La nascita di un’altra piccola realtà editoriale di casa nostra legata al fantastico di stampo classico, la Count Magnus Press, palesa una ripresa di interesse verso un genere che purtroppo, da parecchi anni a questa parte, è stato alquanto bistrattato in Italia, ed è chiaro segno del movimento vitale che si sta sviluppando nel sottobosco dell’editoria amatoriale che vive (anche se di certo non prospera) ai margini di quella ufficiale nazionale. Un evento del genere non poteva passare inosservato dalle parti di Weirdletter, e dopo aver recensito il primo titolo uscito, l’inedito romanzo Le Cinque Ampolle di M.R. James, abbiamo contattato Giuseppe Lo Biondo, il deus ex machina dietro il marchio di Count Magnus Press, il quale ha accettato di rispondere a qualche nostra domanda. Ne è scaturita questa piccola intervista, che vi proponiamo.
Pietro Guarriello: In un panorama asfittico com’è quello italiano relativo al fantastico, la pubblicazione di un inedito di M.R. James può considerarsi un piccolo evento. Come hai deciso di tradurlo?
Giuseppe Lo Biondo: La mia risposta è un po’ nella domanda. Come tanti (... bé, forse pochi-ma-buoni) comincio a sentire la mancanza, sul mercato italiano, di alcuni libri che forse non meritano di essere dimenticati. The Five Jars sicuramente non raggiunge le vette della letteratura fantastica (nonostante una contemporanea di James lo paragonasse ad Alice in Wonderland) ma M.R. James, come autore, non merita certamente di avere una bibliografia in italiano incompleta (almeno per le opere di narrativa). Certamente questa semplice constatazione non è molto, e non è abbastanza per giustificare i motivi che mi hanno portato a curare io stesso un’edizione italiana di un simile libro. Di sicuro non sono un professionista, e la spinta principale è venuta dalla mia passione per la letteratura fantastica, ma il momento in cui questa idea si è concretizzata è stato quello in cui ho iniziato (per la verità di recente) a curiosare nel mondo dei cultori del fantastico in Italia. Prima la rivista Hypnos e alcuni editori specializzati, poi la Dagon Press, della quale ho avuto modo di apprezzare l’ottima edizione dei racconti di Carl Jacobi raccolti in Rivelazioni in Nero.
Queste realtà, in definitiva, mi hanno dato la spinta e la convinzione che la passione possa sopperire laddove altri interessi (banalmente economici) dirottano le scelte dei maggiori editori.
Per la parte “tecnica”, posso dire che la traduzione è stata fatta sulla base del testo dell’edizione del 1922, che ho cercato di riprodurre anche per l’impaginazione e la grafica. Il tono del racconto a volte è poco confidenziale, ma mi è sembrato di leggere una certa compostezza di sentimenti anche sull’originale, e ho cercato di restare aderente a questo tono.
P.G.: È stato immediato pensare all’autoproduzione, o prima hai provato a bussare alla porta di qualche editore professionale?
G.L.B.: Sì, come ho detto, il progetto è nato da una mia passione; è stata quindi una scelta, dovuta semplicemente al fatto che mi è venuto d’istinto provare a fare il curatore e l’editore. Certamente, poter contare su di un editore professionale sarebbe stato d’aiuto, così come avere una consulenza linguistica, dato che l’inglese di quasi un secolo fa ha le sue peculiarità; ma in fondo è stato anche più divertente così.
P.G.: La scelta di Lulu.com quale editore PoD è stata casuale, o da te voluta? Qual è la tua esperienza con la realtà del print-on-demand?
G.L.B.: Sinceramente non ho molta esperienza in fatto di print-on-demand. La mia scelta è stata indirizzata su Lulu.com da varie discussioni sul web e da una comparazione minima delle caratteristiche dei vari PoD. Alla fine sono stato indirizzato su Lulu.com per le indicazioni sulla qualità (carta, rilegatura, inchiostri) e devo dire che i libri sono di buona fattura, anche superiore a certi prodotti della distribuzione ordinaria. Unico inghippo, le spese di spedizione: effettivamente, essendo i libri stampati all’estero, sono un po’ care se si vuole una consegna rapida, altrimenti si aspetta. Inoltre, devo constatare che è opinione diffusa il fatto che pubblicare su PoD implichi un prodotto di scarsa qualità. Non nego che la frenesia del cosiddetto “Web 2.0” stia diffondendo una sempre più snervante mediocrità (che del resto è quella del mondo “reale”), a causa della quale è difficile trovare quello che di buono prende corpo attraverso Internet. Spero di non contribuire troppo al caos.
P.G.: Ora è appena uscito, sempre per i tipi di Lulu.com, un altro libro da te curato e tradotto, Gli Dèi di Pegàna di Lord Dunsany, un altro grande classico sempre assente in Italia (a parte qualche estratto) e da lungo tempo atteso. Noi di Weirdletter lo recensiremo prossimamente. Intanto, ci puoi dire quali sono le caratteristiche di questo scrittore, e di questo libro in particolare, che ti hanno spinto a decidere di curarne un’edizione?
G.L.B.: Lord Dunsany fa parte di quel genere di scrittori che pochi conoscono, ma che tanto hanno dato alla letteratura fantastica. In tanti si sono ispiratati a quello che ha scritto, ma spesso non gli viene dato il giusto peso, se non nei contesti specialistici. Basti dire che da lui sono stati ispirati H.P. Lovecraft, J.R.R. Tolkien, C. A. Smith. The Gods of Pegāna è veramente un libro fondamentale e il fatto che sia stato per tanto tempo ignorato dagli editori italiani è cosa triste. Sicuramente la prosa di Dunsany, in questo libro (volutamente) arcaica e quasi biblica, può risultare d’intoppo al “commercio”. Pegāna è una sorta di cosmogonia letteraria, un “genere” che prima non esisteva, se non con intenti principalmente filosofici, e che il Lord irlandese ha concepito in un ambito artistico-letterario. Rimando all’anteprima del libro su Lulu.com per una Nota al testo nella quale, con molta modestia, cerco di contestualizzare un minimo il libro, fornendo qualche indicazione.
P.G.: Hai messo a disposizione queste tue traduzioni in una vetrina Internet, però soltanto in versione cartacea. Se ne desume che tu sia un appassionato della carta stampata; qual è il tuo pensiero riguardo ai libri in versione elettronica? Pensi che gli eBook soppianteranno un giorno il libro tradizionale?
G.L.B.: Credo che il mezzo e i modi facciano parte dell’esperienza della lettura, quantomeno della mia. Nella mia esperienza di (meta)lettore c’è sempre l’istinto del bibliofilo: c’è la ricerca di qualcosa di “curioso”, c’è il libro come oggetto, la ricerca di una vecchia edizione, sapere che in fondo è per pochi cultori, scoprire delle note a margine, degli ex-libris originali... Certo questo lega bene con il tipo di narrativa che prediligo. Eppure devo dire che non disdegno i formati elettronici, principalmente per usi di ricerca e studio, meno per diletto. Non voglio però sminuire l’esperienza del libro digitale che ha comunque vari vantaggi, primo tra tutti il realizzarsi, attraverso la rete, di una vertiginosa iperconnettività dei testi, di qualcosa che sempre più tende a una inconcepibile e proteiforme “Biblioteca di Babele”. Comunque, Le Cinque Ampolle non è su Lulu.com solo per motivi tecnici (non mi convince molto il modello DRM di Adobe e costa troppo, sto cercando di capire quali alternative ci sono). Il libro intanto è disponibile in semplice formato PDF su payloadz.com. Suppongo, comunque, che i lettori di M. R. James lo vogliano avere da riporre su uno scaffale; personalmente continuo a pensare che un Ebook tolga un po’ di piacere alla lettura, ma questa è solo una mia idea.
P.G.: Cosa ne pensi dello stato della letteratura fantastica in Italia e, in generale, chi sono i tuoi autori preferiti?
G.L.B.: Penso di non allontanarmi troppo dal vero, affermando che la letteratura fantastica in Italia abbia sempre trovato molti ostacoli ad acquisire, presso critici e letterati, la dignità e la portata che ha avuto in altri paesi. Mi pare, tuttavia, pur non avendo abbastanza prospettiva per un’analisi precisa, che oggi le cose stiano cambiando in meglio. Il fatto che libri di scrittori come Buzzati e Calvino siano ormai ampiamente accessibili al consumo di massa, è probabilmente sintomatico della presa coscienza di una tradizione italiana del fantastico. Accanto a questi maestri, nuovi autori si affermano e autori meno recenti vengono riscoperti, ed è sempre meno sentita (anche se probabilmente è ancora forte) la necessità di rifarsi a modelli esteri. Con questo non voglio dire che sia auspicabile o necessario avere un “genere” fantastico strettamente italiano: il fantastico ha da sempre valicato con facilità i confini nazionali, essendo per natura incentrato sulle paure e sui desideri dell’uomo. Voglio però constatare che in Italia abbiamo ormai iniziato, da qualche tempo, non solo a produrre con cognizione (e non come un incidente di percorso) letteratura fantastica, ma anche a smetterla di associare automaticamente e con supponenza il fantastico a tanta letteratura “popolare”, che pure nei canoni del fantastico ha trovato ampia diffusione.
Ultimamente editrici come la Gargoyle Books e tanti piccoli editori stanno includendo nelle loro collane dei classici inediti in Italia. Noto, inoltre, una nuova sensibilità nelle proposte editoriali che riguardano il fantastico, vicina a quella degli anni 60-70. Le edizioni sono sempre più curate e importanti e, dopo lo sdoganamento del “fantastico alle masse” degli anni 90 (forse necessario?), il genere riacquista importanza.
Personalmente, penso di essere anch’io una vittima della sofferta eredità fantastica italiana e un mio limite è quello di non interessarmi più di tanto ai nuovi autori (chiedo venia). Gli autori che prediligo sono M.R. James, H.P. Lovecraft, A. Machen, A. Blackwood, Jean Ray, Buzzati, Calvino... Ma la lista si allungherebbe troppo e sospetto che non sia molto interessate.
P.G.: Per finire, dopo M.R. James e Lord Dunsany, hai intenzione di portare in Italia altri classici della letteratura weird e fantastica? Ci puoi dare magari qualche anticipazione?
G.L.B.: Mi piacerebbe vedere in Italia i grandi classici del fantastico anglosassone che ruotano idealmente intorno a M.R. James (la scelta del nome della casa editrice non è stata certo casuale). Su alcuni libri, la coltre di polvere e ragnatele è molto più spessa e difficile da sollevare che nel caso di James e Dunsany. Diciamo che, da non professionista, il mio limite è quello delle opere i cui diritti d’autore sono estinti, ma non manca certo materiale. Al momento sto lavorando a uno di quei libri di ghost stories che circolavano al tempo di M.R. James. Non dico altro per scaramanzia (…non che ci creda, ma perché rischiare?) e perché temo che il progetto sia un po’ troppo ambizioso. Vedremo.
P.G.: È tutto. Grazie per la tua disponibilità!
G.L.B.: Grazie a te per l’opportunità e un saluto a tutti!
Informazioni presso la pagina web di Count Magnus Press.
Distribuzione: Count Magnus Press Store su Lulu.com.
Pietro Guarriello: In un panorama asfittico com’è quello italiano relativo al fantastico, la pubblicazione di un inedito di M.R. James può considerarsi un piccolo evento. Come hai deciso di tradurlo?
Giuseppe Lo Biondo: La mia risposta è un po’ nella domanda. Come tanti (... bé, forse pochi-ma-buoni) comincio a sentire la mancanza, sul mercato italiano, di alcuni libri che forse non meritano di essere dimenticati. The Five Jars sicuramente non raggiunge le vette della letteratura fantastica (nonostante una contemporanea di James lo paragonasse ad Alice in Wonderland) ma M.R. James, come autore, non merita certamente di avere una bibliografia in italiano incompleta (almeno per le opere di narrativa). Certamente questa semplice constatazione non è molto, e non è abbastanza per giustificare i motivi che mi hanno portato a curare io stesso un’edizione italiana di un simile libro. Di sicuro non sono un professionista, e la spinta principale è venuta dalla mia passione per la letteratura fantastica, ma il momento in cui questa idea si è concretizzata è stato quello in cui ho iniziato (per la verità di recente) a curiosare nel mondo dei cultori del fantastico in Italia. Prima la rivista Hypnos e alcuni editori specializzati, poi la Dagon Press, della quale ho avuto modo di apprezzare l’ottima edizione dei racconti di Carl Jacobi raccolti in Rivelazioni in Nero.
Queste realtà, in definitiva, mi hanno dato la spinta e la convinzione che la passione possa sopperire laddove altri interessi (banalmente economici) dirottano le scelte dei maggiori editori.
Per la parte “tecnica”, posso dire che la traduzione è stata fatta sulla base del testo dell’edizione del 1922, che ho cercato di riprodurre anche per l’impaginazione e la grafica. Il tono del racconto a volte è poco confidenziale, ma mi è sembrato di leggere una certa compostezza di sentimenti anche sull’originale, e ho cercato di restare aderente a questo tono.
P.G.: È stato immediato pensare all’autoproduzione, o prima hai provato a bussare alla porta di qualche editore professionale?
G.L.B.: Sì, come ho detto, il progetto è nato da una mia passione; è stata quindi una scelta, dovuta semplicemente al fatto che mi è venuto d’istinto provare a fare il curatore e l’editore. Certamente, poter contare su di un editore professionale sarebbe stato d’aiuto, così come avere una consulenza linguistica, dato che l’inglese di quasi un secolo fa ha le sue peculiarità; ma in fondo è stato anche più divertente così.
P.G.: La scelta di Lulu.com quale editore PoD è stata casuale, o da te voluta? Qual è la tua esperienza con la realtà del print-on-demand?
G.L.B.: Sinceramente non ho molta esperienza in fatto di print-on-demand. La mia scelta è stata indirizzata su Lulu.com da varie discussioni sul web e da una comparazione minima delle caratteristiche dei vari PoD. Alla fine sono stato indirizzato su Lulu.com per le indicazioni sulla qualità (carta, rilegatura, inchiostri) e devo dire che i libri sono di buona fattura, anche superiore a certi prodotti della distribuzione ordinaria. Unico inghippo, le spese di spedizione: effettivamente, essendo i libri stampati all’estero, sono un po’ care se si vuole una consegna rapida, altrimenti si aspetta. Inoltre, devo constatare che è opinione diffusa il fatto che pubblicare su PoD implichi un prodotto di scarsa qualità. Non nego che la frenesia del cosiddetto “Web 2.0” stia diffondendo una sempre più snervante mediocrità (che del resto è quella del mondo “reale”), a causa della quale è difficile trovare quello che di buono prende corpo attraverso Internet. Spero di non contribuire troppo al caos.
P.G.: Ora è appena uscito, sempre per i tipi di Lulu.com, un altro libro da te curato e tradotto, Gli Dèi di Pegàna di Lord Dunsany, un altro grande classico sempre assente in Italia (a parte qualche estratto) e da lungo tempo atteso. Noi di Weirdletter lo recensiremo prossimamente. Intanto, ci puoi dire quali sono le caratteristiche di questo scrittore, e di questo libro in particolare, che ti hanno spinto a decidere di curarne un’edizione?
G.L.B.: Lord Dunsany fa parte di quel genere di scrittori che pochi conoscono, ma che tanto hanno dato alla letteratura fantastica. In tanti si sono ispiratati a quello che ha scritto, ma spesso non gli viene dato il giusto peso, se non nei contesti specialistici. Basti dire che da lui sono stati ispirati H.P. Lovecraft, J.R.R. Tolkien, C. A. Smith. The Gods of Pegāna è veramente un libro fondamentale e il fatto che sia stato per tanto tempo ignorato dagli editori italiani è cosa triste. Sicuramente la prosa di Dunsany, in questo libro (volutamente) arcaica e quasi biblica, può risultare d’intoppo al “commercio”. Pegāna è una sorta di cosmogonia letteraria, un “genere” che prima non esisteva, se non con intenti principalmente filosofici, e che il Lord irlandese ha concepito in un ambito artistico-letterario. Rimando all’anteprima del libro su Lulu.com per una Nota al testo nella quale, con molta modestia, cerco di contestualizzare un minimo il libro, fornendo qualche indicazione.
P.G.: Hai messo a disposizione queste tue traduzioni in una vetrina Internet, però soltanto in versione cartacea. Se ne desume che tu sia un appassionato della carta stampata; qual è il tuo pensiero riguardo ai libri in versione elettronica? Pensi che gli eBook soppianteranno un giorno il libro tradizionale?
G.L.B.: Credo che il mezzo e i modi facciano parte dell’esperienza della lettura, quantomeno della mia. Nella mia esperienza di (meta)lettore c’è sempre l’istinto del bibliofilo: c’è la ricerca di qualcosa di “curioso”, c’è il libro come oggetto, la ricerca di una vecchia edizione, sapere che in fondo è per pochi cultori, scoprire delle note a margine, degli ex-libris originali... Certo questo lega bene con il tipo di narrativa che prediligo. Eppure devo dire che non disdegno i formati elettronici, principalmente per usi di ricerca e studio, meno per diletto. Non voglio però sminuire l’esperienza del libro digitale che ha comunque vari vantaggi, primo tra tutti il realizzarsi, attraverso la rete, di una vertiginosa iperconnettività dei testi, di qualcosa che sempre più tende a una inconcepibile e proteiforme “Biblioteca di Babele”. Comunque, Le Cinque Ampolle non è su Lulu.com solo per motivi tecnici (non mi convince molto il modello DRM di Adobe e costa troppo, sto cercando di capire quali alternative ci sono). Il libro intanto è disponibile in semplice formato PDF su payloadz.com. Suppongo, comunque, che i lettori di M. R. James lo vogliano avere da riporre su uno scaffale; personalmente continuo a pensare che un Ebook tolga un po’ di piacere alla lettura, ma questa è solo una mia idea.
P.G.: Cosa ne pensi dello stato della letteratura fantastica in Italia e, in generale, chi sono i tuoi autori preferiti?
G.L.B.: Penso di non allontanarmi troppo dal vero, affermando che la letteratura fantastica in Italia abbia sempre trovato molti ostacoli ad acquisire, presso critici e letterati, la dignità e la portata che ha avuto in altri paesi. Mi pare, tuttavia, pur non avendo abbastanza prospettiva per un’analisi precisa, che oggi le cose stiano cambiando in meglio. Il fatto che libri di scrittori come Buzzati e Calvino siano ormai ampiamente accessibili al consumo di massa, è probabilmente sintomatico della presa coscienza di una tradizione italiana del fantastico. Accanto a questi maestri, nuovi autori si affermano e autori meno recenti vengono riscoperti, ed è sempre meno sentita (anche se probabilmente è ancora forte) la necessità di rifarsi a modelli esteri. Con questo non voglio dire che sia auspicabile o necessario avere un “genere” fantastico strettamente italiano: il fantastico ha da sempre valicato con facilità i confini nazionali, essendo per natura incentrato sulle paure e sui desideri dell’uomo. Voglio però constatare che in Italia abbiamo ormai iniziato, da qualche tempo, non solo a produrre con cognizione (e non come un incidente di percorso) letteratura fantastica, ma anche a smetterla di associare automaticamente e con supponenza il fantastico a tanta letteratura “popolare”, che pure nei canoni del fantastico ha trovato ampia diffusione.
Ultimamente editrici come la Gargoyle Books e tanti piccoli editori stanno includendo nelle loro collane dei classici inediti in Italia. Noto, inoltre, una nuova sensibilità nelle proposte editoriali che riguardano il fantastico, vicina a quella degli anni 60-70. Le edizioni sono sempre più curate e importanti e, dopo lo sdoganamento del “fantastico alle masse” degli anni 90 (forse necessario?), il genere riacquista importanza.
Personalmente, penso di essere anch’io una vittima della sofferta eredità fantastica italiana e un mio limite è quello di non interessarmi più di tanto ai nuovi autori (chiedo venia). Gli autori che prediligo sono M.R. James, H.P. Lovecraft, A. Machen, A. Blackwood, Jean Ray, Buzzati, Calvino... Ma la lista si allungherebbe troppo e sospetto che non sia molto interessate.
P.G.: Per finire, dopo M.R. James e Lord Dunsany, hai intenzione di portare in Italia altri classici della letteratura weird e fantastica? Ci puoi dare magari qualche anticipazione?
G.L.B.: Mi piacerebbe vedere in Italia i grandi classici del fantastico anglosassone che ruotano idealmente intorno a M.R. James (la scelta del nome della casa editrice non è stata certo casuale). Su alcuni libri, la coltre di polvere e ragnatele è molto più spessa e difficile da sollevare che nel caso di James e Dunsany. Diciamo che, da non professionista, il mio limite è quello delle opere i cui diritti d’autore sono estinti, ma non manca certo materiale. Al momento sto lavorando a uno di quei libri di ghost stories che circolavano al tempo di M.R. James. Non dico altro per scaramanzia (…non che ci creda, ma perché rischiare?) e perché temo che il progetto sia un po’ troppo ambizioso. Vedremo.
P.G.: È tutto. Grazie per la tua disponibilità!
G.L.B.: Grazie a te per l’opportunità e un saluto a tutti!
Informazioni presso la pagina web di Count Magnus Press.
Distribuzione: Count Magnus Press Store su Lulu.com.
Pietro Guarriello
Plaudo all'iniziativa editoriale, veramente encomiabile (anche nel mio blog parlo del ciarpame libresco che gira di questi tempi -- datevi una letta). Iniziative come queste sono da enfatizzare, e penso che io stesso dedicherò qualcosa. Una piccolissima critica, costruttiva: la cover. Mi rendo ovviamente conto che l'autoproduzione non possa arrivare a chissà cosa. Ma: che ne direste di una copertine - come dire - effettivamente retrò, con solo testo "weird" e un disegno altrettanto d'annata? Secondo me potrebbe essere interessante. A parte questo: bravi!
RispondiEliminaFantastico! Di Dunsany nel nostro paese se ne sentiva la mancanza da almeno un paio di decadi e vedere qui proposta una pietra miliare della sua produzione non può far che piacere. Grandiosa iniziativa! Il volume sarà mio
RispondiEliminaGrazie mille per i commenti e per i suggerimenti.
RispondiEliminaIn effetti gli strumenti messi a disposizione da Lulu per la creazione delle copertine hanno qualche limite (i font per esempio). Niente vieta comunque di fare le copertine autonomamente.
Per i disegni pensavo che fossero abbastanza d'annata... In Pegana ho scelto un'illustrazione di Edmund Dulac tratta da un libro di poesie di Poe edito nel 1912; Mi e' sembrata particolarmente affine al testo.