Visualizzazione post con etichetta August Derleth. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta August Derleth. Mostra tutti i post

lunedì 4 febbraio 2013

A Look Behind the Derleth Mythos: August Derleth oltre i miti di Cthulhu

A Look Behind the Derleth Mythos, 2012, copertinaDa solo e unico tutore della “eredità” letteraria di H.P. Lovecraft – tanto da vantarne (dubbi) diritti legali impedendo ad altri di scrivere narrativa sui “miti di Cthulhu”, da lui stesso così battezzati e codificati rigorosamente in un’interpretazione personale lontana dalle originarie concezioni –, a scrittore di supposte “continuazioni” dell’opera di Lovecraft, in realtà storie originali basate su un paio appena di brevissimi frammenti e su un taccuino di spunti lasciati dal sognatore di Providence… Insomma, da esclusivo custode e detentore dell’opera lovecraftiana, August Derleth si è ritrovato bersaglio dai primi anni 70, dopo la sua scomparsa, di innumerevoli critiche a proposito della propria gestione di un tale patrimonio. Indiscutibile nella propria abilità e versatilità come autore, la critica moderna ha da allora iniziato a ridimensionare i suoi interventi su Lovecraft, a chiarirne i drastici fraintendimenti e, in sostanza, ad accedere al gentiluomo del New England senza più finalmente filtri, limiti e intermediari, dando il via ai primi veri e propri studi critici e biografici.

In controtendenza a svariati decenni di un tale atteggiamento critico nei confronti di Derleth giunge adesso A Look Behind the Derleth Mythos: Origins of the Cthulhu Mythos, un corposo saggio di John D. Haefele inteso a rivalutarne l’operato e le attività nel suo complesso, pubblicato attraverso il marchio editoriale specializzato danese di H. Harksen Productions.

“È tempo di mettere le cose in chiaro. Per decenni i critici hanno ritratto August Derleth come un uomo intrattabile, uno sciocco e a volte persino un malvagio, macchiando il suo lascito nella storia del moderno racconto weird,” – tiene a puntualizzare la presentazione editoriale del volume, che prosegue: – “A Look Behind the Derleth Mythos: Origins of the Cthulhu Mythos contiene nuovi e completi studi nei quali, con argomentazioni forti e solide prove, John D. Haefele respinge le critiche e dimostra perché sia giunto il tempo di ristabilire la reputazione di Derleth, perché sia il momento di riconoscerlo come uno dei più grandi; un poliedrico, prodigioso e straordinario scrittore ed editore. Base della controversia sono le «collaborazioni postume» di Derleth con H.P. Lovecraft, coinvolgendo i suoi pastiches e il dibattito relativo ai «Miti di Cthulhu» contrapposti ai «Miti di Derleth». A questo e altro ancora guarda Haefele, analizzandolo in avvincente maniera. Con sorprendenti, eppure convincenti risultati”.

La prefazione è a firma di W.H. Pugmire, principale esponente della contemporanea narrativa dei miti di Cthulhu. In oltre quattrocento pagine comprendenti illustrazioni e riproduzioni iconografiche, il libro ripercorre le vicende del fondatore della Arkham House, la storia della casa editrice e di buona parte della weird fiction americana che ne attraversò le pagine.

Lo stesso John D. Haefele è autore fra l’altro della precedente monografia tematica August Derleth Redux: The Weird Tale 1930-1971, con la quale già nel 2009 prese a introdurre i medesimi argomenti.

Peccato per la scelta di rendere l’edizione disponibile nel solo formato a copertina rigida, rendendone così non esattamente abbordabile il prezzo di copertina. Tramite il sito web di lulu.com, che distribuisce il titolo, è disponibile un’anteprima di quattordici pagine – qui sotto consultabile – comprensive di prefazione, introduzione dell’autore, indici e bibliografia.

A Look Behind the Derleth Mythos
Origins of the Cthulhu Mythos
John D. Haefele
H. Harksen Productions, 2012
copertina rigida, 392 pagine, $59.99
ISBN 9788799499458
Andrea Bonazzi



Questo contenuto richiede Adobe Flash Player versione 8.0.0 o maggiore. Scarica Flash

martedì 16 ottobre 2012

Dissecting Cthulhu, sezionando i miti di Lovecraft

Dissecting Cthulhu, 2011, copertinaUna “dissezione” della mitologia artificiale e squisitamente narrativa inventata da Howard Phillips Lovecraft, di storia in storia abbozzata insieme ad amici e colleghi suoi contemporanei in un divertito gioco di rimandi, portato avanti – in seguito e tuttora – da un’infinita schiera di imitatori ed epigoni, quindi codificato per decenni nel rigido, tassonomico schema di un fraintendimento operato proprio dal più attento custode del lascito di Lovecraft…

Questo lo scopo di Dissecting Cthulhu: Essays on the Cthulhu Mythos, edito a cura di S.T. Joshi per Miskatonic River Press: una raccolta dei saggi che fin dai primi anni 70 hanno innovato la ricerca critica sulla particolare tematica nell’ambito degli studi Lovecraftiani, radicalmente mettendo in discussione le tante interpretazioni troppo “libere” e un qual certo operato di August Derleth – editore dell’Arkham House e solo amministratore fino a quel momento dell’eredità letteraria lovecraftiana –, per esplorare in modo autonomo e finalmente autorevole  le origini e gli elementi di un mito letterario.

“I Miti di Cthulhu sono l’invenzione più dinamica di H.P. Lovecraft. La sua visione audace di un cosmo pieno di «dèi» funesti, di libri proibiti di sapienza occulta e d’una ricca e immaginaria costellazione di cittadine del New England, è stata il perfetto veicolo attraverso cui esprimere il suo «indifferentismo cosmico». Quello dei Miti è divenuto uno dei temi più imitati nella letteratura horror, e centinaia di scrittori hanno basato le proprie estrapolazioni proprio su di esso. Ma restano molte le concezioni errate sui Miti di Cthulhu. Il loro stesso nome non è stato inventato da Lovecraft, ma dal suo discepolo August Derleth. Derleth alterò i Miti in modi significativi, ed è solo di recente che studiosi e scrittori hanno fatto ritorno alla pura visione che fu propria di Lovecraft”.

Fin qui la quarta di copertina resa in italiano, che prosegue: “questa raccolta saggistica riunisce a stampa molti dei saggi fondamentali su Miti di Cthulhu, dai pionieristici articoli di Richard L. Tierney e Dirk W. Mosig che presero le distanze dai fraintendimenti di Derleth circa la pseudomitologia di Lovecraft, ai penetranti studi di Robert M. Price, Will Murray, Steven J. Mariconda e altri nell’esaminare gli elementi chiave dei Miti – il loro uso delle divinità, dei libri e della topografia; le influenze da Lovecraft assimilate nel plasmarli, e il loro ampio disseminarsi fra generazioni a seguire di scrittori. Ciò considerando, questo libro fornisce una preziosa guida alla creazione più intrigante ma anche più incompresa di H.P. Lovecraft”.

Una collezione di saggi che riunisce insieme per la prima volta tutta una serie di fondamentali e in qualche modo “storici” riferimenti: fonti primarie nonché ideale integrazione alla precedente monografia di Joshi The Rise and Fall of the Cthulhu Mythos, apparsa nel 2008. I contenuti, che riportiamo a seguito, sono proposti entro cinque suddivisioni a tema: la visione dei Cthulhu Mythos in genere, fra le concezioni originarie e i successivi sviluppi che se ne allontanarono; gli approfondimenti e i modelli creativi alla base dei “tomi proibiti”, degli déi e delle ambientazioni utilizzate nel ciclo narrativo, e le diverse influenze subite ed esercitate dallo stesso. Eccone il sommario:

Introduction — S. T. Joshi
I. SOME OVERVIEWS
The Derleth Mythos — Richard L. Tierney
H. P. Lovecraft: Myth-Maker — Dirk W. Mosig
Who Needs the “Cthulhu Mythos”? — David E. Schultz
Lovecraft Waits Dreaming — Simon MacCulloch
The Cthulhu Mythos: Lovecraft vs. Derleth — S. T. Joshi
Toward a Reader-Response Approach to the Lovecraft Mythos — Steven J. Mariconda
II. THE BOOKS
Genres in the Lovecraftian Library — Robert M. Price
Higher Criticism and the Necronomicon — Robert M. Price
The Lurker at the Threshold of Interpretation — Dan Clore
III. THE GODS
Demythologizing Cthulhu — Robert M. Price
The Last Vestige of the Derleth Mythos — Robert M. Price
Behind the Mask of Nyarlathotep — Will Murray
On the Nature of Nug and Yeb — Will Murray
IV. THE LANDSCAPE
Arkham Country: In Rescue of the Lost Searchers — Robert D. Marten
Where Was Foxfield? — Will Murray
Lovecraft’s Two Views of Arkham — Edward W. O’Brien
V. INFLUENCES
Hali — Marco Frenschkowski
Cthulhu’s Scald: Lovecraft and the Nordic Tradition — Jason C. Eckhardt
The Origin of Lovecraft’s “Black Magic” Quote — David E. Schultz
Robert E. Howard and the Cthulhu Mythos — Robert M. Price
Divers Hands — Stefan Dziemianowicz


Il veterano Paul Carrick firma il notevole ritratto di H.P. Lovecraft che illustra la copertina del volume, concluso in appendice da una lista di letture ulteriori, oltre a un indice dei nomi e dei titoli in dettaglio. Informazioni presso le pagine web di Miskatonic River Press.

Dissecting Cthulhu
Essays on the Cthulhu Mythos
a cura di S.T. Joshi
Miskatonic River Press, 2011
brossura, 278 pagine, $19.99
ISBN 9780982181874
Andrea Bonazzi

domenica 27 novembre 2011

I soliti mostri all’angolo della strada

I mostri all’angolo della strada, 2011, copertinaD’accordo, è stato uno storico evento editoriale, la prima organica raccolta di Howard Phillips Lovecraft in Italia, in precedenza solamente antologizzato o al massimo proposto su rivista e infine selezionato, editato e presentato con una lunga e importante introduzione da Carlo Fruttero e Franco Lucentini, per Mondadori, nel lontano 1966.

D’accordo pure sul valore “affettivo” legato al primo approccio con l’autore – per molti oggi non più giovanissimi – e, cosa per nulla secondaria, con le splendide copertine realizzate da Karel Thole anche per le riedizioni successive del 1974 e 1980. D’accordo persino sull’apporto tanto personale quanto decisivo della coppia di curatori, direttori di Urania per un quarto di secolo dai primi anni 60, sorta di numi tutelari per la diffusione della fantascienza e del fantastico nella cultura popolare italiana del periodo.

Ma ora che I mostri all’angolo della strada di H.P. Lovecraft è nuovamente pubblicato, questa volta per la collana narrativa dei Supertascabili de Il Saggiatore, ci chiediamo se non fosse stato il caso di includere almeno un minimo apparato critico, in aggiunta alla notarella in quarta di copertina che riportiamo a seguito, per giustificare l’inalterata riproposta di una compilazione ormai datata, che se da una parte (d’accordo ancora) omaggia l’opera di chi l'ha curata, dall’altra continua a stravolgere quella dell’autore.

“Nel 1966 si presentava ai lettori italiani «I mostri all'angolo della strada», la prima raccolta ragionata delle opere di H.P. Lovecraft, curata da Fruttero e Lucentini. Nell'intento dei curatori, «La ‘grande mostra’ italiana dei mostri di Lovecraft» si proponeva di rimettere ordine nelle pubblicazioni saltuarie e incomplete del maestro di Providence, proponendo sia i racconti legati al ciclo di Cthulhu sia quelli sovrannaturali. Lovecraft e i suoi racconti visionari, che tratteggiano un universo malevolo incomprensibile, pronto a divorare la fragile civiltà umana, sono poi diventati un caposaldo della letteratura fantastica moderna, e questa raccolta rappresenta la pietra miliare della storia delle sue pubblicazioni in Italia”.

Nulla, nel volumetto appena uscito, a inquadrare l’attività di Fruttero e Lucentini nell’ambito della fantascienza di quegli anni, sull’attività delle collane Mondadori, le ricorrenti scelte di adattare la narrativa in traduzione sia agli spazi editoriali materialmente disponibili che al “gusto” percepito dei lettori, col risultato di pubblicare testi a volte non integri, a volte drasticamente riveduti: gli stessi confluiti in queste pagine. E se non è poi una così grande pecca il ristampare senza avviso i medesimi drastici adattamenti di 45 anni fa, comincia a diventarlo il reinserire, di nuovo senza segnalazione alcuna, un racconto che di Lovecraft non è.

Già nel 1966 “La finestra della soffitta” (“The Gable Window”) era nota per essere una storia a doppia firma di August Derleth in “collaborazione postuma” con Lovecraft, del quale dichiarò di aver portato a termine gli scritti incompiuti, pubblicati come questo nel ’57 in The Survivor and Others (Arkham House). Lo stesso racconto veniva tradotto in Italia nel 1977 come “La finestra della mansarda” ne La lampada di Alhazred, presso Fanucci, parziale edizione italiana di The Watchers Out of Time and Others (Arkham House, 1974) sempre a duplice firma Derleth-Lovecraft. E non è occorso molto tempo per chiarire in via definitiva che si tratta di un’opera del solo Derleth, composta sul mero spunto di un’annotazione del Commonplace Book, il personale taccuino degli appunti di H.P. Lovecraft tradotto in italiano col titolo di Diario di un incubo (Mondadori, 1994).

Troppo impegnativo e dispendioso, forse, aggiungere una qualche nota. Se non critica, almeno informativa, per avvertire che il racconto che leggete non è dello scrittore a cui viene attribuito.

Questo l’indice del volume:

Introduzione. Storia delle storie di Lovecraft – Carlo Fruttero e Franco Lucentini
Parte Prima. IL MITO DI CTHULHU
Dagon (traduzione di Maria Luisa Bonfanti)
Il richiamo di Cthulhu (tr. Elena Linfossi)
Il colore venuto dallo spazio (tr. Sarah Cantoni)
L'orrore di Dunwich (tr. Floriana Bossi)
Colui che sussurrava nelle tenebre (tr. S. Cantoni)
La maschera di Innsmouth (tr. S. Cantoni)
La cosa sulla soglia (tr. M. L. Bonfanti)
L'abitatore del buio (tr. M. L. Bonfanti)
La finestra della soffitta [in realtà di August Derleth] (tr. M. L. Bonfanti)
Nyarlathotep (tr. M. L. Bonfanti)
Parte Seconda. ALTRI ORRORI
L'estraneo (tr. M. L. Bonfanti)
La musica di Erich Zann (tr. M. L. Bonfanti)
Herbert West, rianimatore (tr. M. L. Bonfanti)
I ratti nel muro (tr. M. L. Bonfanti)
Nella cripta (tr. Lodovico Terzi)
Aria fredda (tr. M. L. Bonfanti)
Il modello di Pickman (tr. Roberto Mauro)


I mostri all’angolo della strada
H.P. Lovecraft
a cura di Fruttero & Lucentini
collana Supertascabili. Narrativa, Il Saggiatore, 2011
brossura, 424 pagine, €11.00
ISBN 9788856502886

Andrea Bonazzi

sabato 24 settembre 2011

The Inhabitant of the Lake, il primo Ramsey Campbell

The Inhabitant of the Lake & Other Unwelcome Tenants, 2011, copertinaEra il 1961 quando un quindicenne britannico, un appassionato di H.P. Lovecraft, inviava le sue prime storie basate sui “Miti di Cthulhu” ad August Derleth, editore della Arkham House, chiedendogli un parere. L’accoglienza fu decisamente incoraggiante, anche se densa di critiche; tanto per cominciare, con l’invito a spostare l’ambientazione in luoghi meglio e più direttamente conosciuti, piuttosto che in uno stereotipato Massachusetts pseudo-lovecraftiano, creando in Inghilterra i propri realistici sfondi. E ancora: riscrivere, revisionare, rivedere e riprovarci ancora…

Il quindicenne era ovviamente J. Ramsey Cambell e solo tre anni dopo, nel 1964, l’Arkam House pubblicava il suo libro d’esordio The Inhabitant of the Lake and Less Welcome Tenants. Poco più tardi lo scrittore di Liverpool avrebbe “rinnegato”, per comprensibile reazione, una così ingombrate influenza lovecraftiana, trovando in breve tempo una voce e una via del tutto proprie e personali al weird horror, divenendone a tutt'oggi uno degli autori più autorevoli e influenti.

Trasformatasi nel corso di quasi mezzo secolo in un pregiato e costoso pezzo da collezionismo, la raccolta d’esordio di Campbell ritorna a ottobre in una nuova edizione pubblicata nel Regno Unito da PS Publishing, The Inhabitant of the Lake & Other Unwelcome Tenants, ripristinando quello che avrebbe dovuto essere il titolo in origine.

Illustrato da Randy Broecker, che ne firma la copertina, il volume ripropone l’intero contenuto originale, introduzione compresa, aggiungendovi le prime stesure dei dieci racconti – “The Room in the Castle”, “The Horror from the Bridge”, “The Insects from Shaggai”, “The Render of the Veils”, “The Inhabitant of the Lake”, “The Plain of Sound”, “The Return of the Witch”, “The Mine on Yuggoth”, “The Will of Stanley Brooke” e “The Moon-Lens” – accompagnate dalle reazioni critiche di Derleth su ogni storia.

All’edizione commerciale a copertina rigida si affianca una tiratura limitata di 100 copie autografate, disponibili al prezzo di £39.99. Tutte le informazioni presso le pagine dedicate sul sito web della PS Publishing.

The Inhabitant of the Lake & Other Unwelcome Tenants
Ramsey Campbell
PS Publishing, 2011
copertina rigida, illustrazioni in bianco e nero, £19.99
ISBN 9781848632004

Andrea Bonazzi

mercoledì 25 maggio 2011

August Derleth Redux: The Weird Tale 1930-1971

August Derleth Redux: The Weird Tale 1930-1971, copertinaPubblicato dalle piccole edizioni specializzate danesi H. Harksen Productions nell’anno del centenario di nascita di August W. Derleth (1909-1971), la monografia di John D. Haefele August Derleth Redux: The Weird Tale 1930-1971 appare col dichiarato scopo di rivitalizzare la ricerca sullo scrittore ed editore americano rivalutandone la figura, rivendicandone il ruolo essenziale – e in certo modo ultimamente controverso – nella diffusione e nell’apprezzamento dell’opera di H.P. Lovecraft, ma anche della letteratura weird in genere e di quella statunitense più in particolare.

Il titolo richiama direttamente “The Weird Tale in English Since 1890”, la tesi universitaria scritta da Derleth nel 1930 ispirandosi al saggio di Lovecraft sull’orrore soprannaturale in letteratura, mentre i brevi capitoli saggistici di Haefele seguono, in un’esposizione che resta più che altro introduttiva, le vicende del co-fondatore della Arkham House attraverso il suo ascendente critico e autorale ancor prima che in fase editoriale.

L’affermarsi della casa editrice, la propria gestione della stessa, la promozione della narrativa e poesia weird pubblicandone i principali autori americani – essenzialmente di estrazione pulp – e diversi autori inglesi, in seguito, di maggiore affermazione letteraria: tutto questo posto in evidenza insieme allo stretto rapporto con la stessa popolare rivista Weird Tales, alle antologie di genere edite e curate, all’apertura verso più ampi mercati fino al boom mondiale dei tascabili su licenza e delle traduzioni lovecraftiane.

Con una introduzione di Don Herron, l’edizione è limitata in 150 copie ma disponibile presso vari bookstores in rete. Informazioni sul sito di H. Harksen Productions www.hplmythos.com.

August Derleth Redux: The Weird Tale 1930-1971
John D. Haefele
H. Harksen Productions, 2009
brossura, illustrazioni in bianco e nero, 88 pagine, £8.95
ISBN 9788799176748

Andrea Bonazzi

venerdì 25 marzo 2011

April R. Derleth, 1954-2011

April R. Derleth, fotoLa editrice americana April R. Derleth, 56 anni, è morta lo scorso 21 marzo. Figlia dello scrittore August Derleth, April era comproprietaria della Arkham House insieme al fratello Walden, conducendone l’attività editoriale come presidentessa e amministratrice esecutiva dal 2002.

Nata il 9 agosto del 1954, April Rose Derleth aveva cinque anni quando i suoi genitori divorziarono e lei venne affidata al padre. August Derleth fu il co-fondatore dell'Arkham House, con Donald Wandrei, nel 1939. Dopo la sua morte nel 1971, Wandrei assunse brevemente la direzione editoriale per essere quindi sostituito da James Turner, il quale supervisionò le operazioni fino a che April non assunse il controllo della casa editrice di famiglia, cercando di riportarne le pubblicazioni entro l’ambito originario della weird fiction classica dopo un certo periodo di rilancio principalmente incentrato sulla fantascienza.

Recentemente tornata a nuova attività, con diversi titoli in cantiere per la conduzione dei nuovi curatori Robert Weinberg e George Vanderburgh, dal proprio sito web ufficiale la storica Arkham House ha annunciato la temporanea sospensione degli ordini in corso e delle vendite.

Fin qui, in sostanza, i comunicati e necrologi apparsi in rete il 22 marzo scorso, da SF Site a Locus Online, seguiti dall’unanime ondata di cordoglio e di ricordi personali tuttora in diffusione attraverso le reti sociali e i canali informativi del fantastico non solo americano.

Andrea Bonazzi

venerdì 28 gennaio 2011

A Weird Writer in Our Midst, Lovecraft agli albori della critica

A Weird Writer in Our Midst, 2010, copertinaFresco di stampa dall’americana Hippocampus Press, A Weird Writer In Our Midst: Early Criticism of H.P. Lovecraft è una raccolta saggistica curata da S.T. Joshi a presentare i primi approcci critici sull’opera di Howard Phillips Lovecraft, pubblicati in vita e nel periodo successivo alla scomparsa fino alla metà degli anni 50.

Come introduce la nota sulla quarta di copertina originale: – “ci è noto che H.P. Lovecraft fu virtualmente ignorato dalla comunità letteraria mainstream del suo tempo, ben conosciuto piuttosto nel solo minuscolo mondo del giornalismo amatoriale e dei fans del fantastico. Eppure, è sorprendente constatare quanti commenti su Lovecraft siano apparsi in varie sedi, sia preminenti che oscure, nei suoi stessi anni e subito dopo la morte nel 1937”.

Per la prima volta in unico volume, gli albori della critica lovecraftiana vengono presentati in una vasta gamma di testi e d’interventi, dai primi tentativi di analisi sui lavori del Sognatore di Providence, da parte di amici e scrittori come Long e Kleiner, ai necrologi, gli articoli e le memorie personali di colleghi e conoscenti, i commenti dei lettori nelle rubriche della posta su Weird Tales e su Astounding, l’ampia rassegna critica dal fandom degli anni 30 e 40 e, finalmente al di fuori del genere, le prime reazioni dagli ambienti della letteratura e dalla stampa, con le iniziali recensioni dell’esordio librario postumo attraverso la Arkham House. Compreso un commento di Algernon Blackwood da lettera privata ed esclusa, tuttavia, la più famosa, drastica, influente e ristampata delle stroncature: quella di Edmund Wilson in “Tales of the Marvellous and the Ridiculous” (New Yorker, 24 novembre 1945).

Documenti che segnano l’avvio di un riconoscimento critico che tarderà ancora per decenni ad affermarsi, in una gran mole di materiali difficilmente reperibili, sparsi allora fra giornali, riviste o rare e ormai collezionistiche pubblicazioni amatoriali. Un fitto indice di autori e contenuti che preferiamo riportare interamente a seguito, nonostante la lunghezza, in luogo di ulteriori commenti all’edizione:

Introduction – S.T. Joshi
I. Recollections of Lovecraft
Howard P. Lovecraft (1890-1937) – Walter J. Coates
Amateur Affairs – Hyman Bradofsky
[Letter to the Editor] – Robert Bloch
Interlude with Lovecraft – Stuart M. Boland
Howard Phillips Lovecraft – Muriel E. Eddy
I Met Lovecraft – Paul Livingston Keil
The Man Who Came at Midnight – Ruth M. Eddy
II. Criticism in Lovecraft’s Lifetime
A Note on Howard P. Lovecraft’s Verse – Reinhart Kleiner
Howard P. Lovecraft’s Fiction – W. Paul Cook
The Vivisector – Zoilus [Alfred Galpin]
Preface to The Shunned House – Frank Belknap Long, Jr.
A Weird Writer Is in Our Midst – Vrest Orton
The Sideshow – B.K. Hart
What Makes a Story Click? – J. Randle Luten
III. Comments from Readers
A. Weird Tales
B. Astounding Stories
IV. Criticism from the Fan World
H.P. Lovecraft, Outsider – August Derleth
A Master of the Macabre – August Derleth
Disbelievers Ever – R.W. Sherman
The Last of H.P. Lovecraft – J.B. Michel
What of H.P. Lovecraft? Or, A Commentary upon J.B. Michel – Autolycus
H.P. Lovecraft: Strange Weaver – J. Chapman Miske
Lovecraft and Benefit Street – Dorothy Walter
[Letters to the Editor] – Thomas Ollive Mabbott
A Plea for Lovecraft – W. Paul Cook
Let’s All Jump on H.P.L. – P. Schuyler Miller
Howard Phillips Lovecraft – Michael Harrison
The Lovecraft Cult – Arthur F. Hillman
Lovecraft Is 86 – Francis T. Laney
Rusty Chains – John Brunner
Some Notes on HPL – Sam Moskowitz, Fritz Leiber, Edward Wood, John Brunner
V. Notices from the Literary Community
Mystery and Adventure [The Outsider and Others] – Will Cuppy
Horror Story Author Published by Fellow Writers
[Review of The Outsider and Others] – T.O. Mabbott
Such Pulp as Dreams Are Made On – Robert Allerton Parker
Macabre, Lyrical and Weird – Peter De Vries
Mystery and Adventure [Beyond the Wall of Sleep] – Will Cuppy
Nightmare in Cthulhu – William Poster
Books Alive [1944] – Vincent Starrett
Bookman’s Holiday – Charles Collins
[On Lovecraft] – Algernon Blackwood
Mystery and Adventure [Marginalia] – Will Cuppy
Poesque Doodles – Marjorie Farber
Books Alive [1945] – Vincent Starrett
The Phoenix Nest – William Rose Benét
[Review of Supernatural Horror in Literature] – Fred Lewis Pattee
Pilgrims trough Space and Time – J.O. Bailey
Imagination Runs Wild – Richard B. Gehman
Books Alive [1949] – Vincent Starrett
A Bookman’s Notebook – Joseph Henry Jackson
Sabbat-Night Reading – E.O.D. Keown
Of Good and Evil – [Anthony Powell]
The Genius Who Lived Backwards – Vincent H. Gaddis
Appendix: Some Vignettes

Copertina di Jason C. Eckhardt, informazioni sul libro presso la pagina dedicata sul sito web dell’editore.

A Weird Writer In Our Midst: Early Criticism of H.P. Lovecraft
a cura di S.T. Joshi
Hippocampus Press, 2010
brossura, 254 pagine, $20.00
ISBN 9780984480210

Andrea Bonazzi

giovedì 30 dicembre 2010

The Arkham Sampler (1948-1949)

The Arkham Sampler (1948-1949), 2010, copertine
The Arkham Sampler (1948-1949), 2010, volumi

Oggi rari e pregiati pezzi da collezione, i fascicoli di The Arkham Sampler furono pubblicati in otto uscite trimestrali fra il 1948 e 1949, curati da August Derleth come rivista di anticipazioni, articoli, recensioni e lettere per la sua Arkham House.

Sotto la copertina composta da Ronald Clyne, riproposta con diversa colorazione in ogni numero, nel magazine trovarono ampio spazio anche poesia e narrativa breve, spesso anche originale, degli autori che fecero le fortune della piccola casa editrice specializzata di Sauk City: dai classici H.P. Lovecraft, R.E. Howard e C.A. Smith fino a Frank Belknap Long, Robert Bloch, Carl Jacobi ed E. Hoffmann Price, o ancora Anthony Boucher, David H. Keller, H. Russell Wakefield e Alfred E. van Vogt, e i “giovani” Ray Bradbury, Fritz Leiber e Theodore Sturgeon

Una ghiotta parata di autori e contenuti, sinora riservata a pochi appassionati ma oggi riproposta al completo in The Arkham Sampler (1948-1949), con l’accurata ristampa in fac-simile dell’intera doppia annata: ottocento pagine riprodotte in un set di due tomi co-pubblicato dalla canadese Battered Silicon Dispatch Box insieme all’Arkham House, con la collaborazione della August Derleth Society.

La tiratura è limitata a sole 250 coppie di volumi rilegati in tela, al costo di 149.95 dollari canadesi. Informazioni e acquisto presso le pagine dedicate sui siti web di The Battered Silicon Dispatch Box e della Arkham House.

The Arkham Sampler (1948-1949)
a cura di August Derleth
Battered Silicon Dispatch Box, 2010
copertina rigida, 2 volumi, 800 pagine, $149.95
ISBN 9781552469279

Andrea Bonazzi

giovedì 25 novembre 2010

Bibliofilia dell’assurdo

“…perché un libro esista, basta che sia possibile”.
– “La Biblioteca di Babele”, J.L. Borges

tessera bibliotecaria della Miskatonc University, secondo la 'HPL Hisorical Society'Libri non terminati, libri perduti, apocrifi e pseudoepigrafi: “pseudobiblia”, per Lyon Sprague de Camp.
Libri senza libri, ignorati dai cataloghi di tutte le librerie, nascosti nell’ultima caverna sotto la sala lettura del Brithish Museum, scritti solo per la circolazione privata: “abiblia”, per Max Beerbohm.

Afferma Umberto Eco: “Tutti (almeno tra le persone che frequento e che non usano il telefonino) conoscono la lista dei libri dell’abbazia di San Vittore stesa da Rabelais, con titoli affascinanti come «Ars honeste petandi» o «De modo cacandi»”. Con la stessa sicurezza si potrebbe affermare che tutti quelli che (non solo usano il telefonino ma sono tecnologico-dipendenti) non sono a conoscenza dell’esistenza di una lista dei libri dell’abbazia di San Vittore, ma conoscono il Necronomicon dell’arabo pazzo Abdul Alazhared.

The Necronomicon nella versione di George Hay, 1978, copertinaA oggi gli studi specifici sugli pseudobiblia e sulle “biblioteche immaginarie” sono talmente numerosi da costituire un vero e proprio genere letterario accomunabile alla paradossografia (genere che nasce con Callimaco e concerne la raccolta di thaùmatha, cioè fatti naturali straordinari di eccezionali opere dell’uomo).

Una sintesi di due categorizzazioni, che tiene conto di possibili sottocategorie, proposte l’una da Domenico Cammarota e l’altra da Roberto Palazzi, potrebbe essere la seguente:

I. libri esistiti: perduti; dispersi; distrutti; etc…
II. libri esistenti: irreperibili; rarissimi; censurati; cassati dai cataloghi storici delle biblioteche; etc…
III. libri che potrebbero esistere: ricostruzioni apocrife; citazioni; libri annunciati ma mai pubblicati; postumi; work in progress; lavori in nuce; etc…
IV. libri non esistenti: citati in bibliografie, cataloghi; artifici narrativi.

Inoltre, potremmo stilare un’altra categorizzazione in base alla quale lo pseudobiblium può:

I. fornire la base per l’intreccio della narrazione;
II. aggiunge verosimiglianza se supportato da un background plausibile;
III. fungere da leitmotiv in una serie di libri o di opere di un determinato autore o canone narrativo;
IV. essere usato come un espediente letterario per illustrare una storia senza storia;
V. essere essenzialmente un titolo-burla che serve a stabilire il tono umoristico o satirico dell’opera.

Gli pseudobiblia o fictional books – con accezione più moderna ed esterofila –, quando sono usati come titolo-burla o come preteso supporto per una ricerca reale vengono definiti “falsi letterari”.

Una delle caratteristiche dei libri immaginari è che sono così convincentemente reali da divenirlo.
E proprio in quanto immaginari incarnano, o dovremmo dire impaginano, il libro ideale che si tratti di un grimorio maledetto o di un manuale sull’onesto modo di scorreggiare.
D’altra parte, un peto, ha una virtù che l’attuale letteratura “di massa” non possiede: permane di più nel tempo.

Catalogue del conte di Fortsas, 1840, frontespizioFrançois Rabelais crea 139 libri immaginari e li elenca nella famosa e spassosa “Lista della Biblioteca dell’Abbazia di san Vittore” nel Gargantua e Pantagruel.

Il Catalogus Catalogorum Perpetuo Durabilis del 1567, dagli intenti parodici e dal lunghissimo sottotitolo in un tedesco sgrammaticato, fa di meglio.
Dal Seicento in poi, molti cataloghi immaginari vedranno la luce fino a giungere alla beffa bibliofila per eccellenza: il Catalogo dei libri del conte di Fortsas, uno strano libello di dodici pagine recapitato, nel 1840, a tutti i principali bibliografi e bibliofili e alle maggiori librerie del Belgio e della Francia.

Il Catologue d’une très-riche mais peu nombreuse collection de livres provenant de la bibliothèque de feu M.r le Comte J.-N.-A. de Fortsas, dont la vente se fera à Binche, le 10 août 1840, à onze heures du matin en l’étude et par le ministère de M.e Mourlon, Notaire, rue de l’Église n.° 9 è tirato in 60 copie nella cittadina di Mons (la stessa dei famosi Arcieri figli di un’altra, questa volta involontaria beffa, a opera di Arthur Machen) e venduto a cinquanta centesimi, metteva all’asta un’intera biblioteca immaginaria. Tutti gli “unica” contenuti nel Catalogo, numerati da 3 a 215, sono infatti immaginari a eccezione di tre titoli su 52.

L’anonimo curatore del catalogo ci informa che il conte: “[…] non accettava sui suoi ripiani che opere sconosciute a tutti i bibliografi e cataloghisti. […] non appena veniva a conoscenza che un’opera, fino ad allora sconosciuta, era stata segnalata in qualche catalogo.” […] era riportata nel suo inventario manoscritto, in una colonna destinata a ciò, con queste parole: «Si trova menzionato in questa o quell’opera», etc.; poi: «venduto», «donato», o (cosa incredibile se non si sapesse fino a che punto può spingersi la passione dei collezionisti esclusivi) «distrutto»”.

Lo stesso conte di Fortsas non esiste affatto, benché provvisto di una credibile e onorevole nota biografica che riporta: “Jean-Népomucène-Auguste Pichauld, conte di Fortsas, nato il 24 ottobre 1770 nel suo castello di Fortsas, vicino a Binche nell’Hainaut, è deceduto, il 1º settembre 1839, nello stesso luogo della sua nascita e nella stanza dove aveva compiuto 69 anni il giorno prima. Insieme ai suoi libri, aveva visto (o piuttosto non aveva visto) passare trenta anni di rivoluzioni e di guerre senza muoversi un istante dalla sua occupazione preferita, senza uscire in qualche modo dal suo santuario. È per lui che avremmo dovuto creare il motto «Vitam impendere libris»”.

Autore di quella che lui stesso definì “une pure espiéglerie d’écolier” (una birichinata da scolaro) fu un maggiore dell’esercito in pensione, Renier-Hubert-Ghislain Chalon (1802-1889), presidente della “Società dei Bibliofili Belgi” e autore di saggi sulla numismatica.

Pare che solo lo scrittore e libraio di Liegi, l’erudito Pierre-Alphonse (1813-1877), fiutasse la frode mentre tutti i destinatari presero seriamente l’affare. E Chalon fu il primo a stupirsene. Il mondo dell’alta bibliofilia era in subbuglio. Il Presidente del Consiglio de Gerlache, pur affermando che il conte di Fortsas peccava di furfanteria, possedeva egli stesso una buona metà delle opere cosiddette uniche.

La famiglia dei principi di Ligne, toccata dall’annuncio di un’opera licenziosa del principe-scrittore (titolo n. 48 che recita “Le mie campagne nei Paesi Bassi, con l’elenco, giorno per giorno, delle fortezze che ho vinto all’arma bianca. Stampato da me solo, per me solo in un solo esemplare, e per evidenti ragioni [...]”), fece di tutto per assicurarsi il possesso e la messa fuori circuito del racconto “delle scappatelle di questo sporcaccione di nonno”.

A Binche si venne a sapere che alte personalità avevano intenzione di trasferirsi per contendersi tali tesori con rialzi di offerta. Vista la cattiva piega che stava assumendo la faccenda, Chalon deciderà prudentemente di metter fine all’inganno: pubblicò e inviò un avviso ai destinatari del catalogo, segnalando che l’asta non avrebbe avuto luogo poiché la città di Binche aveva deciso di acquistare in blocco tutta la mirifica biblioteca.

Catalogues des livres de la bibliothèque de M. Ed. C., frontespizioAll’inizio del secolo XX, librai e bibliofili burloni, furono molto attivi nella creazione di cataloghi fantastici a stampa…

Edmond Cuénoud, bibliofilo fornito di humour, fa stampare nel 1910 un Catalogues des livres de la bibliothèque de M. Ed. C. illustrato da Carlègle, pseudonimo di Charles Émile (1877-1937). Al titolo si accompagnano indicazioni strettamente necessarie: “Abelardo, scompleto, tagliato” (riferimento al fatto che Pietro Abelardo fu evirato per aver sposato in segreto l’allieva Eloisa), o “F. Cooper, L’ultimo dei Mohicani, pelle rossa”.

In Germania, tra il 1910 e il 1912, il libraio Martin Breslauer dà alle stampe Die unsichtbare Bibliothek (La biblioteca invisibile). L’Inghilterra, nel 1928, vede Henry Gordon Ward curare un pamphlet di sedici pagine in-ottavo intitolato A Seventeenth-Century German Moch Catalogue (Catalogus etlicher sehr alten Bücher welche neulich in Irrland auff einem alten eroberten Schlosse in einer Bibliothec gefunden worden [Catalogo di alcuni libri antichi trovati recentemente in Irlanda nella biblioteca di un vecchio castello conquistato]). La tesi su cui è costruito sostiene che, nel 1650, un anonimo autore tedesco avrebbe trovato quest’elenco di 100 titoli ironici di libri, suddivisi per soggetto, nella biblioteca di un antico castello irlandese. Titoli come il n° 5, Nimrod’s Tractätlein von der Jägerey (Trattatello sulla caccia di Nimrod) e il n° 9 Joh. Fausts Magia Naturalis, Fledermäuse zu machen (La magia naturale di Johann Faust su come fare pipistrelli) uniti al sinistro rinvenimento, restano parodici e burleschi ma fanno registrare un leggero inclinarsi del gusto verso il mistero e l’occulto.

Fino al capostipite del romanzo gotico e a partire da lui, Melmoth the Wanderer di Charles Robert Maturin (1820) che contiene “A Modest Proposal for the Spreading of Christianity in Foreign Parts, di autore sconosciuto, manoscritto ritrovato in un ospizio”, sarà tutto un fiorire di misteri intorno a libri occulti. Da The Mad Trist scritto da sir Launcelot Canning contenuto in “The Fall of the House of Usher” (1839) di Edgar Allan Poe, che narra del cavaliere medievale Ethelred, a M. R. James che nel “Canon Alberic’s Scrapbook” (1895) attribuisce la paternità di un album, frutto della collatio di diversi manoscritti, al Canonico Alberic de Mauleon, mentre in “Casting the Runes” (1911) ci regala ben due pseudobiblia: History of Witchcraft e The Truth of Alchemy di Mr. Karswell, e in “The Treasure of Abbot Thomas” (1904) il plausibilissimo Sertum Stein feldense Norbertinum di autore sconosciuto, e altri.

The King in Yellow, I ed. 1895, copertinaE ancora, da Arthur Machen, che nel celebre “The White People” (1899) racconta di un misterioso Green Book di autore ignoto, a Ambrose Bierce con le Revelations of Hali di E.S. Bayrolles in “An Inhabitant of Carcosa” (1886), che servirà da modello al The King in Yellow di Robert W. Chambers (1895), e con le Marvells of Science di Morryster che appaiono citate anche nell’opera di H.P. Lovecraft.

Nel cerchio di autori che si muovono attorno a Lovecraft vi sono inoltre August Derleth, con i Thaumaturgical Prodigies in the New-English Canaan scritti dal Reverendo Philips Ward contenuti in The Lurker on the Threshold (1945), le gotiche Confessions of the Mad Monk Clithanus scritte dal monaco pazzo Clithanus in “The Passing of Eric Holm” (1939), i famosi Celaeno Fragments attribuiti a Laban Shrewsbury presenti in The Trail of Cthulhu (1962). E altri come Ramsey Campbell con le Revelations of Glaaki in “The Inhabitant of the Lake” (1964), o Brian Lumley con il Cthäat Aquadingen in “The Cyprus Shell” (1968) fra gli autori che, sin dagli anni Trenta, contribuirono agli innumerevoli pseudo-titoli di vena lovecraftiana.

Frank Belknap Long fa scrivere The Secret Watcher da Halpin Chalmers nel racconto “The Hounds of Tindalos” (1931); Robert E. Howard in “Children of the Night” e “The Black Stone” (1931) cita il Nameless Cults di Von Junz, meglio noto come Unaussprechlichen Kulten; Clark Ashton Smith presenta il Book of Eibon, o Livre d’Ivon, in “The Holiness of Azederac” (1933) e The Testament of Carnamagos in “Xeethra” (1934); Robert Bloch introduce Mysteries of the Worm, ovvero il De Vermis Mysteriis di Ludwig Prinn, nel suo “The Shambler from the Stars”(1935), e il Cultes des Goules del Comte d'Erlette in “The Suicide in the Study” (1935); Henry Kuttner fa comparire il Book of Iod in “Bells of Horror” (1939)…

History of the Necronomicon, 1927, il manoscritto originale di LovecraftTutte storie appartenenti al cosiddetto “Ciclo di Chtulhu” ideato in origine da Lovecraft, subcreatore del Necronomicon (letteralmente: “Libro delle leggi che governano i morti”) o Al Azif, autore del quale sarebbe l’arabo folle Abdul Alhazred, vissuto nell’ottavo secolo dopo Cristo. Alhazred avrebbe trascorso dieci anni nel grande deserto dell’Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, lo “Spazio vuoto” degli antichi arabi, in quello che Matthew Pearl ne L’ombra di Edgar definisce “l’altro mondo... un mondo immaginario fatto di libri e scrittori capaci d’invadere le menti di chi li legge...”.

Fino ai contemporanei. Un volume spurio della Anglo-American Cyclopaedia (New York 1917) è il pretesto che usa Jorge Luis Borges, nel racconto “Tlön, Uqbar, Orbis Tertius” (1940), per mettere due scrittori argentini sulle tracce dell’unica copia della Cyclopaedia in cui si parla di Uqbar. Meno fantasioso e più scontato, Arturo Pérez-Reverte ha costruito il suo Il Club Dumas (1993) attorno alla ricerca de Le Nove Porte del Regno delle Tenebre, un trattato del 1666 su come evocare il Demonio.

The Grasshopper Lies Heavy (La cavalletta non si alzerà più) di Hawthorne Abendsen è il libro immaginario, e proibito negli U.S.A. controllati dai giapponesi, che innerva La svastica sul Sole (The Man in the High Castle, 1962), romanzo in cui Philip K. Dick immagina che nazisti e giapponesi abbiano vinto la Seconda Guerra Mondiale e si siano spartiti il mondo. Il medievale Viage to the Contree of the Cimmerians, dell’oscuro Gervase di Langford, mina alle radici l’albero genealogico di una famiglia nobiliare inglese e trasforma un businessman in un assatanato bibliofilo nel romanzo Codex (2004) di Lev Grossman. E potremmo continuare per pagine e pagine…

E se è vero quel che afferma Ermanno Olmi, cioè che un libro non serve a nulla se non si incarna in vita vissuta, è altrettanto vero quel che sostiene Umberto Eco: “Questi libri non sono mai esistiti ma sarebbero stati meglio di tanti altri esistenti o esistiti”. Ma soprattutto, reale o immaginaria, la bibliofilia è una malattia dell’anima. Ed è contagiosa.


Bibliografia. Testi di carattere generale sulle biblioteche immaginarie o pseudobiblia:
Albani, Paolo e della Bella, Paolo, “Pseudobiblia o bibliografie immaginarie”, in: Forse Queneau. Enciclopedia delle scienze anomale, Bologna, Zanichelli, 1999, pp. 335-338.
Arnaud, Noël, “Bibliothèques imaginaires”, in: Arnaud, Noël e Caradec, François, Encyclopédie des Farces et Attrapes et des Mystification, Paris, Jean-Jacques Pauvert, 1964, pp. 230-238.
Beerbohm, Max, “Books Within Books”, in: And Even Now (Essays), London, William Heinemann, 1920.
Benrekassa, Georges, “Bibliothèques imaginaires: honnêteté et culture, des lumières à leur postérité”, Romantisme, 44, 1984, pp. 3-18.
Bergier, Jacques, I libri maledetti, Roma, Edizioni Mediterranee, 1972.
Blumenthal, Walter Hart, Imaginary Books and Phantom Libraries, Philadelphia, George S. MacManus Company, 1966.
Braffort, Paul, “Les bibliothèques invisibles”, in: Oulipo, La Bibliothèque Oulipienne, vol. 3, Paris, Seghers, 1990, pp. 241-266.
Breslauer, Martin, An illustrated catalogue of books and manuscripts. The gentle science of books collecting, n° 54: Bibliophily and bibliomanis, The Art of forming a library, Collectors and collection, The bookseller auction sale catalogues 1663-1939, Imaginary libraries, The gentle science of art collecting, Books and criminality: being a rogues’ gallery of book and comprising a unique collection illustrative of forgery in literature, London, Martin Breslauer, 1941.
Brunet, Gustave, Essai sur les bibliothèques imaginaires, Paris, Imprimerie de Ch. Lahure et Cie, 1851.
Brunet, Gustave, Fantaisies Bibliographiques, Paris, Jules Gay, 1864.
Brunet, Gustave, Imprimeurs imaginaires et libraires supposées. Étude bibliographique, Paris, Librairie Tross, 1866.
Carpenter, Edwin H., Some Libraries we have not visited, Pasadena, Ampersand Press, 1947.
Delepierre, Octave, Supercheries littéraires, pastiches, suppositions d’auteur dans les lettres et dans les arts, London, Trübner & Co., 1874.
De Turris, Gianfranco e Fusco, Sebastiano, “I libri che non esistono (e quelli che non dovrebbero esistere)”, in: Jacques Bergier, I libri maledetti, Roma, Edizioni Mediterranee, 1972, pp. 149-206.
De Turris, Gianfranco e Fusco, Sebastiano, “Gli pseudobiblia nella letteratura fantastica”, in: Robert William Chambers, Il re in giallo, Roma, Fanucci, 1975, pp. 7-28.
Dunin-Wasowicz, Pawel, Widmowa biblioteka. Leksykon ksiazek urojonych [Biblioteca inesistente. Dizionario di libri immaginari], Warszawa, Swiat Ksiazki; Lampa i Iskra Boza, 1997.
Fumagalli, Giuseppe, Delle Biblioteche Immaginarie e dei libri che non esistono, Milano, Tip. Lombardi, 1892.
Goulemot, Jean Marie, “En guise de conclusion: les bibliothèques imaginaires (fictions romanesques et utopies)”, in: Histoire des bibliothèques françaises, 2, Claude Jolly, ed., “Les bibliothèques sous l’ancien Régime”, Paris, Promodis - Éditions du Cercle de la librairie, 1989, pp. 500-511.
G.[uadalupi], G. [ianni], “Biblioteche immaginarie”, in: Vittorio Di Giuro, a cura di, Manuale Enciclopedico della Bibliofilia, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 1997, p. 116.
Jeandillou, Jean-François, Supercheries littéraires. La vie et l’œuvre des auteurs supposés, Paris, Editions Usher, 1989.
Nodier, Charles, Questions de littérature légale. Du plagiat, de la supposition d’auteurs, des supercheries qui ont rapport aux livres (1812), 2e éd. “revue, corrigée et considérablement augmentée”, Paris, Impr. Crapeler, 1828.
Oulipo, “Bibliothèques invisibles, toujours”, in: La Bibliothèque Oulipienne, vol. 5, Bordeaux, Le Castrol Astral, 2000, pp. 219-247.
Pini, Massimo, “Biblioteche immaginarie”, in: Arcana, vol. I, Milano, Sugar, 1969, p. 92.
Puech, Jean-Benoît, Du vivant de l’auteur, Seyssel, Éditions Camp Vallon, 1990.
Roscioni, Gian Carlo, “Fantasmi di libri”, in: L’arbitrio letterario. Uno studio su Raymond Roussel, Torino, Einaudi, 1985, pp. 71-85.
Santoro, Michele, “Il libro che non c’è. Breve indagine sugli pseudobiblia fra leggenda e finzione letteraria”, Bibliotime, 4, 1992, pp. 4-6.
Santoro, Michele, “Gli scaffali dei sogni. Le pseudobiblioteche fra letteratura, utopia e leggenda”, Bibliotime, 4, 1993, pp. 6-9.
Serrai, Alfredo, “Cataloghi fantastici”, in: Storia della bibliografia, vol. IV, Roma, Bulzoni, 1993, pp. 272-280.
Spargo, John Webster, Imaginary Books and Libraries. An Essay in Lighter Vein, Chicago, Caxton Club, 1952.
Sprague De Camp, Lyon, “The Unwritten Classics”, The Saturday Review of Literature, New York, 29 marzo 1947, vol. 30, n. 13, pp. 7-8 e pp. 25-26.
T.[uzzi], H. [ans], ”Cataloghi immaginari”, in: Vittorio Di Giuro, a cura di, Manuale Enciclopedico della Bibliofilia, Milano, Edizioni Sylvestre Bonnard, 1997, p. 154.
Versins, Pierre, “Bibliothèques imaginaires”, in: Encyclopédie de l’utopie, des voyage extraordinaires et de la science fiction, Lausanne, l’Age d’homme, 1972, p. 114.


Nota bibliografica:
La riproduzione integrale del catalogo di Fortsas si trova nel Journal de l’amateur de livres (1850, pp. 141-152) a cura di Jannet, nell’Essai sur le bibliothèques imaginaires (1851) di Brunet e più di recente nel libro di Walter Klinefelter The Fortsas bibliohoax (Newark, N.J., The Carteret book club, 1941) e in The Fortsas Hoax (London, Arborfield, 1961) curato da James Moran. Notizie interessanti sono anche nel Dictionnaire des ouvrages anonymes et pseudonymes composées (1822-1827) di Antoine-Alexandre Barbier e nelle Supercheries littéraires dévoilées (1847-1853) di Joseph-Marie Quérard.

Linkografia:
Wikipedia: Fictional book
The Frank W. Tober Collection on Literary Forgery
The Invisible Library Catalog
Wikipedia: Cthulhu Mythos arcane literature

Tatiana Martino

domenica 21 novembre 2010

The Fantasy Fan: la prima fanzine weird dagli anni 30 in unico volume

The Fantasy Fan, 2010, copertina
È stata la prima fanzine a occuparsi di narrativa weird, pubblicata a Elizabeth, nel New Jersey, da un giovanissimo Charles D. Hornig con uscite mensili discontinue tra il settembre del 1933 e il febbraio ’35. Per quanto amatoriale, con una tiratura probabilmente mai superiore alle 300 copie diffuse in abbonamento postale tra gli appassionati specialmente di Weird Tales, sulle pagine di The Fantasy Fan trovavano spazio opinioni, racconti e versi di autori come H.P. Lovecraft, C.A. Smith, R.E. Howard, Robert Bloch, August Derleth, David H. Keller, Robert H. Barlow e tanti altri affermati o – allora – emergenti scrittori di genere che senza problemi si confrontavano coi fans, liberamente concedendo quelle proprie storie che non trovavano altrimenti una collocazione in ambito professionale.

La firma del sognatore di Providence vi è fra le più ricorrenti con “The Other Gods” e “From Beyond”, oltre alle prime parti del Supernatural Horror in Literature, ai sonetti “The Book”, “Pursuit”, “The Key” e “Homecoming” e le ristampe di “Polaris” e “Beyond the Wall of Sleep”. Di Howard venivano proposti per esempio “Gods of the North”, una versione riveduta di “The Frost-Giant’s Daughter”, e poesie come “Voices in the Night”. Di Smith apparvero “The Ghoul”, “The Epiphany of Death”, “The Primal City” e ancora i versi di “A Dream of the Abyss”, “Necromancy”, “Medusa” o “Malanoth”. Fra le curiosità, anche il poema “Dreams of Yith” di Duane W. Rimel, in qualche parte revisionato dallo stesso Lovecraft, forse persino da Ashton Smith.

Ma la fanzine proponeva pure recensioni e critica, rubriche e aree di dibattito, compreso “il punto di ebollizione”, un angolo della posta dal titolo “The Boiling Point” nel quale non mancarono lunghe polemiche, anche spigolose, come la controversia fra Clark Ashton Smith e un appena diciassettenne ma già agguerrito Forest J. Ackerman che diede fuoco alle polveri lamentandosi, piuttosto rudemente, di una smithiana storia horror apparsa su Wonder Stories come fantascienza. I più curiosi potranno leggere della diatriba su questa pagina del sito The Eldritch Dark, l’intera rubrica è stata già invece pubblicata nel booklet della Necronomicon Press The Boiling Point (1985).

Sempre più difficoltose a reperirsi, e ancor più raro trovarne una completa collezione, le uscite della storica Fantasy Fan sono state ora riunite in unico volume dall’americano Lance Thingmaker in The Fantasy Fan: The Fans’ Own Magazine. September, 1933 - February, 1935, un progetto in tutto degno dei passionali fans degli anni 30 che lo ha visto reperirne e scansionarne ogni singolo fascicolo, riprodotto nelle stesse dimensioni – cm. 21x14 – e stampato su buona carta colorata per mantenere in pieno l’effetto delle edizioni originali.

The Fantasy Fan, 2010, cofanetto“L’obiettivo alla base di questo mio progetto,” – scrive il curatore nell’introduzione del volume, – “era di renderlo disponibile a chi volesse leggere le riviste così com’erano originariamente apparse. Ho immaginato questa storia: Charles Horning, frustrato per la chiusura della sua fanzine, che decide di preservarne le rimanenti copie, le porta in una legatoria locale del New Jersey e riunisce insieme la serie completa delle sue 18 uscite in un semplice volume rilegato in copertina rigida, con un cofanetto. Dunque, questo è proprio quel che ho fatto: nessuna sovracopertina di fantasia, niente titoli a foglia d’oro sul dorso, né risguardi in carta marmorizzata. Soltanto un semplice bel libro”.

Nessun altro intervento quindi, nemmeno editoriale salvo la breve nota introduttiva e l'aggiunta del testo integrale, in appendice, del saggio lovecraftiano sull'orrore soprannaturale nella letteratura, le cui puntate non avevano trovato conclusione sul magazine. Il tutto per una raccolta che restituisce in effetti le sensazioni della stampa d’epoca, benché ci si rammarichi della mancanza di un qualche più dettagliato indice per titoli o anche per autore.

In circa 350 pagine, a copertina rigida con dorso in tela, il libro è privatamente realizzato in una edizione limitata di 200 copie, le prime cento delle quali corredate di cofanetto rigido e stampa commemorativa con ritratto di Charles Hornig.

In assenza di un ufficiale sito web, ogni dettaglio sull’iniziativa è reperibile su questa pagina della R.E. Howard United Press Association. Richieste per informazioni e ordini si possono inoltrare via email presso l’editore, ma è possibile tenere d’occhio il suo Ebay Store per eventuali copie postevi direttamente in vendita.

The Fantasy Fan
The Fans’ Own Magazine. September, 1933 - February, 1935
a cura di Lance Thingmaker
edizione privata, 2010
copertina rigida in cofanetto, 350 pagine, $55.00

Andrea Bonazzi

lunedì 11 ottobre 2010

Qualcosa di Robert H. Barlow

Robert H. Barlow, fotoDi Robert Hayward Barlow (1918–1951) restano soprattutto note le connessioni con Howard Phillips Lovecraft, con il quale entra in corrispondenza nel 1931 nascondendo la propria vera età, almeno sino all’incontro con lo scrittore suo ospite tre anni più tardi in Florida.

Genio precoce e appassionato del fantastico, il giovanissimo Barlow entra presto in contatto epistolare con Clark Ashton Smith, con Robert E. Howard e altri ammirati autori di Weird Tales; inizia egli stesso a scrivere, assistito da un Gentiluomo di Providence sempre prodigo di consigli; prende a collezionare manoscritti, spesso offrendosi di batterli a macchina preservando in questo modo molti originali altrimenti destinati alla dispersione, quando non all’oblio. Diventa editore e tipografo in proprio realizzando fanzines come The Dragon-Fly (1935-1936) e Leaves (1937-1938), dando a stampa nel 1935 The Goblin Tower, la prima raccolta di poesie di Frank Belknap Long, e The Cats of Ulthar del medesimo Lovecraft in numero limitato di copie, progettando altri volumi ancora di Whithehead, di C.L. Moore e di Smith sull’impeto di un entusiasmo che non riuscirà, tuttavia, a tenere il passo con gli impegni.

La narrativa di Robert H. Barlow conta sei fra semplici revisioni e collaborazioni con H.P. Lovecraft, il quale fornì titolo al brevissimo racconto d’esordio “The Slaying of the Monster” (1931 circa) risistemandone la prosa, seguìto da “Il tesoro del mostro stregone” (The Hoard of the Wizard-Beast, 1933), tradotto in italiano ma difficilmente reperibile sulle riviste Fictionaire (n. 1, ottobre 1999) e Mystero (n. 46, marzo 2004). Entrambe le storie sono rimaste inedite fino al 1994, mentre solitamente incluse nelle raccolte lovecraftiane sono “Il match di fine secolo” (The Battle That Ended the Century, 1934), goliardica e in origine anonima messa in parodia del giro di colleghi e conoscenti; “Universi in sfacelo” (Collapsing Cosmoses, 1935), un frammento di satira sulla fantascienza del periodo; “Finché tutti i mari... ”(«Till A’ the seas», 1935) e “L’oceano di notte” (The Night Ocean, 1936). Proprio quest’ultimo, ironicamente, a lungo e da tanti indicato come un racconto fra i “più maturi” del tardo Lovecraft… sino alla scoperta del manoscritto originale su microfilm, negli anni 90, a dimostrarne invece un minimo intervento, forse meno del 10% sul totale secondo S.T. Joshi.

Diversi racconti tra i primi fino al ciclo degli Annals of the Djinn (1933-1936) inevitabilmente risentono dell’inesperienza di un autore, per quanto dotato, ancora adolescente. Altri come “A Dim-Remembered Story” (1936) trovano invece le stesse sicure e intense atmosfere weird di “The Night Ocean”, e meriterebbero maggior diffusione se non una traduzione in italiano.

H.P. Lovecraft, Robert H. Barlow, Bernice e Wayne Barlow, fotoUno scritto olografo di Lovecraft tra le “Istruzioni in caso di decesso” designò R.H. Barlow, come sappiamo, quale proprio esecutore letterario. Di qui, tuttavia, una serie di incomprensioni e d’immotivati risentimenti da una parte dei contatti comuni che, ancora ignari, vedevano il giovane “appropriarsi” delle carte dello scrittore del Rhode Island... Con Derleth e Wandrei che già si affannavano per pubblicarne l’opera mentre, sommerso di problemi personali, il povero Barlow sembrava non combinare nulla.

In realtà si deve a lui la conservazione della gran parte del materiale e degli scritti lovecraftiani, e il loro affidamento in custodia a una biblioteca. Robert Barlow cura quindi l’edizione di Notes and Commonplace Book (1938) e, parzialmente fugati gli spiacevoli screzi, collabora infine alla preparazione di The Otsider and Others, il primo volume Arkham House nel 1939, per poi raccogliere i suoi personali ricordi in “The Wind That Is in the Grass: A Memoir of H.P. Lovecraft in Florida” (1944). “Memories of Lovecraft” (1934) è invece una fresca memoria della lunga visita di quell’anno presso la famiglia Barlow a De Land, Florida, attraverso le annotazioni del momento. Pubblicato integralmente solo nel 1992 (On Lovecraft and Life, Necronomicon Press), una sua parziale redazione emendata da August Derleth apparve come “The Barlow Journal” nel 1959 e nel ’66, probabile riferimento per la versione italiana proposta in Tutto Lovecraft vol. 9: Demoni e meraviglie (Fanucci, 1990) con il titolo di “«Diario» di una visita”.

Dopo la scomparsa di HPL, come a chiudere un capitolo di vita l’interesse si sposta drasticamente verso la poesia, già praticata e apparsa in pubblicazioni amatoriali. L’incontro con il “movimento attivista” di Lawrence Hart, nel 1939, spinge Barlow ad abbandonare la tradizione metrica formale per dedicarsi al verso sperimentale: vince premi universitari con Poems for a Competiton (1942) e pubblica View from a Hill (1947), mentre una terza raccolta Accent on Barlow: A Commemorative Anthology giungerà postuma nel 1962.

Perfeziona nel frattempo gli studi in antropologia e storia, e intorno al 1943 si trasferisce in Messico dove insegna sino a ottenere la cattedra di professore al Mexico City College. Esperto di lingua Nahuatl, Robert H. Barlow diviene un autentico pioniere della ricerca storica e linguistica nel paese, un’autorità sul periodo messicano fra il XIV e il XVII secolo.

Necrologio di R.H. Barlow sul Mexico City Collegian, 18 gennaio 1951Ma subisce ricatto in quanto omosessuale... Un possibile scandalo gli costerebbe al minimo la carriera e – benché non dimostrato che ciò fosse all’origine dell’atto, nell’insieme di una personalità sensibile e complessa – nel 1951, a soli trentadue anni, mette fine alla propria esistenza in un’overdose di barbiturici. Nell'immagine ingrandibile qui accanto, l'articolo di necrologio apparso il 18 gennaio del ’51 sul Mexico City Collegian, il giornale pubblicato in inglese al college di Città del Messico.

La sua poesia e narrativa fantastica sono raccolte nel volumetto Eyes of the God: The Weird Fiction and Poems of R.H. Barlow uscito nel 2002 presso Hippocampus Press, mentre l’intero epistolario Lovecraft-Barlow esistente, completo delle memorie lovecraftiane, è apparso in O Fortunate Floridian: H.P. Lovecraft Letters to R.H. Barlow, nel 2007 per i tipi della University of Tampa Press. Alla prima monografia critica su Robert Barlow sta lavorando l'esperto italiano Massimo Berruti, in un libro di futura uscita.

A seguito, per concludere, un esempio della poesia di Barlow con gli ultimi versi composti quattro anni prima della morte:


“Intimations of Mortality” (Fall 1947) di Robert H. Barlow, in Eyes of the God (Hippocampus Press, 2002), traduzione di A. Bonazzi.

Andrea Bonazzi

(in prima versione su In Tenebris Scriptus il 20/08/08)

sabato 9 ottobre 2010

The Yith Cycle, i racconti lovecraftiani della “Grande razza”

The Yith Cycle. Lovecraftian Tales of the Great Race and Time TravelAttesa e rimandata nel corso degli ultimi mesi, è finalmente in fase di stampa The Yith Cycle. Lovecraftian Tales of the Great Race and Time Travel, a cura di Robert M. Price, ennesima uscita narrativa per l’americana Chaosium,che prosegue con la propria serie di antologie tematiche dedicate ai “Miti di Cthulhu”, destinate sia agli appassionati letterari che ai cultori del gioco di ruolo d’ispirazione “cthulhiana”.

Yith è il pianeta di origine della “Grande razza”, la specie aliena creata da H.P. Lovecraft nel suo “L’ombra fuori dal tempo”: antiche creature dall'aspetto conico in grado di viaggiare nello spazio e nel tempo attraverso lo scambio della mente. Il libro raccoglie l’intero ciclo di racconti, sia classici che meno conosciuti, dedicati negli anni agli yithiani, dall’originale lovecraftiano - qui riproposto nella versione restaurata e corretta - all’episodio della round robin story “The Challenge From Beyond” (1935, in italiano “Sfida dall'infinito”), composta a più mani insieme a C.L. Moore, Merritt, Howard e Long.

Da Lovecraft, quindi, alle storie di August W. Derleth e del loro contemporaneo Duane W. Rimel, spaziando fino alle più recenti variazioni sul tema a firma di autori quali Richard L. Tierney, Richard F. Searight o Wilum H. Pugmire.

Altri particolari e informazioni sulla pagina web della Chaosium. Qui a seguito, invece, i contenuti del volume:

Introduzione - Robert M. Price
The Purple Sapphire - John Taine
Dreams of Yith - Duane W. Rimel
The Jewels of Charlotte - Duane W. Rimel
The Sealed Casket - Richard F. Searight
The Warder of Knowledge - Richard F. Searight
The Shadow Out of Time - H. P. Lovecraft
The Challenge From Beyond - H. P. Lovecraft
The Shadow Out of Space - August W. Derleth
The Dark Brotherhood - August W. Derleth
The Horror From Yith - Alan D. Gullette, Walter C. De Bill, Jr. e Ted E. Pons
The Changeling - Walter C. De Bill, Jr.
The Sands of Time - P. Schuyler Miller
Countdown for Kalara - Richard L. Tierney
The Winds of Yith - W.H. Pugmire

The Yith Cycle
Lovecraftian Tales of the Great Race and Time Travel
a cura di Robert M. Price
Call of Cthulhu Fiction, Chaosium, 2010
brossura, $16.95
ISBN 9781568823270

Andrea Bonazzi