La credenza che un essere umano possa anche fisicamente trasformarsi in belva è antica e diffusa in tutto il mondo. Per limitarci alle sole tradizioni occidentali, la figura del licantropo viene talvolta confusa con gli elementi del vampirismo e della stregoneria, mantenendo in certo folklore alcuni retaggi del paganesimo, e persino d’una più antica adorazione totemica degli animali.
Altra considerazione è poi l’approccio al fenomeno quale mera malattia mentale: già nel II secolo il medico Galeno definiva la licantropia come “una forma di melanconia cerebrale”.
Il termine “licantropo” trova origine dal greco lykos, che significa lupo, unito ad anthropos, uomo, mentre “lupo mannaro” risale al latino lupus hominarius, cioè lupo come mangiatore d’uomini, oppure anche “simile all’uomo”. In inglese e nelle lingue germaniche, la parola werewolf si compone di wer, ovvero uomo (vir in latino) e wolf per lupo. Il francese loup-garou trova forse un’equivalenza fra garou e wer nel senso di uomo, attraverso più antichi termini quali warouls, warous o vairout.
La mitologia greca vede nella condanna divina le origini della trasformazione in licantropo, con l’esempio di Licaone, crudele re dell’Arcadia, che viene da Zeus tramutato in lupo per punizione del suo oltraggioso consumo di carne umana. Secondo certo folklore europeo, invece, per trovare un tale destino sarebbe sufficiente il nascere alla mezzanotte di Natale, addormentarsi a volto scoperto sotto la luna piena o altri simili incidenti, fino all’incorrere nella maledizione di una fattucchiera.
Se non di origine ereditaria o di natura subìta, la licantropia può essere volontariamente ottenuta con mezzi magici. Come per il versipellis dell’epoca romana, così chiamato poiché si riteneva che il pelo del lupo gli crescesse verso l’interno del corpo, rivelandosi nella trasformazione come il rivoltarsi d’una pelliccia. Un tipico versipelle si trova nel Satyricon di Petronio Arbitro, già straordinariamente moderno nel riportare i più caratteristici luoghi comuni sul lupo mannaro.
Gli incantesimi necessari a un tale scopo possono comprendere l’uso di erbe, unguenti di macabra composizione, o la confezione di amuleti e oggetti speciali come cinture o vesti. Per i guerrieri nordici, che in nome di Odino si abbandonavano alla più folle esaltazione della battaglia, la trasmutazione metaforica in lupo, ulfhedinn, od orso, berserk, avveniva per mezzo di camicie fatte delle corrispettive pelli, indossate in luogo dell’armatura.
Altri fattori, in aggiunta al magico, sono l’idolatria del Maligno o il suo diretto intervento. Col diffondersi dei processi per stregoneria, nel XV secolo, crebbero infatti anche quelli per licantropia, proiettando sulle streghe il presunto potere, concesso dal diavolo, di mutarsi in forme animali.
Infine, la diffusione della licantropia può aver luogo per contagio, attraverso il morso del lupo mannaro secondo le più diffuse leggende (in realtà, assai più cinematografiche che popolari). La vittima sopravvissuta si troverà in questo caso soggetta alle fasi lunari, senza possibilità di controllo sulle proprie metamorfosi durante le notti di plenilunio, soprattutto nelle fasi iniziali della sua nuova soprannaturale carriera.
Nella trasformazione, il corpo del licantropo si ricopre di pelo sino al palmo delle mani, gli occhi si fanno rossi e ardenti, la voce diventa un ringhio gutturale e il soggetto tende a perdere la postura bipede eretta. Sia nella completa forma fisica di lupo che in una condizione ibrida fra questa e la conformazione umana, l’udito, la vista e l’olfatto si fanno più acuti, e l’uomo lupo acquisisce tutti i sensi e le abilità del predatore.
A queste caratteristiche si aggiunge una straordinaria capacità rigenerativa, che gli permette di guarire da ferite e lesioni con estrema e innaturale rapidità. Tornato in sé nella sua forma diurna, egli non serberà solitamente memoria delle proprie azioni, ritrovando però sul proprio corpo ogni residua grave ferita subita nel corso del suo stato mannaro.
Vi sono alcuni segni esteriori che, tradizionalmente, indicano la licantropia nelle persone: i peli sul palmo delle mani sono uno dei più tipici, insieme alle sopracciglia unite e all’insolita lunghezza del dito anulare. Alcuni animali, come i cani o i cavalli, non sopportano la vicinanza dei licantropi, in qualunque forma essi siano, e reagiscono con terrore alla loro presenza.
Le capacità di guarigione del licantropo sono forse all’origine della diceria che lo vuole invulnerabile alle armi comuni, argomento controverso fra le diverse fonti. Per uccidere uno di questi esseri, il metodo più classico è l’utilizzo di lame o proiettili in argento, elemento puro e fortemente simbolico, introdotto nel mito probabilmente da fonti cristiane. Metallo, tuttavia, troppo tenero per essere forgiato in efficaci strumenti di offesa: una pallottola d’argento, per esempio, troverebbe ben scarso impatto e penetrazione a una normale distanza di tiro. Altri sistemi sono la decapitazione e la privazione del cuore, procedure altamente consigliabili ad applicarsi anche dopo una canonica uccisione tramite argenteria, avendo poi cura di dare alle fiamme i resti della creatura come ulteriore margine di sicurezza.
Che il lupo mannaro sia soggetto agli esorcismi, o all’esibizione di simboli sacri come nel caso del vampiro, resta un’ipotesi assai dubbia. Benché non si escluda che esemplari d’inclinazione particolarmente religiosa possano risultare sensibili a tali espedienti. Esistono, piuttosto, alcuni tipi di piante ed erbe cui si attribuiscono caratteri protettivi contro il cosiddetto “mal di luna”, o persino il potere di mantenere gli uomini lupo a distanza. Tra queste il vischio, il frassino, e l’aconito o “luparia”.
“Anche l’uomo che ha puro il suo cuore
E ogni giorno si raccoglie in preghiera
Può diventar lupo, se fiorisce l’aconito
E la luna piena risplende la sera”
(Versi dal film L’uomo lupo, versione italiana di The Wolf Man, 1941)
Altra considerazione è poi l’approccio al fenomeno quale mera malattia mentale: già nel II secolo il medico Galeno definiva la licantropia come “una forma di melanconia cerebrale”.
Il termine “licantropo” trova origine dal greco lykos, che significa lupo, unito ad anthropos, uomo, mentre “lupo mannaro” risale al latino lupus hominarius, cioè lupo come mangiatore d’uomini, oppure anche “simile all’uomo”. In inglese e nelle lingue germaniche, la parola werewolf si compone di wer, ovvero uomo (vir in latino) e wolf per lupo. Il francese loup-garou trova forse un’equivalenza fra garou e wer nel senso di uomo, attraverso più antichi termini quali warouls, warous o vairout.
La mitologia greca vede nella condanna divina le origini della trasformazione in licantropo, con l’esempio di Licaone, crudele re dell’Arcadia, che viene da Zeus tramutato in lupo per punizione del suo oltraggioso consumo di carne umana. Secondo certo folklore europeo, invece, per trovare un tale destino sarebbe sufficiente il nascere alla mezzanotte di Natale, addormentarsi a volto scoperto sotto la luna piena o altri simili incidenti, fino all’incorrere nella maledizione di una fattucchiera.
Se non di origine ereditaria o di natura subìta, la licantropia può essere volontariamente ottenuta con mezzi magici. Come per il versipellis dell’epoca romana, così chiamato poiché si riteneva che il pelo del lupo gli crescesse verso l’interno del corpo, rivelandosi nella trasformazione come il rivoltarsi d’una pelliccia. Un tipico versipelle si trova nel Satyricon di Petronio Arbitro, già straordinariamente moderno nel riportare i più caratteristici luoghi comuni sul lupo mannaro.
Gli incantesimi necessari a un tale scopo possono comprendere l’uso di erbe, unguenti di macabra composizione, o la confezione di amuleti e oggetti speciali come cinture o vesti. Per i guerrieri nordici, che in nome di Odino si abbandonavano alla più folle esaltazione della battaglia, la trasmutazione metaforica in lupo, ulfhedinn, od orso, berserk, avveniva per mezzo di camicie fatte delle corrispettive pelli, indossate in luogo dell’armatura.
Altri fattori, in aggiunta al magico, sono l’idolatria del Maligno o il suo diretto intervento. Col diffondersi dei processi per stregoneria, nel XV secolo, crebbero infatti anche quelli per licantropia, proiettando sulle streghe il presunto potere, concesso dal diavolo, di mutarsi in forme animali.
Infine, la diffusione della licantropia può aver luogo per contagio, attraverso il morso del lupo mannaro secondo le più diffuse leggende (in realtà, assai più cinematografiche che popolari). La vittima sopravvissuta si troverà in questo caso soggetta alle fasi lunari, senza possibilità di controllo sulle proprie metamorfosi durante le notti di plenilunio, soprattutto nelle fasi iniziali della sua nuova soprannaturale carriera.
Nella trasformazione, il corpo del licantropo si ricopre di pelo sino al palmo delle mani, gli occhi si fanno rossi e ardenti, la voce diventa un ringhio gutturale e il soggetto tende a perdere la postura bipede eretta. Sia nella completa forma fisica di lupo che in una condizione ibrida fra questa e la conformazione umana, l’udito, la vista e l’olfatto si fanno più acuti, e l’uomo lupo acquisisce tutti i sensi e le abilità del predatore.
A queste caratteristiche si aggiunge una straordinaria capacità rigenerativa, che gli permette di guarire da ferite e lesioni con estrema e innaturale rapidità. Tornato in sé nella sua forma diurna, egli non serberà solitamente memoria delle proprie azioni, ritrovando però sul proprio corpo ogni residua grave ferita subita nel corso del suo stato mannaro.
Vi sono alcuni segni esteriori che, tradizionalmente, indicano la licantropia nelle persone: i peli sul palmo delle mani sono uno dei più tipici, insieme alle sopracciglia unite e all’insolita lunghezza del dito anulare. Alcuni animali, come i cani o i cavalli, non sopportano la vicinanza dei licantropi, in qualunque forma essi siano, e reagiscono con terrore alla loro presenza.
Le capacità di guarigione del licantropo sono forse all’origine della diceria che lo vuole invulnerabile alle armi comuni, argomento controverso fra le diverse fonti. Per uccidere uno di questi esseri, il metodo più classico è l’utilizzo di lame o proiettili in argento, elemento puro e fortemente simbolico, introdotto nel mito probabilmente da fonti cristiane. Metallo, tuttavia, troppo tenero per essere forgiato in efficaci strumenti di offesa: una pallottola d’argento, per esempio, troverebbe ben scarso impatto e penetrazione a una normale distanza di tiro. Altri sistemi sono la decapitazione e la privazione del cuore, procedure altamente consigliabili ad applicarsi anche dopo una canonica uccisione tramite argenteria, avendo poi cura di dare alle fiamme i resti della creatura come ulteriore margine di sicurezza.
Che il lupo mannaro sia soggetto agli esorcismi, o all’esibizione di simboli sacri come nel caso del vampiro, resta un’ipotesi assai dubbia. Benché non si escluda che esemplari d’inclinazione particolarmente religiosa possano risultare sensibili a tali espedienti. Esistono, piuttosto, alcuni tipi di piante ed erbe cui si attribuiscono caratteri protettivi contro il cosiddetto “mal di luna”, o persino il potere di mantenere gli uomini lupo a distanza. Tra queste il vischio, il frassino, e l’aconito o “luparia”.
“Anche l’uomo che ha puro il suo cuore
E ogni giorno si raccoglie in preghiera
Può diventar lupo, se fiorisce l’aconito
E la luna piena risplende la sera”
(Versi dal film L’uomo lupo, versione italiana di The Wolf Man, 1941)
Andrea Bonazzi
(pubblicato in origine su HorrorMagazine il 22/03/05)
(pubblicato in origine su HorrorMagazine il 22/03/05)
The Wolf Man è indimenticabile ed è un peccato che il remake dell'anno scorso si sia buttato a peso morto sul solo intrattenimento tralasciando l'aspetto medico della licantropia che invece nel primo era guancia a guancia con il suo "rivale" fantastico.
RispondiEliminaSul tema lessi "Vampiri e lupi mannari" di Petoia pubblicato dalla Newton Compton, trovandolo esaustivo perchè attraverso vari testi mostra come venivano considerate quelle due creature (principalmente i licantropi), ma sapete suggerirmi qualche altro testo saggistico (serio possibilmente) sui lupi mannari anche non italiano?
bravo! un bel sunto: chiaro, breve, completo e fruibile.
RispondiEliminaR.
Ottimo articolo!In quanto alla storia dell'argento ha origini puramente cinematografiche nel folclore non ve n'è traccia.
RispondiEliminaSono curiosi alcuni metodi di contenimento consigliati dal folclore popolare:
-secondo alcune tradizioni se imprigionato dentro un pentacolo il licantropo non potrà uscirne.
-altri invece consigliano un cerchio di spade d'acciaio metallo dalle proprietà esorcistiche.
Per non parlare poi di alcune cure per la licantropia ideate dalla "saggezza popolare",eccone una praticata in Francia:Il licantropo senza abiti addosso deve attraversare la piazza del paese,mentre 12 vergini lo colpiscono con rami di salice e gli viene gettato addosso dello zolfo!Se sopravvive risulta guarito.Inoltre nel medioevo la possibilità che i lupi mannari potessero cambiare fisicamente forma era al centro di un dibattito.
Le tesi erano due:
-Il lupo mannaro può realmente cambiare forma, mantenendo però una
dentatura umana (a volte anche zampe e viso mantenevano lievi tracce
di umanità, come nel caso di Peter Stubb,che asserì di aver cercato
di strangolare un ragazzo in forma lupesca).
-Il lupo mannaro non può realmente mutare, la mutazione è in realtà un
illusione creata dal diavolo,che in quanto inferiore a Dio non può
realmente concedere il potere di trasformarsi ai suoi servi.Oppure il
licantropo separa la sua anima dal corpo grazie ad un unguento ed è
questa ad assumere sembianze lupesche.
Altri testi in argomento...
RispondiEliminaUn classico è The Book of Were-Wolves, being an account of a terrible superstition (1865) di Sabine Baring-Gould: non c'è in italiano, ma ha innumerevoli edizioni e il testo originale è di pubblico dominio anche sul Project Gutenberg www.gutenberg.org/ebooks/5324.
Per la saggistica moderna, A Lycanthropy Reader: Werewolves in Western Culture (1986) di Charlotte F. Otten, in paperback per la Syracuse University Press.
Grazie Andrea, ma vedo che sono un pò datati. Tra i più recenti non c'è niente di valido?
RispondiEliminaarticolo molto bello e stimolante, grazie.
RispondiEliminapeccato che non sia tradotto Sabine Baring-Gould