Venerato oggi come il maestro indiscusso della ghost story moderna, Montague Rhodes James (1862-1936) ci ha lasciato un piccolo numero di capolavori, opere basilari nel campo della narrativa breve del soprannaturale e tutti, a più riprese, tradotti anche in italiano. A partire dal 1960, anno cruciale in cui uscirono antologie memorabili come Un Secolo di Terrore (a cura di Bruno Tasso), I Vampiri tra noi (a cura di Ornella Volta e Valerio Riva) e, un gradino sopra tutte, Storie di Fantasmi (a cura di Carlo Fruttero e Franco Lucentini). A queste sono seguite poi diverse raccolte antologiche dello scrittore, ognuna a suo modo eccellente: da Cuori Strappati, del 1967 (nella storica collana “Il Pesanervi” di Bompiani, che vantava una prefazione scritta nientemenoché da Dino Buzzati, che fu grande estimatore di James) fino all’edizione principe di Theoria, Tutti i Racconti (1989 e 1993) a cura del grande e compianto Malcolm Skey. Quest’ultima ripubblicata di recente, in due tomi (e in maniera un po’ “piratesca”) da Costa & Nolan.
Quando si credeva che non ci sarebbero state più novità da parte di questo scrittore, ecco, invece, che spunta un inedito che ci coglie di sorpresa. E che inedito! Si tratta infatti dell’unico romanzo scritto da M. R. James, che non rientra propriamente nei territori dell’horror,ma è una fantasia surreale concepita apparentemente per un pubblico di ragazzi. Il libro, Le cinque ampolle (traduzione dell’originale The Five Jars) è appena uscito in sordina per i tipi di Lulu.com e viene così presentato da Giuseppe Lo Biondo, benemerito curatore e traduttore di questa piccola ma affascinante edizione:
“Entrato in possesso, in modo piuttosto insolito, di uno scrigno contenente cinque ampolle, M. (o N) si trova presto ad esplorare una dimensione soprannaturale e viene coinvolto in strani avvenimenti che culminano in una singolare battaglia tra esseri fatati. Scritto nel 1922 per la giovane Jane MacBryde, “The Five Jars” è una fantasia di stampo britannico che si colloca nel filone inglese della narrativa giovanile per ragazzi di quel tempo, vicino ad opere come “Alice in Wonderland” o a quelle di George MacDonald o Rudyard Kipling”.
Il delizioso volumetto, ben stampato e ben curato (cosa rara nel campo delle autoproduzioni), impreziosito inoltre da una bella copertina del pittore Arthur Rackam, si basa sulla prima edizione originale del romanzo pubblicata a Londra dall’editore Edward Arnold, dalla quale si riprendono anche le suggestive illustrazioni di Gilbert James (nessuna parentela con Montague Rhodes). Un vero gioiellino, quindi, che raccomandiamo a tutti gli estimatori del Prevost di Eton.
Da parte nostra, aggiungiamo altre necessarie informazioni su questa novella rimasta finora nell’oscurità, le cui edizioni a stampa sono oggi piuttosto rare da trovare. Anche uno dei maggiori biografi e studiosi di James la liquida frettolosamente, dedicandole solo poche brevi righe e descrivendola – con poco acume, diremmo noi – come “appartenente al genere peculiare della fantasy (...) con qualche sorta di interesse e idea che la accomuna ai libri di Narnia di C. S. Lewis, senza però averne i sottesi significati teologici”. (Cfr. Richard William Pfaff, Montague Rhodes James, The Scholar Press, Londra, 1980, p. 417).
Non c’è dubbio che un’opera così particolare come The Five Jars si ponga al di fuori dei binari canonici di James, ricordato principalmente per le sue storie di fantasmi; ma è ingiusto non darle il giusto peso all’interno del corpus narrativo dello scrittore. Benchè si tratti di una “fantasia surreale” (la definizione è di Rosemary Pardoe, curatrice dell’edizione limitata della Tartarus Press uscita nel 1995, in sole 300 copie) composta e pensata per un pubblico più giovane, il libro offre anche i suoi momenti di raggelanti brividi non lesinando scene orrorifiche e spaventose, tanto che al tempo, poco dopo la sua uscita, fu bandito dalle letture per ragazzi. Lo stesso H.P. Lovecraft ha scritto che il romanzo di James possiede le sue “ombre spettrali”. E detto da Lui...
Resta il fatto che, al di fuori del proprio contesto anglosassone, The Five Jars è probabilmente l’opera narrativa meno nota di James, adombrata negli anni dal successo delle sue ben più note ghost stories e dalla scarsità delle edizioni. Ricercando nella biografia dello scrittore, scopriamo che questo romanzo era stato scritto per una giovane ragazza, Jane McBryde, di cui M.R. James era diventato tutore legale nel 1904, dopo che a questa morì il padre, James McBryde (intimo amico di Montague Rhodes e illustratore della prima edizione delle Ghost Story of an Antiquary). Gli avvenimenti, infatti, sono narrati nella forma di una lettera rivolta alla stessa McBryde, come scritta da un personaggio chiamato “M.” che altri non è se non M.R. James stesso.
La trama, in dettaglio, è questa: mentre è intento in uno dei suoi vagabondaggi nella campagna inglese, il narratore, M. (che come abbiamo detto è lo stesso James) viene guidato nei pressi di un “ruscello mormorante” che gli rivela le istruzioni per rintracciare un misterioso contenitore, perduto dal tempo dei Romani e al cui interno sono riposte cinque magiche ampolle, che vengono alla luce dopo che la scatola, ben sigillata, si apre all’improvviso allorchè viene investita dai raggi lunari. Sulle piccole ampolle di vetro sono incise delle parole in latino, ognuna delle quali sta a indicare la vista, l’udito, la parola, la mente e il cuore. Il narratore, incerto su come usarle, le lascia sullo scrittoio e va a coricarsi. Quella notte fa uno strano sogno, che però gli permette di capire come usare le ampolle stesse. Avvicina quindi il contenuto della prima ampolla alle sue orecchie e, magicamente, riesce a comprendere il linguaggio degli animali. I miracolosi recipienti aprono infatti i cancelli di un mondo mistico, rendendo consapevoli di uno strano territorio nascosto agli occhi degli uomini.
Le notti successive M. apre le altre ampolle (non ne può aprire più d’una per volta) e le sue magiche capacità aumentano di conseguenza. La seconda ampolla gli consente di vedere il Piccolo Popolo, e con questo fa presto amicizia. Le creature fatate lo avvisano però di un pericolo, mettendolo in guardia circa “Gli Altri”, esseri misteriosi che da tempo danno la caccia alle ampolle per usarle per i loro malvagi scopi. Gli Others sono capaci di assumere un aspetto normale e apparentemente amichevole, e cercano di blandirlo.
La terza ampolla dà al narratore il potere di parlare con gli animali, gli spiriti e le creature del mondo elementale. La quarta lo rende in grado di scorgere eventi accaduti nel passato, mentre la quinta e ultima ampolla gli dona la facoltà di ridurre la sua taglia a piacimento, così da poter visitare i suoi piccoli amici nelle loro dimore.
Ma, notte dopo notte, gli attacchi degli “Altri” si fanno più forti e insistenti, finchè si arriva alla resa dei conti quando frotte di pipistrelli e altre strane creature assediano la casa di M. Questi, però, è ora pronto ad affrontarle e, usando strani orpelli e ferri di cavallo, riesce ad abbattere la magia dei suoi nemici, sbaragliandoli. Viene quindi accolto dal Piccolo Popolo come “il Signore delle Cinque Ampolle”.
James suggerisce, tra le righe, anche un’alternativa razionale: cioè che la storia non sia stata altro che un’esperienza occorsa in sogno, forse dopo aver ingerito delle bacche allucinogene...
Si chiude così, in modo un po’ astuto e un po’ beffardo, questa curiosa novella che, comunque, vale la pena leggere anche per altri motivi oltre quelli dati dal piacere intrinseco della lettura, gradevole per la sua atmosfera fiabesca e insolita per i suoi tocchi orrorifici. Ci sono infatti i tipici riferimenti eruditi di cui andava famoso James, e la descrizione che dà delle creature del Piccolo Popolo si distacca nettamente da quella più convenzionale di altre opere (il White People di Machen, per esempio). Leggere per credere!
Come abbiamo detto, non mancano nella narrazione anche momenti più marcatamente paurosi, come la descrizione dei pilastri di nebbia, o l’entrata in scena dei “palla-pipistrello” (Bat Ball, in originale), e il curatore stesso, nella sua “Nota” posta a chiusura del libro, scrive che “(...) le regole compositive della ghost story stabilite da James, che furono consolidate nei suoi racconti soprannaturali e descritte nelle introduzioni delle sue antologie e nell’ormai celebre articolo Ghosts – Treat Them Gently, trovano applicazione anche in questo romanzo breve.” (cit. pp. 159-160).
Nella curiosa trama non mancano neppure abbondanti riferimenti al folklore Celtico, di cui James era vero esperto: dalla fonte magica e dalle bacche miracolose, alla strega che ricorda la perfida dea Morrigan delle leggende norrene, fino al Piccolo Popolo (o “popolo delle colline”) che secondo l’esperta Margaret Murray s’identifica con i Tùatha Dé Danann, divinità ridimensionate e relegate a un mondo invisibile dal sopravvento della cristianità.
Resta da dire che anche un romanzo atipico come Le Cinque Ampolle non è, a ben vedere, così distaccato dal resto dell’opera di M.R. James. Questo infatti si ricollega in modo abbastanza evidente ad uno dei suoi “racconti di fantasmi”, quell’“After Dark in the Playing Fields” che, in una ben tristemente nota traduzione italiana (in Fantasmi e altri Orrori, a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1995) è stato barbaramente reso come “Di notte nel parco dei divertimenti”... Anche se nel racconto non c’è nessun luna park! (Si tratta invece di campi da gioco – per la precisione di campi da cricket – e giustamente nell’edizione superiore di Theoria s’intitola “Dopo il calar del sole nei campi da gioco”). Questo racconto, infatti, è condotto più su toni fiabeschi e si situa nello stesso mondo di The Five Jars, con gufi parlanti e anche coi minuscoli abitanti del Piccolo Popolo. Però, è molto più sinistro del romanzo. Per una dettagliata comparazione tra le due opere, si veda Rosemary Pardoe, “Some Thoughts on The Five Jars and ‘After Dark in the Playing Fields’” (in Ghosts & Scholars n. 12, 1990, pp. 26-27).
Ciò che distingue Montague Rhodes James dagli altri ghost writers della sua generazione, è l’ambientazione dei suoi racconti che crea uno scenario realistico e, potremmo dire, quasi “familiare” in cui prendono corpo in tutta la loro “materialità” le spaventose manifestazioni del perturbante. The Five Jars si caratterizza per essere lontano da questo sfondo di rigoroso realismo, più sulla scìa delle fantasie per ragazzi scritte da Algernon Blackwood (Jimbo, o la saga di Zio Paul), e per questo resta opera unica e singolare nella sua produzione.
Un’anteprima con le prime pagine del libro è disponibile via lulu.com.
Le cinque ampolle
Montague Rhodes James
a cura di Giuseppe Lo Biondo
Count Magnus Press, 2010
brossura, 164 pagine, €14.00
Quando si credeva che non ci sarebbero state più novità da parte di questo scrittore, ecco, invece, che spunta un inedito che ci coglie di sorpresa. E che inedito! Si tratta infatti dell’unico romanzo scritto da M. R. James, che non rientra propriamente nei territori dell’horror,ma è una fantasia surreale concepita apparentemente per un pubblico di ragazzi. Il libro, Le cinque ampolle (traduzione dell’originale The Five Jars) è appena uscito in sordina per i tipi di Lulu.com e viene così presentato da Giuseppe Lo Biondo, benemerito curatore e traduttore di questa piccola ma affascinante edizione:
“Entrato in possesso, in modo piuttosto insolito, di uno scrigno contenente cinque ampolle, M. (o N) si trova presto ad esplorare una dimensione soprannaturale e viene coinvolto in strani avvenimenti che culminano in una singolare battaglia tra esseri fatati. Scritto nel 1922 per la giovane Jane MacBryde, “The Five Jars” è una fantasia di stampo britannico che si colloca nel filone inglese della narrativa giovanile per ragazzi di quel tempo, vicino ad opere come “Alice in Wonderland” o a quelle di George MacDonald o Rudyard Kipling”.
Il delizioso volumetto, ben stampato e ben curato (cosa rara nel campo delle autoproduzioni), impreziosito inoltre da una bella copertina del pittore Arthur Rackam, si basa sulla prima edizione originale del romanzo pubblicata a Londra dall’editore Edward Arnold, dalla quale si riprendono anche le suggestive illustrazioni di Gilbert James (nessuna parentela con Montague Rhodes). Un vero gioiellino, quindi, che raccomandiamo a tutti gli estimatori del Prevost di Eton.
Da parte nostra, aggiungiamo altre necessarie informazioni su questa novella rimasta finora nell’oscurità, le cui edizioni a stampa sono oggi piuttosto rare da trovare. Anche uno dei maggiori biografi e studiosi di James la liquida frettolosamente, dedicandole solo poche brevi righe e descrivendola – con poco acume, diremmo noi – come “appartenente al genere peculiare della fantasy (...) con qualche sorta di interesse e idea che la accomuna ai libri di Narnia di C. S. Lewis, senza però averne i sottesi significati teologici”. (Cfr. Richard William Pfaff, Montague Rhodes James, The Scholar Press, Londra, 1980, p. 417).
Non c’è dubbio che un’opera così particolare come The Five Jars si ponga al di fuori dei binari canonici di James, ricordato principalmente per le sue storie di fantasmi; ma è ingiusto non darle il giusto peso all’interno del corpus narrativo dello scrittore. Benchè si tratti di una “fantasia surreale” (la definizione è di Rosemary Pardoe, curatrice dell’edizione limitata della Tartarus Press uscita nel 1995, in sole 300 copie) composta e pensata per un pubblico più giovane, il libro offre anche i suoi momenti di raggelanti brividi non lesinando scene orrorifiche e spaventose, tanto che al tempo, poco dopo la sua uscita, fu bandito dalle letture per ragazzi. Lo stesso H.P. Lovecraft ha scritto che il romanzo di James possiede le sue “ombre spettrali”. E detto da Lui...
Resta il fatto che, al di fuori del proprio contesto anglosassone, The Five Jars è probabilmente l’opera narrativa meno nota di James, adombrata negli anni dal successo delle sue ben più note ghost stories e dalla scarsità delle edizioni. Ricercando nella biografia dello scrittore, scopriamo che questo romanzo era stato scritto per una giovane ragazza, Jane McBryde, di cui M.R. James era diventato tutore legale nel 1904, dopo che a questa morì il padre, James McBryde (intimo amico di Montague Rhodes e illustratore della prima edizione delle Ghost Story of an Antiquary). Gli avvenimenti, infatti, sono narrati nella forma di una lettera rivolta alla stessa McBryde, come scritta da un personaggio chiamato “M.” che altri non è se non M.R. James stesso.
La trama, in dettaglio, è questa: mentre è intento in uno dei suoi vagabondaggi nella campagna inglese, il narratore, M. (che come abbiamo detto è lo stesso James) viene guidato nei pressi di un “ruscello mormorante” che gli rivela le istruzioni per rintracciare un misterioso contenitore, perduto dal tempo dei Romani e al cui interno sono riposte cinque magiche ampolle, che vengono alla luce dopo che la scatola, ben sigillata, si apre all’improvviso allorchè viene investita dai raggi lunari. Sulle piccole ampolle di vetro sono incise delle parole in latino, ognuna delle quali sta a indicare la vista, l’udito, la parola, la mente e il cuore. Il narratore, incerto su come usarle, le lascia sullo scrittoio e va a coricarsi. Quella notte fa uno strano sogno, che però gli permette di capire come usare le ampolle stesse. Avvicina quindi il contenuto della prima ampolla alle sue orecchie e, magicamente, riesce a comprendere il linguaggio degli animali. I miracolosi recipienti aprono infatti i cancelli di un mondo mistico, rendendo consapevoli di uno strano territorio nascosto agli occhi degli uomini.
Le notti successive M. apre le altre ampolle (non ne può aprire più d’una per volta) e le sue magiche capacità aumentano di conseguenza. La seconda ampolla gli consente di vedere il Piccolo Popolo, e con questo fa presto amicizia. Le creature fatate lo avvisano però di un pericolo, mettendolo in guardia circa “Gli Altri”, esseri misteriosi che da tempo danno la caccia alle ampolle per usarle per i loro malvagi scopi. Gli Others sono capaci di assumere un aspetto normale e apparentemente amichevole, e cercano di blandirlo.
La terza ampolla dà al narratore il potere di parlare con gli animali, gli spiriti e le creature del mondo elementale. La quarta lo rende in grado di scorgere eventi accaduti nel passato, mentre la quinta e ultima ampolla gli dona la facoltà di ridurre la sua taglia a piacimento, così da poter visitare i suoi piccoli amici nelle loro dimore.
Ma, notte dopo notte, gli attacchi degli “Altri” si fanno più forti e insistenti, finchè si arriva alla resa dei conti quando frotte di pipistrelli e altre strane creature assediano la casa di M. Questi, però, è ora pronto ad affrontarle e, usando strani orpelli e ferri di cavallo, riesce ad abbattere la magia dei suoi nemici, sbaragliandoli. Viene quindi accolto dal Piccolo Popolo come “il Signore delle Cinque Ampolle”.
James suggerisce, tra le righe, anche un’alternativa razionale: cioè che la storia non sia stata altro che un’esperienza occorsa in sogno, forse dopo aver ingerito delle bacche allucinogene...
Si chiude così, in modo un po’ astuto e un po’ beffardo, questa curiosa novella che, comunque, vale la pena leggere anche per altri motivi oltre quelli dati dal piacere intrinseco della lettura, gradevole per la sua atmosfera fiabesca e insolita per i suoi tocchi orrorifici. Ci sono infatti i tipici riferimenti eruditi di cui andava famoso James, e la descrizione che dà delle creature del Piccolo Popolo si distacca nettamente da quella più convenzionale di altre opere (il White People di Machen, per esempio). Leggere per credere!
Come abbiamo detto, non mancano nella narrazione anche momenti più marcatamente paurosi, come la descrizione dei pilastri di nebbia, o l’entrata in scena dei “palla-pipistrello” (Bat Ball, in originale), e il curatore stesso, nella sua “Nota” posta a chiusura del libro, scrive che “(...) le regole compositive della ghost story stabilite da James, che furono consolidate nei suoi racconti soprannaturali e descritte nelle introduzioni delle sue antologie e nell’ormai celebre articolo Ghosts – Treat Them Gently, trovano applicazione anche in questo romanzo breve.” (cit. pp. 159-160).
Nella curiosa trama non mancano neppure abbondanti riferimenti al folklore Celtico, di cui James era vero esperto: dalla fonte magica e dalle bacche miracolose, alla strega che ricorda la perfida dea Morrigan delle leggende norrene, fino al Piccolo Popolo (o “popolo delle colline”) che secondo l’esperta Margaret Murray s’identifica con i Tùatha Dé Danann, divinità ridimensionate e relegate a un mondo invisibile dal sopravvento della cristianità.
Resta da dire che anche un romanzo atipico come Le Cinque Ampolle non è, a ben vedere, così distaccato dal resto dell’opera di M.R. James. Questo infatti si ricollega in modo abbastanza evidente ad uno dei suoi “racconti di fantasmi”, quell’“After Dark in the Playing Fields” che, in una ben tristemente nota traduzione italiana (in Fantasmi e altri Orrori, a cura di Gianni Pilo, Newton & Compton, 1995) è stato barbaramente reso come “Di notte nel parco dei divertimenti”... Anche se nel racconto non c’è nessun luna park! (Si tratta invece di campi da gioco – per la precisione di campi da cricket – e giustamente nell’edizione superiore di Theoria s’intitola “Dopo il calar del sole nei campi da gioco”). Questo racconto, infatti, è condotto più su toni fiabeschi e si situa nello stesso mondo di The Five Jars, con gufi parlanti e anche coi minuscoli abitanti del Piccolo Popolo. Però, è molto più sinistro del romanzo. Per una dettagliata comparazione tra le due opere, si veda Rosemary Pardoe, “Some Thoughts on The Five Jars and ‘After Dark in the Playing Fields’” (in Ghosts & Scholars n. 12, 1990, pp. 26-27).
Ciò che distingue Montague Rhodes James dagli altri ghost writers della sua generazione, è l’ambientazione dei suoi racconti che crea uno scenario realistico e, potremmo dire, quasi “familiare” in cui prendono corpo in tutta la loro “materialità” le spaventose manifestazioni del perturbante. The Five Jars si caratterizza per essere lontano da questo sfondo di rigoroso realismo, più sulla scìa delle fantasie per ragazzi scritte da Algernon Blackwood (Jimbo, o la saga di Zio Paul), e per questo resta opera unica e singolare nella sua produzione.
Un’anteprima con le prime pagine del libro è disponibile via lulu.com.
Le cinque ampolle
Montague Rhodes James
a cura di Giuseppe Lo Biondo
Count Magnus Press, 2010
brossura, 164 pagine, €14.00
Pietro Guarriello
Sarà mio....
RispondiEliminaAccidenti Pietro la tua onniscienza e il tuo essere sempre al corrente di tutto mi lasciano ogni volta senza fiato.
Che sei Argo? Hai occhi e orecchie in ogni dove :-)
Sai quanto James mi faccia impazzire....
Umberto, ero certo che questo libello ti avrebbe incuriosito. E invero è un'uscita balsamica nell'attuale (e asfittico) panorama italiano.
RispondiEliminaQuanto alla mia presunta "onniscenza"... il segreto sta tutto nell'usar bene "google" ;-)
Un saluto, PG
Mio per forza, James è nella mia top five(o forse top three...) degli scrittori. Conosco un altro dei "soliti noti" che, se non l'ha già, sarà felicissimo dell'uscita. Vediamo se si fa vivo! ;)
RispondiEliminaQualcuno mi ha evocato ?
RispondiElimina:D
Ci penserò sicuramente. Esiste il testo online su Gutenberg, e grazie alla cortesia di una persona ho anche la scansione dell'edizione del '22. Ma certo, poterlo leggere nella lingua patria e tenendo fisicamente in mano un volume sarebbe meglio ;)
Ave Galerius!
RispondiEliminaDovrò aspettare utopici tempi migliori per l'acquisto della versione italiana, intanto è estremamente positivo che ce sia una disponibile.
Toh, galerius, chi l'avrebbe mai detto! :D
RispondiEliminaAvvertirti sarebbe stato davvero suprefluo... ;)
Ringrazio per l'interesse verso questo libro e vi segnalo che lulu ha messo a disposizione uno sconto del 15% (fino al 15/09).
RispondiEliminaI dettagli per accedere allo sconto li trovate su http://countmagnus.blogspot.com/
Sul sito di lulu ho esteso l'anteprima del libro.
saluti,
Giuseppe
Grazie Giuseppe! Fra l'altro, lo sconto si estende ad altri eventuali titoli ordinati insieme al libro.
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