sabato 28 agosto 2010

Bruno Schulz: Le botteghe color cannella

Le botteghe color cannella, 2008, copertina“Con il suo amico Gombrowicz, Bruno Schulz è il grande maestro della letteratura polacca del Novecento. Secondo Kantor, che ha costruito La classe morta da un suo racconto, «tutta la nostra generazione è cresciuta di fatto all’ombra di Schulz». Le botteghe color cannella, la sua prima e più famosa raccolta di racconti, è un’autobiografia trasformata in una fantasiosa mitologia dell’infanzia. Uno dei massimi esempi di come la letteratura possa riscattare la banalità della vita quotidiana con le armi del grottesco e dell’invenzione linguistica. Questo volume, oltre a tutti i racconti di Bruno Schulz, con le illustrazioni originali dell’autore, ripresenta i frammenti, i testi critici e quelli politici dello scrittore, nonché Il libro idolatrico, una storia per immagini che dimostra il grande talento di Schulz anche come disegnatore”.

“Il punto di partenza della fantasia visionaria di Bruno Schulz è l’affollata e disordinata bottega di stoffe del padre: un vecchietto-demiurgo che sconvolge in modo imprevedibile tutte le regole della fisica e della ragione. Jakob si arrampica come un ragnetto per gli scaffali, inseguendo i ragni; elabora arzigogolate cosmogonie interpretando a modo suo i segni del cielo; si circonda di specie bizzarre e variopinte di volatili, diventando anche lui una sorta di feroce condor; si trasforma in pompiere con tanto di divisa rosso fiammante e alamari d’oro... Metamorfosi, travestimenti, viaggi nello spazio e nel tempo (basta come pretesto, ad esempio, un vecchio album di francobolli) si accavallano con l’ausilio di una lingua poetica schioppettante di metafore. Scettico sulle possibilità di conoscenza umane, Schulz dette libero sfogo alla fantasia e alla «mitizzazione» della realtà. Nella infinita varietà dei suoi aspetti, l’opera di Schulz, sia letteraria sia pittorica, ha una sua unitarietà. I racconti, assieme ai disegni, costituiscono un Libro: una sorta di Bibbia dell’infanzia perduta”. (Francesco M. Cataluccio)

Apparso nel 1970 presso Einaudi, allora con i soli contenuti narrativi, e già pubblicato nella presente edizione completa – in copertina rigida – nel 2001, Le botteghe color cannella. Tutti i racconti, i saggi, e i disegni riunisce finalmente assieme in italiano la narrativa superstite, la saggistica e parte dell’opera grafica dell’eclettico e sfortunato Bruno Schulz, scrittore e pittore polacco morto cinquantenne nel 1942, ucciso per strada dalla Gestapo nel ghetto di Drohobycz, sua città natale.

Le botteghe color cannella, 2001, copertinaIl volume è curato da Francesco M. Cataluccio per la traduzione di Anna Vivanti Salmon, Vera Verdini e Andrzej Zelinski, e comprende le principali raccolte dei racconti, fra loro collegati, Le botteghe color cannella (Sklepy Cynamonowe, 1934), Il sanatorio all’insegna della Clessidra (Sanatorium pod Klepsydra, 1937), completo di illustrazioni originali, e La cometa (Kometa, 1938), seguite da tre ulteriori frammenti di narrativa e dai testi critici e politici. In appendice le incisioni che compongono Il libro idolatrico (Xiega Balwochwalcza, 1920-1922), racconto visuale sul filo di un sarcastico erotismo feticista. Chiude un saggio dello stesso Cataluccio a introduzione dell’autore.

Bruno Schulz è certo uno scrittore di letteratura fantastica nel sublimare in mito i propri ricordi d'infanzia, uscendo dal tempo e dai limiti della prosaica realtà per trasformarli in personale mondo ideale con la stessa intensità, appunto, del racconto mitologico. Ma è un fantastico, il suo, forse troppo idealizzato e rarefatto in simboli per essere apertamente riconosciuto come tale. Non al di là, almeno, del facile e consueto paragone con Franz Kafka. Forse persino temendo di riconoscere in esso l’elemento fantastico stesso, per molti sempre così poco consono ad accostarsi alla Letteratura, quella con l’iniziale al maiuscolo.

Ne Le botteghe color cannella, tra inventiva e reali memorie la famiglia, la casa, l’intera città del narratore assumono i connotati di uno stupore infantile elevato a norma, di un reale sfumato entro i confini del fantastico sino a fondere entrambi in una sola superiore percezione del tutto, così che a tratti cose e persone possono trasfigurare, mutare forme ed essenza con la naturalezza propria del sogno. O piuttosto, ancora, del mito.

Beast, di Bruno Schulz da Xiega Balwochwalcza, 1920-1922Le storie, ridotto il dialogo al minimo, procedono dipinte per vividi, surreali quadri d’immagine; gli oggetti spesso descritti come se fossero esseri viventi. La medesima figura del padre, centrale riferimento sempre inquieto a perdersi in febbrili divagazioni, appare estinguersi in un uccellaccio impagliato; poi, novello Gregor Samsa, perseguitato dagli scarafaggi finisce col diventare uno di essi. Nel successivo Il sanatorio all’insegna della Clessidra egli invece è morto… Eppure lo ritroviamo bel tranquillo in questo singolare sanatorio, un luogo il cui particolare “tempo sospeso” consente di prolungare una sorta di indefinibile non-vita. Ne La cometa, infine, vediamo l’intera città accogliere con entusiasmo l’annuncio di un’imminente fine del mondo.

“– Il Demiurgo, – diceva mio padre, – non ebbe il monopolio della creazione; la creazione è un privilegio di tutti gli spiriti. La materia è dotata di una fecondità senza fine, di un’inesauribile forza vitale e al tempo stesso di un seducente potere di tentazione che ci spinge a creare.” Questo l’incipit del “Trattato dei manichini”, compreso ne Le botteghe color cannella, che poco oltre prosegue: “Essa costituisce un territorio fuori legge, aperto a ogni genere di ciarlatanerie e dilettantismi, il regno di tutti gli abusi e di tutte le dubbie manipolazioni demiurgiche. La materia è l’entità più passiva e indifesa del cosmo. Ognuno può plasmarla, modellarla, a ognuno essa obbedisce. Tutte le organizzazioni della materia sono instabili e fragili, facili a regredire e a dissolversi.”

Oggetto di tanto delirio è qui la sub-creazione, l’aspirazione ad animare l’inanimato, manipolare una realtà secondaria assurgendo a un pur inferiore grado di demiurgia. Con un’implicita, conseguente ombra di sospetto verso quella “perfetta” superna creazione che proprio noi mette in scena. Non stupisce quindi che Schulz rappresenti una delle dichiarate influenze letterarie per l’horror filosofico di Thomas Ligotti, i temi del quale sembrano quasi ritrovarsi in simili paragrafi: “– Avete mai udito di notte gli urli terribili di questi fantocci di cera, chiusi nei baracconi da fiera, il coro lamentoso di quei tronchi di legno e porcellana che tempestano di pugni le pareti delle loro prigioni?”

Il libro idolatrico (Xiega Balwochwalcza)Più avanti, la descrizione delle ipotetiche sotto-creazioni si fa pressoché lovecraftiana: “– Una specie di generazione di esseri solo a metà organici, una sorta di pseudovegetazione e di pseudofauna, risultati di una fermentazione fantastica della materia. Erano creazioni apparentemente simili a esseri viventi, a vertebrati, crostacei, artropodi, ma quell’apparenza ingannava. In realtà erano creature amorfe, senza struttura interna, prodotte dalle tendenze imitatrici della materia.” Immagini non troppo lontane, in fondo, dalla genesi artificiale dei proteiformi Shoggoth narrata dal Gentiluomo di Providence in quegli anni stessi.

Le opere di Schulz hanno trovato visionaria interpretazione cinematografica nel film Sanatorium Pod Klepsydrą di Wojciech Has, girato in Polonia nel 1973 quale adattamento de Il sanatorio all’insegna della Clessidra, e nel cortometraggio d’animazione Street of Crocodiles che i fratelli Quay dedicarono nel 1986 a Le botteghe color canella.

I disegni e le incisioni dell’artista si possono trovare, insieme ad altro materiale di consultazione, sul sito web di lingua inglese The Art of Bruno Schulz, www.brunoschulzart.org.

Le botteghe color cannella
Tutti i racconti, i saggi, e i disegni
Bruno Schulz
collana Letture, Einaudi, 2008
brossura, illustrazioni in bianco e nero, 530 pagine, €19.00
ISBN 9788806193638

Andrea Bonazzi

(pubblicato su In Tenebris Scriptus il 6/06/08)

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