ero un pioniere del fantastico nell’accezione più stretta del termine, un fantastico neo-romantico di carattere autonomo e spontaneo,” scrive infatti Grabiński in relazione a quel periodo, in una memoria del 1926 citata in traduzione da Lipinski.

Con una prefazione di Mark Samuels e un’intenso dipinto di Eleni Tsami in copertina, l’edizione in sole 300 copie è ancora disponibile presso il sito web di Hieroglyphic Press.

On the Hill of Roses
Stefan Grabiński
traduzione e cura di Miroslaw Lipinski
Hieroglyphic Press, 2012
copertina rigida, 134 pagine, £26.00 (spedizione compresa)

Andrea Bonazzi