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sabato 22 settembre 2012

Cacciatori di vampiri

Quello del "cacciatore di vampiri" è un tema vasto, forse appena un filo — filo di sangue, s’intende — meno vasto dell’argomento stesso del loro oggetto di preda. Dacché esistono vampiri, che appartengano al mito o alla superstizione sino alla finzione narrativa, è necessaria e quasi inevitabile la presenza di una nemesi, un avversario non sempre o necessariamente del tutto umano, una figura di sapiente in grado di individuarli, un antagonista di particolare abilità nel combatterli.

Prototipi di questo genere di personaggio si potrebbero individuare sin dall’antichità classica, quando lamie ed empuse prefiguravano l’odierno vampiro. Per esempio nel resoconto di Flegone Tralliano, che, nel II secolo d.C., narra della giovane defunta Philinnio ritornante più volte dalla tomba per incontrare il proprio amato; storia ripresa in versi da Johann Wolfgang Goethe nel suo La Fidanzata di Corinto (Bruden från Korint, 1797). Scoperta la verità, il popolo si rivolge a un “profeta e veggente di nome Ryllus, tenuto in gran stima e reverenza”, il quale appare l’unico a sapere come affrontare il fenomeno, ordinando che il corpo della ragazza sia incenerito fuori dalle mura cittadine.

Col diffondersi, fra XVII e XVIII secolo, del mito del vampiro, si propaga come un’epidemia dall’area balcanica a tutto l’occidente europeo una vasta letteratura di testimonianze e trattati sull’argomento, dove i veri cacciatori di vampiri sono le torme di contadini, i quali paiono accanirsi sui trapassati compaesani che la superstizione accusa di nefandezze post-mortem.

Ed è in questo panorama che emerge la figura del dhampyr, a cui si rifanno sia il quasi omonimo Dampyr dei fumetti Bonelli che lo stesso personaggio di Blade, dagli inchiostri alla trasposizione in celluloide.

Figlio di un vampiro, sorta di mezzosangue compartecipe di entrambe le nature fra l’umano e il soprannaturale, e per questo sia venerato che temuto, il dhampyr nato dal folklore serbo era tradizionalmente delegato, spesso dietro lauta ricompensa, al ruolo di cacciatore e vendicatore grazie al suo particolare potere di riconoscere e di uccidere i vampiri.

Cacciatore e vampirologo per eccellenza, il brusco ed eccentrico olandese Abraham Van Helsing, tratteggiato da Bram Stoker nel suo Dracula (1892), è il capostipite di un’infinita serie di imitazioni e di varianti sul tema, pur preceduto da esempi come quello del Generale Spielsdorf che, già orbato della propria nipote dalla vampira Carmilla nella omonima novella di Joseph Sheridan Le Fanu (1872), si assume il compito di ricercarne e impalarne il corpo assistito dal misterioso Barone di Vordenburg.

Persino il celeberrimo Sherlock Holmes rischia di entrare nella categoria, imbattendosi in un caso di vampirismo che tale si rivelerà solo in apparenza, ne Il vampiro del Sussex (The Adventure of the Sussex Vampire, 1924) di Arthur Conan Doyle.

E con la narrativa popolare del Novecento, anche personaggi seriali minori s’improvvisano talvolta esperti in materia di nosferatu e affini, come il pur non eccelso Jules de Grandin, tipico “investigatore dell’occulto” creato da Seabury Quinn nel 1925 sulle pagine di Weird Tales.

Sulla stessa celebre rivista faceva il suo esordio anche lo spadaccino Solomon Kane, il seicentesco puritano di Robert Ervin Howard che, tra le varie minacce sovrannaturali, affronta un non-morto assetato di sangue e vendetta nel racconto Teschi sulle Stelle (Skull in the Stars, 1929).

Dal primo trentennio del secolo scorso la commistione fra letteratura, fumetti, cinema e, più tardi, televisone, lascia affiorare sia i tipici caratteri alla Van Helsing che più originali personaggi mediatici. La concezione odierna del vampiro vede il lettore/spettatore identificarsi sempre più in esso, a scapito della categoria del suo antagonista umano, spesso riciclato in letture avventurose o relegato ai margini della contaminazione. È il caso del fenomeno di Buffy l’ammazzavampiri (Buffy the Vampire Stayer, 1992, e seguenti serial TV), o di vere e proprie parodie come per lo spassoso Professor Ambrosius di Per favore… non mordermi sul collo (Dance of the Vampires, 1967), o ancora il Peter Vincent del film Ammazavampiri (Fright Night, 1985): un vecchio attore incastrato nello stanco ruolo di vampirologo, costretto infine a fare i conti con veri e pericolosissimi succhiasangue.

Dal cinema della britannica Hammer, che vede il grande Peter Cushing incarnare il tipo dello spietato distruttore di non morti (sia nella serie dei Dracula che nel ciclo ispirato a Le Fanu), proviene anche il curioso personaggio di Capitan Kronos, settecentesco cacciatore di vampiri in stile “cappa & spada” protagonista del (purtroppo) inedito in Italia Captain Kronos Vampire Hunter (1974).

Più attuale e forse memorabile cacciatore ai limiti fra gotico e fantascienza, è certamente il Robert Neville del romanzo Io sono Leggenda (I’m a legend, 1954) di Richard Matheson, portato sullo schermo in L’ultimo uomo della terra (1963) e 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra (The
Omega Man, 1971). Ultimo uomo in un mondo di soli vampiri, Neville intraprende dapprima la sua azione di sterminatore di non-morti per poi scoprire la nuova società umana adattatasi al vampirismo, che ribalterà le parti trasformando lui in preda, e quindi in minacciosa leggenda di un mondo ormai scomparso.

Troppi nomi ed esempi indubbiamente
mancano a questa che è solo una fuggevole occhiata sul tema della "caccia al vampiro". A partire dallo spaccone Jack Crow del film Vampires (1998) di John Carpenter, tratto a sua volta dal romanzo Vampiri S.p.A. (Vampire$, 1990) di John Steakley. Non ce ne vogliano i diretti interessati... serbando i loro aguzzi paletti di frassino per meno vive e assai più degne carcasse.

Andrea Bonazzi
(in prima versione su HorrorMagazine del 3/03/05)

domenica 21 agosto 2011

Fantasmi, Racconti e Altri regni di Richard Matheson

Ghost, 2011, copertinaNovità e recuperi editoriali dell’opera di Richard Matheson continuano a riproporsi nelle pubblicazioni di Fanucci Editore per quest’anno, con gli ultimi tre volumi apparsi fra l’inverno e l’estate del 2011, tutti nella traduzione italiana a firma di Maurizio Nati.

Di recente uscita è Ghost (Earthbound, 1982), uno “spettrale” romanzo di Matheson pubblicato ventinove anni or sono in origine sotto lo pseudonimo di Logan Swanson, finora rimasto inedito in Italia.

“A due passi da New York esiste una località chiamata Logan Beach. D’estate è una frequentata stazione di villeggiatura, ma d’inverno ha un’atmosfera da vecchia America dimenticata, angosciosa e rarefatta: un litorale battuto dal vento e dalla pioggia, una grande casa in cima a una scogliera, una villetta sulla sabbia e il resto del mondo lontano come non mai. Proprio qui, e proprio in un inverno più inclemente del solito, si rifugiano David ed Ellen, una matura coppia di coniugi, con la speranza di ricucire in qualche modo il loro rapporto in crisi da anni, lontani dall’assolata California e da una storia di infedeltà che Ellen non riesce a perdonare. Ma l’insidia è dietro l’angolo, nella persona di un’enigmatica e bellissima ragazza che compare all’improvviso dal nulla e che pian piano si insinua nella vita di David fino a sconvolgerla, facendo leva sulle sue debolezze. Chi è questa donna di nome Marianna? Da dove viene? E soprattutto, cosa vuole? David dovrà affrontare e sconfiggere i propri demoni, anche quelli più inconfessati: in ballo non c’è più soltanto il suo matrimonio, ma la sua sanità mentale e la sua stessa vita”.

scarica l'anteprima PDF, iconaMaggiori informazioni sulle pagine web ufficiali di Fanucci, dalle quali sono liberamente scaricabili le pagine iniziali del romanzo in una anteprima formato PDF (274 Kb).

Ghost
Richard Matheson
Collezione ventesima, Fanucci, 2011
brossura, 240 pagine, €10.00
ISBN 9788834717493


I migliori racconti, 2011, copertinaProposito de I migliori racconti appare quello di raccogliere in un solo agile volumetto le nove storie brevi più note e forse rappresentative dello scrittore americano.

“Dall’autore di «Io sono leggenda», «Tre millimetri al giorno» e «Duel e altri racconti», una nuova antologia che raccoglie i migliori racconti scritti da Richard Matheson. Matheson si dimostra qui capace di creare atmosfere di terrore, paranoia, disagio esistenziale, e di evocare molti dei fantasmi che ossessionano il nostro presente e la nostra idea di futuro, attraversando spesso un’umanità marginale caratterizzata da un forte senso di rivalsa. Questa antologia raccoglie nove racconti, alcuni dei quali, come «Duel», sono stati adattati per il grande schermo: «Nato d’uomo e di donna», «Duel», «La danza dei morti», «L’uomo enciclopedico», «La casa impazzita», «La legione dei cospiratori», «I figli di Noè», «Il nuovo vicino di casa» e «La preda».

Informazioni in rete ancora presso il sito web dell’editore.

I migliori racconti
Richard Matheson
Tif extra, Fanucci, 2011
brossura, 192 pagine, €10.00
ISBN 9788834717585


Altri regni, 2011, copertinaUltima pubblicazione fantastica di Matheson dopo una lunga pausa decennale, il recentissimo Altri regni (Other Kingdoms, 2011) è invece un romanzo fra i toni del fiabesco e del romantico.

“Divenuto ormai da tempo un autore di culto nel campo del genere fantastico, all’età di ottantaquattro anni Richard Matheson è ancora in grado di stupire il suo pubblico. Altri regni conferma le sue intatte capacità di narratore, unite in questo caso a una vena di leggera autoironia, a una sorta di gioco della scrittura che irride sé stessa, senza peraltro rinunciare ad ammaliare il lettore con una storia sospesa tra il fantasy e l’horror, e che affonda le sue radici nel romanzo gotico inglese. Alexander White è il protagonista di un’avventura che lo porterà dalle atrocità della Grande guerra fino a un mondo impossibile del quale diventerà a poco a poco, e suo malgrado, una parte integrante. Vivrà in prima persona tutta la fascinosa bellezza e la crudele diversità dei suoi diciotto anni, prima con la razionalità e poi con l’abbandono al suo destino. Storia d’amore e di mistero, «Altri regni» è l’ennesima dimostrazione che dai tempi di «Duel» e di «lo sono leggenda», Richard Matheson è ancora in grado di descrivere il fascino della paura e la forza dell’ignoto”.

scarica l'anteprima PDF, iconaAnche per Altri regni, dalla scheda informativa di fanucci.it è possibile scaricare un’anteprima con le prime sette pagine dell’opera in formato PDF (374 Kb).

Altri regni
Richard Matheson
Collezione vintage, Fanucci, 2011
brossura, 304 pagine, €16.00
ISBN 9788834716779

Tatiana Martino

venerdì 17 giugno 2011

Hypnos #8 con Stefan Grabiński e Shirley Jackson

Hypnos #8, 2011, copertinaÈ una primavera succulenta quella che ci propone l’ottava uscita di Hypnos, la Rivista di Letteratura e Fantastico come sempre curata dal lungimirante Andrea Giusto.

Il numero si apre con “L’area” e “Nello scompartimento”, due racconti di Stefan Grabiński, il “Poe polacco”, autore che possiamo leggere di nuovo in italiano grazie alla magistrale (e provvidenziale!) traduzione curata dal nostro Andrea Bonazzi.

Le prime traduzioni di Grabiński, scrittore oggi quasi sconosciuto in Italia, si ebbero proprio qui nel nostro Bel Paese intorno agli anni 20. Grabiński, scomparso nel 1936 e dimenticato anche in patria dopo un certo effimero successo legato a un solo libro, fu autore di straordinari racconti fantastici nei quali forze terribili e misteriose ribollono sotto la patina della quotidianità. Andrea Bonazzi, inoltre, è l’autore del godibilissimo e al tempo stesso dettagliato saggio “Stefan Grabiński. Lunga amnesia italiana per un grande autore del fantastico”, in cui si affaccia anche una proposta di analisi comparativa con i grandi Maestri del Weird, Edgar Allan Poe e H.P. Lovecraft.

E ancora sono presentati i racconti “Bollettino” e “L’autobus” di Shirley Jackson, ispiratrice di Stephen King e Richard Matheson con le sue moderne storie di inquietudine, qui introdotta da Andrea Giusto per la traduzione di “Federicus”, e Frank Roger con “L’implosione di un gastrocrate: esperimento di autofagia” nella versione italiana di Dyane Alexander. L’illustratore Gino Carosini, veterano del Fandom italiano e autore anche dello splendido disegno in copertina, ci racconta con parole e immagini “Lorenzo Stecchetti”, pseudonimo della poliedrica personalità di Olindo Guerrini.

Informazioni e contatti su www.hypnosweb.com. Qui sotto riportiamo i contenuti del fascicolo, che può essere acquistato al prezzo di tre Euro direttamente in rete tramite le pagine del DelosStore.

Editoriale: Metamorfosi – Andrea Giusto
L’area (Dziedzina / The Area) – Stefan Grabiński
Nello scompartimento (W przedziale / In the Compartment) – Stefan Grabiński
Stefan Grabiński. Lunga amnesia italiana per un grande autore del fantastico – Andrea Bonazzi
Olindo Guerrini, in arte… – Gino Carosini
Il canto dell’odio – Olindo Guerrini [Lorenzo Stecchetti]
L’implosione di un gastrocrate: esperimento di autofagia (De implosie van een gastrocraat: een experiment in autofagie / The Implosion of a Gastrocraft. An Experiment in Autophagy) – Frank Roger
La signora dell’orrore – Andrea Giusto
Comunicato (The Bullettin) – Shirley Jackson
L’autobus (The Bus) – Shirley Jackson


Hypnos #8
a cura di Andrea Giusto
Hypnos Edizioni, primavera 2011
fascicolo, illustrazioni in b/n, 60 pagine, €3.00

Tatiana Martino

mercoledì 23 marzo 2011

Onda d’abisso. Trenta autori per trenta storie di mare e di mistero

Onda d’abisso, 2010, copertina, 2004L’antologia italiana Onda d’abisso. Trenta autori per trenta storie di mare e di mistero arriva come una ventata di aria fresca nel panorama del Fantastico Italiano. L’esperimento non è nuovo e si avvale di illustri predecessori. Occorrerà ritornare agli anni Ottanta-Novanta e a una illustre casa editrice, la Marino Solfanelli, che con la sua serie Le Ali della Fantasia molto si adoperò nella difficile impresa di “sdoganare” un genere, quello Fantastico, in un Paese, l’Italia, che ha sempre guardato con sospetto non scevro da implicazioni culturali, sociali e politiche questo genere.

Si trattò a suo tempo di un esperimento generoso e lungimirante, che ebbe il merito di far conoscere al pubblico autori della caratura di Riccardo Leveghi, Claudio Asciuti, Gianluigi Zuddas, Michele Mari, per non citarne che alcuni. Altra valida antologia (sempre marcata Solfanelli) fu I figli di Cthulhu, corale omaggio italiano alla narrativa di Lovecraft, viaggio interessante attraverso scenari “mediterranei” in alternativa alle atmosfere del New England del Maestro di Providence, a dimostrazione del fatto (se pure ce ne fosse stato il bisogno) che le linee tracciate da H.P. Lovecraft sono state e sono talmente potenti da poter prescindere da latitudini e fattori geografici o linguistici che dir si voglia.

Non va poi dimenticato quell’altro valido tentativo di stabilire i canoni di un “Fantastico” tutto italiano che fu Racconti di Tenebra, curato dal bravo Gabriele la Porta nel lontano 1987 per la Newton & Compton, diviso per generi e argomenti (“Demoni e affini”, “Spettri”, “Racconti del Mistero” etc.), porta narrativa aperta sul Mistero e sulle categorie del “Disturbante”. Potremmo anche risalire più indietro e fare riferimento al “Solaria” sul quale scrisse anche Montale o alla produzione fantastica di Italo Calvino e Tommaso Landolfi, a ulteriore riprova del fatto che il genere Fantastico è ben lungi dall’essere sconosciuto nel Belpaese e conta antesignani illustri e capaci. Molti di questi autori sono stati poi inclusi, in segno di affettuoso omaggio, nella prestigiosa strenna del 2010 Racconti Fantastici del ’900 per gli Oscar Mondadori, curato da Giuseppe Lippi, e non dubitiamo del fatto che un futuro non troppo lontano (speriamo) vedrà molti degli autori inclusi nella raccolta Onda D’Abisso partecipi di un’ulteriore “strenna” sul Fantastico Italiano.

L’Antologia in questione consta di trenta racconti incentrati su di un unico tema, Il Mare, e si divide in tre sezioni distinte, rispettivamente “Sponde”, “Superfici”, “Abissi”, ognuna delle quali racchiude dieci racconti “a tema”. L’esperimento viene dalle menti fertili e immaginifiche di un “collettivo” di scrittura dal nome evocativo di “Carboneria Letteraria” e si avvale di una prefazione scritta da Valerio Evangelisti, vera e propria “eminenza grigia” (scriviamo affettuosamente) della Letteratura Fantastica italiana attuale. Recensire tutti e trenta i racconti inclusi nella raccolta sarebbe impresa troppo ardua, mi limiterò dunque a scegliere alcuni racconti da ogni sezione.

Il racconto di Alberto Cola intitolato “Le Bastarde”, contenuto nella prima sezione “Sponde”, segue punto per punto sia le indicazioni di Stephen King sulla costruzione del Terrore di tipo “Provinciale”, sia le preziosissime informazioni fornite da Thomas Ligotti nel suo “La Consolazione del Terrore”. Vi si trovano le inquietudini e le ombre della Provincia, in questo caso di quella abruzzese; il mare come causa dell’isolamento e della subalternità (per usare un’espressione cara a Ernesto De Martino) il motivo dell’edificazione di un centro abitato in una località marittima si sposa con le inquietudini tipiche dell’entrata nel mondo cosiddetto “moderno”, genera il fenomeno del turismo e apre nel contempo la stura all’irruzione dell’irrazionale inteso nel senso del “Rimosso” freudiano. Vi ritroviamo tutto il carico di aberrazioni e isolamento di una comunità piccola e chiusa a stretto e costante contatto con il mondo ancestrale del Soprannaturale. A scadenze regolari (tempo ciclico della comunità “rurale” o marittima in questo caso) fanno la loro apparizione delle “Entità” di origine malvagia, la cui natura e le cui fattezze sono solo “suggerite” e mai completamente mostrate, le quali si manifestano solo ai bambini e fanno di loro le vittime favorite.

Vi si ritrova tutto quel carico di angosce legato al mondo dell’Infanzia ferita e oltraggiata, che parte dalle preoccupazioni di tipo “Metafisico” di Arthur Machen (un racconto fra tutti: “The White People”) per sfociare in quelle di tipo socio-culturale di Stephen King (in particolare It). Il Mondo dell’Infanzia è pericolosamente vicino sia alla sfera della malvagità assoluta, come si sforza di dimostrare “Teologicamente” lo studioso Ambrose, nel racconto di Machen, sia al mondo dell’Innocenza e della solidarietà, ignorato dai grandi a causa del “Mal de vivre” tipico di una piccola comunità isolata. In mezzo fa capolino l’orrore “quotidiano” di un serial killer pederasta, elemento “sacrificale” che va qui inteso come il simbolo di una “Maturità” aberrante, che va eliminata a scopo catartico, dato che la narrazione è in prima persona e il protagonista è proprio un bambino. Vi si ritrovano gli elementi dell’“Horror sociale” moderno (incarnato dalla figura del serial-killer) e dell’orrore soprannaturale. Thomas Ligotti chiama quest’ultimo elemento “L’esca”, ovvero la “Promessa” di una conoscenza esoterica e occulta, elemento tipico anche della narrativa lovecraftiana.

immagine marinaLe Bastarde rinserrano in loro un mistero che è mistero del Male e della colpa, colpiscono solo gli innocenti, come i barboni di paese, gli anziani inermi, gli individui “di passaggio” (i turisti) e i bambini, gli unici che a causa della loro condizione “liminare”, al confine cioè fra il mondo opaco della maturità e quello caotico (in senso freudiano) dell’infanzia, sono in grado di vederle. Attraverso una catarsi sociale (il sacrificio del serial killer) i bambini “avvelenano” le Bastarde attraverso quello che Frazer definirebbe un “rito omeopatico” (un male usato per curare un altro male) e ristabiliscono così l’“Ordine” della realtà. Un pezzo magistrale quello di Cola, scritto con un registro quasi dialettale che lo rende ancor più efficace, un’opera di bravura.

In tutt’altri orrori ci cala invece il racconto “Gli Occhi” di Danilo Arona. Lo scrittore e saggista in questione invece (notevole anche il suo L’Ombra del Dio alato edito per Marco Tropea, vera e propria “Summa” di orrori archeologici e preistorici con più di una strizzata d’occhio al cinema e alla letteratura di genere) , si incunea nel solco di scrittori come Riccardo Leveghi e Gabriele La Porta. Il filone favorito da questi scrittori è un’affascinante mescolanza di esoterismo, orrore e fantapolitica con finale “a effetto”. Leveghi dette più di un saggio del suo particolare equilibrio sia con il racconto “Il Re del Mondo” (contenuto nella già citata raccolta I Figli di Cthulhu), sorta di “Call of Cthulhu” in versione “iniziatica” e quasi “Evoliana”, sia in Le Ali della Fantasia vol. IV (sempre per la Marino Solfanelli ed.) con il racconto “Le Montagne della Luna”, sorta di variazione sul tema dell’Apocalissi prossimo-ventura.

Arona ci parla di un’imminente catastrofe che miscela abilmente il tema della Tragedia naturale (Natura come Caos, tema Plotiniano già caro alla letteratura anglosassone, ma anche doloroso monito alla pericolosità delle rivoluzioni naturali, di cui la triste realtà attuale ci ha dato ben più di una dimostrazione) al tema di un’intelligenza “Cosmica” di origine maligna alla radice di tali fenomeni. Una serie “a catena” di eventi attribuibili alla famosa teoria caotica del “Butterfly effect” avvengono in concomitanza con la misteriosa apparizione in cielo di due nuvole a forma di occhi mostruosi.

“I fenomeni cataclismici o diluviali portano a ripetute scene di premonizione o a un provvisorio interesse per il misticismo. Chiusa un’epoca ne segue un’altra,” scriveva Leveghi ne “Il Re del Mondo”. “Chi ha progettato anni addietro l’Effetto Farfalla ben conosceva la psicologia del profondo. Morire annegati nel terrore, nelle proprie superstizioni o nel senso di colpa. Pochissimi si salveranno (attraverso i varchi-occhi dimensionali), ma saranno talmente terrorizzati che si asserviranno al Potere per generazioni,” scrive Arona. Nel primo caso si tratta di un’Apocalissi “Tradizionale”, che ricorda molto da vicino La crìse du monde moderne di René Guénon, nel secondo caso di un’Apocalissi “moderna” con il suo carico di angosce di fine millennio e di critica politico-sociale, ma il messaggio terrorifico è lo stesso per entrambi questi originali scrittori e nel secondo si tratta, inoltre, di un riuscito omaggio letterario alle teorie di Charles Fort, il ricercatore “non convenzionale” che con le sue “notizie dall’Altro Mondo”, fatte di piogge di sangue e passaggi nel cielo di Creature Mostruose, tanto contribuì allo sviluppo del realismo Fantastico.

Johann Heinrich Füssli, 'Odisseo di fronte a Scilla e Cariddi'Il racconto “Le Magnifiche sorti e progressive” di Andrea Angiolino e Francesca Garello è un originale e simpatico omaggio al “Dagon” di HPL, ambientato nella cornice ottocentesca della novella Unità d’Italia. Un Orrore ancestrale di classica memoria (la presenza del mostro Cariddi nella grotta di un paesino del Sud-Italia) fa la sua numinosa apparizione in pieno secolo di “progresso” e avanzamento sociale, fattore incarnato dalle simpatiche e realistiche figure di un ingegnere milanese e del suo assistente. Pare qui di ritrovare le stesse atmosfere della “Sirena” di Tomasi di Lampedusa e dei racconti “italiani” di Francis Marion Crawford, con la loro Italia del Sud calda e accogliente e con le vivide immagini di un retroterra culturale e geografico ricco di bellezza e di leggende ancora potenti e vitali, tragicamente attive e colte sull’orlo di un crepuscolo causato dall’avanzare del progresso e della macchina. Un mondo rurale visto nei barbagli di luce della poesia, prima del collasso causato dalla grande città con il suo carico foriero di “Magnifiche sorti e progressive” appunto.

Il racconto di Alessandro Cartoni intitolato “Naufragio per autospettatore” contenuto nella seconda parte dell’antologia dal nome evocativo di “Superfici”, potrebbe invece inaugurare un futuro Shock all’italiana. Il racconto contiene molti riferimenti a Richard Matheson, a partire dallo stile, secco, conciso, quasi da cronaca, in prima persona anche questo (come da tradizione “pulp”), essenziale nella sua economia da “storia di ordinaria follia”. La giornata al mare che un uomo qualunque trascorre con sua figlia, diventa il pretesto per una “fuga impossibile” dalla realtà di ogni giorno e dai suoi servili, inutili cliché.

Ogni elemento apparentemente “quotidiano” viene stravolto nel suo “doppio” grottesco e avvilente, dall’amichetto “leghista” della figlia del protagonista, alla rozza ostentazione di divertimento borghese da “Bon ton” spiaggistico esibita dagli altri bagnanti, sempre intravisti, sempre descritti marginalmente con pennellate di cinico manierismo, periferici ma persistenti moniti di un orrore latente e oppressivo, celato dalla sua apparente “normalità”. Perfino l’immagine, da sempre calma e dignitosa della terza età, viene stravolta e messa alla berlina da quegli “anziani in cuffia che galleggiano vicini come preservativi usati”, mentre una comica scena con un venditore ambulante fornisce l’ultimo simbolo di una spoliazione sociale agognata e sofferta e si sviluppa nell’originale epilogo alla Buzzati che conclude questo delizioso racconto.

“La Leggenda di Isla Colorada” di Angelo Marenzana si può invece definire un valido e potente omaggio alla narrativa “marinaresca” di William Hope Hodgson. Racconto ambientato al tempo della colonizzazione spagnola del Sudamerica, vi si narrano le vicissitudini dell’equipaggio di un personaggio storico, quell’Alvar Nunez detto “Cabeza de Vaca” (testa di vacca) che è stato il protagonista autentico di un tentativo fallito di esplorazione delle paludi della Lousiana ancora selvaggia e abitata da tribù di indiani ostili come i “Seminoles”, piagata da febbri malariche e da animali feroci. Qui invece il “Conquistador” si trova a dover fare fronte alla maledizione di un sacerdote azteco e alla insidie di un’isola che attira i marinai con colori e promesse di un riposo da lungo tempo agognato, sirena di terra e vegetazione tanto sgargiante quanto letale che incarna il fascino ambiguo dell’abisso e della colpa. La scena del “sacrificio” finale del marinaio principale colpevole dell’assassinio del sacerdote azteco merita di stare, per potenza drammatica, alla pari con molti altri personaggi altrettanto “condannati” della narrativa del Bloch ancora affezionato seguace di Lovecraft nonché dei suoi indimenticabili “Villain” come il dottor Carnoti o l’altrettanto brutale protagonista de “La stirpe di Bubastis”.

“Il misterioso diario del giovane Piotr” di Francesco Troccoli ci immerge a sua volta in atmosfere ben differenti ma non meno evocative e autorevoli. Attraverso il diario di un giovane fuori dal comune, veniamo dolcemente introdotti in un Mondo che potrebbe essere il nostro futuro più prossimo così come quello attualmente ben conosciuto ma ubicato in una dimensione parallela e veniamo a conoscenza di una nave di artisti circensi, ciascuno dotato di un potere particolare e di un particolare talento.

Salvador Dalì, 'Egg Born'Il racconto ricorda molto le magnifiche e crepuscolari atmosfere del Ray Bradbury di Paese d’Ottobre o de Il Popolo d’Autunno, pieno com’è di crepuscolare dolcezza, di un senso imminente di rivelazione e della consapevolezza corale della fine di un mondo sull’orlo di una ominosa trasfigurazione. La ciurma di artisti dotati di poteri mentali che sfiorano la magia ricorda invece la “Famiglia Eterna” di cui Bradbury descrive le gesta in racconti come “Uncle Einar” o “Book of Shadows”, sorta di famiglia “ideale” costituita da “mostri” come vampiri, lupi mannari o stregoni, ma scevra al tempo stesso di tutte le tensioni, gli orrori e le contraddizioni di una famiglia più “convenzionale”. Racconto di rara sensibilità quello di Troccoli, giocato tutto sul binomio del mare della memoria, mare che scorre incessante e mutevole, e ghiaccio polare, simbolo dell’immobilità della percezione nonché emblema dell’attesa fredda e pura di un messaggio finale.

La terza parte nonché quella conclusiva dell’Antologia, dal titolo “Abissi”, ci immerge invece in atmosfere forse più crude ma non meno evocative e originali. Il racconto di Simonetta Santamaria, “Senza colore e senza calore”, è uno spietato e feroce affresco che coniuga sapientemente bestialità umana a feralità mitologica. Le perverse e sanguinose attività ricreative di un gruppo di “Yuppies” milanesi in crociera agisce in parallelo con la ferinità subacquea di mostruose creature abissali frutto di incroci inter-specie, dedite alla caccia e alla nutrizione. L’orrore e la crudezza degli umani in crociera agisce in parallelo con la ferocia, forse più pura, degli abissi equorei. La violenza di superficie pare solo apparentemente superare in aberrazione quella mostruosa del popolo degli abissi, ma alla fine viene da questa sconfitta, la sua colpa amorale cancellata dalla legge fredda e onesta di una natura selvaggia. Il racconto della brava scrittrice partenopea è un racconto che racchiude una morale dura ma onesta che si può riassumere nell’allocuzione che Robert Ervin Howard mette in bocca a uno dei protagonisti del racconto “Beyond the Black River”: “La civiltà è innaturale. È un capriccio delle circostanze. E la Barbarie, alla fine, trionferà…”.

“Nekton” di Paolo Agaraff è invece la storia di una discesa scientifica nelle profondità della fossa delle Marianne e di ciò che i due scienziati, fautori del progetto, vi ritrovano. Il racconto costituisce un delizioso omaggio al cinema di genere, nella fattispecie a The Abyss di James Cameron, anche se Agaraff preferisce concentrarsi sul tema del mare come “luogo del rimpianto” e del carico spesso fatalmente attrattivo del passato come luogo dell’oblio, piuttosto che sul messaggio “ecologista” e coralmente umanitario del film di Cameron. Non per questo “Nekton” risulta meno riuscito o meno imaginifico.

Concludiamo con il racconto di Massimo Mongai, “Le dimensioni dell’Abisso”, ironico omaggio alla Science Fiction di Frederic Brown e della sua scuola. Un bellicoso e militarista popolo alieno, braccato da altre specie per la sua compulsiva aggressività, raduna gli ultimi appartenenti alla propria specie (qualche milione) all’interno di una gigantesca astronave dotata di dispositivi potentissimi e di armi letali. Decide infine di invadere l’ultimo pianeta con il quale entra in contatto, la Terra appunto, e si inabissa nelle profondità del mare allo scopo di preparare l’aggressione finale… ma scopre a sue spese che le dimensioni sono importanti al fine di preparare un’invasione. Nella comica e al tempo stesso inquietante descrizione di un popolo alieno militarista e colonizzatore, dotato di una struttura sociale rigidamente piramidale, dove l’assassinio politico non solo viene accettato ma caldamente incoraggiato, ritroviamo le bizzarre e colorite descrizioni di popoli alieni di scrittori come Jack Vance e non possiamo che considerare il comico e surreale “finale a sorpresa” come una strizzata d’occhio alla narrativa del maestro statunitense.

Completa il volume una serie di accurate note bio-bibliografiche sulla vita e l’opera dei vari autori, acclusa alla fine di ogni racconto.

Bibliografia:
Tim Underwood e Chuck Miller (a cura di), L’Orrore secondo Stephen King, Mondadori, 1999
AA.VV., Le Ali della Fantasia, Marino Solfanelli 1981
AA.VV., Racconti Fantastici del ’900, Mondadori, 2009
AA.VV., Racconti di Tenebra, Newton & Compton, 1987


Onda d’abisso. Trenta autori per trenta storie di mare e di mistero
a cura di Alessandro Morbidelli
collana Germogli, L'orecchio di Van Gogh, 2010
brossura, 275 pagine, €15.00
ISBN 9788887487879

Mariano D’Anza

lunedì 21 marzo 2011

La mezzanotte weird di Radio3

Il racconto di mezzanotte, logo“Finalmente potrà vedere la testa di Medusa, quella vera recisa dalla spada di Perseo, ma senza il rischio di essere trasformato in pietra perché quel vecchio dal pallore mortale, dalla postura eretta, con i lineamenti raggrinziti come avorio scolpito, con quei capelli riccioluti e lunghi, gli occhi fiammeggianti, così simile a Caronte, gli ha garantito che lui sa cosa si deve fare”.

Questa la presentazione de La Gorgone di Clark Ashton Smith, breve adattamento radiofonico del racconto “The Gorgon” (apparso su Weird Tales nell’aprile del 1932), in onda alla mezzanotte di giovedì 24 marzo su Rai Radio3, con le voci di Alessandro Esposito e Carlo Ratti per la serie dei Racconti di Mezzanotte.

Già qualche tempo fa ci eravamo occupati della trasmissione radio della Rai, che per i suoi notturni appuntamenti con la narrativa breve aveva dato voce a un paio dei racconti di C.A. Smith con Il grande dio Auto e Il vino dell’Atlantide. Il tutto nel corso di un programma sempre più attento ai temi del fantastico, con la proposta di non pochi titoli di genere nei soli primi mesi di quest’anno.

Compresse nei dieci minuti circa di ogni singola serata, fra le riduzioni letterarie del palinsesto passato e prossimo dei Racconti di Mezzanotte troviamo opere decisamente weird come I ratti del cimitero e Con questi regali di Henry Kuttner, Casa Carver di Carl Jacobi o Ballata in nero di Charles Beaumont, oltre a storie di Robert W. Chambers, Mary Elizabeth Counselman e Harold Lawlor. Nomi d’epoca e contemporanei fra il weird tale e la fantascienza come Eando Binder, Emil Petaja, Gordon Dickson, William Nolan, Lewis Shiner e Richard Matheson, o ancora i più fantastici, sofisticati e letterari Giovanni Papini, Dino Buzzati, Leopoldo Lugones e Silvina Ocampo.

A fianco delle nuove produzioni, come riporta la pagina ufficiale del programma, “si ripropongono alcuni dei Racconti di mezzanotte trasmessi tra il 1979 e il 1987, trecento e più novelle gialle e noir, d'avventura e del mistero, lette e interpretate dalle voci più belle di quell’epoca radiofonica”.

Per maggiori informazioni, ma soprattutto per riascoltare o scaricare singolarmente tutte le puntate, rimandiamo alla homepage de I racconti di mezzanotte su www.radio3.rai.it.

Andrea Bonazzi

lunedì 4 ottobre 2010

Terror in the House: le prime storie di Henry Kuttner

Terror in the House: The Early Kuttner, Volume One, 2010, coverIn arrivo dall’americana Haffner Press una serie di volumi intesi a raccogliere in ordine cronologico i primi racconti di Henry Kuttner, presenza costante sui pulp magazines specializzati non solo nei temi del weird horror e della fantascienza, ma anche del thriller, senza escludere elementi più “piccanti” a condire storie di genere come quelle pubblicate da Marvel Science Stories.

Un’intensa carriera prematuramente interrotta da un attacco di cuore, a 43 anni nel 1958, iniziata proprio con un piccolo classico di Weird Tales come “I ratti nel cimitero” (The Graveyard Rats, 1936), prima del matrimonio con la collega Catherine Lucille Moore e delle pregevoli collaborazioni letterarie della coppia.

Il primo volume Terror in the House: The Early Kuttner, Volume One, curato da Stephen Haffner e atteso in uscita per l’autunno, si avvale di una prefazione a firma di Richard Matheson, oltre all’introduzione del Dr. Garyn G. Roberts e alle illustrazioni interne di Harry V. Parkhurst.

Diverse le storie anche apertamente “lovecratiane” comprese nel volume, dal citato “The Graveyard Rats” a “The Salem Horror”, “The Jest of Droom-Avista”, “The Secret of Kralitz”, “The Eater of Souls”, “The Frog”, “The Invaders” e “The Bells of Horror”, in oltre 700 pagine per un totale di 40 storie, molte delle quali mai più ristampate, apparse su Weird Tales, Thrilling Mystery, Thrilling Wonder Stories, Spicy Mystery, Mystery Tales, Marvel Science Stories e Strange Stories fra il marzo del 1936 e l’aprile del 1939.

Troppo lungo l’elenco dei titoli, per poterlo riportare integralmente a seguito. Per consultare l’indice dei contenuti al completo, e per ogni altra informazione sull’uscita, vi rimandiamo alla pagina ufficiale sul sito web della Haffner Press.

Terror in the House: The Early Kuttner, Volume One
Henry Kuttner
Haffner Press, 2010
copertina rigida, 712 pagine, $40.00
ISBN 9781893887466

Andrea Bonazzi