“In memoria di Claudio De Nardi,
scomparso improvvisamente
e prematuramente mentre
questo libro era in fase di stampa”.
Questa la dedica in settima pagina di Teoria dell'orrore, riedizione aggiornata della raccolta dei saggi di H.P. Lovecraft appena pubblicata dall’editrice Bietti, la cui prima edizione presso Castelvecchi, nel 2001, era appunto stata tradotta da De Nardi.
Appresa per via diretta nel novembre scorso, la notizia sembra aver colto di sorpresa l’editore ed è soltanto attraverso tale omaggio, aggiunto in stampa all’ultimo minuto, che veniamo a conoscenza della morte di Claudio De Nardi, saggista e traduttore, appassionato ed esperto di letteratura weird tra i massimi in Italia, attivo dalla seconda metà degli anni 70.
Proprio nel suo primo saggio pubblicato su volume, “Alla ricerca della Chiave d'Argento” nel derlethiano Il guardiano della soglia (Fanucci, 1977), è possibile scovare una delle rare note biografiche che lo descrivono, in seguito altrimenti rarefatte sino alla mera citazione del dato bibliografico, se non del tutto assenti nell’estrema riservatezza del suo proporsi in pubblico: “Claudio De Nardi (1950) veneto trapiantato in Friuli, si occupa di letteratura e poesia europee e nord-americane moderne. Si è laureato in lettere con una tesi sul più «orfico» e forse più grande poeta «fantastico» italiano del Novecento: Dino Campana. Laureando in filosofia […],” e via scrivendo sulle proprie attività di quel periodo.
Premio “Repubblica di San Marino” 1995 per il complesso della sua opera saggistica, collaboratore editoriale per Fanucci, Solfanelli, Reverdito, Il Cerchio, Castelvecchi e varie storiche realtà del fandom italiano dalla triestina Il Re in giallo a Yorick, articoli di De Nardi erano apparsi sulla rivista francese Antares e sugli americani Lovecraft Studies.
Fra i volumi tradotti e curati, i ritrovati racconti lovecraftiani de L'albero sulla collina (Solfanelli, 1988), le antologie di saggi Vita privata di H.P. Lovecraft (Reverdito, 1987) e Lovecraftiana (Yorick, 1995); l’antologia narrativa sui vampiri Il sangue e la rosa (Reverdito, 1988); le versioni italiane del romanzo The Hill of Dreams di Arthur Machen (La collina dei sogni, Reverdito, 1988) e delle storie di Lord Dunsany in The Book of Wonder (Il libro delle meraviglie, Reverdito, 1989).
Da ricordare le fondamentali traduzioni di Lovecraft per le edizioni Oscar Modadori, quindi il The Commonplace Book (Diario di un incubo. Taccuini 1919-1935, Mondadori, 1994), Il libro dei Gatti (Il Cerchio, 1996) e la saggistica per SugarCo (In difesa di Dagon e altri saggi sul fantastico, 1994) e per la citata Castelvecchi (Teoria dell'Orrore. Tutti gli studi critici, 2001). E ancora l’opera su Arthur Conan Doyle nelle raccolte L'anello di Toth (Fanucci, 1986), Il Capitano della Stella Polare (Solfanelli, 1986) e Il vampiro del Sussex (Fanucci, 1990).
Riferimenti bibliografici in rete:
Indice cronologico come autore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia
Indice cronologico come traduttore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia
Scheda personale nel Prontuario narratori FS italiani su IntercoM
Ricerca in Science Fiction Station: Enciclopedia su IntercoM
La foto (Trieste, 1989) è di Giancarlo Pellegrin tratta dal Museo Fotografico della Fantascienza Italiana.
scomparso improvvisamente
e prematuramente mentre
questo libro era in fase di stampa”.
Questa la dedica in settima pagina di Teoria dell'orrore, riedizione aggiornata della raccolta dei saggi di H.P. Lovecraft appena pubblicata dall’editrice Bietti, la cui prima edizione presso Castelvecchi, nel 2001, era appunto stata tradotta da De Nardi.
Appresa per via diretta nel novembre scorso, la notizia sembra aver colto di sorpresa l’editore ed è soltanto attraverso tale omaggio, aggiunto in stampa all’ultimo minuto, che veniamo a conoscenza della morte di Claudio De Nardi, saggista e traduttore, appassionato ed esperto di letteratura weird tra i massimi in Italia, attivo dalla seconda metà degli anni 70.
Proprio nel suo primo saggio pubblicato su volume, “Alla ricerca della Chiave d'Argento” nel derlethiano Il guardiano della soglia (Fanucci, 1977), è possibile scovare una delle rare note biografiche che lo descrivono, in seguito altrimenti rarefatte sino alla mera citazione del dato bibliografico, se non del tutto assenti nell’estrema riservatezza del suo proporsi in pubblico: “Claudio De Nardi (1950) veneto trapiantato in Friuli, si occupa di letteratura e poesia europee e nord-americane moderne. Si è laureato in lettere con una tesi sul più «orfico» e forse più grande poeta «fantastico» italiano del Novecento: Dino Campana. Laureando in filosofia […],” e via scrivendo sulle proprie attività di quel periodo.
Premio “Repubblica di San Marino” 1995 per il complesso della sua opera saggistica, collaboratore editoriale per Fanucci, Solfanelli, Reverdito, Il Cerchio, Castelvecchi e varie storiche realtà del fandom italiano dalla triestina Il Re in giallo a Yorick, articoli di De Nardi erano apparsi sulla rivista francese Antares e sugli americani Lovecraft Studies.
Fra i volumi tradotti e curati, i ritrovati racconti lovecraftiani de L'albero sulla collina (Solfanelli, 1988), le antologie di saggi Vita privata di H.P. Lovecraft (Reverdito, 1987) e Lovecraftiana (Yorick, 1995); l’antologia narrativa sui vampiri Il sangue e la rosa (Reverdito, 1988); le versioni italiane del romanzo The Hill of Dreams di Arthur Machen (La collina dei sogni, Reverdito, 1988) e delle storie di Lord Dunsany in The Book of Wonder (Il libro delle meraviglie, Reverdito, 1989).
Da ricordare le fondamentali traduzioni di Lovecraft per le edizioni Oscar Modadori, quindi il The Commonplace Book (Diario di un incubo. Taccuini 1919-1935, Mondadori, 1994), Il libro dei Gatti (Il Cerchio, 1996) e la saggistica per SugarCo (In difesa di Dagon e altri saggi sul fantastico, 1994) e per la citata Castelvecchi (Teoria dell'Orrore. Tutti gli studi critici, 2001). E ancora l’opera su Arthur Conan Doyle nelle raccolte L'anello di Toth (Fanucci, 1986), Il Capitano della Stella Polare (Solfanelli, 1986) e Il vampiro del Sussex (Fanucci, 1990).
Riferimenti bibliografici in rete:
Indice cronologico come autore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia
Indice cronologico come traduttore sul Catalogo Sf, Fantasy e Horror in Italia
Scheda personale nel Prontuario narratori FS italiani su IntercoM
Ricerca in Science Fiction Station: Enciclopedia su IntercoM
La foto (Trieste, 1989) è di Giancarlo Pellegrin tratta dal Museo Fotografico della Fantascienza Italiana.
Andrea Bonazzi
Se n’è andato in punta di piedi, in sordina come aveva sempre vissuto...
RispondiEliminaAi tempi dell’Università e per più di un decennio con Claudio ho tenuto una corrispondenza quasi lovecraftiana (in tutti i sensi). E’ sempre stato un uomo fuori dal suo tempo (non si è mai “piegato” ad Internet, per esempio) e in una delle sue ultime lettere mi scriveva, alla sua maniera inconfondibilmente aulica (Claudio era anche un poeta) che “l’impressione è che il Tempo, come un’inarrestabile marea, stia sgretolando poco a poco i fragili capisaldi della mia vita”. Era un grande, vero, sincero appassionati e uno dei più competenti esperti di letteratura fantastica in Italia. Uno degli ultimi, purtroppo. Con lui se n’è andato un vero “lovecraftiano”, e un amico, che mi lascia il rimpianto di non essergli stato più vicino nei suoi anni più bui e difficili. Ma la vita è crudele, e il caos agisce sempre in maniera imponderabile sui nostri destini.
Comunque si dovrà commemorarlo in qualche modo (magari riunendo in un volume tutti i suoi scritti migliori - articoli, saggi, recensioni, introduzioni, ecc. - sul fantastico). Personalmente ho intenzione di farlo con un volumetto epistolare, che pubblicherò con la mia Dagon Press (il nome, tra l’altro, me lo aveva suggerito lui) perché reputo le sue lettere una miniera, piene come sono di riflessioni, spunti, aneddoti e quant’altro sulla letteratura fantastica e su Lovecraft in particolare. Un intero universo letterario in retroscena, che insegna e arricchisce come pochi scritti, anche saggistici, sanno fare.
Buon viaggio Claudio, in the cold waste...
Mi stupisco che nessun altro ne abbia ancora parlato in rete. Non una notizia, non un ricordo nemmeno dai siti specialistici.
RispondiEliminanella mia tesi -1991- ho citato spesso De Nardi. Una tesi su The Hill of Dreams di Machen. Gli sono debitore. Giampiero Vacca.
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