Sembra che il solo fantastico letterario a godere di qualche fortuna editoriale, qui in Italia, continui a essere quello più apertamente orientato verso l’interpretazione esoterica – nel quadro, non di rado, d’una lettura anche ideologica in tale approccio al genere...
Cosiderato nel massimo riguardo in questa tradizione, l’austriaco Gustav Meyrink (1868-1932) è forse tra gli scrittori da noi più costantemente ristampati nell’ambito presente sino all’odierna uscita, per le Edizioni Bietti, del romanzo Il Domenicano bianco (Der weiße Dominikaner, 1921) in una nuova edizione annotata a cura di Gianfranco de Turris, che torna a presentare l’opera nella sua classica prima versione italiana tradotta da Julius Evola e pubblicata nel 1944 dai Fratelli Bocca di Milano.
“In una cittadina dai tratti opachi e misteriosi, Cristoforo Colombaia è chiamato dalla singolare figura del Domenicano bianco a portare a compimento il lavoro dei suoi avi; si trova così catapultato in una dimensione sovrannaturale dell’esistenza, che fa irruzione nel mondo reale, sconvolgendone l’ordine. I confini tra sogno e realtà sono ormai dissolti. La sua missione lo condurrà a lottare contro la Testa della Medusa, simbolo della controìniziazione moderna e delle pseudospiritualità del nostro tempo, per riaffermare una concezione eroica e spirituale dell’esistenza. Alla trasmutazione finale potrà giungere solo attraverso la mediazione della femminilità, in una «metafisica del sesso» assai peculiare, frutto dell’incontro tra discipline orientali e tradizione occidentale”.
Il volume si correda di un’ampia appendice dedicata alla dimensione iniziatica nella scrittura dell’autore, “Meyrink e l’esoterismo”, con testi e interventi a firma di Massimo Scaligero, Serge Hutin, Jean-Pierre Bayard e Gérard Heym, oltre che dello stesso Evola.
Informazioni presso il sito web della casa editrice.
Il Domenicano bianco
Gustav Meyrink
collana L’archeometro, Edizioni Bietti, 2012
copertina rigida, 290 pagine, €19.00
ISBN 9788882482732
Cosiderato nel massimo riguardo in questa tradizione, l’austriaco Gustav Meyrink (1868-1932) è forse tra gli scrittori da noi più costantemente ristampati nell’ambito presente sino all’odierna uscita, per le Edizioni Bietti, del romanzo Il Domenicano bianco (Der weiße Dominikaner, 1921) in una nuova edizione annotata a cura di Gianfranco de Turris, che torna a presentare l’opera nella sua classica prima versione italiana tradotta da Julius Evola e pubblicata nel 1944 dai Fratelli Bocca di Milano.
“In una cittadina dai tratti opachi e misteriosi, Cristoforo Colombaia è chiamato dalla singolare figura del Domenicano bianco a portare a compimento il lavoro dei suoi avi; si trova così catapultato in una dimensione sovrannaturale dell’esistenza, che fa irruzione nel mondo reale, sconvolgendone l’ordine. I confini tra sogno e realtà sono ormai dissolti. La sua missione lo condurrà a lottare contro la Testa della Medusa, simbolo della controìniziazione moderna e delle pseudospiritualità del nostro tempo, per riaffermare una concezione eroica e spirituale dell’esistenza. Alla trasmutazione finale potrà giungere solo attraverso la mediazione della femminilità, in una «metafisica del sesso» assai peculiare, frutto dell’incontro tra discipline orientali e tradizione occidentale”.
Il volume si correda di un’ampia appendice dedicata alla dimensione iniziatica nella scrittura dell’autore, “Meyrink e l’esoterismo”, con testi e interventi a firma di Massimo Scaligero, Serge Hutin, Jean-Pierre Bayard e Gérard Heym, oltre che dello stesso Evola.
Informazioni presso il sito web della casa editrice.
Il Domenicano bianco
Gustav Meyrink
collana L’archeometro, Edizioni Bietti, 2012
copertina rigida, 290 pagine, €19.00
ISBN 9788882482732
Andrea Bonazzi
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