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lunedì 28 ottobre 2013

H.P. Lovecraft e la Nona Arte a Lucca Comics & Games 2013

H.P. Lovecraft e la Nona Arte, Lucca Comics & Games 2013

Diábolo Edizioni ed Eris Edizioni presentano l’incontro: H.P. Lovecraft e la Nona Arte. Incursioni fumettistiche nell’universo del maestro dell’orrore e del fantastico, a Lucca Comics & Games 2013, Sabato 2 novembre, ore 10:00, Sala dell’Oro della Camera di Commercio.

“Un incontro per presentare le ultime incursioni fumettistiche nell’universo lovecraftiano: Il giovane Lovecraft, primo capitolo della esilarante saga sull’adolescenza del ‘solitario di Providence’, degli spagnoli Bart Torres e Josep Oliver, edito da Diábolo Edizioni; H.P. Lovecraft, Da altrove e altri racconti, dell’olandese Erik Kriek, edito da Eris Edizioni. Paolo Interdonato ne parlerà insieme agli autori e agli editori.”

Partecipanti:
Paolo Interdonato (moderatore)
Bart Torres (autore)
Erik Kriek (autore)
Riccardo Zanini (relatore)
Gabriele Munafò (relatore)


Programma generale sul sito web di Lucca Comics & Games 2013.

Andrea Bonazzi

martedì 1 ottobre 2013

Scienza e Fantascienza nei media e nella letteratura

Artwork by Robert Czarny

È in programma da ottobre 2013 a gennaio 2014 un ciclo di incontri sul tema “Scienza e Fantascienza nei media e nella letteratura”. L’iniziativa è organizzata dal professor Paolo Musso in collaborazione con il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche della Comunicazione e il Dipartimento di Scienze Teoriche e Applicate dell’Università dell’Insubria di Varese, e la Sergio Bonelli Editore.

Gli incontri si svolgeranno nell’Aula Magna dell’Università dell’Insubria, a Varese, in Via Ravasi 2, dalle 14.30 alle 17.30, sempre di mercoledì, tranne giovedì 31 ottobre e martedì 21 gennaio. L’ingresso è libero e gratuito. A seguito il programma.

2 Ottobre. Storia della fantascienza – La letteratura di fantascienza
Luigi Petruzzelli (Titolare delle Edizioni Della Vigna)

9 Ottobre. Esperienze professionali – La piccola editoria di fantascienza
Luigi Petruzzelli (Titolare delle Edizioni Della Vigna)
Giuseppe Festino (Illustratore)

23 Ottobre. Storia della fantascienza – “Urania” e gli altri: la fantascienza in Italia
Giuseppe Lippi (Direttore della collana “Urania” di Mondadori)

31 Ottobre. Storia della fantascienza – Il cinema di fantascienza
Michele Tetro (Scrittore e critico cinematografico)
Gian Filippo Pizzo (Saggista)

6 Novembre. Storia della fantascienza – Il fumetto di fantascienza
Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”)
Glauco Guardigli (Sergio Bonelli Editore, curatore di “Nathan Never”)

13 Novembre. Esperienze professionali – La Sergio Bonelli Editore
Mauro Marcheselli (Direttore generale della Sergio Bonelli Editore)
Michele Masiero (Redattore capo centrale della Sergio Bonelli Editore)

4 Dicembre. Il fumetto di fantascienza – Come si inventa un fumetto: la saga di “Nathan Never”
Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”)

11 Dicembre. Il fumetto di fantascienza – La scienza di “Nathan Never”
Paolo Musso (Università dell’Insubria)

18 Dicembre. Esperienze professionali – Disegnare la fantascienza
Sergio Giardo (Sergio Bonelli Editore, disegnatore di “Nathan Never”)
Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”)

8 Gennaio. Il fumetto di fantascienza – Come si inventa un fumetto: “Orfani”, la nuova scommessa della Bonelli
Roberto Recchioni (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Orfani”)

15 Gennaio. Esperienze professionali – La traduzione, la cura editoriale e la redazione nell’editoria di fantascienza
Giuseppe Lippi (Direttore della collana “Urania” di Mondadori)

21 Gennaio. Tavola rotonda conclusiva – Il significato della fantascienza
Paolo Musso (Università dell’Insubria)
Antonio Serra (Sergio Bonelli Editore, creatore di “Nathan Never”)
Glauco Guardigli (Sergio Bonelli Editore, curatore di “Nathan Never”)


In data ancora da stabilirsi (quelle riportate qui sotto sono solo indicative):

16 Ottobre. Esperienze sul campo – Visita all’osservatorio astronomico FOAM 13 di Tradate
(Alla sera, dalle 21 alle 24 - Ingresso 10 euro a testa. Limite di 50 posti con precedenza per gli studenti del corso)

21-29. Ottobre. Storia della fantascienza – Scienza e fantascienza nel giornalismo scientifico
Fabio Pagan (Giornalista scientifico, fondatore del Master della SISSA di Trieste)

21-29. Ottobre. Esperienze professionali – Il Master in Giornalismo Scientifico della SISSA
Fabio Pagan (Giornalista scientifico, fondatore del Master della SISSA)


Informazioni e PDF scaricabile con il programma ufficiale presso il sito web dell’università www4.uninsubria.it.
Weirdletter

mercoledì 13 marzo 2013

Il giovane Lovecraft in comic strip

Il giovane Lovecraft, 2013, copertina

Nate e diffuse in rete nel 2004 fra gli appassionati spagnoli di H.P. Lovecraft, le comic strips di El joven Lovecraft scritte da José Oliver per i disegni di Bartolo Torres hanno pian piano conquistato un pubblico internazionale, dalle cinque edizioni stampate solamente in Spagna fino a quelle in traduzione tedesca, francese, inglese e catalana. E anche italiana, finalmente, in fumetteria per il marchio editoriale di Diábolo Edizioni come Il giovane Lovecraft, in un albo cartonato e rilegato in refe da 104 pagine a colori, formato 21x15 cm.

Il giovane Lovecraft è un omaggio umoristico a uno dei più grandi scrittori del terrore nella storia della letteratura. Queste strisce ricreano l'infanzia dello scrittore a partire da dati reali della sua biografia, conducendo verso un mondo in cui la realtà si mescola al fantastico e suscitando risate e tenerezza verso i meravigliosi personaggi creati dagli autori. José Oliver e Bartolo Torres, giovani autori delle isole Baleari, sono diventati famosissimi in Spagna grazie alla creazione di questo mondo di personaggi a partire dall'immaginario gotico dello scrittore H.P. Lovecraft. Esilaranti strisce in cui il grande maestro dell'orrore, riportato alla sua gioventù, è co-protagonista e vittima delle sue stesse ideazioni letterarie”.

José Oliver (Palma di Maiorca, 1979), laureato in Lettere Classiche, ama la letteratura, sopratutto quella classica, gotica e horror. Ha ricevuto numerosi premi per i suoi racconti e poesie, pubblicati su riviste letterarie. A questa passione affianca quella per i fumetti.

Bartolo Torres (Ibiza, 1978) inizia la sua attività artistica con diverse esposizioni nelle isole Baleari, da anni lavora come illustratore e disegnatore nell'editoria e per la televisione. Come fumettista, dopo varie collaborazioni con fanzine e riviste specializzate, ha affermato il suo stile attraverso le strisce de Il giovane Lovecraft.

Nuove strisce di El Joven Lovecraft appaiono regolarmente in lingua originale sul blog ufficiale eljovenlovecraft.blogspot.com, e in versione inglese su younglovecraft.blogspot.com. Informazioni e anteprime sull’edizione italiana del volume presso lo spazio web dedicato del sito www.diaboloedizioni.it.

Il giovane Lovecraft
José Oliver e Bartolo Torres
Diábolo Edizioni, 2013
copertina rigida, 104 pagine a colori, €14.95
ISBN 9788415153931

Il giovane Lovecraft, anteprima

Il giovane Lovecraft, anteprima

Il giovane Lovecraft, anteprima

Andrea Bonazzi

domenica 10 febbraio 2013

Lovecraft Antologia. Volume I: in Italia i fumetti lovecraftiani SelfMadeHero

Lovecraft Antologia. Voume I, 2013, copertinaNe avevamo parlato proprio qui, nel 2011, quando l’editrice specializzata britannica SelfMadeHero presentò il suo primo antologico volume di adattamenti a fumetti della narrativa breve di Howard Phillips Lovecraft. Un corposo albo inteso a proporre l’opera di sceneggiatori e artisti d’esperienza accanto a nomi relativamente nuovi per i comics books di genere, per dare vita a sette classici racconti lovecraftiani sui temi dell’ignoto, della follia, dell’orrore cosmico e del macabro.

Lovecraft Antologia. Volume I viene finalmente pubblicato anche nel nostro paese, nell’edizione italiana della Magic Press in un brossurato di oltre centoventi pagine a colori, formato 17x24 cm., conservando la suggestiva copertina originale di Ben Templesmith.

“Per decenni i racconti di H.P. Lovecraft hanno affascinato e terrorizzato in egual misura i lettori di tutto il mondo. E la fama dei «Miti di Chtulhu» è cresciuta fino a diventare leggenda. In questa prima antologia, i migliori talenti del fumetto inglese si cimentano con i temi dell’ignoto, degli Antichi e della loro macabra minaccia,” – come riporta la nota editoriale. – “Primo volume di una collana interamente dedicata al visionario di Providence”.

Informazioni presso il sito ufficiale www.magicpress.it. Queste le storie incluse nel volume primo, coi relativi autori e illustratori:

Il richiamo di Chtulhu – Ian Edginton, illustrato da D’Israeli.
L’abitatore del buio – Dan Lockwood, ill. Shane Ivan Oakley
L’orrore di Dunwich – Rob Davis, ill. INJ Culbard
Il colore venuto dallo spazio – David Hine, ill. Mark Stafford
La maschera di Innsmouth – Leah Moore e John Reppion, ill. Leigh Gallagher
I topi nel muro – Dan Lockwood, ill. David Hartman
Dagon – Dan Lockwood, ill. Alice Duke


Immagine da Lovecraft Antologia. Volume 1, 2013
Immagine da Lovecraft Antologia. Volume 1, 2013
Immagine da Lovecraft Antologia. Volume 1, 2013
Immagine da Lovecraft Antologia. Volume 1, 2013

Lovecraft Antologia. Volume I
H.P. Lovecraft, Ian Edginton e AA.VV.
collana Lovecraft Antologia, Magic Press, 2013
brossura, 128 pagine a colori, €15.00
ISBN 9788877596154

Andrea Bonazzi

lunedì 17 dicembre 2012

Se sei vivo, spara! Western horror all'italiana

Se sei vivo, spara! #1, copertina
Se sei vivo, spara! #2

Una scoperta piacevole e del tutto interessante è stata per me nella recente trascorsa edizione di Lucca Comics quella della realtà della Villain Comics, un piccolo studio romano del quale ho avuto il piacere di provare un paio di prodotti e del quale senza dubbio in una futura occasione acquisirò altro materiale. Si tratta di un gruppo di giovani artisti che per quello che ho potuto vedere hanno già in mano notevoli ferri del mestiere e sono stati in grado di produrre fumetti popolari, sia come struttura che come prezzo, ma decisamente pregevoli sul fronte della qualità.

In questa occasione recensirò in particolare i primi due numeri della serie western horrorifica Se sei vivo, spara!, il cui titolo già rimanda alla tradizione illustre dello spaghetti western e il cui genere vanta in ogni caso nobilissimi precedenti e progenitori in ambito sia letterario che fumettistico (probabilmente Magico Vento è il primo nome che verrà in mente al lettore medio italiano, ma ovviamente non è certo l’unico, né in senso cronologico, né in senso tematico). Ho scelto di partire da questa serie soprattutto perchè, essendone già usciti due numeri, ho avuto modo di apprezzarne lo sviluppo e l’evoluzione stilistica e contenutistica.

Se sei vivo, spara! è la storia, introdotta direttamente in media res, di Lion Gardner, un feroce pistolero orbo che vaga per un altrettanto feroce Far West a caccia di vampiri ed entità soprannaturali, guidato in un qualche modo ancora recondito e sconosciuto da una misteriosa figura che si intuisce racchiusa nella bara che egli si porta in spalla e che di tanto in tanto si manifesta con una inquietante nenia infantile. Tale iconografia, peraltro, non può non ricordare il Franco Nero di Django, con il primo (anzi, il secondo) di uno dei tanti rimandi alla tradizione cinematografica italiana di genere presenti nella serie.

Nel corso della vicenda e attraverso vari flashback inizieremo a comprendere la natura dei retroscena della storia: da un lato l’osceno patto dei superstiti di una tribù pellirosse, massacrata dagli uomini bianchi, con uno spirito maligno in vista della sopravvivenza e della vendetta, dall’altro lato la storia di Lion e della sua famiglia, colpita da una serie di tristi lutti. Le due linee narrative – lo si intuisce soltanto allo stato attuale delle cose – convergeranno per spiegare il perché del diffondersi della piaga vampirica nel Massachussets.

Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'Massachussets scelto non a caso, in quanto anche nella realtà fu teatro del dispiegarsi delle prime cronache vampiriche moderne sul continente americano. Lion Gardner vagherà quindi in cerca di riscatto, pronto a sterminare tutti i vampiri pellirosse nei quali riuscirà a imbattersi pur di soddisfare quella sete di distruzione che pare ormai la sua unica ragione di vita.

La narrazione di Bruno Letizia, autore unico del fumetto, risulta al momento vivacissima e decisamente efficace sul piano del coinvolgimento emotivo. Certo, forse non la si potrà dire originalissima a tutti gli effetti, ma è ovvio che se si gioca in una buona misura sull’asse dell’omaggio, del citazionismo e dell’inserimento in un solco narrativo ormai consolidatissimo, non si potrà pretendere sull’altro lato la piena originalità e innovatività di trame e contenuti. Tuttavia la storia regge, è appassionante e coinvolgente, e pertanto credo che già questo sia un punto di partenza decisissimo.

Inoltre, fra il primo e il secondo numero la serialità pare ottimamente rispettata, con un giusto equilibrio fra le scene di azione e il dosaggio delle rivelazioni che sono indispensabili a comprendere gli accadimenti. Anche il disegno appare notevolmente buono, fresco e dinamico con – cosa ancora più importante – un evidentissimo miglioramento nella seconda uscita, per quel che concerne le principali incertezze di impostazione e di segno (che comunque erano pur sempre di lieve entità). Complessivamente, il reparto del disegno passa quindi l’esame a pieni voti. Anche le covers di Fabio “STB.01” Listrani sono, peraltro, ottime e pienamente consone al tono dell’intero fumetto.

Interessante, per quanto sicuramente anch’essa ormai nella grammatica comune del fumetto, la scelta per i flashback di un segno più pulito, con un’inchiostrazione dai toni meno marcati; uno stile narrativo volto a sottolineare la tenerezza struggente di un passato ormai perduto per il protagonista in paragone al presente ormai oscuro e desolato.

Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'
Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'

Se dovessi fare un solo piccolo appunto, potrei farlo essenzialmente sulla sceneggiatura. Non vorrei che mi si tacciasse di pruderie senza senso, ma in realtà potrei dire semplicemente che diverse battute potrebbero essere scritte in modo più fluido e con un effetto drammatico decisamente più accurato. In altre parole non è tanto il ricorso a pittoreschi insulti o alla volgarità un po’ gratuita a dispiacere quanto, piuttosto, che certe circonvoluzioni verbali e certe espressioni paiono un po’ forzate rispetto al contesto in cui sono inserite, oppure paiono talora un po’ ridicole, piuttosto che conferire una più potente incisività ai dialoghi dei personaggi.

Un paragone che può essere fatto è, a tale proposito, quello con Garrett - Ucciderò ancora Billy the Kid, ove lo scrittore Roberto Recchioni, peraltro nume tutelare del gruppo e revisore dei testi del primo episodio, a suo tempo sapeva sfruttare ben altrimenti l’elemento lessicale del turpiloquio, con un dosaggio più preciso e controllato.

In definitiva, Se sei vivo, spara! è un prodotto altamente consigliato, del quale certamente attendo e non mi perderò la prossima uscita, magari brontolando un po’ per il fatto che gli episodi non sono lunghissimi e hanno una durata non troppo estesa, lasciando fin troppo presto con il desiderio di leggere la prossima puntata e la prosecuzione di questa “darkeggiante", sanguigna, rovente e polverosa saga a base di canini e pallottole. I complimenti agli autori sono d’obbligo, come l’augurio che si vada avanti non solo così, ma migliorando di volta in volta e di uscita in uscita.

Informazioni in rete presso il sito www.villaincomics.it.

Umberto Sisia


mercoledì 26 settembre 2012

I miti di Cthulhu di Alberto Breccia

Alberto Breccia, I miti di Cthulhu, copertinaA oltre un quarto di secolo dalla sua precedente edizione italiana, dal 2004 è finalmente tornata disponibile la raccolta de I miti di Cthulhu (Los Mitos de Cthulhu, 1972) di Alberto Breccia, pubblicata dalla bolognese Comma 22 come seconda uscita, dopo Incubi nel 2003, di una collana espressamente dedicata all’artista uruguaiano.

Il volume riunisce le nove storie, tratte dal ciclo narrativo di Howard Phillips Lovecraft, realizzate da Breccia su puntuale adattamento del poeta argentino Norberto Buscaglia. Nell’ordine: La ricorrenza; La cosa sulla soglia; La maschera di Innsmouth; La città senza nome; L'orrore di Dunwich; Il richiamo di Cthulhu; Il colore che cadde dal cielo; L'abitatore del buio e Colui che sussurrava nelle tenebre.

Quasi tutte le storie sono apparse in Italia sul mensile Il Mago fra il 1973 e il 1975, per poi confluire nell’albo I miti di Cthulhu edito nel 1978 da L’isola Trovata di Bologna, con l’esclusione di Colui che sussurrava nelle tenebre. La versione del racconto venne infatti pubblicata in Argentina solo nel 1979, e presentata in italiano nel novembre 1982 sul numero 11 della rivista Alter Alter.

Alberto Breccia è fra gli autori che maggiormente, nel proprio periodo, hanno contribuito a nobilitare i comics come forma d’arte. Proprio con il ciclo de Los Mitos de Cthulhu il grande disegnatore trova nuove forme espressive, inedite nel suo contesto, combinando insieme tecniche del tutto dissimili e sperimentando contaminazioni dal fotografico al pittorico, alla ricerca del più efficace approccio per ritrarre l’irraffigurabile, come egli stesso descrive.

“Mi sono reso presto conto che l’approccio tradizionale del fumetto non bastava a rappresentare l’universo di Lovecraft. Allora ho cominciato a sperimentare nuove tecniche come il monotipo o il collage. Questi mostri senza forma, simili a quelli che avevo disegnato ne L’Eternauta, son così fatti perché non volevo limitarmi a darne un’interpretazione personale; volevo che ogni lettore vi aggiungesse del suo, che potesse utilizzare questa base informe che gli ho fornito per sovrapporvi i propri timori, la propria paura… All’inizio ho raccolto in un certo senso una sfida: volevo sapere se ero capace di disegnare ciò che Lovecraft descriveva. Non so se ci sono riuscito, ma vi posso assicurare che durante i due o tre anni che mi ha preso la realizzazione di questo lavoro, ho vissuto completamente immerso nel mondo del solitario di Providence.”

Alberto Breccia, da 'L'orrore di Dunwich'Le soluzioni visive di Breccia restano una straordinaria e positiva eccezione nella resa dell’alienità lovecraftiana, altrove e ancor oggi troppo spesso fallimentare. Ineguagliabili nel suggerire senza svelare, partendo dai dettagli di un realismo quasi accademico dell’ambiente sino a insinuarvi la presenza d’indefinibili orrori, aggirando le forme del caos con tratti sfumati e forti pennellate, utilizzandone i segni come le reticenze e l’esasperata aggettivazione dell’originale letterario cui s’ispirano. Personalissime e ben amalgamate nel passaggio, traumatico ed estraniante, fra la netta espressione grafica del quotidiano e le surreali licenze artistiche dell’orrifico, le tecniche del disegno si evolvono nel corso del tempo. Le ultime storie tendono a stravolgere anche la realtà umana, le stesse figure dei personaggi si stilizzano, e le tavole si fanno più astratte, comunicando da subito un’allucinata inquietudine. Un percorso d’ideale discesa nella percezione dell’universo impazzito di Lovecraft, che il lettore si trova a condividere nel complesso dell’opera.

La scrittura di Buscaglia supporta con efficacia l’atmosfera delle note storie originali, mantenendo una narrazione in prima persona, essenziale e quasi priva di dialoghi. Nel rispetto dei testi delle precedenti versioni italiane, comunque rinnovati nel lettering, la presente edizione ha il pregio di riprodurre le tavole originali del fumetto, con la sola eccezione de L'abitatore del buio, i cui disegni risultano in parte perduti. I toni di grigio della stampa restituiscono così, letteralmente in ogni sfumatura, le profondità del complesso lavoro di Breccia, spesso altrimenti appiattito da tante riproduzioni in semplice bianco e nero.

Alberto Breccia, da 'La maschera di Innsmouth'Il prezzo del volume non è certo troppo abbordabile, ma trova piena giustificazione nella cura dell’insieme, oltre che per l’elevato numero di pagine e l’ottima rilegatura. La postfazione, che porta la firma di Latino Imparato, è illustrata infine con alcuni studi preparatori per le tavole de Il richiamo di Cthulhu.

Autentica pietra miliare nella storia delle cosiddette “nuvole parlanti”, il libro rappresenta un fondamentale punto di riferimento nel suo genere, sia per gli estimatori del maestro sudamericano che per gli appassionati del Gentiluomo del Rhode Island.

Informazioni sul volume presso le pagine web di Comma 22.

I miti di Cthulhu
Alberto Breccia
collana Alberto Breccia, Comma 22, 2004
copertina rigida, 128 pagine, €22.00
ISBN 9788888960012

Andrea Bonazzi
(recensione pubblicata su HorrorMagazine del 14/04/05)

sabato 22 settembre 2012

Cacciatori di vampiri

Quello del "cacciatore di vampiri" è un tema vasto, forse appena un filo — filo di sangue, s’intende — meno vasto dell’argomento stesso del loro oggetto di preda. Dacché esistono vampiri, che appartengano al mito o alla superstizione sino alla finzione narrativa, è necessaria e quasi inevitabile la presenza di una nemesi, un avversario non sempre o necessariamente del tutto umano, una figura di sapiente in grado di individuarli, un antagonista di particolare abilità nel combatterli.

Prototipi di questo genere di personaggio si potrebbero individuare sin dall’antichità classica, quando lamie ed empuse prefiguravano l’odierno vampiro. Per esempio nel resoconto di Flegone Tralliano, che, nel II secolo d.C., narra della giovane defunta Philinnio ritornante più volte dalla tomba per incontrare il proprio amato; storia ripresa in versi da Johann Wolfgang Goethe nel suo La Fidanzata di Corinto (Bruden från Korint, 1797). Scoperta la verità, il popolo si rivolge a un “profeta e veggente di nome Ryllus, tenuto in gran stima e reverenza”, il quale appare l’unico a sapere come affrontare il fenomeno, ordinando che il corpo della ragazza sia incenerito fuori dalle mura cittadine.

Col diffondersi, fra XVII e XVIII secolo, del mito del vampiro, si propaga come un’epidemia dall’area balcanica a tutto l’occidente europeo una vasta letteratura di testimonianze e trattati sull’argomento, dove i veri cacciatori di vampiri sono le torme di contadini, i quali paiono accanirsi sui trapassati compaesani che la superstizione accusa di nefandezze post-mortem.

Ed è in questo panorama che emerge la figura del dhampyr, a cui si rifanno sia il quasi omonimo Dampyr dei fumetti Bonelli che lo stesso personaggio di Blade, dagli inchiostri alla trasposizione in celluloide.

Figlio di un vampiro, sorta di mezzosangue compartecipe di entrambe le nature fra l’umano e il soprannaturale, e per questo sia venerato che temuto, il dhampyr nato dal folklore serbo era tradizionalmente delegato, spesso dietro lauta ricompensa, al ruolo di cacciatore e vendicatore grazie al suo particolare potere di riconoscere e di uccidere i vampiri.

Cacciatore e vampirologo per eccellenza, il brusco ed eccentrico olandese Abraham Van Helsing, tratteggiato da Bram Stoker nel suo Dracula (1892), è il capostipite di un’infinita serie di imitazioni e di varianti sul tema, pur preceduto da esempi come quello del Generale Spielsdorf che, già orbato della propria nipote dalla vampira Carmilla nella omonima novella di Joseph Sheridan Le Fanu (1872), si assume il compito di ricercarne e impalarne il corpo assistito dal misterioso Barone di Vordenburg.

Persino il celeberrimo Sherlock Holmes rischia di entrare nella categoria, imbattendosi in un caso di vampirismo che tale si rivelerà solo in apparenza, ne Il vampiro del Sussex (The Adventure of the Sussex Vampire, 1924) di Arthur Conan Doyle.

E con la narrativa popolare del Novecento, anche personaggi seriali minori s’improvvisano talvolta esperti in materia di nosferatu e affini, come il pur non eccelso Jules de Grandin, tipico “investigatore dell’occulto” creato da Seabury Quinn nel 1925 sulle pagine di Weird Tales.

Sulla stessa celebre rivista faceva il suo esordio anche lo spadaccino Solomon Kane, il seicentesco puritano di Robert Ervin Howard che, tra le varie minacce sovrannaturali, affronta un non-morto assetato di sangue e vendetta nel racconto Teschi sulle Stelle (Skull in the Stars, 1929).

Dal primo trentennio del secolo scorso la commistione fra letteratura, fumetti, cinema e, più tardi, televisone, lascia affiorare sia i tipici caratteri alla Van Helsing che più originali personaggi mediatici. La concezione odierna del vampiro vede il lettore/spettatore identificarsi sempre più in esso, a scapito della categoria del suo antagonista umano, spesso riciclato in letture avventurose o relegato ai margini della contaminazione. È il caso del fenomeno di Buffy l’ammazzavampiri (Buffy the Vampire Stayer, 1992, e seguenti serial TV), o di vere e proprie parodie come per lo spassoso Professor Ambrosius di Per favore… non mordermi sul collo (Dance of the Vampires, 1967), o ancora il Peter Vincent del film Ammazavampiri (Fright Night, 1985): un vecchio attore incastrato nello stanco ruolo di vampirologo, costretto infine a fare i conti con veri e pericolosissimi succhiasangue.

Dal cinema della britannica Hammer, che vede il grande Peter Cushing incarnare il tipo dello spietato distruttore di non morti (sia nella serie dei Dracula che nel ciclo ispirato a Le Fanu), proviene anche il curioso personaggio di Capitan Kronos, settecentesco cacciatore di vampiri in stile “cappa & spada” protagonista del (purtroppo) inedito in Italia Captain Kronos Vampire Hunter (1974).

Più attuale e forse memorabile cacciatore ai limiti fra gotico e fantascienza, è certamente il Robert Neville del romanzo Io sono Leggenda (I’m a legend, 1954) di Richard Matheson, portato sullo schermo in L’ultimo uomo della terra (1963) e 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra (The
Omega Man, 1971). Ultimo uomo in un mondo di soli vampiri, Neville intraprende dapprima la sua azione di sterminatore di non-morti per poi scoprire la nuova società umana adattatasi al vampirismo, che ribalterà le parti trasformando lui in preda, e quindi in minacciosa leggenda di un mondo ormai scomparso.

Troppi nomi ed esempi indubbiamente
mancano a questa che è solo una fuggevole occhiata sul tema della "caccia al vampiro". A partire dallo spaccone Jack Crow del film Vampires (1998) di John Carpenter, tratto a sua volta dal romanzo Vampiri S.p.A. (Vampire$, 1990) di John Steakley. Non ce ne vogliano i diretti interessati... serbando i loro aguzzi paletti di frassino per meno vive e assai più degne carcasse.

Andrea Bonazzi
(in prima versione su HorrorMagazine del 3/03/05)

venerdì 7 settembre 2012

The Dream-Quest of Unknown Kadath: le Terre del Sogno in poster e a fumetti

The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other StoriesPubblicato dalla Mock Man Press di Seattle grazie a una fortunata campagna di finanziamento su Kickstarter, The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other Stories è un adattamento a fumetti del ciclo narrativo delle “Terre del Sogno”, realizzato dal giovane americano Jason Bradley Thompson sul testo degli originali racconti di H.P. Lovecraft.

Uno stilizzato Randolph Carter vaga in un mondo di meraviglie e orrori fra le sgargianti ambientazioni delle Dreamlands, dalle giungle di Kled fino alla superficie della luna fra i misteriosi “magri notturni”, alati e senza volto, e i ghoul divoratori di cadaveri in “The Dream-Quest of Unknown Kadath”, per proseguire poi nelle altre storie oniriche e “dunsaniane” del sognatore di Providence; da “The Doom That Came to Sarnath” a “The White Ship”, “Celephais”, “The Quest of Iranon”, “The Cats of Ulthar” e “The Other Gods” sino a comprendere “The Green Meadow”, “The Strange High House in the Mist” e i “Fungi from Yuggoth”. Il tutto completato da una galleria di disegni preliminari e illustrazioni addizionali.

Alle 184 pagine del fumetto si affianca l’edizione di un coloratissimo poster illustrato raffigurante la mappa delle Dreamlands, in un’ampia stampa di 24x36 pollici (61x91 cm. circa) venduta separatamente a 30 dollari, o abbinata all’albo in copertina rigida a un costo complessivo di $49.95.

Mappa delle Dreamlands

Maggiori informazioni, oltre a diverse anteprime delle tavole e di particolari della mappa, sono disponibili sulle pagine web di Mock Man Press.

The Dream-Quest of Unknown Kadath and Other Stories
H.P. Lovecraft e Jason Bradley Thompson
Mock Man Press, 2012
copertina rigida, 184 pagine, $24.95 ($49.95 con il poster)
ISBN 9780983989301
Andrea Bonazzi

giovedì 10 maggio 2012

The Aklonomicon, antologia illustrata lovecraftiana

The Aklonomicon, 2012, cover art by Dave CarsonPrendete una casa editrice tutta nuova, appositamente fondata in Inghilterra, mescolate un buon numero di affermati autori e figure emergenti della contemporanea scena Weird di lingua inglese, aggiungete altrettanti artisti del fantastico dalle più disparate provenienze e tecniche espressive, guarnite con un’inquieta copertina di Dave Carson, infine servite nel nome di H.P. Lovecraft

Date al cocktail un nome evocativo e avrete The Aklonomicon, una antologia di racconti, poesie e arte lovecraftiana a cura di Ivan McCann e Joseph S. Pulver, Sr. per la Aklo Press. Il volume riccamente illustrato è un incrociarsi di collaborazioni fra testo e immagini che riunisce assieme “alcune delle più oscure luci dell’illustrazione e della narrativa weird,” come recita la nota editoriale.

Oltre quattrocento pagine di versi e storie, fittamente illustrate in bianco e nero e a colori, vedono alternarsi i fumetti di Michael Zigerling e di Eric York, gli scritti di Laird Barron, Simon Strantzas, Richard Gavin, Jeffrey Thomas, Stanley C. Sargent o anche della musicista Tara Vanflower, e le tavole dello stesso Dave Carson, di Paul Carrick, Mike Dubish, J.D. Bush, Steve Lines e molti altri… compresi gli italianissimi talenti Daniele Serra e Andrea Bonazzi, forse poco conosciuti in patria ma grandemente stimati all’estero.

Qui di seguito trovate l’indice del libro con i suoi contenuti al gran completo e, più sotto, il booktrailer realizzato da Brendan Petersen. Per chi volesse maggiori informazioni e gradisse acquistarne una copia, sono disponibili le pagine di aklopress.bigcartel.com.

Contenuti:
Cover Art by Dave Carson
Frontispiece by Andrea Bonazzi
Captured in Oils by Simon Strantzas – Art by Ivan McCann
House of the Rising Sun by Edward Morris – Art by Steve Lines
Truckee Stomp by Laird Barron – Art by J.D. Bush
The Girls of the World by Livia Llewellyn – Art by Kirill Rozhkov
Spawn of Cthulhu by J.S. Pulver, Sr. – Art by Mike Dubisch
Flutes by T.E. Grau – Art by Paul Carrick
Zygote’s Fables by Eric York
Letters to G.G. by B.R. Jording – Art by Jason Roberts
Nightmares Of A Pampiniform Mind by Jordan Krall – Art by Eric Reinert
TIME… and FOREVER by Tara Vanflower & J.S. Pulver, Sr. – Art by Daniele Serra
Never Call Anubis Loki’s Robots Cheap-Shit by Garrett Cook, Jordan Krall, & J.S. Pulver, Sr. – Art by Nick Gucker
The Book by Michael Zigerling
Head Soup by Johnny Mains – Art by Ivan McCann
When She Shines, Poems… like chalices by Nova Rupertus & J.S. Pulver, Sr. – Art by Nick Gucker
Counterclockwise by Jeffrey Thomas – Art by Eric York
Brian’s Girl by Garrett Cook – Art by Jacob Parmentier
The God of Suburbia / Silver Night Train by Livia Llewellyn – Art by Kirill Rozhkov
Nyarlathotep... by J.S. Pulver, Sr. – Art by Ann S. Koi
In the Cave. She Sang by T.E. Grau – Art by Paul Carrick
Kristamas as an exhibition by J.S. Pulver, Sr. – Art by Kristamas Klousch
Ana Kai Tangata by Scott Nicolay – Art by J.D. Bush
The Hands of Sopiale by J. Karl Bogartte
Lord of the Hunt by Livia Llewellyn – Art by Daniele Serra
Dark Outcome by Stanley C. Sargent – Art by Tom Moran
If Company Should Come by Edward Morris – Art by David Lee Ingersoll
Whisperers by Daniel Mills – Art by David Lee Ingersoll
Faint Baying from Afar by Richard Gavin – Art by Dave Carson


The Aklonomicon
a cura di di Ivan McCann e Joseph S. Pulver, Sr.
Aklo Press, 2012
brossura, illustrazioni in b/n e a colori, 446 pagine, £14.99



Tatiana Martino

sabato 31 dicembre 2011

Distinti saluti, Jack lo Squartatore

Distinti saluti, Jack lo Squartatore, 2011, copertinaQuando su una certa copertina uno sguardo distratto intravede associati i nomi di Robert, di Joe e di Jack, esso non può che soffermarsi avidamente. Una volta focalizzata l’attenzione su chi veramente essi siano l’acquisto diventa quasi obbligato.

Robert Bloch, l’indimenticato autore di Psycho e di innumerevoli racconti weird. Joe Lansdale, lo straordinario scrittore della serie di Hap & Leonard, de La notte del drive in e di tanti altri romanzi noir e horror che ormai hanno fatto epoca. E ovviamente il personaggio del caso, Jack... Jack lo Squartatore. Essi nello specifico si vanno ora ad associare in un opera del tutto particolare, una graphic novel preannunciantesi di auspicabile interesse che sarà oggetto della nostra breve recensione.

Ma ricostruiamo il filo della storia e cronistoria del racconto per gli ignari. Risale al 1943, infatti, la pubblicazione sulle pagine della leggendaria rivista Weird Tales del famoso racconto “Yours truly, Jack the Ripper”, nel quale lo scrittore riprende l’altrettanto leggendaria figura del primo serial killer documentato come tale dalla Storia, proseguendone le gesta in America e in un’epoca a lui contemporanea. La novella trasportava di peso il personaggio della cronaca nei territori del Soprannaturale ed ebbe notevolissimo successo, tanto da divenire una di quelle più note dello scrittore e ispiratrice di numerose versioni successive del personaggio.

Facciamo un balzo avanti di alcuni decenni e proprio il suddetto Joe Lansdale in collaborazione con il fratello John Lansdale – scrittore un po’ meno noto, ma comunque versato nel genere e suo compagno di diverse avventure fumettistiche – si dedica nel 2010 all’adattamento del testo per la letteratura disegnata. In esso i due - pur nella fedeltà al racconto di riferimento - introducono alcune variazioni e alcuni ulteriori ammodernamenti fra i quali spicca l’introduzione del personaggio di Jenny Davis, la quale - per citare le parole della postfazione al volume scritta per mano di Davide Morando - è una “reporter d’assalto, emancipata e piuttosto sboccata, decisa a prendere il controllo della situazione. Un character «lansdaleiano» puro, che ruba la scena ai due protagonisti originali dell’opera, Sir Guy Hollis e John Carmody, attualizzando il ritmo del racconto e rendendolo accessibile anche alle nuove generazioni, senza per questo tradire lo spirito dell’opera originale di Bloch”. E non è un caso perciò che - senza anticipare nulla - proprio in Jenny Davis si accentreranno i principali motivi di distinzione rispetto al modello, soprattutto per quello che riguarda la conclusione della vicenda.

Uscito per la IDW e pubblicato in Italia dalla GP Publishing nella collana Just Novels, il fumetto si avvale alla parte grafica dell’interpretazione del disegnatore Kevin Colden. Meno noto in Italia di suoi altri colleghi, Colden vanta comunque una carriera non priva di riconoscimenti, fra i quali spicca soprattutto la nomination agli Eisner Awards, gli Oscar americani del fumetto, e la vittoria dello Xeric Grant nel 2007 per la serie Fishtown. Nel presente adattamento Distinti saluti, Jack lo squartatore, il disegnatore opta per un segno secco, vibrante, caratterizzato dall’uso di un deciso bianco e nero espressionistico nella definizione di linee e volumi o - per essere più precisi - piuttosto da una tricromia di bianco, nero e grigio, nella quale abbondantissimo è l’uso di larghi retini per dare un effetto retrò all’opera e ove soprattutto estese pennellate di rosso incidono frequentemente il loro segno sulle pagine nei momenti essenziali del racconto (o in rapporto a dettagli cruciali dello stesso).

Distinti saluti, Jack lo Squartatore, tavolaNe consegue un disegno estremamente efficace che, seppure non privo di qualche rozzezza e incertezza anatomica - che purtroppo non pare a chi scrive una scelta stilistica del tutto voluta - riesce sostanzialmente a colpire nel centro del bersaglio, emozionando soprattutto grazie al suddetto espediente dei punti di colorazione rosso sangue. Un espediente se vogliamo non del tutto originale e abbastanza scontato in un fumetto horror, ma che complessivamente funziona molto bene.

Spiace dire che in questo caso pare, invece, complessivamente meno funzionante la componente scrittoria, ove gli elementi esoterici, l’aspetto investigativo, le necessarie parti di raccordo degli episodi, il coinvolgimento dei personaggi risultano scarsamente chiari e/o malamente amalgamati, soprattutto aggiungendovi il fatto che l’intento di base doveva essere proprio in larga parte quello di rendere più attuale e coinvolgente la storia. Per usare le parole dello stesso Bloch, infatti, la riflessione e lo spunto originale della narrazione intendeva indagare i motivi costitutivi connessi con l’esistenza del mito di Jack lo Squartatore, facendogli traguardare il “semplice” dato cronachistico dell’assassino storico e individuandone invece un’aura di fondo più maligna e arcana.

“Lo Squartatore rimane come simbolo di tutte le nostre paure: la paura di uno sconosciuto in una strada buia, la paura del prossimo, il cui aspetto esteriore può nascondere la bestia dentro, o anche la paura di un amico che pensiamo di conoscere; un amico che può diventare un demonio, una volta che la sua maschera si stacca e viene fuori il coltello”. (R. Bloch).

Ma, per quanto la scenggiatura della versione fumettistica sia anche brillante e tagliente e cerchi di articolare la trama originaria con lo scopo di soddisfare tale assunto, purtroppo spesso l’eccessiva brevità dello sviluppo della vicenda, le scarse spiegazioni nei momenti di raccordo, il ritmo non sempre straordinario non riescono del tutto a raggiungere il fine che era stato prefissato. La narrazione si mantiene pertanto piuttosto fredda e con esiti ben diversi rispetto a quello che avrebbe potuto essere. Probabilmente - se una spiegazione si deve dare ai difetti di un racconto comunque reso in maniera più che sufficiente e con qualche sprazzo di notevole valore - troppe mani e troppe menti si sono applicate all’oggetto senza che esse siano riuscite a ottenere la giusta quadratura. O, in altre parole, uno scrittore-mito di riferimento, due soggettisti/sceneggiatori, un disegnatore non sempre possono riuscire a trovare la giusta forma di collaborazione nella coesione e sintesi di un esito complessivo e globale delle rispettive intuizioni.

In conclusione, se siete dei fan di Bloch, se siete dei lansdaleiani duri e puri che non si fanno scappare nulla di questo scrittore, dei fanatici della letteratura del Soprannaturale o dei fumettofili sempre alla ricerca di disegni quantomeno interessanti, vale la pena senza dubbio che cerchiate questa graphic novel, poichè essa sarà comunque in grado di fornirvi degli spunti di appagamento. In caso contrario, forse può essere una lettura non indispensabile da procurarsi in prestito, da prendere presso le biblioteche del fumetto, da leggere collettivamente con amici vari, o da acquistare presso le bancarelle dell’usato. Attendete qualche tempo e poi cercatela. È vero che dieci Euro sono pochi e che si tratta di una cifra tutto sommato spendibile, ma per lettori occasionali o non ferratissimi di weird meglio comunque economizzare, investire in qualcos’altro e soprattutto - forse - evitare qualche piccola delusione.

Distinti saluti, Jack lo Squartatore
Dal racconto cult di Robert Bloch
Joe R. Lansdale, John L. Lansdale, Kevin Colden
GP Publishing, 2011
brossurato, 80 pagine, €10.00
ISBN 9788864685403

Umberto Sisia

venerdì 30 dicembre 2011

Alan Moore e H.P. Lovecraft, una strana coppia

Neonomicon, 2011, copertinaIl nome di Alan Moore è talmente noto da non avere nemmeno bisogno di presentazioni. Dalle origini su Captain Britain passando per il suo famosissimo ciclo che rivoluzionò Swamp Thing e attraversando numerosissimi veri e propri capolavori come V for Vendetta, From Hell, Watchmen, The League of Extraordinary Gentlemen, Promethea e tanto altro, lo scrittore inglese si colloca sicuramente fra i cinque più grandi storytellers contemporanei del mondo del fumetto (scegliete voi gli altri a vostro piacimento).

L’uscita in Italia del suo ultimo lavoro, Neonomicon, la serie strettamente interconnessa con l’universo lovecraftiano della quale pretende di essere insieme una derivazione, una continuazione e un restyling (e da qui il prefisso Neo-), dovrebbe allora costituire un evento estremamente significativo ed epocale, e vieppiù – dato l’argomento – dovrebbe esserlo per gli appassionati di weird e letteratura del soprannaturale. Ma, consentitemi di anticiparlo, mai il condizionale risulta più d’obbligo.

In primo luogo, dunque, che cos’è Neonomicon? Specifichiamolo meglio.

Neonomicon, 2011, tavolaSi tratta di una miniserie americana in quattro parti edita dalla Avatar Press che si ricollega a filo doppio e anzi triplo a una storia precedente, The Courtyard (stampata nel medesimo volume nell’edizione italiana della Bao Publishing), tratta appunto da un racconto di Moore e adattata per il fumetto da Anthony Jonhston. In essa si narrava di un agente federale in missione per indagare su una serie di raccapriccianti omicidi seriali identici, dei quali si autoaccusavano stranamente ben più persone del tutto differenti. Alla ricerca della verità, il Nostro si sarebbe imbattuto ben presto in qualcosa di molto più terribile e diabolico visitando il centro di tutto, un tal misterioso Club Zothique, ove suona una band dal nome The Cats of Ulthar la cui leader è una certa Randolph Carter. Qui un misterioso Johnny Carcosa spaccia un’altrettanto misteriosa sostanza, la “Polvere Bianca”, in grado di mettere in contatto con i segreti dell’Aklo...

I nostri lettori avranno colto benissimo tutte le allusioni al mondo del circolo di H.P. Lovecraft: da questo spunto si dipana un racconto autoconclusivo tutto sommato abbastanza contratto, ma non privo di un certo fascino complessivo, e fin qui le cose parrebbero andare tutto sommato abbastanza positivamente dal punto di vista del giudizio sull’opera.

Diversi anni dopo, però (appunto quando inizia la miniserie oggetto della presente discussione), altri due agenti federali riprendono le indagini del loro collega (del quale non si anticipa la sorte), finiscono anch’essi nel Club Zothique e da qui intraprendono la loro pericolosa e anzi mostruosa odissea che li condurrà alla scoperta di ciò che giace oltre la soglia e delle segrete cose dell’universo.

Neonomicon, 2011, copertina alternativaNon è un segreto che Alan Moore abbia accettato di scrivere questa miniserie per motivi schiettamente economici di problemi finanziari, e in sé non ci sarebbe nulla di male in questo. Il problema principale è che, però, alla fine della lettura essa comunica nettamente l’impressione che essa sia stata scritta esclusivamente per motivi alimentari. Intendiamoci, stiamo parlando pur sempre di Alan Moore per cui la professionalità c’è tutta, la capacità di stendere sceneggiature anche estremamente coinvolgenti è evidente così come lo è l’efficacia delle stesse battute (o della maggior parte di esse quantomeno), ed è presente in dosi massicce anche il sottile e fine gioco letterario e meta-letterario che ben conosciamo da altre opere.

Nell’approccio alla narrazione ci imbattiamo, dunque, in tutte queste componenti e anche di più. Alcune cose funzionano abbastanza, tuttavia: per esempio l’ammodernamento cronologico in chiave di storia poliziesca contemporanea del clima lovecraftiano, così come funzionano molto almeno un paio di spunti immaginifici che ben si sposano al tessuto costitutivo della narrativa di Lovecraft.

Che cosa c’è che non va allora? Potremmo dire che manca un pochino il cuore del racconto, vale a dire una motivazione profonda del perché esso esista: il puro divertissement letterario e fumettistico fa poca strada e, inoltre, cosa abbastanza grave, Moore dimostra una scarsissima padronanza del nucleo profondo e filosofico dell’opera dello scrittore di Providence. O almeno, se tale conoscenza ha, la applica in modo estremamente superficiale incagliandosi sulle solite viete e ritrite questioni inerenti razzismo e sessualità repressa allo scopo dichiarato di essere originale (e quindi fallendo in questo) e di dare una propria lettura personale (e anche su questo punto non essendo personale affatto).

Neonomicon, 2011
Intendiamoci, non che tali questioni non esistano o siano prive di importanza nell’esegesi dell’opera lovecraftiana, né intendo proporre questa linea interpretativa spinto da chissà quale pruderie, però incentrare la miniserie solo su questi due aspetti equivale, se mi si consente l’immagine, a volersi fare una nuotata in un lago profondo e ricco d’acqua senza peritarsi però di fare qualche passo che allontani dalla riva. E soprattutto equivale al massimo a fare un racconto fintamente lovecraftiano, sfruttandone nome e notorietà per dare sfogo alle proprie personalissime visioni e ossessioni, che siano esse occultistiche, sessuali o altro. Se è lecito interrogarsi anche su aspetti psicanalitici o sulla presenza/assenza di componenti sessuali nell’opera di HPL, farne oggetto centrale e quasi esclusivo della miniserie da parte di Moore dà decisamente l’impressione che il bersaglio non sia stato centrato.

Neonomicon, 2011, copertina alternativaAggiungiamo un altro importante problema di natura strutturale: la miniserie oltre che sbilanciata risulta peraltro confusa e troppo breve. Se The Courtyard nonostante tutto e pur con tutti i suoi difetti aveva un proprio senso, una propria compattezza, suggeriva un’idea di arcano e mistero oltre che una certa componente di disturbo soffuso della nostra tranquillità concettuale, Neonomicon dà l’idea di essere strutturalmente incompleto, di suggerire appena i concetti portanti del discorso, sospendendo la narrazione proprio quando essi parevano entrare nel vivo. Pare girare attorno alle cose essenziali: oltre a deviare decisamente e banalizzare in un senso tutto terreno le creature lovecraftiane, non è nemmeno in grado di parlarne con effettiva compiutezza, per quanto è ovvio che la reticenza da un racconto del genere non possa mai essere del tutto esclusa.

Neonomicon è così, dunque, una serie che trae spunto da un racconto base troppo sintetico, oscuro ma ancora brillante, per inoltrarsi in territori tutto sommato consueti e desolantemente banali. Qualche flash di genialità, battute sostanzialmente efficaci con un ritmo piuttosto sostenuto e momenti di rara visionarietà. Non mancano ricchissimi e numerosissimi inside jokes, divertenti finché si vuole ma in questo caso asostanziali. Con molta, moltissima “fuffa”. E poco, pochissimo Lovecraft... quasi zero.

C’è qualcosa da salvare in un giudizio che non può sostanzialmente che essere molto negativo? Tutto sommato direi di sì e la cosa che si salva di più sono i disegni di Jacen Burrows. Un ottimo autore ancora non molto conosciuto ma caratterizzato da uno stile pulito, efficace, suggestivo, dalle notevolissime capacità di impianto della tavola e del layout. Fra i tanti stili mai utilizzati per un racconto lovecraftiano, questo pare particolarmente pregnante: ne è prova la particolare potenza delle immagini soprannaturali, ambientate in uno dei tanti Altrove della letteratura dello scrittore di Providence. Uno specifico occhio di attenzione è da destinare alle numerose e meravigliose covers (o per meglio dire doppie copertine e variant covers), senza dimenticarsi di lodare caldamente gli eccellenti colori di Juanmar.

Neonomicon, 2011
Spiace soltanto che il connubio fra testi e disegni si sia realizzato in questo caso in modo tanto parziale e tanto deficitario nei riguardi del primo versante. E spiace soprattutto per l’occasione perduta.

Neonomicon
Alan Moore e Jacen Burrows
Bao Publishing, 2011
cartonato, formato 15,7x 23,6 cm., 160 pagine a colori, €17.00
ISBN 9788865430354

Umberto Sisia

martedì 27 dicembre 2011

Il ritorno di Eerie

Eerie, Volume 1 – L’orrore a casa tua, copertinaChi non conosce la leggendaria serie Creepy? Davvero pochi, immagino, ma se qualcuno fosse “in ascolto” basti dire che si tratta di una delle serie antologiche horror americane più famose e significative di tutti i tempi. Innovativa, divertente, immaginifica, la serie edita dalla Warren Publishing nel 1964 ha funto da apripista per innumerevoli tentativi di imitazione.

Magari, però, se si cita l’anfitrione della rivista, vale a dire il narratore che introduce e chiude tutte le brevi storielline presenti, il nome si farà meno oscuro: vi dice nulla Uncle Creepy? Ancora nulla? Strano…ma ammettiamolo.

Proviamo ancora: Zio Tibia? Forse stavolta intravedo una luce illuminare i vostri volti. Per chi è stato ragazzo negli scorsi decenni non può che essere un nome colmo di affetto e di piacevoli ricordi. Al di là delle serie cartacee e dei libri pubblicati in Italia, il nome di Zio Tibia è indimenticabile non fosse altro che per la strenna di film serali su Italia 1 dal titolo appunto di Mezzanotte con Zio Tibia, ove un pupazzo animato riproduceva le fattezze del malefico vecchietto che, accompagnato dai suoi simpatici amici, si accingeva a presentare i film del caso.

Cousin Eerie, il Cugino Astragalo Uncle Creepy, Zio TibiaMa non divaghiamo troppo: proprio dal fumetto ebbe origine tutto, da quel Creepy di cui si parlava in partenza e proprio dalla serie americana di Zio Tibia nacque un bel giorno nel 1966 uno spin off altrettanto importante e leggendario, una seconda serie nella quale l’introduttore era un altro personaggio, Cousin Eerie, in Italia il mitico Cugino Astragalo. E al di là della diversità del narratore, la serie si distinse sempre per una certa omogeneità di forma e contenuti in relazione all’omologa precedente, sulle quali caratteristiche si ritornerà tra breve.

Ma perché tutto questo? Appunto perché è recentemente uscito in Italia un volume antologico per Comma 22, il primo di una serie dedicata, nel quale è stata inserita una selezione di storie provenienti appunto da Eerie. Un’operazione non nuova nel nostro paese, questa della pubblicazione di estratti della rivista raccolti in volume, ma nel presente caso essa appare particolarmente riuscita e lodevole per vari fattori. Andiamo a esaminarli.

Creepy n. 1, copertinaLa qualità di stampa in primo luogo: si tratta infatti di un sontuoso volume cartonato, di formato analogo all’originale, impreziosito da una favolosa copertina del grande Frank Frazetta, stampato su carta patinata bianca e in modo estremamente professionale dal punto di vista dell’impianto grafico sia esterno che interno. La progettualità: è vero che alcune delle storie proposte sono già note al pubblico degli affezionati, ma un operazione di ampio respiro e su più volumi dedicati alla rivista non può che essere lodevole. Last but not least, la qualità delle storie scelte e degli autori coinvolti. Pur non citandoli tutti troviamo nel volume alcune delle firme storiche della rivista e anche del comicdom americano: Joe Orlando, Gene Colan, Alex Toth, Reed Randall, Al Williamson, lo stesso Frazetta e tanti altri, ma anche veri e propri perni portanti meno noti della serie come Gray Morrow.

Fin qui per quello che riguarda forma e struttura, ma cosa si troverebbe davanti un ignaro lettore all’atto dell’acquisto del volume? Presto detto, la cifra contenutistica tipica di Creepy/Eerie, dei racconti brevissimi e fulminanti molto spesso legati a filo triplo coi classici della letteratura di genere, pieni di mostri di svariatissimo tipo, di senso del weird, di suspence, di colpi di scena e effettacci di bassissima lega, e di un altro ingrediente sparso a tonnellate: le vere e proprie colate di humor nero e di ironia, volti a stemperare e sdrammatizzare l’atmosfera in quello che è diventato il vero e proprio marchio di fabbrica di Zio Tibia e di Astragalo, e che ha conquistato generazioni di appassionati.

Eerie n. 11
Eerie n. 16
Eerie n. 54

Una breve presentazione dell’opera è disponibile sul sito web di Comma 22. E ovviamente, se qualcuno fosse ancora in ritardo per qualche presente natalizio e non sapesse ove orientarsi, questo è sicuramente un eccellente volume da tenere in considerazione.

Eerie, Volume 1 – L’orrore a casa tua
AA.VV.
Comma 22, 2011
cartonato in bianco e nero, 256 pagine formato 21x29 cm., €24.00
ISBN 9788865030141

Umberto Sisia

mercoledì 30 novembre 2011

The Ballad of King Orpheus in musica per Dampyr

Dampyr - Place to Be - The Ballad of King OrpheusAvevamo parlato alcuni giorni fa della bella storia di Dampyr che reca appunto questo titolo. Se i benevoli lettori ricordano, si era detto che è una storia particolarmente cara a noi liguri non solo per le qualità intrinseche, ma anche perché disegnata dal giovane penciler intemelio Alessandro Scibilia.

Ma La ballata di Re Orpheus è giunta a possedere ormai anche un’altra caratteristica di solito più inusuale per un fumetto. Se può capitare infatti che una storia disegnata faccia deciso riferimento a musiche esistenti, a canzoni, anche a ballate mitiche e talvolta le riporti persino in parte nel testo, rendendole in pratica una sorta di colonna sonora ideale, un percorso di tracce da tenere ipoteticamente sul proprio stereo nel corso della lettura, è decisamente molto più raro che essa possieda una vera e propria original soundtrack studiata e pensata appositamente per l’occasione. È il caso, però, del racconto in questione, ove – guarda caso – proprio la musica gioca un ruolo consistente e anzi assolutamente essenziale all’interno della vicenda.

Chi ha letto la storia ricorderà infatti come tutta la trama ruoti intorno alle malefatte di questo infido lord scozzese, Lord Soules, il quale – prima da vivo e poi post mortem – con la collaborazione della malvagia creatura fatata Redcap perseguita e infesta tutta la location in cui la narrazione si ambienta. Si rammenterà perciò anche che il mezzo principale per combattere i “cattivi” è appunto il canto della ballata del titolo da parte dell’eroe di turno. Dapprima espressione taumaturgica e benefica in grado di proteggere dagli incantesimi maligni, essa assumerà poi effetti negativissimi a causa della maledizione delle forze del male (e qui giungiamo all’inizio dell’albo, ove la melodia viene riscoperta e comincia a far danni) e infine ritornerà a essere uno strumento del Bene grazie all’intervento di potenze superiori, che ne dissolveranno l’aura oscura ripristinandone la potenza primigenia.

Dampyr #140, copertinaLa ballata oggetto del presente articolo esiste veramente, dunque, sia pure a livello di fiction. Dapprima nasce per i testi, grazie alla mente di Mauro Boselli (creatore e principale scrittore di Dampyr), e ovviamente viene scritta in funzione della storia nella quale, come si diceva, verrà cantata dall’eroe già nel primo scontro narrato in flashback con il perverso Lord Soules. Essa viene poi reinventata, tuttavia, grazie all’intervento dell’associazione Autunnonero che si occupa di folklore e horror organizzando il relativo Festival annuale in Liguria, principalmente nella provincia di Imperia. Tale associazione è legata per vari motivi a filo doppio con Dampyr, non ultimo l’amicizia con Boselli oltre al fatto che Alessandro Scibilia ne sia il vicepresidente e il fratello Andrea il presidente stesso.

Grazie all’interesse degli Scibilia, dunque, e alla loro inventiva, con il pieno accordo di Boselli e della Sergio Bonelli Editore, nasce il progetto di trasformare la ballata – preesistente nella sceneggiatura del fumetto – anche in una canzone vera e propria, cosa che viene fatta coinvolgendo il musicista Mariano Dapor. Già noto per la sua reinterpretazione di famosi pezzi metal (soprattutto degli Iron Maiden, dei Metallica e degli Apocalyptica), ma anche per la composizione di brani originali nel corso della collaborazione con Fabrizio Bruzzone nel duo Cellobass Metal, Mariano coinvolge il suo altro nuovo gruppo, i Place to Be, nell’operazione dando il via a un brainstorming e a un lungo, impegnativo lavoro di interpretazione e sviluppo creativo che porterà all’esecuzione finale del suggestivo pezzo, del quale a seguito si dà un assaggio.



E dunque ora La ballata di Re Orpheus ha preso vita, ed è pienamente acquistabile su Itunes da parte di tutti gli interessati. Chi scrive conosce bene la bravura di Mariano Dapor e ha avuto modo di udire anche i Place to Be, che si sono dimostrati ottima e solida band dalle validissime capacità musicali, vocali ed interpretative per cui, a suo modesto avviso, l’acquisto del brano è pienamente consigliato. Senza dimenticare che, in aggiunta, è anche disponibile presso lo shop online di Autunnonero la stampa con l’illustrazione originale di Alessandro Scibilia che funge da copertina per il pezzo.

Gli appassionati di folklore, di musica, di fumetto sono avvertiti: come lasciarsi sfuggire un tale connubio? Vogliamo perdere l’occasione di leggere (o magari ri-leggere) il numero di Dampyr con il sottofondo delle autentiche note e della melodia che è capace di scacciare spettri e fantasmi e ristabilire l’ordine e la serenità?

Che sia forse solo l’inizio di un nuovo modo di concepire il medium fumetto che via via potrebbe anche prendere piede? Vale la pena di osservare e... ascoltare.

Umberto Sisia