domenica 17 febbraio 2013

Quis est iste qui venit? I fantasmi di M.R. James.


Chi è colui che viene?

L’emblematica citazione biblica, contenuta nel racconto “Oh, Whistle, and I’ll Come to You, My Lad” spesso richiama Montague Rhodes James e, di riflesso, il racconto di fantasmi anglosassone. Questa associazione di idee trae forse origine dal potere suggestivo della domanda in questione, che possiede, nella sua immediatezza, quel particolare senso del mistero ispirato dalle ghost stories.

Dalla prima edizione di “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)
Dalla prima edizione di “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)

Il racconto, pubblicato originariamente nelle Ghost Stories of an Antiquary (1904), narra dell’evocazione di un essere spettrale, richiamato involontariamente dal protagonista che ha maldestramente ignorato, per via di una curiosità quasi oziosa, un oscuro avvertimento; l’identità e le ragioni di questa apparizione rimarranno tuttavia dei punti irrisolti.

Il protagonista della storia è Parkins, un professore di ontografia (dubbio insegnamento accademico, funzionale in qualche modo al racconto), che conduce per puro caso delle ricerche sul sito di alcune rovine templari. L’azione si svolge nella località balneare di Burnstow (cittadina fittizia, ispirata a Felixstowe, nel Suffolk), dove Parkins si reca per un periodo di riposo da dedicare al golf. Il protagoniosta del racconto viene presentato al lettore come scettico nei confronti del sovrannaturale e, per non lasciare alcun dubbio, dichiara esplicitamente la propria posizione:
“A proposito di quanto avete detto adesso, colonnello, penso di dovervi dire che la mia posizione in materia è molto rigida. Sono infatti un convinto detrattore di quello che è chiamato ‘soprannaturale’.”
Parkins mostra quindi (e ispira al lettore) quell’atteggiamento scettico che predispone maggiormente al brivido soprannaturale, secondo una posizione che accomuna l’estetica di M.R. James a quella di H.P. Lovecraft.

Nel corso delle sue ricerche presso le rovine templari, il professore rinviene un fischietto che reca le misteriose incisoni “Quis est iste qui venit” (circondate da svastiche che qui non hanno la connotazione negativa poi data dal nazismo, ma possono essere lette come simboli di auspicio) e le iscrizioni “FUR/FLA/FLE/BIS”. Incuriosito dall’oggetto, e quasi a voler esorcizzare il mistero che questo rappresenta, lo usa con incauta leggerezza. Il fischio emesso ha un suono inquietante e causa a Parkins delle strane visioni notturne, fino a quando, al compimento del climax del racconto, egli viene aggredito da un misterioso essere fatto da lenzuola di lino contorte, nella stanza della pensione dove alloggia. Il racconto sviluppa in sostanza il tema della violazione di un avvertimento e della punizione causata da questa contravvenzione: soggetto ancestrale che ispira, nella sua essenzialità, un innato senso di inquietudine nel lettore.

Illustrazione di James Mac Bride da “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)
Illustrazione di James Mac Bride da “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)

A intensifcare la portata del sinistro mistero (chi è colui che viene?) , vi è il fatto che questo viene proposto attraverso un evocativo verso biblico (Isaia 63:1) che profetizza la venuta di Cristo tra le genti.

“Quis est iste qui venit de Edom
tinctis vestibus de Bosra
iste formonsus in stola sua gradiens
in multitudine fortitudinis suae
ego qui loquor iustitiam
et propugnator sum ad salvandum”

“Chi è costui che viene da Edom,
da Bozra con le vesti tinte di rosso?
Costui, splendido nella sua veste,
che avanza nella pienezza della sua forza?
– Io, che parlo con giustizia,
sono grande nel soccorrere.”

La domanda, resa familiare dal verso (familiare era di certo a James e al suo entourage), rimane comunque irrisolta, e non può che trovare terreno fertile nell’intimo del lettore. L’uso di materia religiosa da parte di James è tutt’altro che casuale, come segnala Peter Penzoldt. James gioca con la superstizione che vuole che frasi isolate della Bibbia, ottenute casualmente, abbiano una valenza profetica. Va detto, che la tecnica narrativa di James poggia sulla creazione di una sospensione dell’incredulità molto convincente, senza la quale il climax finale risulterebbe troppo avventato e inverosimile. In tal senso l’uso di materia biblica è uno degli espedienti che rende il lettore incline ad accettare passivamente dei fatti inspiegabili. Si ricordi in questo senso la lezione di Roger Caillois che esclude categoricamente (cfr. Nel cuore del fantastico) il sentimento fantastico da qualsiasi opera a sfondo religioso.
“Niente di ciò che è oggetto di fede può apparire fantastico.”
L’abilità di Montague Rhodes James è tutta nella costruzione di un intreccio teso a provocare quel disagio e quell’inquietudine, preparatori alla scena finale. I suoi racconti, in generale, rinnovano la ghost story vittoriana e sono attenti a quei tratti psicologici che caratterizzarono il racconto di fantasmi nel periodo edwardiano. I cliché del gotico: lugubri manieri, l’incombere sul presente di un terribile passato, le eroine perseguitate, i cimiteri solitari, i fantasmi dal bianco sudario, fanno ormai parte per James di un canone ben definito e perdono il ruolo di veicoli principali del terrore per i suoi smaliziati lettori. Lo scenario si sposta sempre più verso luoghi e personaggi familiari, e che rendono maggiormente plausibile l’elemento soprannaturale della storia. Il terrore viene spostato da un momento di dissonanza esteriore, da una minaccia fisica tangibile, a una imperfezione interiore, a uno scompiglio dell’animo evocato attraverso immagini e atmosfere apparentemente comuni e innocue, che preparano il lettore e lo rendono disposto ad acettare l’autenticità degli eventi soprannaturali.

Illustrazione di James Mac Bride da “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)
Illustrazione di James Mc Bride da “Ghost Stories of an Antiquary” (1904)

Nel racconto in questione le scene più inquietanti sono ambientate nel rassicurante scenario di una spiaggia, alla luce del giorno (si potrebbe qui pensare a R.L. Stevenson, ma il fine ultimo dei due scrittori è decisamente differente). Lo stesso titolo del racconto “Oh, Whistle, and I’ll Come to You, My Lad”, tratto da una ballata (“Oh, Whistle, and I’ll Came to You”, 1793) di Robert Burns, poeta scozzese del XVIII secolo, comunica un’immagine bucolica e gioiosa. Immagini niente affatto cupe e sicuramente familiari al lettore di James, assumono qui una valenza nuova e si fanno carico di una nota stridente. Niente di originale, è vero, se si pensa all’uso del perturbante in letteratura che fece E.T.A. Hoffmann, anche se quest’ultimo è maggiormente legato al gotico e al grottesco, inteso come deformazione caricaturale della realtà. Non è un caso che in M.R. James il classico spettro dal lenzuolo bianco non sia ricoperto da un improbabile sudario, ma dalle comuni lenzuola di lino di un letto comune, come quello che potrebbe trovarsi in un qualsiasi hotel.

Se da una parte l’incertezza su chi o cosa venga evocato dal suono del fischietto genera inquietudine, a intensificare l’appresione vi è il sospetto che sia stato violato un ordine ben preciso, un avvertimento.

Immagine dall’omonimo film della BBC (1968)Uno dei tratti distintivi del narrato di James (ma si potrebbe dire della ghost story in generale) sta nel fatto che molte cose sono soltanto suggerite al lettore, che in tal modo attiva dei meccanismi personali di elaborazione del testo, creando un elevato livello di partecipazione emotiva. Un esempio di questa tecnica, è rappresentato dall’oscuro avvertimento inciso nel fischietto: “FUR/FLA/FLE/BIS”, del quale James non dà alcuna spiegazione. Esistono diverse interpretazioni in merito all’iscrizione, ma la più accreditata è quella della studiosa Rosemary Pardoe, secondo cui l’iscrizione andrebbe letta come “Fur, Flabis, Flebis” ossia “Ladro, soffierai, piangerai”.

Parkins pagherà infatti per la sua curiosità, e per avere ignorato l’avvertimento, ma chi o che cosa abbia effettivamente evocato, non lo saprà mai. Quel che importa a James non è svelare il mistero, come potrebbe accadere in un racconto poliziesco, ma crearlo e lasciare il lettore con la curiostà verso la soluzione del mistero, e con quel senso di disagio che può dare un evento che, in fin dei conti, non ha alcuna spiegazione razionale.

Va rilevato che James presuppone nel suo lettore l’atteggiamento scientifico e curioso dei suoi personaggi, con i quali il lettore è portato ad immedesimarsi (complice anche la scarsa descrizione psicologica di questi) . È certamente necessario partire dall’assunto che i segni del passato e gli indizi possano essere decifrati e compresi, per rendere appieno il fallimento di questa indagine. E in questo James non può che esser figlio dello spirito scientifico dell’età vittoriana. Del resto, ne “La pietra di confine del vicino” James fa dire ad un suo personaggio:
 “Ricordate, se vi piace… che io sono un vittoriano per nascita e per educazione, e che l’albero vittoriano, molto ragionevolmente, porta dei frutti vittoriani.
I suoi protagonisti sono studiosi ed eruditi, e nello specifico hanno tutti mezzi necessari a risolvere gli enigmi proposti, come potrebbe avvenire in un racconto poliziesco. Lo stesso Parkins è un professore universitario, e ha tutti gli strumenti indispensabili alla soluzione dell’enigma. È il suo fallimento che amplifica la portata del mistero. Del resto l’atteggiamento dell’antiquario di James non è dissimile da quello di un detective. Gli indizi del passato costituiscono per lui le chiavi per poter leggere la storia e talvolta per risolvere degli enigmi. Il fallimento di questa indagine costituisce l’elemento fantastico dei racconti. Ma si tratta di un fallimento premeditato, inprescindibile, risaputo e condiviso a priori con il lettore. La spiegazione dei fatti non verrà mai. Il soprannaturale viene consegnato al lettore come un dato di fatto, reso credibile da una precisa tecnica narrativa e, soprattutto, da un’atmosfera magistralmente creata. Ma l’orrore soprannaturale si limita a un momento puramente estetico. In questo James si differenzia da altri maestri del genere come Sheridan Le Fanu o Algernon Blackwood che spesso non resistono alla tentazione di spiegare i fatti sovrannaturali, forse con eccessiva partecipazione, indebolendo in tal modo il climax e l’effetto orrorifico delle storie (ma Blackwood e, in modo minore, Le Fanu hanno intenti chiaramente differenti).

Lo schema dell’avvertimento violato e della conseguente punizione fa parte della struttura base di un buon numero di fiabe e se ne trovano svariati esempi nelle sacre scritture e nella letteratura classica (si pensi alla storia del Paradiso Terrestre o a quella del vaso di Pandora). Uno schema più volte associato a James è quello della nota fiaba di Barbablù. James riprende spesso questa struttura e cita la fiaba esplicitamente in “The Residence At Whitminster”. Tuttavia, in molte varianti della favola classica, l’ordine delle cose che è sovvertito, viene alla fine ristabilito: non avviene lo stesso nei racconti di James. In sostanza uno schema che inconsciamente è radicato nell’uomo, viene violato e questo aggiunge un ulteriore elemento di disagio nel lettore.

Julia Briggs rileva, giustamente, che la psicologia dei personaggi dei racconti di James è superficiale e non è posta una grande attenzione su essa. Arriva anche ad affermare che
“Dai suoi racconti la psicologia è completamente e arditamente bandita.”

Ghost Stories of an Antiquary (1904)Questo è evidente anche nel racconto in questione: per esempio il motivo chiave dello sviluppo della storia, la curiosità di Parkins, non è sviluppato in termini psicologici del personaggio, ma viene fornito come un fatto e non importa, ai fini della storia, compredere il motivo di tale curiosità. David Punter fa tuttavia notare che, se da una parte l’affermazione della Briggs è corretta, questo non significa che James non sia attento alla psicologia, in particolare a quella del lettore, in quanto egli cerca, con cognizione di causa, di innescare in esso quei meccanismi del perturbante che, essendo basati su una convincente forma di sospensione dell’incredulità, garantiscono un efficace effetto terrifico. È quindi l’intreccio, lo sviluppo della storia, e soprattutto l’atmosfera quello che interessa veramente a James, perchè attraverso questi elementi James ha la possibilità di interagire maggiormente con il lettore. I personaggi hanno lo scopo funzionale di asservire alla trama e la loro psicologia non necessita di particolari giustificazioni. Non va dimenticato, in generale, che i racconti di James erano nati per essere letti pubblicamente, “ [...] ad amici pazienti, usualmente durante il periodo natalizio,” (cfr. Prefazione a Ghost Stories of an Antiquary) e che la forma e l’obiettivo ne hanno in maniera forte plasmato lo stile e il narrato.

Per concludere potremmo dire che, in un modo particolare, l’attributo psicologico si può applicare ai racconti di M.R. James, anche se non si può negare che la cosiddetta ghost story psicologica oggi definisce un ben altro filone, nel quale l’elemento sovrannaturale trova la sua sede naturale nell’inconscio dei personaggi. In questo filone possiamo collocare alcuni tra i più grandi maestri della letteratura sovrannaturale: Henry James, Oliver Onions, E.F. Harvey, Robert Aickman, Walter de la Mare.

Oggi James è considerato un maestro giustamente imitato. Forse questa attribuzione potrebbe risultare eccessiva, per un autore che non considerava le ghost stories il fulcro della propria attività letteraria. Di certo egli ha fatto propri i dettami di un genere molto particolare, la cui evoluzione non poteva che essere limitata e destinata alla ripetizione e all’imitazione, dati i suoi angusti limiti.


Bibliografia:
Montague Rhodes James; Ghost Stories of an Antiquary; Edward Arnold, London; 1904.
Peter Penzoldt; The Supernatural in Fiction; Prometheus Books; New York; 1952.
Julia Briggs; Night Visitors: Rise and Fall of the English Ghost Story; Faber & Faber; London; 1977
Roger Caillois; Nel cuore del Fantastico; Feltrinelli; Milano; 1984.
Julia Briggs; Visitatori notturni; Bompiani; Milano; 1988.
David Putner; Storia della letteratura del terrore. Il «gotico» dal Settecento a oggi; Editori Riuniti; Milano; 2006.
AA.VV.; Warnings To The Curious: A Sheaf of Criticism on M. R. James; Hippocampus Press; New York; 2007.



Giuseppe Lo Biondo
(in prima versione su Quis est iste qui venit? del 28/03/11)

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