Non appare necessario presentare Max Ernst, o approfondirne gli argomenti. Forse può risultare in qualche modo irriverente, invece, proporre una delle colonne portanti del surrealismo come se si trattasse di “semplice” illustrazione fantastica. Ma è questione di sfumature, di convenzioni e di etichette incollate sopra per l’archivio.
Certo guardando da qui, dal basso di chi vede e legge il fantastico weird, certi dipinti come L’occhio del silenzio (1943-44) non possono sfuggire a un confronto con le architetture non euclidee di una lovecraftiana R’lyeh riemersa di fresco dalle alghe del Pacifico. Certi paesaggi irreali assomigliano piuttosto alle realtà d’altri mondi, per come immaginati nell’ultimo secolo su pagine e copertine più o meno popolari. Architetture quasi biologiche, paesaggi alieni come nelle storie di un qualche vecchio Weird Tales. Altrove, strutture e creature grottesche, come sfuggite da un trittico fiammingo per far visita ai futuri colleghi del Novecento sul fronte d’un qualche tascabile horror / fantasy.
Insomma, se è ben lecito cercare un ideale d’arte nell’illustrazione fantastica, qualche volta il percorso può anche essere inverso. Al massimo, qualche storico dell’arte avrà un po’ da mugugnare per l’approccio.
Una guida alle gallerie che ospitano le opere di Max Ernst si trova in rete su ArtCyclopedia.
Certo guardando da qui, dal basso di chi vede e legge il fantastico weird, certi dipinti come L’occhio del silenzio (1943-44) non possono sfuggire a un confronto con le architetture non euclidee di una lovecraftiana R’lyeh riemersa di fresco dalle alghe del Pacifico. Certi paesaggi irreali assomigliano piuttosto alle realtà d’altri mondi, per come immaginati nell’ultimo secolo su pagine e copertine più o meno popolari. Architetture quasi biologiche, paesaggi alieni come nelle storie di un qualche vecchio Weird Tales. Altrove, strutture e creature grottesche, come sfuggite da un trittico fiammingo per far visita ai futuri colleghi del Novecento sul fronte d’un qualche tascabile horror / fantasy.
Insomma, se è ben lecito cercare un ideale d’arte nell’illustrazione fantastica, qualche volta il percorso può anche essere inverso. Al massimo, qualche storico dell’arte avrà un po’ da mugugnare per l’approccio.
Una guida alle gallerie che ospitano le opere di Max Ernst si trova in rete su ArtCyclopedia.
Andrea Bonazzi
(pubblicato su In Tenebris Scriptus il 17/09/08)
(pubblicato su In Tenebris Scriptus il 17/09/08)
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