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mercoledì 20 marzo 2013

TuttoDracula a Torino, il secondo ciclo degli incontri

TuttoDracula. Secondo ciclo di incontri, locandinaProseguono presso la Associazione Culturale Verba... Manent di Torino gli appuntamenti promossi dalla Libera Università dell’Immaginario con TuttoDracula, un’immersione nella narrativa di Bram Stoker nel centenario della morte dell’autore.

Il corso rappresenta una vera e propria guida alla lettura del più classico dei romanzi “vampirici” fra curiosità, ricette di cucina e molto altro, il tutto in compagnia di un esperto quale Franco Pezzini e con la partecipazione di Max Ferro.

Focalizzato sulla “Passione e (non) morte di Lucy Westenra”, questo secondo ciclo di incontri a iscrizione gratuita ha inizio infatti il 12 di aprile, riprendendo a seguire i capitoli del Dracula di Stoker in otto serate fino al 5 luglio.

TuttoDracula. Secondo ciclo: Passione e (non)morte di Lucy Westenra
Venerdì 12 aprile, ore 18.30: Cap. 9 – Eccomi subito da voi
Venerdì 19 aprile, ore 18.30: Cap. 10 – Questi sono solo fiori d’aglio
Venerdì 10 maggio, ore 18.30: Cap. 11 – Che cosa può accadere in una notte
Venerdì 24 maggio, ore 18.30: Cap. 12 – Questo è solo il principio
Venerdì 31 maggio, ore 18.30: Cap. 13 – Senza speranza dico FINIS
Venerdì 14 giugno, ore 18.30: Cap. 14 – Cose per voi impossibili
Venerdì 28 giugno, ore 18.30: Cap. 15 – Dove è sepolta la povera Lucy?
Venerdì 5 luglio, ore 18.30: Cap. 16 – Un terribile compito ci sta davanti


Tutti gli incontri si svolgono presso:
Associazione Culturale Verba… Manent
Via Michele Lessona 46, Torino
Informazioni: tel. 011/19887056 – 340/3636738
info@verba-manent.eu
www.verba-manent.eu
 
Andrea Bonazzi

sabato 9 marzo 2013

La tomba proibita: Tim Powers e il vampiro Polidori

La tomba proibita, 2013, copertinaUn’avventurosa narrativa del soprannaturale fusa tra dark fantasy e thriller in accurati contesti storici e letterari: questo il principale marchio di fabbrica dell’americano Tim Powers, noto in Italia per romanzi come lo steampunk preternaturale de Le porte di Anubis (The Anubis Gate, 1983), il fantastico piratesco di Mari stregati (On Stranger Tides, 1987, adottato dal ciclo cinematografico dei “Pirati dei Caraibi”), o il quadro sui poeti romantici edoardiani – Keats, Lord Byron, Shelley – raffigurato in Lamia (The Stress of Her Regard, 1989).

All’ambiente culturale e letterario britannico, vittoriano stavolta, Powers fa ritorno con il romanzo La tomba proibita (Hide Me Among the Graves, 2012) tradotto da Paola Vitale per le edizioni Newton Compton, da Lamia riportando in scena il dottor John William Polidori – già medico di Byron e autore de Il vampiro (The Vampyre: A Tale, 1819) – a tormentare da un’inquieta non-morte le famiglie dei propri illustri nipoti: l’autrice Christina Rossetti e suo fratello, il preraffaellita Dante Gabriel Rossetti.

“Inverno 1862. Uno spirito malvagio si aggira per le fredde e cupe strade di Londra. È il fantasma vampiro di John Polidori, che un tempo fu lo zio della poetessa Christina Rossetti e del pittore Dante Gabriel. Proprio Christina, all’età di quattordici anni, ha attirato sulla famiglia la maledizione di Polidori. Una terribile tragedia che, però, ha avuto anche effetti positivi: da allora lo zio ha ispirato con i suoi poteri soprannaturali le opere dei due fratelli. Ma nel tempo il vampiro è diventato sempre più pericoloso: quando Polidori resuscita la moglie defunta di Dante – trasformandola in un raccapricciante vampiro – e minaccia degli innocenti e altri membri della famiglia, i Rossetti capiscono che è giunto il momento di eliminare il mostruoso parente e spezzare la maledizione, anche a costo di perdere per sempre il loro talento creativo. Christina e Dante si ritrovano così catapultati in una Londra sotterranea e soprannaturale di cui non sospettavano l’esistenza. Tuttavia, per entrambi, scegliere tra una vita mortale priva di ispirazione e l’empia immortalità offerta da Polidori potrebbe rivelarsi più difficile del previsto…”

scarica l'anteprima PDF, iconaInformazioni presso la pagina web dedicata su newtoncompton.com, dalla quale è possibile scaricare una anteprima PDF (401 Kb) in ventinove pagine con le parti iniziali della storia.

La tomba proibita
Tim Powers
collana Vertigo, Newton Compton, 2013
brossura, 576 pagine, €14.90
ISBN 9788854147300
 
Andrea Bonazzi

lunedì 17 dicembre 2012

Se sei vivo, spara! Western horror all'italiana

Se sei vivo, spara! #1, copertina
Se sei vivo, spara! #2

Una scoperta piacevole e del tutto interessante è stata per me nella recente trascorsa edizione di Lucca Comics quella della realtà della Villain Comics, un piccolo studio romano del quale ho avuto il piacere di provare un paio di prodotti e del quale senza dubbio in una futura occasione acquisirò altro materiale. Si tratta di un gruppo di giovani artisti che per quello che ho potuto vedere hanno già in mano notevoli ferri del mestiere e sono stati in grado di produrre fumetti popolari, sia come struttura che come prezzo, ma decisamente pregevoli sul fronte della qualità.

In questa occasione recensirò in particolare i primi due numeri della serie western horrorifica Se sei vivo, spara!, il cui titolo già rimanda alla tradizione illustre dello spaghetti western e il cui genere vanta in ogni caso nobilissimi precedenti e progenitori in ambito sia letterario che fumettistico (probabilmente Magico Vento è il primo nome che verrà in mente al lettore medio italiano, ma ovviamente non è certo l’unico, né in senso cronologico, né in senso tematico). Ho scelto di partire da questa serie soprattutto perchè, essendone già usciti due numeri, ho avuto modo di apprezzarne lo sviluppo e l’evoluzione stilistica e contenutistica.

Se sei vivo, spara! è la storia, introdotta direttamente in media res, di Lion Gardner, un feroce pistolero orbo che vaga per un altrettanto feroce Far West a caccia di vampiri ed entità soprannaturali, guidato in un qualche modo ancora recondito e sconosciuto da una misteriosa figura che si intuisce racchiusa nella bara che egli si porta in spalla e che di tanto in tanto si manifesta con una inquietante nenia infantile. Tale iconografia, peraltro, non può non ricordare il Franco Nero di Django, con il primo (anzi, il secondo) di uno dei tanti rimandi alla tradizione cinematografica italiana di genere presenti nella serie.

Nel corso della vicenda e attraverso vari flashback inizieremo a comprendere la natura dei retroscena della storia: da un lato l’osceno patto dei superstiti di una tribù pellirosse, massacrata dagli uomini bianchi, con uno spirito maligno in vista della sopravvivenza e della vendetta, dall’altro lato la storia di Lion e della sua famiglia, colpita da una serie di tristi lutti. Le due linee narrative – lo si intuisce soltanto allo stato attuale delle cose – convergeranno per spiegare il perché del diffondersi della piaga vampirica nel Massachussets.

Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'Massachussets scelto non a caso, in quanto anche nella realtà fu teatro del dispiegarsi delle prime cronache vampiriche moderne sul continente americano. Lion Gardner vagherà quindi in cerca di riscatto, pronto a sterminare tutti i vampiri pellirosse nei quali riuscirà a imbattersi pur di soddisfare quella sete di distruzione che pare ormai la sua unica ragione di vita.

La narrazione di Bruno Letizia, autore unico del fumetto, risulta al momento vivacissima e decisamente efficace sul piano del coinvolgimento emotivo. Certo, forse non la si potrà dire originalissima a tutti gli effetti, ma è ovvio che se si gioca in una buona misura sull’asse dell’omaggio, del citazionismo e dell’inserimento in un solco narrativo ormai consolidatissimo, non si potrà pretendere sull’altro lato la piena originalità e innovatività di trame e contenuti. Tuttavia la storia regge, è appassionante e coinvolgente, e pertanto credo che già questo sia un punto di partenza decisissimo.

Inoltre, fra il primo e il secondo numero la serialità pare ottimamente rispettata, con un giusto equilibrio fra le scene di azione e il dosaggio delle rivelazioni che sono indispensabili a comprendere gli accadimenti. Anche il disegno appare notevolmente buono, fresco e dinamico con – cosa ancora più importante – un evidentissimo miglioramento nella seconda uscita, per quel che concerne le principali incertezze di impostazione e di segno (che comunque erano pur sempre di lieve entità). Complessivamente, il reparto del disegno passa quindi l’esame a pieni voti. Anche le covers di Fabio “STB.01” Listrani sono, peraltro, ottime e pienamente consone al tono dell’intero fumetto.

Interessante, per quanto sicuramente anch’essa ormai nella grammatica comune del fumetto, la scelta per i flashback di un segno più pulito, con un’inchiostrazione dai toni meno marcati; uno stile narrativo volto a sottolineare la tenerezza struggente di un passato ormai perduto per il protagonista in paragone al presente ormai oscuro e desolato.

Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'
Tavola del fumetto 'Se sei vivo, spara!'

Se dovessi fare un solo piccolo appunto, potrei farlo essenzialmente sulla sceneggiatura. Non vorrei che mi si tacciasse di pruderie senza senso, ma in realtà potrei dire semplicemente che diverse battute potrebbero essere scritte in modo più fluido e con un effetto drammatico decisamente più accurato. In altre parole non è tanto il ricorso a pittoreschi insulti o alla volgarità un po’ gratuita a dispiacere quanto, piuttosto, che certe circonvoluzioni verbali e certe espressioni paiono un po’ forzate rispetto al contesto in cui sono inserite, oppure paiono talora un po’ ridicole, piuttosto che conferire una più potente incisività ai dialoghi dei personaggi.

Un paragone che può essere fatto è, a tale proposito, quello con Garrett - Ucciderò ancora Billy the Kid, ove lo scrittore Roberto Recchioni, peraltro nume tutelare del gruppo e revisore dei testi del primo episodio, a suo tempo sapeva sfruttare ben altrimenti l’elemento lessicale del turpiloquio, con un dosaggio più preciso e controllato.

In definitiva, Se sei vivo, spara! è un prodotto altamente consigliato, del quale certamente attendo e non mi perderò la prossima uscita, magari brontolando un po’ per il fatto che gli episodi non sono lunghissimi e hanno una durata non troppo estesa, lasciando fin troppo presto con il desiderio di leggere la prossima puntata e la prosecuzione di questa “darkeggiante", sanguigna, rovente e polverosa saga a base di canini e pallottole. I complimenti agli autori sono d’obbligo, come l’augurio che si vada avanti non solo così, ma migliorando di volta in volta e di uscita in uscita.

Informazioni in rete presso il sito www.villaincomics.it.

Umberto Sisia


martedì 6 novembre 2012

Il Cinema è il Vampiro: seminario di approfondimento cinematografico al Politecnico di Milano

Il Cinema è il Vampiro, locandinaPrendono avvio l’8 novembre prossimo, al Politecnico di Milano, i cinque appuntamenti settimanali del seminario gratuito di approfondimento cinematografico Il Cinema è il Vampiro – Da Nosferatu a Twilight, organizzato dall’Associazione Culturale Algo Mas e curato dal critico cinematografico Alessandro Stellin.

“Poche figure hanno attraversato l’immaginario cinematografico di un intero secolo come quella del vampiro. Per comprendere i motivi di questa fortunata longevità è necessario comprendere che tale longevità non è dovuta solo all’immortalità del DNA vampiresco ma anche alla stretta relazione che lega il «principe della notte» con il cinema. Non è un caso, infatti, che nel finale di Intervista con il vampiro di Neil Jordan il vampiro si rechi al cinema perché solo lì può vedere l’alba. E l’alba che vede è quella di Sunrise, capolavoro di F.W. Murnau che ha dato al cinema la prima, grande figura di vampiro con Nosferatu”.

“E se il vampiro succhia la propria linfa vitale agli altri esseri umani,” – prosegue la nota di presentazione dell’evento – “il cinema fa la stessa cosa: la cinefilia può essere vista come una «malattia» che spinge a nutrirsi di film nel buio della sala cinematografica. Il nutrimento offerto dai film è tolto alla vita che, nell’apparente arricchimento legato all’esperienza delle innumerevoli visioni, si vede sottratta l’esperienza reale della vita vissuta. D’un tratto il cinema diventa il vampiro e il cinefilo la sua vittima”.

Nel corso del seminario milanese, che si concluderà il 13 dicembre 2012, saranno analizzati – tra gli altri – i seguenti film:

Nosferatu di F.W. Murnau
Dracula di Tod Browning
Dracula il vampiro di Terence Fisher
Il sangue e la rosa di Roger Vadim
La cripta e l’incubo di Camillo Mastrocinque
Dracula di Francis Ford Coppola
Intervista con il vampiro di Neil Jordan
Il buio si avvicina di Kathryn Bigelow
Twilight di Catherine Hardwicke
The Twilight Saga: New Moon di Chris Weitz
The Twilight Saga: Eclipse di David Slade


Il Cinema è il Vampiro
Da Nosferatu a Twilight
Seminario di approfondimento cinematografico
Politecnico di Milano
Piazza Leonardo Da Vinci, 32 – Milano – MM2 Piola
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti con inscrizione sul sito www.algomas.org

Programma:
Giovedì 8 novembre, ore 18.30. Dracula: Io sono leggenda (parte I) – Luci e tenebre
Mercoledì 14 novembre, ore 18.30. Dracula: Io sono leggenda (parte II) – Rosso sangue
Giovedì 22 novembre, ore 18.30. Il tormento e l'estasi
Giovedì 29 novembre, ore 18.30. La dipendenza e il contagio
Giovedì 13 dicembre, ore 18.30. Immortali: I vampiri nel Nuovo Millennio


Informazioni: Associazione Culturale Algo Mas.
Andrea Bonazzi

sabato 3 novembre 2012

Dracula e il mito dei vampiri alla Triennale di Milano

'Valentina incontra Dracula', tavola di Guido CrepaxSpazio ai vampiri nell’anno in cui si ricorda il centenario della morte di Bram Stoker, con numerose iniziative fra editoria e cultura a celebrare il conte Dracula e la sua fascinosa progenie.

La stirpe di Nosferatu sorge questa volta ad aggirarsi fra le sale della Triennale di Milano, dal 23 novembre 2012 al 24 marzo del 2013 in occasione di Dracula e il mito dei vampiri, una mostra che affronta e indaga la figura del più classico dei vampiri, partendo dalla dimensione storica per procedere alla sua trasfigurazione letteraria sino ad arrivare alla trasposizione cinematografica e, infine, alle implicazioni sociologiche del mito di Dracula. Un itinerario nel mondo vampiresco in circa cento opere tra dipinti, incisioni, disegni, documenti, oggetti storici, costumi di scena e video, analizzando al contempo il contesto storico e quello contemporaneo attraverso una rassegna di oggetti d’epoca e design dei nostri giorni, fra miti del passato e divi odierni.

“Nel 1912 muore Bram Stoker, lo scrittore che, nel 1897, pubblicò il romanzo Dracula. Il mondo celebra il centenario della sua scomparsa con una serie di importanti eventi. La mostra è quindi un’occasione per rendere omaggio alla creatura letteraria del romanziere irlandese: Dracula, l’immortale vampiro, principe della notte, antesignano di una lunga serie di emuli più o meno fascinosi. La figura del vampiro, a partire dai suoi più lontani trascorsi folklorici e medievali, ha conosciuto infatti uno sviluppo straordinario entro la cultura illuministica, romantica e contemporanea, per culminare oggi nella saga di Twilight e in una sorta di «vampiromania» che continua a sedurre adolescenti e non solo”.

Prosegue il comunicato stampa della Triennale di Milano: – “Capire perché il vampiro sia comparso improvvisamente sulla scena dell’immaginario europeo nel Settecento per non uscirne mai più, rileggere per immagini il Dracula di Bram Stoker, pensare a Dracula guardando a tutto quanto è stato prodotto dopo Bram Stoker, ma anche conoscere Dracula prima di Bram Stoker: questo l’intento della mostra”.

Le diverse declinazioni del fenomeno del vampirismo sono quindi affrontate in tre sezioni principali: “La realtà dietro il mito”, a cura di Margot Rauch, conservatrice del Kunsthistorisches Museum di Vienna, da cui provengono una serie di eccezionali documenti storici e opere tra le quali il primo ritratto del conte Vlad, figura storicamente esistita nel XV secolo e associata a quella leggendaria di Dracula; “Bram Stoker: Dracula” in collaborazione con la Bram Stoker Estate, che propone una riflessione sul vampirismo nell’ambito letterario, con particolare attenzione all’opera di Stoker approfondita attraverso taccuini e documenti del romanziere, per la prima volta esposti in Italia; “Morire di luce: il cinema e i vampiri” a cura del critico cinematografico Gianni Canova che attraverso manifesti originali e videoproiezioni ci immerge nella storia del vampirismo sul grande schermo, dalle prime pellicole in bianco e nero degli inizi del Novecento fino alle saghe degli ultimi anni. Particolare attenzione è rivolta al Bram Stoker’s Dracula (1992) di Francis Ford Coppola, di cui sono presentati, per la prima volta nel nostro paese, alcuni storyboards. Per l’occasione si presenta al pubblico anche l’armatura indossata da Gary Oldman – su disegno della costume designer Ishioka Eiko – eccezionalmente ricostruita dai produttori hollywoodiani dell’originale.

L’allestimento, che si avvale di ricostruzioni scenografiche e suggestive proiezioni, si arricchisce poi di alcune interessanti variazioni sul tema: la storica del costume Giulia Mafai offre un’interpretazione originale dell’identità del vampiro e, in particolare, della “donna vampiro”. Splendidi abiti di scena offrono un particolare sguardo sulla figura della “Donna vamp”, creatura che al vampiro al femminile – incarnato storicamente da Elizabeth Bathory e letterariamente dalla Carmilla di J.S. Le Fanu – sovrappone il concetto di donna che distrugge attraverso il potere della seduzione.

Dalla storia del costume si passa al “Design del Vampiro” in un racconto per immagini delle dimore e i luoghi frequentati dal principe della notte, con una riflessione sul ruolo di Dracula come “costruttore di città” firmata dall’architetto Italo Rota.

A completare il percorso dell’esposizione, uno speciale omaggio dedicato ai fumetti di Guido Crepax con l’esposizione di diciotto inediti disegni che illustrano l’incontro fra Dracula e Valentina, la più celebre fra i personaggi dell’artista milanese.

La mostra è ideata, prodotta e organizzata da Alef-Cultural Project Management in partnership con La Triennale di Milano e in collaborazione con il Kunsthistorisches Museum di Vienna. In occasione dell’esposizione Dracula e il mito dei vampiri, e solo in alcuni giorni della settimana, l’Avis – Associazione Volontari Italiani Sangue – farà conoscere le proprie attività sensibilizzando il pubblico ai valori del dono e della solidarietà.

Dracula e il mito dei vampiri
Dal 23 novembre 2012 al 24 marzo 2013
Triennale di Milano
Viale Alemagna, 6 – 20121 Milano

Orari:
dal Martedì alla Domenica 10.30 - 20.30
Giovedì 10.30 - 23.00
(La biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì chiuso

Biglietti:
Intero 8,00 Euro
Ridotto 6,50 Euro

Informazioni:
Biglietteria Triennale: tel. +39 02 72434208
draculamilano.com
www.triennale.it

Dracula e il mito dei vampiri, banner della mostra

Tatiana Martino

lunedì 22 ottobre 2012

TuttoDracula: a Torino un corso sul romanzo di Bram Stoker

TuttoDracula. Primo ciclo: L’avvento del vampiro, locandinaDedita alla formazione su tutti i livelli, l’Associazione Culturale Verba... Manent di Torino istituisce La Libera Università dell’Immaginario, un tavolo di scrittori e ricercatori che organizza occasioni di approfondimento – fra presentazioni di libri, cicli d’incontri e seminari – sui temi dell’immaginario collettivo, sulle compenetrazioni tra cultura “alta” e “bassa”e sul linguaggio di genere.

Le iniziative programmate in quest’ambito per l’annata 2012-2013 comprendono gli appuntamenti fra ottobre e dicembre di Ombre gialle, itinerari a più voci nel poliziesco tra i classici e le novità in libreria, mentre sono in preparazione quelli con Donne pericolose, itinerari a più voci nell’immaginario sul Femminile. Ma, soprattutto, per gli amanti del “vampiresco” e del gotico è da segnalare il primo ciclo di TuttoDracula, un’immersione nel romanzo di Bram Stoker nel centenario della morte: una guida alla lettura fra curiosità, ricette di cucina e molto altro con la presenza di ospiti, il tutto in compagnia dell’esperto Franco Pezzini e con la partecipazione di Max Ferro.

Il corso verrà attivato al raggiungimento di un minimo di cinque iscritti. L’iscrizione è gratuita e comprende il rilascio della tessera dell’Associazione Culturale Verba… Manent, che ospita gli incontri nei propri locali nel corso di nove serate, sempre di venerdì dal 9 di novembre al primo marzo, seguendo i capitoli del Dracula di Stoker.

TuttoDracula. Primo ciclo: L’avvento del vampiro
Venerdì 9 novembre, ore 18.30: Introduzione – Il mistero delle pagine scomparse
Venerdì 16 novembre, ore 18.30: Cap. 1 – I morti viaggiano veloci
Venerdì 7 dicembre, ore 18.30: Cap. 2 – Qualcosa della felicità che recate
Venerdì 14 dicembre, ore 18.30: Cap. 3 – Se vi guardate indietro
Venerdì 11 gennaio, ore 18.30: Cap. 4 – Via da questa maledetta terra
Venerdì 18 gennaio, ore 18.30: Cap. 5 – Oh, a proposito del numero tre
Venerdì 8 febbraio, ore 18.30: Cap. 6 – L’odore della morte è nell’aria
Venerdì 15 febbraio, ore 18.30: Cap. 7 – Quel cadadeve legato al timone
Venerdì 1 marzo, ore 18.30: Cap. 8 – Il Maestro è vicino


Tutti gli incontri si svolgono presso:
Associazione Culturale Verba… Manent
Via Michele Lessona 46, Torino
Informazioni: tel. 011/19887056 – 340/3636738
info@verba-manent.eu
www.verba-manent.eu
Andrea Bonazzi

sabato 22 settembre 2012

Cacciatori di vampiri

Quello del "cacciatore di vampiri" è un tema vasto, forse appena un filo — filo di sangue, s’intende — meno vasto dell’argomento stesso del loro oggetto di preda. Dacché esistono vampiri, che appartengano al mito o alla superstizione sino alla finzione narrativa, è necessaria e quasi inevitabile la presenza di una nemesi, un avversario non sempre o necessariamente del tutto umano, una figura di sapiente in grado di individuarli, un antagonista di particolare abilità nel combatterli.

Prototipi di questo genere di personaggio si potrebbero individuare sin dall’antichità classica, quando lamie ed empuse prefiguravano l’odierno vampiro. Per esempio nel resoconto di Flegone Tralliano, che, nel II secolo d.C., narra della giovane defunta Philinnio ritornante più volte dalla tomba per incontrare il proprio amato; storia ripresa in versi da Johann Wolfgang Goethe nel suo La Fidanzata di Corinto (Bruden från Korint, 1797). Scoperta la verità, il popolo si rivolge a un “profeta e veggente di nome Ryllus, tenuto in gran stima e reverenza”, il quale appare l’unico a sapere come affrontare il fenomeno, ordinando che il corpo della ragazza sia incenerito fuori dalle mura cittadine.

Col diffondersi, fra XVII e XVIII secolo, del mito del vampiro, si propaga come un’epidemia dall’area balcanica a tutto l’occidente europeo una vasta letteratura di testimonianze e trattati sull’argomento, dove i veri cacciatori di vampiri sono le torme di contadini, i quali paiono accanirsi sui trapassati compaesani che la superstizione accusa di nefandezze post-mortem.

Ed è in questo panorama che emerge la figura del dhampyr, a cui si rifanno sia il quasi omonimo Dampyr dei fumetti Bonelli che lo stesso personaggio di Blade, dagli inchiostri alla trasposizione in celluloide.

Figlio di un vampiro, sorta di mezzosangue compartecipe di entrambe le nature fra l’umano e il soprannaturale, e per questo sia venerato che temuto, il dhampyr nato dal folklore serbo era tradizionalmente delegato, spesso dietro lauta ricompensa, al ruolo di cacciatore e vendicatore grazie al suo particolare potere di riconoscere e di uccidere i vampiri.

Cacciatore e vampirologo per eccellenza, il brusco ed eccentrico olandese Abraham Van Helsing, tratteggiato da Bram Stoker nel suo Dracula (1892), è il capostipite di un’infinita serie di imitazioni e di varianti sul tema, pur preceduto da esempi come quello del Generale Spielsdorf che, già orbato della propria nipote dalla vampira Carmilla nella omonima novella di Joseph Sheridan Le Fanu (1872), si assume il compito di ricercarne e impalarne il corpo assistito dal misterioso Barone di Vordenburg.

Persino il celeberrimo Sherlock Holmes rischia di entrare nella categoria, imbattendosi in un caso di vampirismo che tale si rivelerà solo in apparenza, ne Il vampiro del Sussex (The Adventure of the Sussex Vampire, 1924) di Arthur Conan Doyle.

E con la narrativa popolare del Novecento, anche personaggi seriali minori s’improvvisano talvolta esperti in materia di nosferatu e affini, come il pur non eccelso Jules de Grandin, tipico “investigatore dell’occulto” creato da Seabury Quinn nel 1925 sulle pagine di Weird Tales.

Sulla stessa celebre rivista faceva il suo esordio anche lo spadaccino Solomon Kane, il seicentesco puritano di Robert Ervin Howard che, tra le varie minacce sovrannaturali, affronta un non-morto assetato di sangue e vendetta nel racconto Teschi sulle Stelle (Skull in the Stars, 1929).

Dal primo trentennio del secolo scorso la commistione fra letteratura, fumetti, cinema e, più tardi, televisone, lascia affiorare sia i tipici caratteri alla Van Helsing che più originali personaggi mediatici. La concezione odierna del vampiro vede il lettore/spettatore identificarsi sempre più in esso, a scapito della categoria del suo antagonista umano, spesso riciclato in letture avventurose o relegato ai margini della contaminazione. È il caso del fenomeno di Buffy l’ammazzavampiri (Buffy the Vampire Stayer, 1992, e seguenti serial TV), o di vere e proprie parodie come per lo spassoso Professor Ambrosius di Per favore… non mordermi sul collo (Dance of the Vampires, 1967), o ancora il Peter Vincent del film Ammazavampiri (Fright Night, 1985): un vecchio attore incastrato nello stanco ruolo di vampirologo, costretto infine a fare i conti con veri e pericolosissimi succhiasangue.

Dal cinema della britannica Hammer, che vede il grande Peter Cushing incarnare il tipo dello spietato distruttore di non morti (sia nella serie dei Dracula che nel ciclo ispirato a Le Fanu), proviene anche il curioso personaggio di Capitan Kronos, settecentesco cacciatore di vampiri in stile “cappa & spada” protagonista del (purtroppo) inedito in Italia Captain Kronos Vampire Hunter (1974).

Più attuale e forse memorabile cacciatore ai limiti fra gotico e fantascienza, è certamente il Robert Neville del romanzo Io sono Leggenda (I’m a legend, 1954) di Richard Matheson, portato sullo schermo in L’ultimo uomo della terra (1963) e 1975: Occhi bianchi sul pianeta terra (The
Omega Man, 1971). Ultimo uomo in un mondo di soli vampiri, Neville intraprende dapprima la sua azione di sterminatore di non-morti per poi scoprire la nuova società umana adattatasi al vampirismo, che ribalterà le parti trasformando lui in preda, e quindi in minacciosa leggenda di un mondo ormai scomparso.

Troppi nomi ed esempi indubbiamente
mancano a questa che è solo una fuggevole occhiata sul tema della "caccia al vampiro". A partire dallo spaccone Jack Crow del film Vampires (1998) di John Carpenter, tratto a sua volta dal romanzo Vampiri S.p.A. (Vampire$, 1990) di John Steakley. Non ce ne vogliano i diretti interessati... serbando i loro aguzzi paletti di frassino per meno vive e assai più degne carcasse.

Andrea Bonazzi
(in prima versione su HorrorMagazine del 3/03/05)

venerdì 10 febbraio 2012

I Racconti Grotteschi di L.A. Lewis e “Racconti di Dracula” Vol. III per Dagon Press

Racconti Grotteschi, 2012, copertinaCari amici e appassionati, dopo una pausa di qualche mese la Dagon Press torna a riaprire le sue cornucopie di tesori fantastici, e cosa c’è di meglio che trascorrere queste gelide serate invernali intinte nel bianco della neve (il colore dei fantasmi!) insieme a una buona raccolta di storie weird, magari vicino al camino, al tepore rassicurante della fiamma che arde sui ceppi?

Sì, perché una tra le più strane, più affascinanti e più oscure raccolte di storie dell’orrore di tutti i tempi è arrivata finalmente in Italia, grazie al lavoro di scavo e di recupero della Dagon Press e in primis del nostro benemerito collaboratore Bernardo Cicchetti, curatore dell’edizione italiana. Si tratta della incredibile, bizzarra antologia che nell’originale inglese ha il titolo di Tales of the Grotesque: A Collection of Uneasy Tales, volume del 1934 le cui rarissime copie originali sono oggi praticamente introvabili, valutate centinaia o anche migliaia di dollari sul mercato dell’antiquariato librario.

L’autore, il misterioso Leslie Allin Lewis (1899-1961), scrisse solo questo libro, una vera icona del genere fantastico e soprannaturale, e poi sparì nel nulla. Ma il fascino delle sue strane storie (undici in tutto) permane, anche a distanza di decenni, e il libro ha da allora stregato critici, esperti e connoisseurs della letteratura antirealista: “Una delle più belle antologie del terrore mai pubblicate,” l’ha giudicato uno specialista come Mike Ashley (in Who’s Who in Horror and Fantasy Fiction), e lo stesso Richard Dalby, che nel 1994 ha curato una riedizione altrettanto rara, parla di “horror stories di eccezionale qualità” (cfr. The Penguin Encyclopedia of Horror and the Supernatural).

Un libro e un autore leggendari, dunque, che siamo orgogliosi di portare in Italia, per la prima volta, in traduzione integrale arricchita dall’unico altro racconto scritto da Lewis, da straordinarie illustrazioni appositamente realizzate per questa edizione e da esclusive foto d’epoca: documenti, immagini e storie di indubbio fascino che rimandano al periodo delle weird tales più classiche, quelle per intenderci di M.R. James, A. Blackwood, W.H. Hodgson, ecc., ma con in più uno stile di scrittura moderno e perfettamente attuale.

“Quelli di Lewis,” assicura Neil Wilson (l’autore di Shadows in The Attic – A Guide to British Supernatural Fiction: 1820-1950) “sono racconti insoliti, originali, che in modo deciso portano l’atmosfera della ghost story classica nel Ventesimo Secolo”. Sono storie avvolte in atmosfere misteriose, inquietanti, surreali, macabre, spettrali, cupamente fantastiche e grottesche, da “La Torre di Moab”, in cui un edificio stregato, infinito, è dimora di demoni orrendi, a “Ibrido”, con una singolare trasformazione e un finale beffardo; da “La Fortezza Perduta”, che si trova in un limbo sperduto oltre il tempo e lo spazio, un luogo immoto e inanimato, ma violato dal crimine, a “Gli Accordi del Caos”, dove la bizzarra musica di un pianista-medium evoca visioni terribili di follia, morte e distruzione.

Ma tutte le storie sono decisamente singolari e intinte nelle atmosfere del macabro e del bizzarro, come “Il Bambino”, con la sua lugubre dimora che si erge in un bosco evitato da Dio e dagli uomini, abitata da una misteriosa entità, o “Gli Spettri dell’Aria”, un racconto sinistramente ‘lovecraftiano’ dove agisce una creatura maligna, infernale, enigmatica nei suoi scopi, e inconoscibile. E poi ancora la possessione soprannaturale de “La Pipa di Schiuma”, nel quale il diario di un folle riporta una cronaca assurda, terrificante, di alienazione e paranoia.

Tales of the Grotesque: A Collection of Uneasy Tales, 1934, copertina
Queste e altre Storie Grottesche troverete nel libro, una silloge perfetta di racconti terrifici tra i più originali del genere. Un’antologia che ben si presta anche per tentare un gioco affascinante, quello delle comparazioni letterarie.

“Immaginiamo che questa sia un’antologia di autori vari,” scrive Cicchetti nella Postfazione, “e attribuiamo ai racconti la paternità più probabile. Ecco, potrebbe uscirne fuori una lista del genere: ‘La Fortezza Perduta’ di Matthew Shiel, ‘Ibrido’ di Robert Hichens, ‘La Torre di Moab’ di Clark Ashton Smith, ‘Il Bambino’ di Edward Lucas White, ‘Il PugnalÈ di Robert Bloch, ‘Gli Accordi del Chaos’ di Algernon Blackwood, ‘La Pipa di Schiuma’ di August Derleth, ‘Gli Spettri dell’Aria’ di Howard Phillips Lovecraft, ‘Il Maiale di Ferro’ di Richard Matheson, ‘Vivente nella Morte’ di Algernon Blackwood, ‘Il Racconto dell’Autore’ di… Clive Barker? Stephen King? Decidete un po’ voi. Intendiamoci, se fosse così, se Leslie Allin Lewis fosse non un autore in carne e ossa ma uno pseudonimo collettivo, questa sarebbe davvero una delle possibili antologie del meglio degli autori citati”.

E davvero una personalità multiforme dev’essere stata quella di L.A. Lewis, di cui ancora oggi si sa decisamente troppo poco. Scrittore? Veterano delle due guerre? E che altro? Tutto quello che si sa di lui, oltre al fatto che sia stato un pilota della RAF e che abbia scritto alcune delle più originali horror stories di tutti i tempi, ce lo dice sempre Cicchetti nella sua Postfazione, in una inedita ricerca, impreziosita da foto e documenti d’epoca, in cui si svelano dettagli e fatti basilari e mai prima emersi della vita dello scrittore; del quale comunque restano avvolti nel mistero gli ultimi anni, trascorsi non si sa dove… forse in una delle realtà “altre” in cui si muovono i protagonisti dei suoi racconti? Il regno-limbo della fortezza perduta – uno dei suoi tales più magici e perfetti – o lo strano altrove verde di “Vivente nella Morte”, macabra fantasia di cadaveri e dimensioni parallele? Chissa! Quel che è certo, è che Lewis e i suoi Racconti Grotteschi sono oggi entrati nel mito della letteratura fantastica e di genere, ed è una fortuna averli recuperati e tolti dall’oblio delle opere perdute – grazie a Richard Dalby in Inghilterra e a Bernardo Cicchetti in Italia – per dar loro modo di continuare a stregare e affascinare una nuova generazione di lettori.

Il volume, stampato in solida edizione rilegata con sovracopertina “d’epoca” (basata su quella originale degli anni 30) è a tiratura limitata – solo 100 copie numerate – e viene venduto con il metodo della prevendita, cioè con prenotazione, al prezzo promozionale di Euro 29.00 + spese di spedizione. Gli ordini dovranno quindi pervenire entro il 30 febbraio 2012. Una volta chiuse le prenotazioni, le copie saranno stampate e spedite ai richiedenti che le riceveranno entro un paio di settimane. Dopo tale data, se resteranno copie invendute il costo di ognuna sarà di 35.00 Euro.

Importante: una volta esaurite le 100 copie, non sono più previste ristampe. Si offre così ai lettori e agli appassionati l’occasione di avere in esclusiva un qualcosa di unico, un libro destinato a diventare col tempo un tesoro per i collezionisti e un motivo d’orgoglio per chi lo possiede.

La modalità d’ordine è la seguente: o un versamento su PostePay n. 4023600464559329 (intestatario Pietro Guarriello) oppure un bonifico bancario (dati a richiesta). Dopo il versamento basta inviare una e-mail di conferma all’indirizzo di redazione (studilovecraft@yahoo.it) indicandovi un indirizzo postale per il recapito.

I Capolavori de “I Racconti di Dracula” vol. 3, 2012, copertinaRicordiamo inoltre che in concomitanza con l’uscita del volume Racconti Grotteschi di L.A. Lewis, sarà disponibile anche il terzo libro della collana I Capolavori de “I Racconti di Dracula”, che presenta altri tre memorabili romanzi dell’epoca d’Oro del weird tale italiano.

L’autore è Paul Carter, “il viandante nell’orrore”, come titola Sergio Bissoli l’appendice biografica, poiché ebbe modo di visitare tutte le nazioni del globo, eccetto il Giappone. E queste sue esperienze di viaggio, spesso straordinarie, sono riportate fedelmente nei suoi romanzi, ognuno dei quali ambientato in un differente paese del mondo, come i tre che presentiamo in questo volume:

Le Belle e i Mostri si ambienta nelle arroventate atmosfere del deserto Australiano, dove avvengono fatti strani, misteriosi, con scomparse di locali e di indigeni. Tutto converge all’isolata fattoria di Firth Farm, abitata da un gruppo di ricchi occidentali, tra cui due mad doctors che conducono strani esprimenti sulla fauna botanica. Mentre tra le felci giganti, le araucarie e gli eucalipti si muove una strana creatura…

In Satana è Donna rivive la leggenda di Lady Godiva, la contessa che scandalizzò l’Inghilterra cavalcando nuda; ma qui la storia si ambienta nelle gelide Highlands scozzesi, tra ruderi di antichi castelli battuti dalla furia degli elementi. E la rediviva in questione ha il volto scarnificato di un’orrendo scheletro vivente!

La Vergine di Sangue, probabilmente il capolavoro di Paul Carter, è un folle thriller urbano virato al soprannaturale e porta in scena la vita e la gioventù dorata di una Stoccolma funestata da misteriose scomparse, sulle quali la Polizia locale indaga. Ma tra incubi premonitori, abbazie in cui si svolgono strani convegni, e donne algide e crudeli, si spalanca sotto la città un sulfureo abisso popolato da esseri decapitati e da ancor più orribili segreti...

Paul Carter fu lo pseudonimo di Gualberto Titta (1906-1999), attore e scrittore, noto soprattutto per i suoi romanzi horror pubblicati dalla ERP negli anni 60 e 70, spesso firmati con gli pseudonimi di Werner Wrengel, Kevin Mc Hynes, Lancelot Wilde e, principalmente, Paul Carter. Scrittore eclettico ed eccentrico, Titta è stato autore di un centinaio di romanzi di vario genere (gialli, storici, di guerra, di spionaggio, thriller e, soprattutto, horror, molti comparsi anche in traduzione inglese, francese e tedesca), oltre che di racconti, testi drammatici (come Rottami, Il moschettiere azzurro e Christus), riduzioni teatrali (tra cui quella de I Miserabili di Victor Hugo, scritta a soli sedici anni), poesie e dialoghi per fotoromanzi. Tra i suoi romanzi dell’orrore spiccano Le belle e i mostri (1961), Satana è donna (1962), La luce dei morti (1963), Il marchio del vampiro (1964), Il canto degli annegati (1965), Il tesoro dei cavalieri neri (1972), Il sesso e la morte (1973) e Allucinazione maledetta (1977).

Copertine di Paul Carter ne 'I Racconti di Dracula'
Il volume, di 350 pagine, ha un costo di Euro 19.00 e può essere ordinato con le stesse modalità più sopra indicate. Per ulteriori informazioni, scrivete alla e-mail di redazione studilovecraft@yahoo.it.

Pagine ufficiali in rete sul blog di Studi lovecraftiani / Dagon Press.

Pietro Guarriello

martedì 6 dicembre 2011

Un bacio oscuro nella rete: intervista a Marco Vallarino, autore di Darkiss

Darkiss! Il bacio del vampiro, logoChi bazzica il fandom da almeno una decina di anni dovrebbe conoscere bene il nome dell’imperiese Marco Vallarino. Quello che oggi è un giornalista de Il Secolo XIX al servizio della cronaca mondana della Riviera e un autore di teen stories dedicate al controverso rapporto dei giovani con la realtà che li circonda, è stato per molto tempo una firma di spicco per diversi siti e riviste di fantascienza e horror come il Corriere della Fantascienza, Delos SF, il Club Ghost, Crislor 999, IT Horror Magazine, Neo Noir, Nuovi Mondi, scrivendo anche racconti inquietanti come “Onde”, che nel 2001 si classificò secondo al Premio Italia.

Già allora, Marco Vallarino era un grande appassionato di videogiochi e in particolare di avventure testuali, autore di programmi molto scaricati dalla rete italiana come Enigma (oltre 8.000 downloads su Volftp e quasi 30.000 su IF Italia, il portale italiano dei giochi testuali) e Il giardino incantato. Oggi, a quasi dieci anni dall’ultima esperienza nel campo, Vallarino è tornato a vestire i panni insoliti (ma per lui comodissimi) dell’autore di videogiochi con l’avventura Darkiss! Il bacio del vampiro, liberamente scaricabile dal sito darkiss.nucleoardente.it.

Una storia dedicata alla sanguinaria epopea di Martin Voigt, mostro succhiasangue che risorge dalla tomba per vendicarsi di chi lo ha ucciso. Il gioco è (quasi) interamente ambientato nel sotterraneo in cui il malefico vampiro si trova suo malgrado imprigionato. Quello che per secoli era stato il suo rifugio è diventato – dopo l’attacco dei cacciatori di vampiri che lo hanno impalato e decapitato – una sorta di gigantesca trappola, in cui ogni stanza può nascondere un trabocchetto mortale, viste anche le precarie condizioni di Martin, che dopo il lungo sonno deve uscire al più presto dal sotterraneo per ritrovare le forze necessarie a dare inizio alla sua tremenda vendetta.

Abbiamo incontrato l’autore per rivolgergli alcune domande in proposito a favore dei lettori di Weirdletter:

Weirdletter: Per cominciare vuoi spiegarci che cosa sono le avventure testuali?

Marco Vallarino: Un’avventura testuale è un tipo di videogioco in un cui grafica e sonoro sono sostituiti da testo scritto. Luoghi, oggetti e personaggi sono descritti da una breve prosa e il giocatore interagisce con l’ambiente che lo circonda digitando comandi di solito caratterizzati dalla sintassi “verbo+oggetto, come: prendi la spada, apri la cassaforte, mangia la mela, indossa la giacca, tira la leva. A volte è possibile ricorrere ad abbreviazioni o istruzioni speciali come: nord (n), sud (s), est (e), ovest (o), alto (a), basso (b), per spostarsi da un luogo all’altro; inventario (i) per visualizzare l’elenco degli oggetti posseduti; guarda (g) per ristampare la descrizione della locazione in cui ci si trova.

Darkiss! Il bacio del vampiro, schermata

Apparentemente rudimentale e antidiluviana, questa particolare interfaccia offre una profondità di gioco estrema, tenendo l’utente appiccicato per ore allo schermo e rendendo le avventure testuali un genere sempre apprezzato e ricercato, a dispetto dell’età. Grandi classici degli anni 80 come Zork (all’estero) e Avventura nel Castello (in Italia) sono ancora oggi tra i programmi più scaricati da Internet, e in tutto il mondo prospera una comunità di autori che si diletta nello scrivere nuovi giochi.

Darkiss! Il bacio del vampiro, schermata

W.: Ti sei sempre definito un grande appassionato di questa cosiddetta interactive fiction. Per molti anni però hai disertato la scena creativa. Enigma, la tua ultima avventura prima di Darkiss, risaliva infatti al 2001. Ora come hai deciso di tornare all’opera con questo nuovo gioco di vampiri?

M.V.: A convincermi è stata proprio la lunga assenza. Nel 2010, quando mi sono reso conto che erano quasi dieci che non scrivevo più nulla, mi sono quasi spaventato. Le avventure testuali erano sempre state tra i miei passatempi preferiti – non solo da bambino – e vedere che per tutto quel tempo me ne ero allontanato mi ha fatto pensare che forse dovevo scrivere un po’ meno per forza (o per lavoro) e trovare il tempo di occuparmi di qualcosa di davvero mio, che nascesse solo dalla mia creatività e dalla voglia di divertirmi scrivendo (e programmando).

W.: Come hai scelto il tema dei vampiri?

M.V.: Da fan dell’horror e dell’insolito (o weird, come dite voi), ho letto parecchi romanzi e racconti e visto film di vampiri, rimanendone spesso piacevolmente terrorizzato. Il primo Dracula della Hammer mi perseguitò per molte lunghe notti, da bambino. Si può dunque immaginare il mio sconcerto quando, qualche anno fa, comparvero questi nuovi vampiri di Twilight, True Blood, The Vampire Diaries. Tutti scintillanti come alberi di Natale, irresistibilmente malinconici e pieni di buone intenzioni verso l’umanità e in particolare le belle ragazze, che invece avrebbero dovuto essere il loro “cibo” preferito. Probabilmente alcuni autori (e autrici) moderni hanno ricamato troppo sull’apparente desiderio dei vampiri di integrarsi in qualche modo nella società moderna, vedi il Dracula di Tod Browning, interpretato da Bela Lugosi, che cerca di farsi una reputazione a teatro per trovare compagnia e sentirsi meno solo, ma sempre tra un morso e l’altro; oppure il vampiro Lestat di Anne Rice che diventa una famosa rock star per sfuggire alla sua condanna di ombra della notte. Questo secondo me ha per certi versi adulterato la figura del vampiro, che dovrebbe soprattutto trasmettere terrore, piuttosto che complicità – o peggio, pietà. Così con la mia nuova avventura ho tentato di far segnare almeno un gol alla squadra dei vampiri cattivi, dando “vita” al perfido Martin Voigt, un personaggio decisamente malefico, che una forza misteriosa riporta in vita – dopo una brutale esecuzione – proprio perché «il mondo non può fare a meno della sua malvagità». E per tutto il gioco i riferimenti alla sua ferocia, con aneddoti sulle uccisioni dei suoi passati rivali, non mancano, creando – spero – una atmosfera di malvagità quasi mistica, in parte stemperata dagli interventi paradossali e umoristici del (potente) demone Praseidimio, che si incontra a un certo punto della storia.

W.: L’ambientazione del gioco appare fin da subito molto curata. Ogni stanza del sotterraneo di Martin Voigt è descritta da dettagliati paragrafi di testo, che non risparmiano particolari inquietanti, se non raccapriccianti, rievocando spesso le terrificanti imprese di cui il vampiro si è reso protagonista. A che cosa ti sei ispirato per allestire una simile, spaventosa ambientazione?

M.V.: In realtà non ho avuto bisogno di leggere libri o fumetti o vedere film particolari per curare l’ambientazione di Darkiss. La passione per i sotterranei, i luoghi bui e impenetrabili, i passaggi segreti, eccetera, è sempre stata molto forte e in qualunque momento mi basta chiudere gli occhi per “vedere” tunnel, cunicoli, catacombe che si allungano senza fine nelle tenebre, tra cumuli di ossa e altre amenità. In questo, l’influenza di H. P. Lovecraft è ancora immensa e spero che lo sarà sempre. Tra l’altro molte delle avventure testuali più famose (e a mio avviso più riuscite) sono ambientate sottoterra o in intricati labirinti di grotte e caverne, basti pensare a Acheton, Zork, Colossal Caves, Dungeon Adventure, Mountains of Ket. In Darkiss c’è comunque un (ovvio) riferimento ai romanzi del ciclo delle Cronache di Vampiri di Anne Rice. Come Marius, Lestat, Armand, anche Martin Voigt è un artista e nel corso dei secoli si è divertito ad “abbellire” (se così si può dire) il suo nascondiglio sotterraneo con affreschi e altre opere che senza dubbio evidenziano il suo gusto dell’orrido (oltre a offrire preziosi indizi su come andare avanti nel gioco). Sul fronte della scrittura, ho deciso di adottare uno stile enfatico – a dispetto della mia consueta sobrietà – proprio per permettere al giocatore di immedesimarsi ancora di più nel vampiro e nel lugubre scenario che lo circonda.

W.: Come è stato accolto il gioco da critica e pubblico?

vampiroM.V.: Direi molto bene. Innanzi tutto perché in Italia questo tipo di giochi scarseggia. Anche se ormai c’è un pubblico abbastanza numeroso e affezionato che segue le avventure testuali, non è semplice scrivere un programma del genere, se non si hanno una qualche conoscenza di programmazione e molto tempo da dedicare a quello che comunque è un progetto più complesso di un semplice racconto o romanzo. Poi perché, come avevo già fatto con la mia precedente avventura Enigma, ho lavorato parecchio alla promozione del gioco, segnalandone l’uscita a tutti i siti che potevano essere contigui a quello di Darkiss, sia sul fronte dell’horror e dei vampiri che su quello dei giochi. Infine, oltre all’auspicabile passaparola, non va dimenticato che le avventure testuali sono molto ricercate dagli utenti non vedenti e ipovedenti, trattandosi di uno dei pochi tipi di videogiochi che possono usare senza problemi. Dunque un bell’aiuto al successo di Darkiss è giunto anche dalle liste e dai siti affiliati alla Unione Italiana Ciechi, che hanno segnalato l’esistenza del gioco a tutti i loro contatti. Al di là della sua diffusione, credo che il gioco sia piaciuto perché risponde a una esigenza tipica degli appassionati di giochi horror, cioè avere a che fare con un vampiro malvagio in uno scenario lugubre e claustrofobico. Tra l’altro, il fatto di impersonare proprio il mostro, anziché un sedicente cacciatore di vampiri o un luminare dell’occulto come il professor Van Helsing o il barone Vonderbug, dà secondo me un valore aggiunto notevole all’esperienza di gioco. Chi di noi non ha mai sognato di vestire, almeno per una notte (e magari non solo ad Halloween), i tenebrosi panni di un vampiro assetato di sangue?

W.: Darkiss – e chi lo ha giocato se ne rende conto – è solo il primo capitolo di una storia molto più ampia. Quanto e soprattutto quando si svilupperà il seguito? Puoi darci anticipazioni in proposito?

M.V.: Di Darkiss vorrei fare almeno una trilogia. Non perché vada di moda, ma per la possibilità di proporre tre diversi ambienti di gioco, che per me in un gioco di avventura sono l’elemento più importante (anche più della trama, che ritengo meno fruibile in certi contesti immersivi). Dunque dopo il lugubre e angusto sotterraneo di questo primo capitolo dovrebbe esserci una avventura ambientata all’aperto (almeno in buona parte) in quello che dovrebbe un vero e proprio inferno, cioè una dimensione dell’oltre tomba in cui Martin Voigt viene spedito da Lilith per compiere una missione di importanza vitale (si fa per dire) per l’apocalisse che i vampiri si accingono a scatenare. La terza storia dovrebbe invece presentare l’atteso regolamento di conti tra Martin Voigt e il suo carnefice, il professor Anderson, in uno scenario per così dire misto, di cui però preferisco non anticipare ancora nulla, se non altro per scaramanzia.

W.: Hai mai pensato di “tradire” anche solo momentaneamente il genere e insieme a qualche altro programmatore professionista provare invece a realizzare una qualche avventura grafica, piuttosto che testuale?

M.V.: Personalmente non ci ho mai pensato, ma negli anni (già ai tempi del Giardino incantato e poi di Enigma) mi sono state proposte varie collaborazioni da parte di illustratori e musicisti per aggiungere contenuti audiovisivi ai miei giochi. Generalmente ho sempre dato la mia piena disponibilità, ma nessuna delle proposte si è mai concretizzata, penso probabilmente per la mancanza di una effettiva volontà di portare a termine un progetto nato nel tempo libero come sfizio o poco più. Invece mi ha fatto molto piacere l’organizzazione la scorsa primavera di un murder party dedicato ai personaggi Darkiss, una terrificante “cena col vampiro” ambientata nello Yoshiwara Club di Lilith, in cui Martin – di ritorno dal sotterraneo alla fine di Darkiss 1 – deve scoprire chi lo ha tradito, rivelando l’ubicazione del suo covo segreto al professor Anderson. Allestito dallo staff dello Stregatto di Imperia con la direzione artistica di Giorgia Brusco e Eugenio Ripepi, lo spettacolo ha debuttato il 14 aprile al caffè letterario Mente Locale con un bel successo di pubblico.

W.: Ti ringraziamo molto per la cortesia e disponibilità nelle risposte e ti auguriamo un caloroso in bocca al lupo (o meglio, al pipistrello) per la prosecuzione del gioco, che seguiremo senza dubbio con interesse.

M.V.: Grazie a voi e per chiunque fosse interessato a qualunque anticipazione futura non solo sull’avventura ma complessivamente su tutto il mio lavoro invito a seguire i miei siti personali:
marcovallarino.it
ilmurodimarcovallarino.wordpress.com
fantascienza.net/vallarino/altrove.
A presto!

W.: Un saluto a te, e a risentirci alla prossima Avventura.

Umberto Sisia

lunedì 7 novembre 2011

Un intemelio alla corte del Dampiro

Dampyr #140, copertinaPer tutti noi appassionati di cose weird la serie Dampyr della Bonelli è sicuramente una serie molto molto speciale. Ma in particolare lo deve essere il presente numero, il 140 uscito in edicola il 4 novembre dal titolo “La ballata di Re Orpheus”, che è degno di nota e di emozione in quanto particolarmente vicino alle nostre corde.

Se, infatti, l’albo riprende i personaggi e le vicende del bell’episodio “Il mistero di Loch Torridon” (n° 73) di Mauro Boselli e Luca Rossi, se costituisce un ritorno alle atmosfere folkloristiche tanto care ai lettori – e particolarmente a chi scrive – esso ha anche un motivo in più di valore.

Si tratta infatti del tanto atteso primo numero disegnato da Alessandro Scibilia e – si spera e glielo si augura di tutto cuore – il primo di una lunga serie di episodi con la sua firma. Lo diciamo con un filo di campanilismo, ma giustificato: lo Scibilia ci è particolarmente caro in quanto disegnatore della nostra terra, e disegnatore di razza e di classe purissima. Giovane autore di Ventimiglia, educato all’arte del disegno da Carlo Marcello (famoso disegnatore attivo in Francia, ma notissimo ai lettori italiani soprattutto per le sue numerose storie di Tex) , Alessandro è già noto per aver realizzato insieme al fratello Andrea Scibilia (soggettista e sceneggiatore) gli albi finora usciti della serie storico-horror ambientata a Triora dal titolo Il sorriso della bagiua, vale a dire “il sorriso della strega” per i non liguri). Per coloro che fossero curiosi circa l’opera in questione, il sito a essa dedicato è ilsorrisodellabagiua.com.

Tornando al numero di Dampyr in questione, però, Alessandro Scibilia finalmente porta a termine un lavoro che ha avuto una gestazione lunga e travagliata e lo fa con uno degli episodi artisticamente più efficaci che la serie ricordi. Nel mare magnum di grandissimi autori all’opera mensilmente su Dampyr (basti ricordare gli straordinari Alessandro Baggi, Alessandro Bocci, Luca Rossi, Majo, Arturo Lozzi, Michele Cropera, Nicola Genzianella, Fabiano Ambu, Maurizio Dotti e tantissimi altri maestri del disegno che ci perdoneranno l’involontaria omissione) il nostro sgomita – sommessamente e molto educatamente, come chi lo conosce sa essere il suo stile – ma pur sempre sgomita per prendersi il proprio posto dovuto in maniera assolutamente inconfondibile.

Dampyr #140, tavola 18
Dampyr #140, tavola 21

Il suo Harlan Draka è inequivocabilmente elegantissimo e fascinoso (così come lo sono i vari comprimari e le fanciulle che compaiono nella vicenda), le sue ambientazioni totalmente suggestive ed efficaci, i suoi mostri orrendi ma pervasi da una loro intrinseca attrattività ed oscura malìa. Stilisticamente parlando il suo segno è più evoluto che mai e promette sicuramente ulteriori meraviglie nel corso del tempo a venire: l’impostazione dell’azione è sicura e coinvolgente e le stesse chine fumose e oscure, frutto di un tratteggio finissimo, colpiscono pienamente nel segno. Sicuramente chi avesse la fortuna di visionare le tavole originali non potrà fare a meno di scoprire in esse una miniera di dettagli e sfumature preziosissime che non possono non essere andate in parte perdute nel processo di inevitabile semplificazione e riduzione che richiede la messa in stampa. Ma tali dettagli finissimi ci sono, ed è questo l’importante. E a ben cercarli, il lettore attento li ritroverà sicuramente.

Dampyr #140, tavola 39
Dampyr #140, tavola 67

Un minimo di sinossi tratta dal medesimo sito ufficiale della Bonelli prima di lasciarvi alla lettura:

“«Orfeo, davanti al Re degli Elfi, impugnò l’arpa e cominciò a cantare»... Per anni Duncan McGillivray ha tenuto nascosta l’esistenza della misteriosa «Ballata di Re Orpheus» che ha ascoltato nel vento delle brughiere scozzesi. Ora la canzone che conduce alla morte e alla sventura è stata riarrangiata dal complesso folk del suo allievo Stuart Morison. Il vecchio Duncan vuole impedire che la ballata venga eseguita a Byrnestane Castle, che nell’oscuro Medioevo fu sede degli innominabil riti sanguinari del malvagio Lord Soules e del suo famiglio Redcap. A Byrnestane, per un convegno sulla cultura celtica, ci sono anche i cacciatori di fantasmi dell’Università di York. Ma, secondo la medium Maud Nightingale, fantasmi proprio non ce ne sono! Almeno sinché le note della ballata non echeggiano tra le vecchie mura... e, con l’aiuto del giovane Stuart, i nostri cacciatori di vampiri e di fantasmi dovranno vedersela con gli spettri al servizio del terribile Lord Soules...”

Ed è una lettura caldamente consigliata e imprescindibile: se conoscete Dampyr, se non lo conoscete, se amate la cosiddetta scuola ligure del fumetto oppure semplicemente i disegni straordinari (i testi lo sono già d’ufficio con il maestro Mauro Boselli all’opera, ça va sans dire) questo è il numero che fa per voi. Non perdetevelo!

La ballata di Re Orpheus
Dampyr n° 140
Sergio Bonelli Editore, 4 Novembre 2011
albo, €2.70
ISBN 977159000200210140

Umberto Sisia

giovedì 27 ottobre 2011

La notte di Villa Diodati

La notte di Villa Diodati, 2011, copertinaLa notte in cui germinò l’idea alla base del Frankenstein di Mary Shelley è oramai un mito moderno, uscito dalle pagine di critica e ricerca letteraria per approdare al cinema già ne La moglie di Frankenstein, nel 1935, fino a pellicole come Gothic di Ken Russell (1986) che proprio la fatidica serata di Villa Diodati prendono a soggetto.

La notte della sfida di Lord Byron: quella di scrivere ognuno un racconto spaventoso che potesse reggere, o meglio superare, il confronto con le storie spettrali che il gruppo di eccentrici amici – la giovane Mary Godwin con il di lì a breve marito Percy Bysshe Shelley‎, oltre a George Gordon Byron con l’amante Claire Clairmont, sorellastra di Mary, e il proprio medico personale John William Polidori – stavano leggendo insieme dall’antologia Fantasmagoriana (citata come Phantasmagoria nella nota editoriale del volume), versione francese del 1812 dell’originale tedesco Das Gespensterbuch, “Il libro dei fantasmi”.

Nell’estate nuvolosa e cupa del 1816, in quella villeggiatura sul lago di Ginevra che in visita a Lord Byron vide anche un vero e proprio fondatore del gothic romance, Matthew G. Lewis, nascono così il romanzo di Frankenstein, pubblicato anonimo nella sua prima edizione due anni dopo, ma anche il famoso racconto “The Vampire” di J.W. Polidori, stampato nel 1819 e a lungo popolare in quanto scambiato per opera di Byron, e il frammento incompiuto di quest’ultimo, dal quale Polidori trasse diretta ispirazione, noto come “The Burial” ma apparso col titolo di “A Fragment” nella raccolta byroniana Mazeppa sempre nel 1819.

I tre testi vengono oggi riuniti assieme in un’unica edizione nel volume La notte di Villa Diodati, nella nuova traduzione di Sarah Russo per la collana Le Sfingi di Nova Delphi Libri, il tutto corredato da un ampio saggio di apertura a cura di Danilo Arona.

“La notte del 16 giugno 1816, sulle rive del lago di Ginevra, un gruppo di letterati e intellettuali si incontra a Villa Diodati. Il tempo è umido e freddo, piove. Ispirati dalla lettura di un vecchio volume di novelle fantastiche dal titolo Phantasmagoria, alcuni di loro, tra cui Lord Byron, Mary Shelley e John Polidori danno vita a una «scommessa» letteraria: ognuno avrebbe scritto un racconto fantastico da leggere e confrontare con gli altri nelle notti successive. Nascono così Frankenstein di Mary Shelley, Il Vampiro di John Polidori e La Sepoltura di Lord Byron, opere che gettano le basi per lo sviluppo di moderni generi letterari quali la fantascienza, l’horror e il romanzo gotico moderno. Quello che accadrà in seguito, nella storia della letteratura e nelle loro vite, ha qualcosa di straordinario. Dopo quei giorni, una misteriosa maledizione sembrerà colpire tutti i partecipanti, che moriranno in tragiche circostanze, nell’arco degli otto anni successivi. Tutti, tranne la giovane Mary Shelley, che all’epoca aveva solo diciannove anni e che nel 1818 pubblicherà la prima edizione di Frankenstein, segnando per sempre il corso della letteratura di genere”.

Informazioni e ordini diretti, scontati attualmente del 15%, presso le pagine di www.novadelphi.it.

La notte di Villa Diodati
Mary Shelley, Lord George Byron, John Polidori
con un saggio di Danilo Arona
collana Le Sfingi, Nova Delphi Libri, 2011
brossura, pagine 350, €12.00
ISBN 9788897376071

Tatiana Martino

domenica 23 ottobre 2011

Blood and Other Cravings, i nuovi vampiri di Ellen Datlow

Blood and Other Cravings, 2011, copertina“Un’altra antologia sui vampiri?!” D’accordo, il genere non è mai stato così inflazionato, ma quando la firma dell’editor è quella di Ellen Datlow c’è più di qualche buona garanzia circa la qualità delle storie e la possibilità di un approccio originale al tema.

“Quando pensiamo ai vampiri, l’immagine istantanea che ne abbiamo è quella di zanne profondamente affondate nel collo della vittima. Ma succhiare il sangue è solamente una delle forme del vampirismo,” come riporta la nota editoriale. “Per questa brillante antologia originale, la curatrice ha commissionato storie a molte delle voci più potentemente dark dell’horror contemporaneo. Oltre ai vampiri zannuti della tradizione, la Datlow ci presenta racconti sulle sanguisughe di emozioni, i prosciugatori dell’anima e altri oscuri gradi di parassitismo, d’infestazione ed eviscerazione… tutti scritti sull’essenza vitale – letterale o metaforica – rubata”.

Diciassette short stories di autori come Lisa Tuttle, Barry N. Malzberg, Michael Cisco, Reggie Oliver e Laird Barron, forse non tutti notissimi in Italia – dove le novità di genere sul racconto breve stentano da sempre ad arrivare –, ma nomi di prestigio del weird horror attuale nel tentativo di rispolverare, se non ridefinire, la narrativa moderna sul vampiro.

Informazioni presso il sito web del gruppo editoriale MacMillan/Tor/Forge. Un’anteprima delle pagine è possibile ottenerla sfogliando il consueto servizio “LookInside!” di Amazon, da cui si può leggere l’intera introduzione di Ellen Datlow. Qui sotto, l’indice dei contenuti.

Introduction – Ellen Datlow
All You Can Do is Breathe – Kaaron Warren
Needles – Elizabeth Bear
Baskerville’s Midgets – Reggie Oliver
Blood Yesterday, Blood Tomorrow – Richard Bowes
X For Demetrious – Steve Duffy
Keeping Corky – Melanie Tem
Shelf-Life – Lisa Tuttle
Caius – Barry N. Malzberg & Bill Pronzini
Sweet Sorrow – Barbara Roden
First Breath – Nicole J. LeBoeuf
Toujours – Kathe Koja
Miri – Steve Rasnic Tem
Mrs. Jones – Carol Emshwiller
Bread and Water – Michael Cisco
Mulberry Boys – Margo Lanagan
The Third Always Beside You – John Langan
The Siphon – Laird Barron


Blood and Other Cravings
a cura di Ellen Datlow
Tor Books, 2011
copertina rigida, 320 pagine, $25.99
ISBN 9780765328281

Andrea Bonazzi