venerdì 3 settembre 2010

Qualcosa di Donald Wandrei

Donald Wandrei, fotoQuasi inosservato rispetto agli anniversari di assai più celebrati colleghi, cadeva due anni fa il centenario di Donald Wandrei, nato a St. Paul, in Minnesota, nel 1908 e scomparso nel 1987.

Poeta, autore di racconti fantastici e horror, di fantascienza e thriller, Donald Albert Wandrei – questo il nome completo – fu dal 1924 giovanissimo corrispondente di Clark Ashton Smith, e di Howard Phillips Lovecraft da un paio d’anni più tardi, stabilendo duraturi rapporti con l’intero gruppo dei fantasisti di Weird Tales del quale da lì a breve sarebbe entrato a far parte, pubblicando la sua prima storia, “Il Cervello Rosso” (The Red Brain), sulla stessa rivista nell’ottobre del 1927 per contribuire in seguito alle più diverse testate nazionali, dal pulp di genere su Astounding o Black Mask alle più prestigiose pretese letterarie di Esquire. Una carriera virtualmente interrotta dalla chiamata alle armi, nel 1942.

Fratello maggiore di Howard Wandrei, scrittore anch’egli benché forse più noto per le sue rare e suggestive illustrazioni, Donald fu tra i primi ad applicare il lovecraftiano punto di vista “cosmico” e non antropocentrico alla propria narrativa fantascientifica e weird, culminata nell’unico romanzo pubblicato Dead Titans, Waken! scritto nel 1932 ma riveduto e fatto uscire soltanto sedici anni più tardi come I giganti di pietra (The Web of Easter Island, 1948).

Ben poco, tanto per cambiare, è stato tradotto finora in Italia. I giganti di pietra uscì già nel 1956 per I Romazi di Urania, quindi ancora in Urania nel 1965 e nella relativa collana di Classici nel 1978. Il resto è rappresentato da sei racconti appena, che si alternano in svariate antologie: “Qualcosa dall'alto” (Something from Above, 1930), “Gli uomini-albero di M’Bwa” (The Tree-Men of M’Bwa, 1932), “La signora in grigio” (The Lady in Gray, 1933), “Colossus” (1934), “Il cratere” (The Crater, 1967) e il citato “Il Cervello Rosso”, anche con titolazione cambiata in “Polvere Cosmica”.

Sanctity and Sin, 2008, copertinaDopo la morte di Lovecraft, Wandrei si rese co-fondatore dell’Arkham House insieme ad August Derleth, contribuendo considerevolmente a diffondere il lascito letterario dell’amico di Providence e fortemente insistendo sull’importanza di pubblicarne il vasto epistolario; opera che seguirà sempre da vicino pur firmando la cura “ufficiale” dei soli tre primi volumi di Selected Letters. Alla dipartita di Derleth, nel 1971, cessò infine i rapporti con la casa editrice a causa di una disputa legale.

I primi libri di Donald Wandrei, Ecstasy and Other Poems (1928) e Dark Odyssey (1931), sono non a caso raccolte di poesie. Capace di passare dalla lirica passionale alle sfrenate fantasie del visionario e del macabro, i suoi versi di carattere fantastico iniziarono ad apparire in serie su Weird Tales dal 1927, singoli elementi dei magnifici Sonnets of the Midnight Hours in seguito completati e raccolti nel volume Poems for Midnight del 1964. Particolarmente apprezzati da H.P. Lovecraft che ne trarrà spunto adottando la forma del sonetto, per quanto irregolare, nel ciclo dei suoi Fungi From Yuggoth composti a partire dal 1929.

Nel 2008, in occasione del centenario della nascita, presso la Hippocampus Press è apparsa Sanctity and Sin: The Collected Poetry and Prose-Poems of Donald Wandrei, una brossura curata da S.T. Joshi che dell’autore raccoglie la produzione poetica in versione definitiva e pressoché al completo, illustrata con alcuni disegni del fratello Howard.

Qui a seguito, in mancanza di altri riferimenti in italiano, un esempio dai versi di Wandrei, del tutto personale nella versione e nella scelta.


“Fantastic Sculpture”, sonetto XXIII da Sonnets of the Midnight Hours, in Poems for Midnight (Arkham House, 1964), traduzione: Andrea Bonazzi.

Andrea Bonazzi

1 commento :

  1. "La signora in grigio" se non ricordo male è un bel racconto che mescola abilmente due tematiche in apparenza incociliabili:il vampirismo e i miti di Cthulu riuscendo ad essere quasi visionario."Il cervello rosso" invece con la sua terribile parodia dell'evoluzione e il suo delirio finale è ancora oggi una potentissima visione del terrore.
    Il vampirologo che ride

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