Dopo aver presentato The Conspiracy Against the Human Race sembra necessario, in questa sede, un minimo approfondimento sull’autore riproponendo – con un aggiornamento a seguito – questo articolo apparso nel 2007:
Nessuno ancora in Italia pare seriamente occuparsi di questo autore, il cui nome resta quasi ignoto persino a molti fra gli appassionati di genere. Salvo pochi racconti in antologie non è mai stato proposto in italiano, né ha molta probabilità di esserlo visto che rifiuta la grande editoria dei bestsellers e, soprattutto, non scrive romanzi. Eppure, ci troviamo di fronte a un’autentica figura di culto, uno dei maggiori scrittori weird horror viventi, riconosciuto e apprezzato dalla critica. Singolare fenomeno di popolarità sotterranea mai giunto a un successo commerciale che sembra consapevolmente sfuggire, premiato con i più importanti riconoscimenti di settore dai tre Bram Stoker Awards allo International Horror Guild Award.
Americano di seconda generazione, proveniente da una famiglia di origini siciliane, Thomas Ligotti nasce a Detroit il 9 luglio del 1953. Cresciuto in un cattolicesimo che abbandona nella prima adolescenza, trascorre gli anni giovanili in un agiato sobborgo della città ove frequenta il Macomb County Community College, tra il 1971 e il 1973, fino a laurearsi in Inglese nel 1977 presso la Wayne State University.
I tardi anni 60 lo vedono in pieno abuso di alcool e droghe, mentre ancora frequenta le scuole superiori, fino all’agosto 1971 quando iniziano a manifestarsi le prime crisi di agorafobia, i primi attacchi di panico e di quelle sindromi ansiose e depressive destinate ad accompagnarlo negli anni, segnandone la personalità e il rapporto col mondo.
È in questo periodo che il giovane Thomas inizia a scoprire la letteratura fantastica e weird, appassionandosi ad autori come Poe, Machen e Lovecraft fino a iniziare egli stesso a scrivere, mentre è al suo terzo anno di college, trovando in ciò nuovi stimoli e diversione dalle proprie ansie croniche. Sei anni di sperimentazioni e di prove prima di vedersi accettare il primo racconto, “The Chymist”, con cui fa il suo esordio sulla fanzine Nictalops nel marzo del 1981.
Il suo nome inizia così a circolare su diverse testate tra fandom e piccola editoria, sempre con brevi racconti che lo contraddistinguono per approccio e stile, fino alla pubblicazione nel 1985 della sua prima raccolta Songs of a Dead Dreamer, in sole trecento copie presso la minuscola Silver Scarab Press ma già attirando su di sé le attenzioni di più noti e prestigiosi colleghi, come Ramsey Campbell che del volume firma la breve e lusinghiera introduzione. Il primo racconto su rivista professionale arriva nell’aprile 1990 con “The Last Feast of Harlequin” (“La festa di Mirocaw”), un dichiarato omaggio a H.P. Lovecraft che gli vale il titolo di copertina su The Magazine of Fantasy & Science Fiction.
Dal 1979 Ligotti lavora come editor associato presso la divisione di critica letteraria della Gale Research Company, ora Thomson Gale, raccogliendo e curando monografie critiche su vari autori, fino all’estate 2001 quando lascia finalmente Detroit per trasferirsi a Tampa, nel sud della Florida, dove attualmente svolge attività di freelance nel campo editoriale.
Estremamente riservato e schivo, lo scrittore del Michigan si è reso di per sé “personaggio” nell’evitare qualunque apparizione in pubblico, sfuggendo il contatto diretto con l’intero ambiente professionale e i fans, mai partecipando a premiazioni e conventions. Atteggiamento giustificabile con gli stati ansiosi cui va patologicamente soggetto: fobie e depressioni di cui non esita apertamente a parlare nel corso delle rarissime interviste.
Nessuna pubblica uscita. Nessuna ritratto a testimoniarne un’esistenza fisica a parte una manciata di foto solo più tardi e più o meno ufficialmente diffuse, una delle quali “rubata” addirittura da un annuario aziendale. Non c’è da sorprendersi, dunque, che alcuni lo ritenessero per anni il mero pseudonimo di un qualche autore famoso in vena di esperimenti. Ancora nel 1996 all’uscita di The Nightmare Factory, il suo paperback più diffuso, la prefazione di Poppy Z. Brite si apre rivolta a lui come a un’incognita: “Sei là fuori, Thomas Ligotti?”
Ricercato nello stile, inconfondibile ed elaborato sino ai limiti del “poema in prosa” (talvolta a scapito dell’equilibrio stesso del racconto, osserva qualche critico), per Ligotti come per H.P. Lovecraft e Clark Ashton Smith non è la vita ad avere interesse quanto la “fuga dalla vita”, l’evasione dai suoi limiti verso tutt’altre realtà. Un orrore ontologico anziché psicologico, quello della sua narrativa, che mette in discussione l’essenza stessa delle cose, nel dispiegarsi dell’avvenimento fantastico in sé più che attraverso i protagonisti che l’affrontano. Personaggi sempre ritratti al minino indispensabile, con scarsa e sardonica partecipazione per le loro vicende umane. Figure passive che perdono o non hanno mai avuto il controllo del loro stesso mondo. Semplici comprimari in storie che, ancora come quelle di Lovecraft, pongono la straordinarietà del fenomeno perturbante al centro del palcoscenico e al di sopra di tutto.
E la cifra stilistica, l’uso del linguaggio, è il tutto. L’approccio, benché realistico, risulta quanto di più distante dai bestsellers alla Stephen King, ogni trama secondaria rispetto a tono e atmosfera, poco o nulla concesso a violenza e splatter. Un risultato che va oltre la somma dei suoi elementi, coinvolgendo il lettore nel ridiscutere le proprie scontate percezioni.
Oltre alla prosa di Edgar Allan Poe, una delle maggiori e dichiarate influenze letterarie è rappresentata dal primo e più sognante Lovecraft, quello de “La musica di Erich Zann”. Al maestro di Providence lo scrittore dedica alcune originali storie, sfuggendo agli abusati orpelli dei canonici “Miti di Cthulhu”. Fra le sue letture predilette o formative sono citati Borges e William Burroughs, a fronte di una prevalenza di nomi europei quali Nabokov, Cioran, Kafka, Bruno Schulz e anche il nostro Buzzati.
I suoi temi sono spesso quelli del sogno, un allucinato sfumare tra sfera onirica e tenebrose quotidianità. O della “conoscenza proibita” a disvelare i più inattesi e inquietanti aspetti dell’essere. Ricorrono immagini di simulacri animati, manichini e marionette, oscure ombre dell’inumano. E di ambienti in declino che trasfigurano nel surreale, in un’estetica del decadimento urbano ispirata all’autore dai quartieri abbandonati nella propria città natale.
Descritta come “profondamente nichilista” e velata di sarcastica misantropia, la visione di Thomas Ligotti rivela una realtà indistinta dall’incubo, un mondo in cui l’orrore è l’essenza stessa delle cose, percezione senza veli di un’esistenza incomprensibile e senza scopo. Una creazione forse persino “ostile” che si discosta dall’indifferenza cosmica dell’universo lovecraftiano. Una visione che alcuni accostano allo gnosticismo, un po’ alla maniera misticheggiante e paranoica dell’ultimo Philip K. Dick. Ma se il pensiero gnostico comunque contempla una divinità, al di sopra del caduto demiurgo creatore del presente e distorto mondo materiale, l’ateismo di Ligotti esclude invece ogni possibilità di “salvezza”.
Dopo la prima limitata edizione, Songs of a Dead Dreamer viene rivisto con l’aggiunta di qualche racconto e l’esclusione di altri fra i meno maturi, per essere pubblicato nel Regno Unito dalla Robinson nel 1989, e un anno più tardi negli Stati Uniti da Carroll & Graf, la quale fa pure uscire le raccolte Grimscribe: His Lives and Works nel 1991, Noctuary nel 1994, e The Nightmare Factory che nel 1996 riunisce in un corposo omnibus i tre titoli precedenti. The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, nel 1994 presso la Silver Salamander Press, raccoglie una sorta di “esercizi di stile” in cui Ligotti rivisita, con alterni risultati, i luoghi comuni dell’horror classico.
Inizia nello stesso periodo la collaborazione con il gruppo musicale inglese dei Current 93 che gli dedica alcune canzoni di All the Pretty Little Horses, album del 1996 concluso da una ghost track nella quale lo stesso scrittore americano declama, attraverso il telefono, una poesia dal proprio racconto “Les Fleurs”. Del 1997 è In a Foreign Town, in a Foreign Land, un libro con CD allegato (o viceversa, secondo i punti di vista) in cui quattro racconti si accompagnano ad altrettante tracce musicali appositamente realizzate dai Current 93. Seguono I Have a Special Plan For This World (2000) e This Degenerate Little Town (2001), ove il sound del complesso britannico si fonde ai versi di Thomas Ligotti.
Nel 2002 appare My Work Is Not Yet Done: Three Tales of Corporate Horror, volume della Mythos Books che trova nella novella del titolo, premiata con il Bram Stoker Award, l’unico tentativo dell’autore verso la dimensione del romanzo. La vicenda inizia come una semplice storia di serial killer, la vendetta di un impiegato vittima di mobbing, sviluppandosi in ben altro incubo nel corso delle sue centocinquanta pagine.
Sideshow and Other Stories, fascicolo ancora a tiratura limitata, esce nel 2003 presso la Subterranean Press mentre altre edizioni sempre nell’ordine delle centinaia di copie sono pubblicate in Inghilterra dalla Durtro di David Tibet, leader dei Current 93. Tra queste Crampton (2003), una sceneggiatura scritta insieme a Brandon Trenz proposta (ma senza successo) per la serie televisiva X-Files, e i poemetti di Death Poems (2004), fino all’ultimo Teatro Grottesco nel 2006.
Del 2005 è il tascabile The Shadow at the Bottom of the World diffuso dalla Cold Spring Press, ultimo fra i suoi libri ad avere vasta distribuzione di mercato, edito in seguito anche da Subterranean Press.
Un prossimo The Conspiracy Against the Human Race raccoglierà saggistica e interviste in un’ideale “summa” delle considerazioni ligottiane sull’horror. Una sua prima versione è stata offerta ai fans, per limitato periodo, liberamente scaricabile dal sito ufficiale www.ligotti.net.
Dal racconto “The Frolic” (1982) è tratto l’omonimo cortometraggio (disponibile in DVD) diretto nel 2007 da Jacob Cooney, storia di uno psichiatra ossessionato da un suo paziente del manicomio criminale, killer psicopatico le cui fantasie si sveleranno più realistiche e minacciose del previsto.
I racconti di Ligotti sono tradotti ovunque grazie anche ai contributi in famose antologie. Suoi volumi sono pubblicati in Grecia, in Spagna, e in Germania con edizioni illustrate da H.R. Giger. Soltanto briciole, dicevamo, in Italia. Per il mercato nostrano una raccolta di racconti horror non la si rischia davvero senza un nome di garantito successo.
In attesa di più coraggio (o incoscienza) editoriale, troviamo “L’ultima avventura di Alice” in In principio era il male (Mondadori 1990 e ’94), alienazione di una scrittrice fra suo mondo letterario e realtà. “Il grande festival delle maschere” in Paure eccellenti (Mondadori 1991), strana celebrazione carnevalesca distorta in surreale atmosfera. “La festa di Mirocaw” in Millemondiestate 92 (Mondadori 1992), in cui un antropologo scopre oscuri risvolti di una festività di provincia. “La perduta arte del tramonto” in Horror Story 13 (Garden 1992), originale variazione sul tema del vampirismo. “L’attrazione” in Horror: Il meglio (Nord 1994), un irreale cinema che attira lo spettatore nell’incubo. “Delle ombre e dell’oscurità” in 999 (Sperling 1999), ove una specie di “guru” trascina nel suo personale orrore i seguaci. “Il cuore del Conte Dracula, discendente di Attila, flagello di Dio” ne Il grande libro di Dracula (Newton 2000), esercizio stilistico sul più classico dei vampiri. E infine “Les Fleurs” sulla fanzine Hypnos (2007), in cui un uomo pare vivere differenti realtà eliminando le compagne con cui non può condividerle.
“L’angelo della Signora Rinaldi”, nel quarto numero di Necro, è un racconto del 1991 la cui versione originale si trova disponibile sul sito web dell’autore. La storia presenta alcune delle più tipiche tematiche ligottiane: la forza del sogno come estensione della realtà piuttosto che sua alternativa, entrambi aspetti di una stessa esistenza d’incubo, in un vicendevole compenetrarsi e confondersi oltre il velo dell’apparenza. Ampliate percezioni di quel supremo stato d’orrore che è la vita.
Fin qui il testo introduttivo pubblicato nel novembre del 2007 – con il titolo di “Are you out there, Thomas Ligotti?” – a precedere la versione italiana di “Mrs. Rinaldi’s Angel” sul n. 4 della scomparsa rivista Necro. Diverse cose sono cambiate nel frattempo: Ligotti non è più così un “oggetto misteriososo” per gli appassionati italiani di weird horror, grazie anche alla sua presentazione su Hypnos n. 1 e allo stesso precedente articolo, già diffuso via web su In Tenebris Scriptus.
Un rinnovato interesse per l’autore arriva nel 2008, qui curiosamente in ambito fantascientifico con i racconti “Le vigilie di Natale della zia Elise”, pubblicato su Robot n. 54, e “L’ultimo banchetto di Arlecchino” (diversa traduzione de “La festa di Mirocaw”) sul n. 78 dell’antologico Nova Sf* della Elara Libri. E dallo stesso editore, finalmente, un primo intero volume dedicato: I canti di un sognatore morto (Songs of a Dead Dreamer), benché in edizione a circolazione limitata in quanto non distribuito in libreria. Sempre per Elara, non è da escludere una prossima versione italiana anche per Grimscribe.
Inoltre, arriva anche l’interesse del mondo dei comics: The Nightmare Factory Vol. 1 (2007) e The Nightmare Factory Vol. 2 (2008) sono due raccolte di graphic novels tratte dall’omonima raccolta, prodotte negli Stati Uniti dalla Fox Atomic Comics e distribuite da HarperCollins, con il primo volume che in Italia trova edizione presso Free Books nel 2008 come La fabbrica degli incubi. Nell’occasione, anche la radio nazionale finirà con l’occuparsi di Thomas Ligotti presentando l’uscita del fumetto, nel settembre dello stesso anno, nel corso del programma di Radio2 Dispenser.
In lingua inglese, alcune riedizioni americane e diverse ristampe in edizione economica dal Regno Unito rendono assai più ampia e accessibile la diffusione delle sue ultime raccolte Teatro Grottesco (Mythos Books, 2007; Virgin Books, 2008 e ’10) e My Work Is Not Yet Done (Virgin, 2009 e ’10).
Gli ultimi anni segnano un apparente abbandono della vena narrativa, se si escludono gli interventi – a volte drastici – di revisione dei suoi primi lavori di fiction in via di pubblicazione presso la Subterranean Press, in una serie di “definitive” riedizioni inaugurata nel 2010 con il volume d’esordio Songs of a Dead Dreamer, per proseguire nel 2011 con la versione finale di Grimscribe: His Lives and Works. Nel corso, sempre, del 2011 la Centipede Press ha inoltre in programma una riedizione dell’ormai raro The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales.
Un’allontanarsi dalla modalità espressiva del racconto che coincide con la lunga gestazione dell’ultima impegnativa ed estesa prova di saggistica, quel The Conspiracy Against the Human Race: A Contrivance of Horror (Hippocampus Press, 2010; ristampa paperback 2011), che mette a fuoco le pessimistiche speculazioni filosofiche alla base del pensiero e dell’opera letteraria di Ligotti.
Nessuno ancora in Italia pare seriamente occuparsi di questo autore, il cui nome resta quasi ignoto persino a molti fra gli appassionati di genere. Salvo pochi racconti in antologie non è mai stato proposto in italiano, né ha molta probabilità di esserlo visto che rifiuta la grande editoria dei bestsellers e, soprattutto, non scrive romanzi. Eppure, ci troviamo di fronte a un’autentica figura di culto, uno dei maggiori scrittori weird horror viventi, riconosciuto e apprezzato dalla critica. Singolare fenomeno di popolarità sotterranea mai giunto a un successo commerciale che sembra consapevolmente sfuggire, premiato con i più importanti riconoscimenti di settore dai tre Bram Stoker Awards allo International Horror Guild Award.
Americano di seconda generazione, proveniente da una famiglia di origini siciliane, Thomas Ligotti nasce a Detroit il 9 luglio del 1953. Cresciuto in un cattolicesimo che abbandona nella prima adolescenza, trascorre gli anni giovanili in un agiato sobborgo della città ove frequenta il Macomb County Community College, tra il 1971 e il 1973, fino a laurearsi in Inglese nel 1977 presso la Wayne State University.
I tardi anni 60 lo vedono in pieno abuso di alcool e droghe, mentre ancora frequenta le scuole superiori, fino all’agosto 1971 quando iniziano a manifestarsi le prime crisi di agorafobia, i primi attacchi di panico e di quelle sindromi ansiose e depressive destinate ad accompagnarlo negli anni, segnandone la personalità e il rapporto col mondo.
È in questo periodo che il giovane Thomas inizia a scoprire la letteratura fantastica e weird, appassionandosi ad autori come Poe, Machen e Lovecraft fino a iniziare egli stesso a scrivere, mentre è al suo terzo anno di college, trovando in ciò nuovi stimoli e diversione dalle proprie ansie croniche. Sei anni di sperimentazioni e di prove prima di vedersi accettare il primo racconto, “The Chymist”, con cui fa il suo esordio sulla fanzine Nictalops nel marzo del 1981.
Il suo nome inizia così a circolare su diverse testate tra fandom e piccola editoria, sempre con brevi racconti che lo contraddistinguono per approccio e stile, fino alla pubblicazione nel 1985 della sua prima raccolta Songs of a Dead Dreamer, in sole trecento copie presso la minuscola Silver Scarab Press ma già attirando su di sé le attenzioni di più noti e prestigiosi colleghi, come Ramsey Campbell che del volume firma la breve e lusinghiera introduzione. Il primo racconto su rivista professionale arriva nell’aprile 1990 con “The Last Feast of Harlequin” (“La festa di Mirocaw”), un dichiarato omaggio a H.P. Lovecraft che gli vale il titolo di copertina su The Magazine of Fantasy & Science Fiction.
Dal 1979 Ligotti lavora come editor associato presso la divisione di critica letteraria della Gale Research Company, ora Thomson Gale, raccogliendo e curando monografie critiche su vari autori, fino all’estate 2001 quando lascia finalmente Detroit per trasferirsi a Tampa, nel sud della Florida, dove attualmente svolge attività di freelance nel campo editoriale.
Estremamente riservato e schivo, lo scrittore del Michigan si è reso di per sé “personaggio” nell’evitare qualunque apparizione in pubblico, sfuggendo il contatto diretto con l’intero ambiente professionale e i fans, mai partecipando a premiazioni e conventions. Atteggiamento giustificabile con gli stati ansiosi cui va patologicamente soggetto: fobie e depressioni di cui non esita apertamente a parlare nel corso delle rarissime interviste.
Nessuna pubblica uscita. Nessuna ritratto a testimoniarne un’esistenza fisica a parte una manciata di foto solo più tardi e più o meno ufficialmente diffuse, una delle quali “rubata” addirittura da un annuario aziendale. Non c’è da sorprendersi, dunque, che alcuni lo ritenessero per anni il mero pseudonimo di un qualche autore famoso in vena di esperimenti. Ancora nel 1996 all’uscita di The Nightmare Factory, il suo paperback più diffuso, la prefazione di Poppy Z. Brite si apre rivolta a lui come a un’incognita: “Sei là fuori, Thomas Ligotti?”
Ricercato nello stile, inconfondibile ed elaborato sino ai limiti del “poema in prosa” (talvolta a scapito dell’equilibrio stesso del racconto, osserva qualche critico), per Ligotti come per H.P. Lovecraft e Clark Ashton Smith non è la vita ad avere interesse quanto la “fuga dalla vita”, l’evasione dai suoi limiti verso tutt’altre realtà. Un orrore ontologico anziché psicologico, quello della sua narrativa, che mette in discussione l’essenza stessa delle cose, nel dispiegarsi dell’avvenimento fantastico in sé più che attraverso i protagonisti che l’affrontano. Personaggi sempre ritratti al minino indispensabile, con scarsa e sardonica partecipazione per le loro vicende umane. Figure passive che perdono o non hanno mai avuto il controllo del loro stesso mondo. Semplici comprimari in storie che, ancora come quelle di Lovecraft, pongono la straordinarietà del fenomeno perturbante al centro del palcoscenico e al di sopra di tutto.
E la cifra stilistica, l’uso del linguaggio, è il tutto. L’approccio, benché realistico, risulta quanto di più distante dai bestsellers alla Stephen King, ogni trama secondaria rispetto a tono e atmosfera, poco o nulla concesso a violenza e splatter. Un risultato che va oltre la somma dei suoi elementi, coinvolgendo il lettore nel ridiscutere le proprie scontate percezioni.
Oltre alla prosa di Edgar Allan Poe, una delle maggiori e dichiarate influenze letterarie è rappresentata dal primo e più sognante Lovecraft, quello de “La musica di Erich Zann”. Al maestro di Providence lo scrittore dedica alcune originali storie, sfuggendo agli abusati orpelli dei canonici “Miti di Cthulhu”. Fra le sue letture predilette o formative sono citati Borges e William Burroughs, a fronte di una prevalenza di nomi europei quali Nabokov, Cioran, Kafka, Bruno Schulz e anche il nostro Buzzati.
I suoi temi sono spesso quelli del sogno, un allucinato sfumare tra sfera onirica e tenebrose quotidianità. O della “conoscenza proibita” a disvelare i più inattesi e inquietanti aspetti dell’essere. Ricorrono immagini di simulacri animati, manichini e marionette, oscure ombre dell’inumano. E di ambienti in declino che trasfigurano nel surreale, in un’estetica del decadimento urbano ispirata all’autore dai quartieri abbandonati nella propria città natale.
Descritta come “profondamente nichilista” e velata di sarcastica misantropia, la visione di Thomas Ligotti rivela una realtà indistinta dall’incubo, un mondo in cui l’orrore è l’essenza stessa delle cose, percezione senza veli di un’esistenza incomprensibile e senza scopo. Una creazione forse persino “ostile” che si discosta dall’indifferenza cosmica dell’universo lovecraftiano. Una visione che alcuni accostano allo gnosticismo, un po’ alla maniera misticheggiante e paranoica dell’ultimo Philip K. Dick. Ma se il pensiero gnostico comunque contempla una divinità, al di sopra del caduto demiurgo creatore del presente e distorto mondo materiale, l’ateismo di Ligotti esclude invece ogni possibilità di “salvezza”.
Dopo la prima limitata edizione, Songs of a Dead Dreamer viene rivisto con l’aggiunta di qualche racconto e l’esclusione di altri fra i meno maturi, per essere pubblicato nel Regno Unito dalla Robinson nel 1989, e un anno più tardi negli Stati Uniti da Carroll & Graf, la quale fa pure uscire le raccolte Grimscribe: His Lives and Works nel 1991, Noctuary nel 1994, e The Nightmare Factory che nel 1996 riunisce in un corposo omnibus i tre titoli precedenti. The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, nel 1994 presso la Silver Salamander Press, raccoglie una sorta di “esercizi di stile” in cui Ligotti rivisita, con alterni risultati, i luoghi comuni dell’horror classico.
Inizia nello stesso periodo la collaborazione con il gruppo musicale inglese dei Current 93 che gli dedica alcune canzoni di All the Pretty Little Horses, album del 1996 concluso da una ghost track nella quale lo stesso scrittore americano declama, attraverso il telefono, una poesia dal proprio racconto “Les Fleurs”. Del 1997 è In a Foreign Town, in a Foreign Land, un libro con CD allegato (o viceversa, secondo i punti di vista) in cui quattro racconti si accompagnano ad altrettante tracce musicali appositamente realizzate dai Current 93. Seguono I Have a Special Plan For This World (2000) e This Degenerate Little Town (2001), ove il sound del complesso britannico si fonde ai versi di Thomas Ligotti.
Nel 2002 appare My Work Is Not Yet Done: Three Tales of Corporate Horror, volume della Mythos Books che trova nella novella del titolo, premiata con il Bram Stoker Award, l’unico tentativo dell’autore verso la dimensione del romanzo. La vicenda inizia come una semplice storia di serial killer, la vendetta di un impiegato vittima di mobbing, sviluppandosi in ben altro incubo nel corso delle sue centocinquanta pagine.
Sideshow and Other Stories, fascicolo ancora a tiratura limitata, esce nel 2003 presso la Subterranean Press mentre altre edizioni sempre nell’ordine delle centinaia di copie sono pubblicate in Inghilterra dalla Durtro di David Tibet, leader dei Current 93. Tra queste Crampton (2003), una sceneggiatura scritta insieme a Brandon Trenz proposta (ma senza successo) per la serie televisiva X-Files, e i poemetti di Death Poems (2004), fino all’ultimo Teatro Grottesco nel 2006.
Del 2005 è il tascabile The Shadow at the Bottom of the World diffuso dalla Cold Spring Press, ultimo fra i suoi libri ad avere vasta distribuzione di mercato, edito in seguito anche da Subterranean Press.
Un prossimo The Conspiracy Against the Human Race raccoglierà saggistica e interviste in un’ideale “summa” delle considerazioni ligottiane sull’horror. Una sua prima versione è stata offerta ai fans, per limitato periodo, liberamente scaricabile dal sito ufficiale www.ligotti.net.
Dal racconto “The Frolic” (1982) è tratto l’omonimo cortometraggio (disponibile in DVD) diretto nel 2007 da Jacob Cooney, storia di uno psichiatra ossessionato da un suo paziente del manicomio criminale, killer psicopatico le cui fantasie si sveleranno più realistiche e minacciose del previsto.
I racconti di Ligotti sono tradotti ovunque grazie anche ai contributi in famose antologie. Suoi volumi sono pubblicati in Grecia, in Spagna, e in Germania con edizioni illustrate da H.R. Giger. Soltanto briciole, dicevamo, in Italia. Per il mercato nostrano una raccolta di racconti horror non la si rischia davvero senza un nome di garantito successo.
In attesa di più coraggio (o incoscienza) editoriale, troviamo “L’ultima avventura di Alice” in In principio era il male (Mondadori 1990 e ’94), alienazione di una scrittrice fra suo mondo letterario e realtà. “Il grande festival delle maschere” in Paure eccellenti (Mondadori 1991), strana celebrazione carnevalesca distorta in surreale atmosfera. “La festa di Mirocaw” in Millemondiestate 92 (Mondadori 1992), in cui un antropologo scopre oscuri risvolti di una festività di provincia. “La perduta arte del tramonto” in Horror Story 13 (Garden 1992), originale variazione sul tema del vampirismo. “L’attrazione” in Horror: Il meglio (Nord 1994), un irreale cinema che attira lo spettatore nell’incubo. “Delle ombre e dell’oscurità” in 999 (Sperling 1999), ove una specie di “guru” trascina nel suo personale orrore i seguaci. “Il cuore del Conte Dracula, discendente di Attila, flagello di Dio” ne Il grande libro di Dracula (Newton 2000), esercizio stilistico sul più classico dei vampiri. E infine “Les Fleurs” sulla fanzine Hypnos (2007), in cui un uomo pare vivere differenti realtà eliminando le compagne con cui non può condividerle.
“L’angelo della Signora Rinaldi”, nel quarto numero di Necro, è un racconto del 1991 la cui versione originale si trova disponibile sul sito web dell’autore. La storia presenta alcune delle più tipiche tematiche ligottiane: la forza del sogno come estensione della realtà piuttosto che sua alternativa, entrambi aspetti di una stessa esistenza d’incubo, in un vicendevole compenetrarsi e confondersi oltre il velo dell’apparenza. Ampliate percezioni di quel supremo stato d’orrore che è la vita.
Fin qui il testo introduttivo pubblicato nel novembre del 2007 – con il titolo di “Are you out there, Thomas Ligotti?” – a precedere la versione italiana di “Mrs. Rinaldi’s Angel” sul n. 4 della scomparsa rivista Necro. Diverse cose sono cambiate nel frattempo: Ligotti non è più così un “oggetto misteriososo” per gli appassionati italiani di weird horror, grazie anche alla sua presentazione su Hypnos n. 1 e allo stesso precedente articolo, già diffuso via web su In Tenebris Scriptus.
Un rinnovato interesse per l’autore arriva nel 2008, qui curiosamente in ambito fantascientifico con i racconti “Le vigilie di Natale della zia Elise”, pubblicato su Robot n. 54, e “L’ultimo banchetto di Arlecchino” (diversa traduzione de “La festa di Mirocaw”) sul n. 78 dell’antologico Nova Sf* della Elara Libri. E dallo stesso editore, finalmente, un primo intero volume dedicato: I canti di un sognatore morto (Songs of a Dead Dreamer), benché in edizione a circolazione limitata in quanto non distribuito in libreria. Sempre per Elara, non è da escludere una prossima versione italiana anche per Grimscribe.
Inoltre, arriva anche l’interesse del mondo dei comics: The Nightmare Factory Vol. 1 (2007) e The Nightmare Factory Vol. 2 (2008) sono due raccolte di graphic novels tratte dall’omonima raccolta, prodotte negli Stati Uniti dalla Fox Atomic Comics e distribuite da HarperCollins, con il primo volume che in Italia trova edizione presso Free Books nel 2008 come La fabbrica degli incubi. Nell’occasione, anche la radio nazionale finirà con l’occuparsi di Thomas Ligotti presentando l’uscita del fumetto, nel settembre dello stesso anno, nel corso del programma di Radio2 Dispenser.
In lingua inglese, alcune riedizioni americane e diverse ristampe in edizione economica dal Regno Unito rendono assai più ampia e accessibile la diffusione delle sue ultime raccolte Teatro Grottesco (Mythos Books, 2007; Virgin Books, 2008 e ’10) e My Work Is Not Yet Done (Virgin, 2009 e ’10).
Gli ultimi anni segnano un apparente abbandono della vena narrativa, se si escludono gli interventi – a volte drastici – di revisione dei suoi primi lavori di fiction in via di pubblicazione presso la Subterranean Press, in una serie di “definitive” riedizioni inaugurata nel 2010 con il volume d’esordio Songs of a Dead Dreamer, per proseguire nel 2011 con la versione finale di Grimscribe: His Lives and Works. Nel corso, sempre, del 2011 la Centipede Press ha inoltre in programma una riedizione dell’ormai raro The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales.
Un’allontanarsi dalla modalità espressiva del racconto che coincide con la lunga gestazione dell’ultima impegnativa ed estesa prova di saggistica, quel The Conspiracy Against the Human Race: A Contrivance of Horror (Hippocampus Press, 2010; ristampa paperback 2011), che mette a fuoco le pessimistiche speculazioni filosofiche alla base del pensiero e dell’opera letteraria di Ligotti.
Andrea Bonazzi
As usual, the best italian reader (and Dark Vergilian guide...). A big sideral cosmic hug.
RispondiEliminaA mia precisa richiesta ad ottobre 2010 Elara mi ha comunicato che la nuova antologia del Nostro dovrebbe uscire entro i primi mesi del corrente anno. Ora tu invece scrivi "non è da escludere..." che, nella sua mancanza di certezze e punti di riferimento, mi pare inquietante almeno quanto il più inquietante dei racconti di Ligotti...a parte gli scherzi hai notizie più aggiornate delle mie? Grazie.
RispondiEliminaNon ne ho notizie dirette da un incorntro in fiera nel 2008, per questo non mi azzardavo più a dare indicazioni sull'uscita. Ma fa piacere sapere che la pubblicazione sia ormai prossima. Grazie a te per l'informazione!
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