All’interno del panorama fumettistico italiano Alberto Corradi è un personaggio singolare, toccato da un sicurissimo talento grafico, da una grandissima bravura e da un’originalità indubbia. Egli, lungi dal risolvere il proprio lavoro in una peraltro onestissima e qualitativamente non meno importante applicazione al fumetto mainstream e popolare, ha scelto un percorso evidentemente molto autoriale, capace di armonizzare l’attività di autore di graphic novel con quella di personalissimo autore di illustrazioni e di umorista salace e raffinato. A beneficio di coloro che poco lo conoscessero, pare d’obbligo per iniziare un minimo di biografia.
Corradi, nato a Verona, è attivo dal 1993 come autore di fumetti, visual artist, illustratore, scrittore e saggista. Ha collaborato con la rivista Snuff, tra le capofila del rilancio del fumetto indipendente italiano, insieme a testate come la torinese Interzona e la milanese Hard Times. L’autore, forte di questa esperienza, ha proseguito l’attività editoriale iniziata con Snuff fino al 2009, collaborando con la casa editrice Black Velvet, fondata nel 1997 da Omar Martini e Luca Bernardi.
Le sue storie a fumetti sono apparse in numerosi paesi su riviste, antologie e progetti collettivi tra cui Comix, Tattoo Comix, Neural, Stripburger, Frontiera, Kerosene, Fumettagenda, Mutate & Survive, Stereoscomic Gigantic, Blue, L’Ostile, Strip Art Vizura, Par Condicio, 106U, Silent Wall, Lucio Fulci poeta del macabro, Extreme, GevsG8, Resistenze. A partire dal giugno 2006 per il magazine La Repubblica XL ha creato i temibili personaggi di “Mostro & Morto” dei quali tiene anche un apposito blog (mostroemorto.blogspot.com), mentre per la storica testata del settore Linus realizza la serie “Conte Vlad”. Entrambe appaiono in edicola ogni mese.
Le sue storie e immagini sono apparse in Italia, Canada, Corea del Sud, Francia, Macedonia, Messico, Portogallo, Serbia, Slovenia e Svezia in romanzi grafici, riviste, antologie, mostre e progetti collettivi. Ha pubblicato i mini-comic Cronache da Apatolandia (Mezzoterraneo Edizioni), ! (Lo Sciacallo Elettronico / De Falco Edizioni), l’antologia senza parole Regno di Silenzio (Nicola Pesce Editore) e il romanzo (autobio)grafico Smilodonte, edito da Black Velvet Editrice. Il suo blog è ossario.blogspot.com.
Bibliografia minima:
2009 – La Sete: 15 vampiri italiani (antologia di racconti di cui è curatore insieme a M. Perissinotto) Coniglio Editore
2007 – Smilodonte (fumetto – romanzo grafico) Black Velvet Editrice
2007 – Regno di Silenzio (fumetto – antologia) Nicola Pesce Editore
2002 – ! (fumetto) Lo Sciacallo Elettronico / De Falco Edizioni
2000 – Cronache da Apatolandia (fumetto) Mezzoterraneo Edizioni
1998 – Creature d’Oriente (saggio, con Maurizio Ercole) Tarab Edizioni
1997 – Godzilla il re dei mostri (saggio, con Maurizio Ercole) Musa Edizioni
1997 – Le follie di Nantokanarudesho! (saggio, con Saburo) Musa Edizioni
1996 – Hayao Miyazaki: Viaggio nel mondo dei bambini (saggio) Akromedia Edizioni
Fra tutte queste opere, l’ultima creatura a vedere la luce per merito della fervida fantasia dell’autore è stata “Il Conte Vlad”, che esce sulle pagine di Linus a partire dal 2010. Un personaggio particolarmente interessante che è il motivo principale del presente intervento sulle pagine elettroniche di Weirdletter.
Si tratta di un character molto particolare che sarà bene presentare brevemente. Nato con la volontà di concretizzare un personaggio dark umoristico, tipico di molti aspetti dell’umorismo di Corradi (si vedano i già citati “Mostro e Morto” per esempio), esso gode nei propri motivi ispiratori della marcia in più costituita dal volersi riagganciare più esplicitamente e direttamente, per le situazioni da narrare, a ispirazioni di tipo letterario e cinematografico, molto spesso accompagnate da un’estrema rarefazione dell’espressione scritta.
Del resto, lo stesso Vlad è quasi muto, esprimendosi con versi inarticolati (il suo tipico “Kftt, kftt”) dovuti alle lunghissime zanne che lo caratterizzano e la vicenda si snoda soprattutto attraverso le “traduzioni” dei suddetti versi, i commenti del fido zombiedomus e le divertenti didascalie.
Perché, dovrebbe essere ormai stato compreso, Vlad nasce sicuramente come un immediato omaggio ai vampiri della letteratura e del grande schermo, e soprattutto è debitore nell’aspetto nei confronti del succhiasangue preferito di Corradi, il Nosferatu di Murnau interpretato da Max Schrek prima e da Klaus Kinski poi nel celebre e bellissimo remake per la regia di Werner Herzog; onomasticamente, però, Vlad non può che rifarsi al grande Conte transilvano (o meglio valacco, a rigor di Storia), notoriamente ispirato – è persino banale ricordarlo – appunto alla figura realmente esistita del voivoda Vlad Tepes III.
Su tutto questo sottotesto si innesta una caratteristica tipica della strip, quella cioè del voler farsi essa “ibridare” – come già si diceva poc’anzi – molto volentieri da altri elementi tratti dalla letteratura, cosicché in essa hanno già trovato spazio riferimenti estremamente colti, tratti da Buzzati e Calvino come da altri scrittori.
E non è intenzione dell’autore fermarsi solo a essi, bensì ampliare ulteriormente il discorso fino a includere in futuro anche altri autori e altri personaggi rilevanti del mondo della cultura. Ecco qui un link utile per una prima conoscenza con il nostro personaggio tramite una strip particolarmente simpatica su Linus.
Ma arriviamo finalmente al motivo del presente articolo. Sì, perché proprio nell’ottica appena indagata Corradi con il numero di marzo 2011 di Linus ha deciso nientemeno che di fare incontrare, nella nuova strip in uscita, il Conte Vlad con la creatura lovecraftiana per eccellenza, il Grande Cthulhu, e per estensione con i vari Grandi Antichi.
Abbiamo avuto, grazie alla cortesia dell’autore, la possibilità di leggere in anteprima le due godibilissime pagine che costituiscono la storia e proprio in virtù di questo privilegio veniamo qui a farne una breve recensione e a esortare quindi senza meno alla lettura.
La storia prende il via con l’arrivo di una lettera al castello di Vlad Tepes. La missiva viene letta dal fido zombiedomus e annuncia la prossima visita del “vecchio amico” del Conte, il Grande Cthulhu insieme alla “combriccola di Innsmouth”. Attraverso i borborigmi del nobile, il servo interpreta appunto la volontà di dover fare i necessari ordinativi per la grande festa che si terrà in occasione dell’evento e provvede prontamente a effettuarli per via telefonica. Si intuisce, grazie al “sigh” intercalato al discorso, che il maggiordomo non è molto convinto circa l’esito futuro e il plausibile successo del party, ma nondimeno fa il suo dovere e obbedisce.
È motivo di notevole divertimento il fatto che i terribili esseri creati da H.P. Lovecraft siano rappresentati in modo molto giocoso e ameno, quasi come un gruppetto di festaioli amiconi. Così pure ha un tono molto comico che il menu del ricevimento preveda esplicitamente la curiosa miscela di “mucche e champagne”. Il lettore lovecraftiano non potrà non cogliere il riferimento alla dieta della progenie di Yog Sothoth (qui non presente peraltro) in “The Dunwich Horror", consistente appunto in quantità inenarrabili di sangue di mucca, per ottenere il quale i perversi Whateley acquistano mandrie su mandrie fra la sbigottita e inquieta perplessità generale degli abitanti del decaduto villaggio. Il motivo lovecraftiano, perciò, viene qui generalizzato e diviene fonte di ilarità pensare agli abominevoli Antichi che pasteggiano raffinatamente a bovini – ovviamente crudi – e champagne.
Ecco, dopo un’opportuna ellissi sull’attesa degli ospiti, la vignetta che “fotografa” il momento (si noti anche la presenza delle tipiche accozzaglie fonetiche “fhtagn” – la quale viene assimilata a una sorta di verso di Cthulhu come già nel famoso The Unspeakable Vault (of Doom) – e “teke li-li”, associata allo shoggoth e, come ognun sa, di derivazione poesca).
La seconda tavola vede l’intensificarsi a livelli parossistici della vitalità della festa, di fronte a un sempre più esterrefatto zombiedomus (le abominevoli nefandezze che accadono – lo possiamo immaginare lavorando un minimo di fantasia e pensando al tipo di consesso di fronte al quale ci troviamo – ci vengono, però, risparmiate e rimangono fuori scena); il servitore, peraltro, si ritrova a dover annunciare al padrone l’arrivo di un ospite a sorpresa, addirittura nella persona (?) del sommo Azatoth. Come tutti ricorderanno, Azatoth è la più cieca, abominevole, oscura delle “divinità” lovecraftiane, e nell’universo dell’autore di Providence costituisce per così dire la medesima incarnazione del Caos dell’esistenza. In altre parole: una divinità dalla tenebrosa e folle potenza distruttrice, implacabile. Niente di cui stupirsi se il servitore è giustamente sempre più preoccupato ed esterrefatto…
Tanto più che, ad aggravare la situazione, si aggiunge il fatto che pare che le dotazioni per la festa stiano definitivamente per scarseggiare, come lo stesso zombiedomus ci informa con la battuta fulminante che chiude la storia e che non si citerà certo ora per evitare di rovinare il gusto della lettura ai futuri lettori; se non rimarcando il fatto che anche questa battuta costituisce un sapidissimo wit, un gioco di parole e concettuale che si scoprirà relativo all’essenza stessa dell’universo creato dallo scrittore americano, con uno scherzo fondato su un aspetto frequentissimo dei suoi racconti ma rivisitato e posizionato in chiave decisamente umoristica.
La breve storiellina termina con l’immancabile citazione dall’opera lovecraftiana racchiusa in un cartiglio e – mentre Azatoth minaccia ormai in modo preoccupante il castello del povero Vlad – ci congediamo da questo gustoso incontro fra i personaggi. Rielaborati dalla fantasia di Alberto Corradi, ma pur sempre in fondo in fondo fedeli alla loro fisionomia descrittiva originaria (Stoker e il cinema da un lato, HPL dall’altro), esilaranti nella loro caratterizzazione grafica e coloristica, brillanti nella sceneggiatura delle rispettive battute (se pure di “battute” si può parlare nel caso delle modalità espressive dei personaggi presenti), confidiamo allora in altre divertenti incursioni di Alberto Corradi e de “Il Conte Vlad” nel mondo lovecraftiano, incursioni che – a mo’ di secondo round – potrebbero magari verificarsi in un futuro a venire.
Riproponendoci nel frattempo di stare sempre particolarmente attenti, anche noi, a quali vecchi amici (e soprattutto a Quanto Vecchi, o per meglio dire Antichi…) si potrebbero presentare alle nostre feste.
Corradi, nato a Verona, è attivo dal 1993 come autore di fumetti, visual artist, illustratore, scrittore e saggista. Ha collaborato con la rivista Snuff, tra le capofila del rilancio del fumetto indipendente italiano, insieme a testate come la torinese Interzona e la milanese Hard Times. L’autore, forte di questa esperienza, ha proseguito l’attività editoriale iniziata con Snuff fino al 2009, collaborando con la casa editrice Black Velvet, fondata nel 1997 da Omar Martini e Luca Bernardi.
Le sue storie a fumetti sono apparse in numerosi paesi su riviste, antologie e progetti collettivi tra cui Comix, Tattoo Comix, Neural, Stripburger, Frontiera, Kerosene, Fumettagenda, Mutate & Survive, Stereoscomic Gigantic, Blue, L’Ostile, Strip Art Vizura, Par Condicio, 106U, Silent Wall, Lucio Fulci poeta del macabro, Extreme, GevsG8, Resistenze. A partire dal giugno 2006 per il magazine La Repubblica XL ha creato i temibili personaggi di “Mostro & Morto” dei quali tiene anche un apposito blog (mostroemorto.blogspot.com), mentre per la storica testata del settore Linus realizza la serie “Conte Vlad”. Entrambe appaiono in edicola ogni mese.
Le sue storie e immagini sono apparse in Italia, Canada, Corea del Sud, Francia, Macedonia, Messico, Portogallo, Serbia, Slovenia e Svezia in romanzi grafici, riviste, antologie, mostre e progetti collettivi. Ha pubblicato i mini-comic Cronache da Apatolandia (Mezzoterraneo Edizioni), ! (Lo Sciacallo Elettronico / De Falco Edizioni), l’antologia senza parole Regno di Silenzio (Nicola Pesce Editore) e il romanzo (autobio)grafico Smilodonte, edito da Black Velvet Editrice. Il suo blog è ossario.blogspot.com.
Bibliografia minima:
2009 – La Sete: 15 vampiri italiani (antologia di racconti di cui è curatore insieme a M. Perissinotto) Coniglio Editore
2007 – Smilodonte (fumetto – romanzo grafico) Black Velvet Editrice
2007 – Regno di Silenzio (fumetto – antologia) Nicola Pesce Editore
2002 – ! (fumetto) Lo Sciacallo Elettronico / De Falco Edizioni
2000 – Cronache da Apatolandia (fumetto) Mezzoterraneo Edizioni
1998 – Creature d’Oriente (saggio, con Maurizio Ercole) Tarab Edizioni
1997 – Godzilla il re dei mostri (saggio, con Maurizio Ercole) Musa Edizioni
1997 – Le follie di Nantokanarudesho! (saggio, con Saburo) Musa Edizioni
1996 – Hayao Miyazaki: Viaggio nel mondo dei bambini (saggio) Akromedia Edizioni
Fra tutte queste opere, l’ultima creatura a vedere la luce per merito della fervida fantasia dell’autore è stata “Il Conte Vlad”, che esce sulle pagine di Linus a partire dal 2010. Un personaggio particolarmente interessante che è il motivo principale del presente intervento sulle pagine elettroniche di Weirdletter.
Si tratta di un character molto particolare che sarà bene presentare brevemente. Nato con la volontà di concretizzare un personaggio dark umoristico, tipico di molti aspetti dell’umorismo di Corradi (si vedano i già citati “Mostro e Morto” per esempio), esso gode nei propri motivi ispiratori della marcia in più costituita dal volersi riagganciare più esplicitamente e direttamente, per le situazioni da narrare, a ispirazioni di tipo letterario e cinematografico, molto spesso accompagnate da un’estrema rarefazione dell’espressione scritta.
Del resto, lo stesso Vlad è quasi muto, esprimendosi con versi inarticolati (il suo tipico “Kftt, kftt”) dovuti alle lunghissime zanne che lo caratterizzano e la vicenda si snoda soprattutto attraverso le “traduzioni” dei suddetti versi, i commenti del fido zombiedomus e le divertenti didascalie.
Perché, dovrebbe essere ormai stato compreso, Vlad nasce sicuramente come un immediato omaggio ai vampiri della letteratura e del grande schermo, e soprattutto è debitore nell’aspetto nei confronti del succhiasangue preferito di Corradi, il Nosferatu di Murnau interpretato da Max Schrek prima e da Klaus Kinski poi nel celebre e bellissimo remake per la regia di Werner Herzog; onomasticamente, però, Vlad non può che rifarsi al grande Conte transilvano (o meglio valacco, a rigor di Storia), notoriamente ispirato – è persino banale ricordarlo – appunto alla figura realmente esistita del voivoda Vlad Tepes III.
Su tutto questo sottotesto si innesta una caratteristica tipica della strip, quella cioè del voler farsi essa “ibridare” – come già si diceva poc’anzi – molto volentieri da altri elementi tratti dalla letteratura, cosicché in essa hanno già trovato spazio riferimenti estremamente colti, tratti da Buzzati e Calvino come da altri scrittori.
Ma arriviamo finalmente al motivo del presente articolo. Sì, perché proprio nell’ottica appena indagata Corradi con il numero di marzo 2011 di Linus ha deciso nientemeno che di fare incontrare, nella nuova strip in uscita, il Conte Vlad con la creatura lovecraftiana per eccellenza, il Grande Cthulhu, e per estensione con i vari Grandi Antichi.
Abbiamo avuto, grazie alla cortesia dell’autore, la possibilità di leggere in anteprima le due godibilissime pagine che costituiscono la storia e proprio in virtù di questo privilegio veniamo qui a farne una breve recensione e a esortare quindi senza meno alla lettura.
La storia prende il via con l’arrivo di una lettera al castello di Vlad Tepes. La missiva viene letta dal fido zombiedomus e annuncia la prossima visita del “vecchio amico” del Conte, il Grande Cthulhu insieme alla “combriccola di Innsmouth”. Attraverso i borborigmi del nobile, il servo interpreta appunto la volontà di dover fare i necessari ordinativi per la grande festa che si terrà in occasione dell’evento e provvede prontamente a effettuarli per via telefonica. Si intuisce, grazie al “sigh” intercalato al discorso, che il maggiordomo non è molto convinto circa l’esito futuro e il plausibile successo del party, ma nondimeno fa il suo dovere e obbedisce.
È motivo di notevole divertimento il fatto che i terribili esseri creati da H.P. Lovecraft siano rappresentati in modo molto giocoso e ameno, quasi come un gruppetto di festaioli amiconi. Così pure ha un tono molto comico che il menu del ricevimento preveda esplicitamente la curiosa miscela di “mucche e champagne”. Il lettore lovecraftiano non potrà non cogliere il riferimento alla dieta della progenie di Yog Sothoth (qui non presente peraltro) in “The Dunwich Horror", consistente appunto in quantità inenarrabili di sangue di mucca, per ottenere il quale i perversi Whateley acquistano mandrie su mandrie fra la sbigottita e inquieta perplessità generale degli abitanti del decaduto villaggio. Il motivo lovecraftiano, perciò, viene qui generalizzato e diviene fonte di ilarità pensare agli abominevoli Antichi che pasteggiano raffinatamente a bovini – ovviamente crudi – e champagne.
Ecco, dopo un’opportuna ellissi sull’attesa degli ospiti, la vignetta che “fotografa” il momento (si noti anche la presenza delle tipiche accozzaglie fonetiche “fhtagn” – la quale viene assimilata a una sorta di verso di Cthulhu come già nel famoso The Unspeakable Vault (of Doom) – e “teke li-li”, associata allo shoggoth e, come ognun sa, di derivazione poesca).
La seconda tavola vede l’intensificarsi a livelli parossistici della vitalità della festa, di fronte a un sempre più esterrefatto zombiedomus (le abominevoli nefandezze che accadono – lo possiamo immaginare lavorando un minimo di fantasia e pensando al tipo di consesso di fronte al quale ci troviamo – ci vengono, però, risparmiate e rimangono fuori scena); il servitore, peraltro, si ritrova a dover annunciare al padrone l’arrivo di un ospite a sorpresa, addirittura nella persona (?) del sommo Azatoth. Come tutti ricorderanno, Azatoth è la più cieca, abominevole, oscura delle “divinità” lovecraftiane, e nell’universo dell’autore di Providence costituisce per così dire la medesima incarnazione del Caos dell’esistenza. In altre parole: una divinità dalla tenebrosa e folle potenza distruttrice, implacabile. Niente di cui stupirsi se il servitore è giustamente sempre più preoccupato ed esterrefatto…
Tanto più che, ad aggravare la situazione, si aggiunge il fatto che pare che le dotazioni per la festa stiano definitivamente per scarseggiare, come lo stesso zombiedomus ci informa con la battuta fulminante che chiude la storia e che non si citerà certo ora per evitare di rovinare il gusto della lettura ai futuri lettori; se non rimarcando il fatto che anche questa battuta costituisce un sapidissimo wit, un gioco di parole e concettuale che si scoprirà relativo all’essenza stessa dell’universo creato dallo scrittore americano, con uno scherzo fondato su un aspetto frequentissimo dei suoi racconti ma rivisitato e posizionato in chiave decisamente umoristica.
La breve storiellina termina con l’immancabile citazione dall’opera lovecraftiana racchiusa in un cartiglio e – mentre Azatoth minaccia ormai in modo preoccupante il castello del povero Vlad – ci congediamo da questo gustoso incontro fra i personaggi. Rielaborati dalla fantasia di Alberto Corradi, ma pur sempre in fondo in fondo fedeli alla loro fisionomia descrittiva originaria (Stoker e il cinema da un lato, HPL dall’altro), esilaranti nella loro caratterizzazione grafica e coloristica, brillanti nella sceneggiatura delle rispettive battute (se pure di “battute” si può parlare nel caso delle modalità espressive dei personaggi presenti), confidiamo allora in altre divertenti incursioni di Alberto Corradi e de “Il Conte Vlad” nel mondo lovecraftiano, incursioni che – a mo’ di secondo round – potrebbero magari verificarsi in un futuro a venire.
Riproponendoci nel frattempo di stare sempre particolarmente attenti, anche noi, a quali vecchi amici (e soprattutto a Quanto Vecchi, o per meglio dire Antichi…) si potrebbero presentare alle nostre feste.
Umberto Sisia
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