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mercoledì 20 marzo 2013

TuttoDracula a Torino, il secondo ciclo degli incontri

TuttoDracula. Secondo ciclo di incontri, locandinaProseguono presso la Associazione Culturale Verba... Manent di Torino gli appuntamenti promossi dalla Libera Università dell’Immaginario con TuttoDracula, un’immersione nella narrativa di Bram Stoker nel centenario della morte dell’autore.

Il corso rappresenta una vera e propria guida alla lettura del più classico dei romanzi “vampirici” fra curiosità, ricette di cucina e molto altro, il tutto in compagnia di un esperto quale Franco Pezzini e con la partecipazione di Max Ferro.

Focalizzato sulla “Passione e (non) morte di Lucy Westenra”, questo secondo ciclo di incontri a iscrizione gratuita ha inizio infatti il 12 di aprile, riprendendo a seguire i capitoli del Dracula di Stoker in otto serate fino al 5 luglio.

TuttoDracula. Secondo ciclo: Passione e (non)morte di Lucy Westenra
Venerdì 12 aprile, ore 18.30: Cap. 9 – Eccomi subito da voi
Venerdì 19 aprile, ore 18.30: Cap. 10 – Questi sono solo fiori d’aglio
Venerdì 10 maggio, ore 18.30: Cap. 11 – Che cosa può accadere in una notte
Venerdì 24 maggio, ore 18.30: Cap. 12 – Questo è solo il principio
Venerdì 31 maggio, ore 18.30: Cap. 13 – Senza speranza dico FINIS
Venerdì 14 giugno, ore 18.30: Cap. 14 – Cose per voi impossibili
Venerdì 28 giugno, ore 18.30: Cap. 15 – Dove è sepolta la povera Lucy?
Venerdì 5 luglio, ore 18.30: Cap. 16 – Un terribile compito ci sta davanti


Tutti gli incontri si svolgono presso:
Associazione Culturale Verba… Manent
Via Michele Lessona 46, Torino
Informazioni: tel. 011/19887056 – 340/3636738
info@verba-manent.eu
www.verba-manent.eu
 
Andrea Bonazzi

sabato 9 marzo 2013

La tomba proibita: Tim Powers e il vampiro Polidori

La tomba proibita, 2013, copertinaUn’avventurosa narrativa del soprannaturale fusa tra dark fantasy e thriller in accurati contesti storici e letterari: questo il principale marchio di fabbrica dell’americano Tim Powers, noto in Italia per romanzi come lo steampunk preternaturale de Le porte di Anubis (The Anubis Gate, 1983), il fantastico piratesco di Mari stregati (On Stranger Tides, 1987, adottato dal ciclo cinematografico dei “Pirati dei Caraibi”), o il quadro sui poeti romantici edoardiani – Keats, Lord Byron, Shelley – raffigurato in Lamia (The Stress of Her Regard, 1989).

All’ambiente culturale e letterario britannico, vittoriano stavolta, Powers fa ritorno con il romanzo La tomba proibita (Hide Me Among the Graves, 2012) tradotto da Paola Vitale per le edizioni Newton Compton, da Lamia riportando in scena il dottor John William Polidori – già medico di Byron e autore de Il vampiro (The Vampyre: A Tale, 1819) – a tormentare da un’inquieta non-morte le famiglie dei propri illustri nipoti: l’autrice Christina Rossetti e suo fratello, il preraffaellita Dante Gabriel Rossetti.

“Inverno 1862. Uno spirito malvagio si aggira per le fredde e cupe strade di Londra. È il fantasma vampiro di John Polidori, che un tempo fu lo zio della poetessa Christina Rossetti e del pittore Dante Gabriel. Proprio Christina, all’età di quattordici anni, ha attirato sulla famiglia la maledizione di Polidori. Una terribile tragedia che, però, ha avuto anche effetti positivi: da allora lo zio ha ispirato con i suoi poteri soprannaturali le opere dei due fratelli. Ma nel tempo il vampiro è diventato sempre più pericoloso: quando Polidori resuscita la moglie defunta di Dante – trasformandola in un raccapricciante vampiro – e minaccia degli innocenti e altri membri della famiglia, i Rossetti capiscono che è giunto il momento di eliminare il mostruoso parente e spezzare la maledizione, anche a costo di perdere per sempre il loro talento creativo. Christina e Dante si ritrovano così catapultati in una Londra sotterranea e soprannaturale di cui non sospettavano l’esistenza. Tuttavia, per entrambi, scegliere tra una vita mortale priva di ispirazione e l’empia immortalità offerta da Polidori potrebbe rivelarsi più difficile del previsto…”

scarica l'anteprima PDF, iconaInformazioni presso la pagina web dedicata su newtoncompton.com, dalla quale è possibile scaricare una anteprima PDF (401 Kb) in ventinove pagine con le parti iniziali della storia.

La tomba proibita
Tim Powers
collana Vertigo, Newton Compton, 2013
brossura, 576 pagine, €14.90
ISBN 9788854147300
 
Andrea Bonazzi

giovedì 14 febbraio 2013

Donne Pericolose a Torino! Primo ciclo di incontri: La Dea, il serpente, il giardino

Donne Pericolose: La Dea, il serpente, il giardino, locandinaDopo gli appuntamenti con la prima serie di Tutto Dracula, dedicati al celebre vampiro del romanzo di Stoker, la Libera Università dell’Immaginario attraverso la Associazione Culturale Verba... Manent di Torino introduce al tema mitico della femme fatale con Donne pericolose, in un primo ciclo di incontri a cura dell’esperto Franco Pezzini dal titolo La Dea, il serpente, il giardino.

“Dalle dee alle piratesse, dalle spie alle vampire, l’immaginario collettivo conosce verso modelli femminili «alternativi», non sottomessi ai valori dominanti, un atteggiamento insieme di fascinazione e diffidenza. E un itinerario tra questi volti è anche una galleria delle ambiguità dell’Occidente,” come presenta la locandina dell’evento.

“Idoli di perversità, divoratrici, vampire: nell’immaginario occidentale (di consumo e non solo) le immagini della «cattiva ragazza» non sono esattamente tranquillizzanti. Il ciclo esplora alcuni paradigmi mitici – Lilith, Medusa, Empusa, Lamia… – tra origini arcaiche e riscritture letterarie, figurative, mediatiche moderne.”

L’iscrizione è gratuita e comprende il rilascio della tessera dell’Associazione Culturale Verba… Manent, che ospita gli incontri nei propri locali nel corso di cinque serate fra il 22 febbraio e il 21 giugno 2013.

Donne Pericolose. Primo ciclo: La Dea, il serpente, il giardino
Venerdì 22 febbraio - ore 18,30: La Pitonessa nel giardino
Venerdì 8 marzo - ore 18,30: Lilith della notte
Venerdì 5 aprile - ore 18,30: Medusa danza
Venerdì 7 giugno - ore 18,30: Empusa e il professore
Venerdì 21 giugno - ore 18,30: Lamento per Lamia


Tutti gli incontri si svolgono presso:
Associazione Culturale Verba… Manent
Via Michele Lessona 46, Torino
Informazioni: tel. 011/19887056
info@verba-manent.eu
www.verba-manent.eu
Andrea Bonazzi

giovedì 24 gennaio 2013

Mary Shelley: L’uomo in lutto e altri racconti gotici d’amore

L’uomo in lutto e altri racconti gotici d’amore, 2012, copertinaPubblicato presso l’editore Faligi di Aosta, L’uomo in lutto e altri racconti gotici d’amore raccoglie tre racconti di Mary Shelley originariamente apparsi fra il 1830 e il 1834 sul magazine letterario annuale londinese The Keepsake. Storie di un tragico romanticismo ancora immerso nelle atmosfere del gotico, a “L’uomo in lutto” e “La contadina svizzera” fa seguito l’elemento apertamente fantastico de “Il mortale immortale”, il tutto per la traduzione e cura di Federico Sabatini che apre il volumetto con un proprio saggio sulla poetica e i componimenti brevi in versi della scrittrice inglese.

“Un uomo piange la morte di una donna e un’esistenza costellata di emozioni sfaccettate che, dalla purezza dell’estasi, passano repentine al più profondo abisso di disperazione. Una bambina orfana trova rifugio in un castello nobiliare dove incontrerà il grande amore ma anche l’estremo orgoglio e la gelosia più infida. Un uomo scopre di essere divenuto immortale ed è quindi costretto a vedere l’amatissima moglie invecchiare e avanzare verso la fine dei suoi giorni. Tre storie gotiche scelte e tradotte da Federico Sabatini in cui i temi cari all’autrice di Frankenstein emergono con potenza e insieme con levità: donne forti e insieme fragilissime, eroi romantici, incomprensioni, morte, lacerazioni dell’animo, un paesaggio sublime che sembra parlare e raccontare di amori forti e dirompenti, di sentimenti estatici e perturbanti uniti in un caleidoscopio di emozioni e di eventi che penetrano nel nostro io più profondo”.

La casa editrice è presente sul web con il proprio sito www.faligi.eu. Questi i contenuti della raccolta nel dettaglio:

Un “per sempre troncato e nullo”: le prose brevi di Mary Shelley – Federico Sabatini
L’uomo in lutto (The Mourner, 1829)
La contadina svizzera (The Swiss Peasant, 1830)
Il mortale immortale (The Mortal Immortal, 1833)


L’uomo in lutto e altri racconti gotici d’amore
Mary Shelley
Faligi Editore, 2012
brossura, €8.50
ISBN 9788857419015

Tatiana Martino

giovedì 20 dicembre 2012

Cattivo Natale. Racconti neri, fantastici e crudeli per la festa più attesa dell’anno

Cattivo Natale, 2012, copertinaCurioso fra le innumerevoli strenne intitolate al clima natalizio – implacabilmente schierate in evidenza sugli espositori delle librerie – e in apparenza innocuo nella propria rassicurante copertina, il “lato oscuro” delle feste si presenta nei racconti più inconsueti e probabilmente meno ricordati dei nostri grandi scrittori ottocenteschi, quei nomi stessi che hanno fatto la storia letteraria italiana del periodo. Autori che appaiono lontani dai canoni del nero, o anche del gotico, e tuttavia capaci di avventurarsi talvolta in temi maggiormente cupi e nell’insolito.

Selezionate a cura di Riccardo Reim per l’editrice milanese Zero91, le storie di Cattivo Natale. Racconti neri, fantastici e crudeli per la festa più attesa dell’anno scorrono tali ombrosi aspetti della celebrazione stagionale spaziando dalla narrativa di Verga sino a Pirandello, da Pascoli a D’Annunzio, Deledda e Serao, in visioni inattese e spesso perturbanti.

“Diciassette racconti di autori prestigiosi che – palesemente o in filigrana – offrono una lettura diversa e anticonvenzionale delle festività di fine anno, narrando di violenze, uccisioni, incubi, allucinazioni, interferenze con l’aldilà, perversi rituali, macabre circostanze… In questi sorprendenti «racconti di ceppo» del tutto controcorrente (alcuni apparsi, ingannevolmente, proprio su strenne e almanacchi) si polemizza (spesso con palese fastidio e non senza nostalgia) contro la perdita di ogni autenticità e ogni incantesimo di una festa che con già l’avvento del XX secolo inizia irrimediabilmente a degradarsi, divenendo sempre più frivolo rituale di una borghesia egoista e soddisfatta, pacchiana liturgia conviviale, vuoto sfoggio di inutili orpelli edonistici, ostentazione ipocrita di buoni sentimenti a cui nessuno più crede”.

Mantenuti ognuno nella prosa e grafia del proprio tempo, ad arricchire i racconti contribuiscono le numerose illustrazioni in bianco e nero riprodotte dalle pubblicazioni originali.

Informazioni presso il sito web di Zero91. Gli autori e i contenuti dell’antologia si elencano nell’indice qui a seguito:

Introduzione: Le ombre del Natale – Riccardo Reim
Notte di Natale – Camillo Boito
Notte di San Silvestro – Luigi Capuana
Il carnevale fallo con chi vuoi; Pasqua e Natale falli con i tuoi – Giovanni Verga
Natale in famiglia – Ambrogio Bazzero
I saltimbanchi – Contessa Lara
Miracolo di Natale – Contessa Lara
Un povero cane – Emilio De Marchi
La povera Teresa – Giuseppe Cesare Molineri
Il ‘curare’ – Marchesa Colombi
Il ceppo – Giovanni Pascoli
Strana vigilia di ceppo – Evelyn [Evelina Franceschi Marini]
Canituccia – Matilde Serao
Il tesoro dei poveri – Gabriele D’Annunzio
Sogno di Natale – Luigi Pirandello
Natale al Polo – Luigi Pirandello
Mal occhio – Grazia Deledda
Notizie sugli autori


Cattivo Natale
Racconti neri, fantastici e crudeli per la festa più attesa dell’anno
a cura di Riccardo Reim
Edizioni Zero91, 2012
brossura, 190 pagine, €15.00
ISBN 9788895381558
Andrea Bonazzi

sabato 1 dicembre 2012

Detectives, mostri e fantasmi. Le grandi storie del brivido secondo Fernando Savater

Detectives, mostri e fantasmi, 2012, copertinaLo avevamo seguito attraverso avventure di pirati e fra i luoghi dell’immaginazione, ora Fernando Savater ci accompagna con le sue riflessioni sull’esperienza del leggere, sulla letteratura e i suoi generi, fin dentro alle atmosfere affascinanti dei “racconti del mistero” con Detectives, mostri e fantasmi. Le grandi storie del brivido, edito da Passigli nella traduzione di Valerio Nardoni e Alessio Casalini.

“Con «Detectives, mostri e fantasmi» si chiude la trilogia che Fernando Savater ha dedicato all’«arte di raccontare storie». Come nei due precedenti volumi «Pirati e altri avventurieri» e «Luoghi lontani e mondi immaginari», Savater passa in rassegna un’ampia serie di opere, svariando tra cinema e letteratura, e lo fa soprattutto da appassionato e intelligente lettore che confessa i suoi amori più antichi e mai abbandonati”.

La quarta di copertina prosegue quindi a presentare il viaggio sulle rotte dell’immaginario dal mystery alle sfumature gotiche nelle passioni dello scrittore spagnolo:

“Protagonisti di questo terzo volume sono i grandi autori «del brivido», in particolare Edgar Allan Poe e Agatha Christie, visti come due dei principali rappresentanti di una letteratura che da una parte non ha mai cessato di fondarsi sul «mistero» nelle sue molteplici forme, ma dall’altra ha sempre voluto affrontarlo con tutte le chiavi che ha a disposizione, prima di tutte quella della logica. Fra questi due versanti, si situano autori e personaggi indimenticabili, dal grande Sherlock Holmes all’epopea tragica di King Kong, dai maestri del racconto gotico come M.R. James e Lovecraft ad uno degli eroi dell’infanzia di Savater, il bambino William Brown con la sua banda di «fuorilegge». E poi: Ian Fleming e Michael Crichton, con le loro trasposizioni cinematografiche, e tanti altri autori noti e meno noti. Savater si mostra ancora una volta lettore onnivoro, ma non solo: ogni libro, ogni storia è un’occasione per riflettere non soltanto sulla letteratura e sulle differenze fra i diversi generi, ma anche sul nostro rapporto con i libri”.

Informazioni e approfondimenti sull’uscita sono disponibili sul sito ufficiale di Passigli Editori.

Detectives, mostri e fantasmi
Le grandi storie del brivido
Fernando Savater
collana Passigli Narrativa, Passigli Editori, 2012
brossura, 220 pagine, €18.00
ISBN 9788836813377
Tatiana Martino

martedì 13 novembre 2012

Storie di gente a pezzi. Itinerario in ventisei tappe da Frankenstein ai cyborg

Storie di gente a pezzi, 2012, copertinaSi ispira alle tematiche dell’“uomo (ri)costruito”, dalla leggenda del Golem al Frankenstein letterario e cinematografico sino ad arrivare all’ibrido tecnologico del cyborg, l’antologia Storie di gente a pezzi che Delmiglio Editore pubblica nella propria collana dei “Quaderni Indaco”, dedicata a racconti e romanzi di genere ambientati per lo più nel Veneto.

Ventisei storie si alternano sul tema suddividendosi nelle cinque sezioni dedicate a ogni diverso genere e registro, in una compilazione narrativa il cui soggetto Irene Incarico introduce nella propria accurata prefazione: “Il doppio dunque, fonte di inquietudine, di perversione, di amore e/o affettività, è destinato a seguire un percorso accidentato ma pur sempre diretto verso una forma di accettazione: digerito prima dai media e rivomitato poi sull’audience sotto forma di stereotipo e motivo ricorrente, finisce per entrare nell’immaginario comune, per popolare le pubblicità, i sogni erotici o i negozi di giocattoli o costumi di Halloween. Così come Pinocchio finisce per trasformarsi in bambino, alla stessa maniera l’uomo artificiale ha finito per tramutarsi quasi in un «beniamino» della tradizione”.

Prosegue la presentazione del volume: “Ma cosa succede quando il doppio non è un essere estraneo, ma un pezzo di noi? Quando l’altro non è una copia – più o meno esatta, più o meno spaventosa – ma piuttosto un tragico cambiamento, una guarigione misteriosa o, più positivisticamente, una specie di upgrade dell’originale?”.

Ogni racconto è preceduto da un’illustrazione, opera degli artisti del gruppo Cyrano Comics composto da Michele Avigo, Jacopo Bissoli, Loren Carpitella, Isabella Dalla Vedova, Elia Diliso, Hanieh Ghassabian, Enrico Giusti, Emanuele Mujelli e Mario Zara, oltre a Roberto Bonadimani nella doppia veste di autore e illustratore.

Informazioni presso le pagine in rete di www.delmiglio.it. Qui a seguito, un sommario dei contenuti e degli autori:

Pezzi scientificamente composti
Little Sallingtown – Alexia Bianchini
Un errore fatale – Enrico Gregori
Gatti – Arnaldo Liberati
L’odore guida – Angelo Marenzana
Obsolescenza – Elisa Podestà
Memoria quantizzata – Vittorio Rioda
Favola quantica per androidi – Nicola Ruffo


Orribili frammenti
Il talento di Mr Dippel – Danilo Arona
Sapone – Rossana Boni
Volontà di potenza – Enrico “Nebbioso” Martini
Non si può morire dentro – Rossana Massa
Erikc – Martina Trevisan


Scampoli irriverenti
Un eulo a polpetta – Nicola Brusco
Re Cecconi – Federico Fuggini
Non ho ucciso Umberto Eco – Enrico Linaria


Brani tra mito e storia
La ricerca dell’umanità – Roberto Bonadimani
Mosaico umano – Giuliana Borghesani
Una notte da leggenda – Simona Cremonini
Numeri – Irene Incarico
Nekome – Filippo Tapparelli


Schegge noir
Uomini apezzi – Luca Ducceschi
Tasche – Maria Silvia Avanzato
L’intervento – Emanuele Cassani
Ciò che ti appartiene – Enzo Macrì
Due – Rosanna Mutinelli
Buon anno! – Paola Rambaldi


Storie di gente a pezzi
Itinerario in ventisei tappe da Frankenstein ai cyborg
AA.VV.
collana Quaderni Indaco, Delmiglio Editore, 2012
brossura, 246 pagine, €14.00
ISBN 9788896305263

Andrea Bonazzi

lunedì 22 ottobre 2012

TuttoDracula: a Torino un corso sul romanzo di Bram Stoker

TuttoDracula. Primo ciclo: L’avvento del vampiro, locandinaDedita alla formazione su tutti i livelli, l’Associazione Culturale Verba... Manent di Torino istituisce La Libera Università dell’Immaginario, un tavolo di scrittori e ricercatori che organizza occasioni di approfondimento – fra presentazioni di libri, cicli d’incontri e seminari – sui temi dell’immaginario collettivo, sulle compenetrazioni tra cultura “alta” e “bassa”e sul linguaggio di genere.

Le iniziative programmate in quest’ambito per l’annata 2012-2013 comprendono gli appuntamenti fra ottobre e dicembre di Ombre gialle, itinerari a più voci nel poliziesco tra i classici e le novità in libreria, mentre sono in preparazione quelli con Donne pericolose, itinerari a più voci nell’immaginario sul Femminile. Ma, soprattutto, per gli amanti del “vampiresco” e del gotico è da segnalare il primo ciclo di TuttoDracula, un’immersione nel romanzo di Bram Stoker nel centenario della morte: una guida alla lettura fra curiosità, ricette di cucina e molto altro con la presenza di ospiti, il tutto in compagnia dell’esperto Franco Pezzini e con la partecipazione di Max Ferro.

Il corso verrà attivato al raggiungimento di un minimo di cinque iscritti. L’iscrizione è gratuita e comprende il rilascio della tessera dell’Associazione Culturale Verba… Manent, che ospita gli incontri nei propri locali nel corso di nove serate, sempre di venerdì dal 9 di novembre al primo marzo, seguendo i capitoli del Dracula di Stoker.

TuttoDracula. Primo ciclo: L’avvento del vampiro
Venerdì 9 novembre, ore 18.30: Introduzione – Il mistero delle pagine scomparse
Venerdì 16 novembre, ore 18.30: Cap. 1 – I morti viaggiano veloci
Venerdì 7 dicembre, ore 18.30: Cap. 2 – Qualcosa della felicità che recate
Venerdì 14 dicembre, ore 18.30: Cap. 3 – Se vi guardate indietro
Venerdì 11 gennaio, ore 18.30: Cap. 4 – Via da questa maledetta terra
Venerdì 18 gennaio, ore 18.30: Cap. 5 – Oh, a proposito del numero tre
Venerdì 8 febbraio, ore 18.30: Cap. 6 – L’odore della morte è nell’aria
Venerdì 15 febbraio, ore 18.30: Cap. 7 – Quel cadadeve legato al timone
Venerdì 1 marzo, ore 18.30: Cap. 8 – Il Maestro è vicino


Tutti gli incontri si svolgono presso:
Associazione Culturale Verba… Manent
Via Michele Lessona 46, Torino
Informazioni: tel. 011/19887056 – 340/3636738
info@verba-manent.eu
www.verba-manent.eu
Andrea Bonazzi

lunedì 8 ottobre 2012

Max Dave nei Capolavori dei Racconti di Dracula Vol. 4

I Capolavori dei Racconti di Dracula Vol. 4: Max Dave, 2012, copertinaLa quarta e attesa uscita de I Capolavori dei Racconti di Dracula, che ristampa in edizioni integrali riviste e corrette dal curatore Sergio Bissoli i migliori romanzi horror apparsi nella mitica prima serie della collana, è tutta dedicata al grande Max Dave, autore culto di numerosi thriller soprannaturali nei quali il labile confine tra realtà e fantasia si tinge di ombre terribili e inquietanti: un luogo prediletto dai fantasmi…

Con lo pseudonimo di Max Dave scrivevano due persone: il dott. Pino Belli (1921-1968) autore dei tre romanzi presentati in questo quarto volume, e il fratello dottor Carlo Belli (vivente). Di origini nobiliari, Pino Belli, il maggiore e più prolifico dei due, dopo una breve carriera come ufficiale dell’esercito prima e poi come regista, iniziò la sua attività di autore nel 1958 scrivendo storie del mistero per la collana “Narratori Americani del Brivido” dell’editore Cantarella, tra cui spiccano L’Ombra che Ride e Il Vampiro. Entrò poi in pianta stabile presso la stessa casa editrice e, firmandosi col nome di Max Dave, prense a scrivere “I Racconti di Dracula”.

Presto divenne uno degli autori più prolifici e richiesti della mitica collana, dando la sua impronta indelebile all’intera serie. “Genio sregolato”, come lo definisce Sergio Bissoli nella sua postfazione “I fantasmi di Max Dave”, fu ideatore dei casi più pazzeschi, di trappole diaboliche, di orribili apparizioni nei castelli o nelle brughiere della Scozia – luogo prediletto ove ambientare le sue storie più macabre – in capolavori di narrativa a doppia soluzione, magistralmente scritti. In circa dieci anni di carriera scrisse decine di romanzi horror, alcuni dei quali sono stati tradotti anche in Francia, e quelli che qui riproponiamo – dopo oltre mezzo secolo di oblìo – sono i più rappresentativi del suo stile unico e inconfondibile.

Uccidono i morti?, 1959, copertinaUccidono i morti? Con questo romanzo esordiva (nell’anno 1959) la mitica collana originale de “I Racconti di Dracula”, “con lo scopo di presentare” – scriveva l’editore nella postilla editoriale – “la migliore narrativa nel campo dell’allucinante e dello spaventoso”. La trama sembra precorrere i migliori film di Dario Argento: una terrificante maledizione aleggia sul castello degli Hatchet; la sciagura si abbatte su signori e servitù allorché una mano ignota inizia a mietere le prime vittime, e alcuni cadaveri vengono rinvenuti con il volto deformato dalla paura. Tutto sembra avere origine dalla sparizione di una misteriosa statuetta di giada verde, legata al culto tibetano della resurrezione dei morti. E tra lugubri saloni bui, ombrosi e semideserti, una creatura dell’oltretomba torna per tormentare i vivi… Questo il primo originale thriller fantastico di Max Dave, già entrato nell’Olimpo dei classici della letteratura nera.

Assediati dal demonio, 1963, copertinaAssediati dal demonio è uno dei romanzi più surreali, allucinati e folli dell’intera serie dei “Racconti di Dracula”. Un piccolo e sonnacchioso villaggio del Galles viene sconvolto da strane apparizioni: dei misteriosi “uomini rossi”, specie di creature eteree che non sono di questo mondo, escono di notte per vagare tra i vivi, uccidendo con il loro tocco mortale. Forse sono richiamate da un perverso e scellerato patto col diavolo. Interviene l’esercito… ma un gruppetto di civili resta intrappolato in un antico castello e, assediati dalle mostruose creature, lotta per la sopravvivenza. E mentre fuori infuriano lampi e spari, ha inizio una terribile discesa negli inferi del castello e della mente umana… Uno dei grandi capolavori fantastici di Max Dave, qui al meglio della sua forma.

Terrore al castello, 1965, copertinaTerrore al castello è una cupa e insidiosa ghost story carica di suspense. In un antico e tenebroso maniero, sferzato dalla furia della tempesta, ristagna un’atmosfera d’incubo e di paura: i futuri eredi della Marchesa, una misteriosa nobildonna di età indefinita, iniziano a morire in modi atroci. Ognuno sospetta dell’altro, ma mentre insorgono i primi contrasti, i fantasmi del posto manifestano la loro oscura presenza. E cosa succede, ai vivi, quando è un fantasma a mostrare i segni della pazzia? Un romanzo magistrale, un altro capolavoro del terrore soprannaturale di Max Dave.

Informazioni sulle pagine web delle edizioni Dagon Press. Il volume è ordinabile presso lo shop online Lulu.com dell’editore, insieme alle tre precedenti uscite de I Capolavori dei Racconti di Dracula. Qui a seguito, un’anteprima attraverso cui sfogliare alcune pagine del libro.

I Capolavori dei Racconti di Dracula
Volume 4: Max Dave
a cura di Sergio Bissoli
Edizioni Dagon Press, 2012
brossura, 304 pagine, €19.00
Pietro Guarriello



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venerdì 5 ottobre 2012

Bram Stoker e Il mistero del mare

Il mistero del mare, 2012, copertinaNel centenario della morte dello scrittore irlandese, la casa editrice romana Nutrimenti pubblica Il mistero del mare di Bram Stoker, apparso nel 1902 ma rimasto finora inedito in Italia, proposto nella collana “Nautilus” per la traduzione e cura di Mirko Zilahi de’ Gyurgyokai.

Settimo romanzo del celebrato “padre” letterario di Dracula, The Mystery of the Sea è un’opera avventurosa a sfumature mystery e soprannaturali sullo sfondo cinquecentesco del conflitto tra l’Inghilterra e la Spagna, fra il razionalismo e la superstizione, l’attenta ricostruzione storica e un folklore di suggestioni gotiche in una combinazione di elementi narrativi padroneggiata dall’autore in diversi romanzi quali Il passo del serpente.

“Nei primi anni del Novecento, quando fu dato alle stampe «Il Mistero del Mare», Bram Stoker era una delle figure più in vista dell’alta società londinese, da oltre vent’anni assistente personale di Henry Irving, il più acclamato attore vittoriano, e autore di alcuni libri di discreta popolarità, tra cui Dracula, «la miglior storia di demoni che abbia letto da molti anni a questa parte», come ebbe a scrivergli Arthur Conan Doyle. Proprio l’immensa fortuna di Dracula. che dopo la morte di Stoker s’impose tra i capolavori della narrativa del terrore, ha inevitabilmente gettato ombra sul resto dell’opera dello scrittore irlandese. Così, anche «Il Mistero del Mare» ha finito per vivere una lunga stagione di oblio, restando pressoché sconosciuto ai lettori di molte parti del mondo, e fin qui inedito pure in Italia. A leggerlo oggi, nel centenario della morte del suo autore, questo romanzo dal sapore avventuroso e dall’atmosfera fosca si rivela un’opera sorprendente, ben più di quanto la sua avversa sorte editoriale possa far supporre”.

The Mystery of the Sea , I ed. USA, Doubleday, 1902, copertinaProsegue la nota editoriale: Fulcro dell’intera vicenda è la ricerca di un antico tesoro, un capitale di monete e lingotti che lo Stato Pontificio, alla fine del sedicesimo secolo, aveva destinato alla corona di Spagna per conquistare l’Inghilterra e convertirla al cattolicesimo. Archibald Hunter, protagonista e narratore, è l’uomo scelto dal fato per sbrogliare una vicenda irta di pericoli, intorno alla quale convergono le mire di molti attori. Il destino gli riserva come compagna una giovane e indomita americana, Marjory, erede della nobile stirpe di Sir Francis Drake. Insieme a lei, Archie dovrà districarsi tra misteriosi fenomeni di preveggenza e scritture enigmatiche, inganni, rapimenti e battaglie in mare, incalzato da una perfida veggente, da un azzimato gentiluomo spagnolo e dai servizi segreti britannici e americani”.

“Incredibile caleidoscopio di argomenti, generi e categorie estetiche – l’amore, la politica e la crittografia; l’avventura, il neogotico e lo spionaggio; il soprannaturale, il razionale e il pittoresco – questo romanzo condensa la tradizione letteraria del suo tempo e anticipa temi e atmosfere di molta narrativa novecentesca, confermando quelle qualità che hanno fatto di Bram Stoker un innovatore, padre, con Dracula, di uno dei filoni artistici di maggiore successo nel tempo”.

scarica l'anteprima PDF, iconaInformazioni presso la pagina dedicata sul sito web di Nutrimenti, dalla quale è possibile scaricare un’anteprima in formato PDF (576 Kb) con le prime dieci pagine del volume, comprendente l’intera introduzione a firma del curatore del volume.

Il mistero del mare
Bram Stoker
collana Nautilus, Nutrimenti, 2012
brossura, 464 pagine, €19.50
ISBN 9788865941393
Andrea Bonazzi

giovedì 27 ottobre 2011

La notte di Villa Diodati

La notte di Villa Diodati, 2011, copertinaLa notte in cui germinò l’idea alla base del Frankenstein di Mary Shelley è oramai un mito moderno, uscito dalle pagine di critica e ricerca letteraria per approdare al cinema già ne La moglie di Frankenstein, nel 1935, fino a pellicole come Gothic di Ken Russell (1986) che proprio la fatidica serata di Villa Diodati prendono a soggetto.

La notte della sfida di Lord Byron: quella di scrivere ognuno un racconto spaventoso che potesse reggere, o meglio superare, il confronto con le storie spettrali che il gruppo di eccentrici amici – la giovane Mary Godwin con il di lì a breve marito Percy Bysshe Shelley‎, oltre a George Gordon Byron con l’amante Claire Clairmont, sorellastra di Mary, e il proprio medico personale John William Polidori – stavano leggendo insieme dall’antologia Fantasmagoriana (citata come Phantasmagoria nella nota editoriale del volume), versione francese del 1812 dell’originale tedesco Das Gespensterbuch, “Il libro dei fantasmi”.

Nell’estate nuvolosa e cupa del 1816, in quella villeggiatura sul lago di Ginevra che in visita a Lord Byron vide anche un vero e proprio fondatore del gothic romance, Matthew G. Lewis, nascono così il romanzo di Frankenstein, pubblicato anonimo nella sua prima edizione due anni dopo, ma anche il famoso racconto “The Vampire” di J.W. Polidori, stampato nel 1819 e a lungo popolare in quanto scambiato per opera di Byron, e il frammento incompiuto di quest’ultimo, dal quale Polidori trasse diretta ispirazione, noto come “The Burial” ma apparso col titolo di “A Fragment” nella raccolta byroniana Mazeppa sempre nel 1819.

I tre testi vengono oggi riuniti assieme in un’unica edizione nel volume La notte di Villa Diodati, nella nuova traduzione di Sarah Russo per la collana Le Sfingi di Nova Delphi Libri, il tutto corredato da un ampio saggio di apertura a cura di Danilo Arona.

“La notte del 16 giugno 1816, sulle rive del lago di Ginevra, un gruppo di letterati e intellettuali si incontra a Villa Diodati. Il tempo è umido e freddo, piove. Ispirati dalla lettura di un vecchio volume di novelle fantastiche dal titolo Phantasmagoria, alcuni di loro, tra cui Lord Byron, Mary Shelley e John Polidori danno vita a una «scommessa» letteraria: ognuno avrebbe scritto un racconto fantastico da leggere e confrontare con gli altri nelle notti successive. Nascono così Frankenstein di Mary Shelley, Il Vampiro di John Polidori e La Sepoltura di Lord Byron, opere che gettano le basi per lo sviluppo di moderni generi letterari quali la fantascienza, l’horror e il romanzo gotico moderno. Quello che accadrà in seguito, nella storia della letteratura e nelle loro vite, ha qualcosa di straordinario. Dopo quei giorni, una misteriosa maledizione sembrerà colpire tutti i partecipanti, che moriranno in tragiche circostanze, nell’arco degli otto anni successivi. Tutti, tranne la giovane Mary Shelley, che all’epoca aveva solo diciannove anni e che nel 1818 pubblicherà la prima edizione di Frankenstein, segnando per sempre il corso della letteratura di genere”.

Informazioni e ordini diretti, scontati attualmente del 15%, presso le pagine di www.novadelphi.it.

La notte di Villa Diodati
Mary Shelley, Lord George Byron, John Polidori
con un saggio di Danilo Arona
collana Le Sfingi, Nova Delphi Libri, 2011
brossura, pagine 350, €12.00
ISBN 9788897376071

Tatiana Martino

lunedì 19 settembre 2011

I capolavori de “I racconti di Dracula”: Frank Graegorius e Morton Sidney

Marchio editoriale de 'I racconti di  Dracula'Mentre si appressano le prime ombre dell’autunno, la Dagon Press riapre le sue cripte e, dalle ombre, sortiscono voci inquietanti che sussurrano nel vento notturno macabre novelle e storie obliate di tenebra e di morte: sono I racconti di Dracula, e si inseriscono in una nuova collana narrativa che recupera dal passato i migliori romanzi horror e weird scritti da autori italiani, opere ignote, sepolte e dimenticate ma pregne nell’humus stesso di cui sono fatti i sogni, pagine infestate che ritornano per stregare una nuova generazione di lettori…

I racconti di Dracula è stata una storica collana pubblicata dal 1959 al 1981 dalla Editrice ERP (poi Wamp) del barone Antonino Cantarella. Paragonata alla mitica Weird Tales, questa serie era il frutto di un gruppo di autori eccezionali e di circostanze favorevoli che portarono alla nascita di un genere di narrativa a formula, dando linfa alla moderna letteratura fantastica e del terrore di marchio italiano. In questa mitica serie apparvero numerosi capolavori del genere nero e soprannaturale di scrittori italiani, nascosti tutti, come usava all’epoca, sotto pseudonimi anglofoni o tedeschi. Per molti anni si continuò a credere che i libri della collana I racconti di Dracula fossero traduzioni di autori stranieri, nei crediti del libro compariva infatti un titolo in inglese o in tedesco e il relativo traduttore. Il trucco durò decenni fino a quando non si è scoperto che non si trattava di autori stranieri tradotti, ma di autori nostrani che scrivevano sotto pseudonimo. E per anni il loro vero nome era comparso nel libro: come traduttori!

I romanzi di questi scrittori dimenticati sono diventati oggi dei veri classici, e i loro autori degni di stare nell’Olimpo con i più alti nomi della narrativa di genere, i vari Algernon Blackwood, William Hope Hodgson, Jean Ray, e tutti gli altri che hanno fatto la storia e la fortuna dell’orrore letterario.

È con immenso piacere e anche una punta di orgoglio, quindi, che noi della Dagon Press, togliendo la patina di ragnatele a quelle vecchie riviste ingiallite (primo, e forse unico esempio di pulp di produzione italiana!) presentiamo i primi due volumi della serie I capolavori de “I racconti di Dracula”, la collana di omnibus destinata a rinverdire i fasti di quella straordinaria fucina del terrifico, e di un periodo che – per molti sarà una sorpresa scoprirlo – vide anche da noi una fiorente produzione fantastica e una schiera di validi autori cimentarsi con streghe e stregoni, vampiri e diavoli, mostri e licantropi, alieni, golem e tutta una serie di altre creatures della letteratura orrorifica e nera.

I capolavori de “I racconti di Dracula” presenta, in edizioni ragionate e con i testi rivisti e corretti, le migliori novelle pubblicate nella vecchia collana. Il tutto sotto la supervisione e la cura di Sergio Bissoli, esperto che a questa serie ha dedicato oltre quarant’anni di appassionate ricerche, riuscendo a raccogliere e a catalogare il materiale rarissimo sugli scrittori, le opere, i disegnatori, le curiosità, i titoli, le trame, eccetera.

Ogni libro raccoglie tre romanzi-capolavori degli scrittori cardine della serie, con introduzioni, biografie, e riproduzioni di copertine originali. I primi due titoli usciti li presentiamo qui sotto:

I capolavori de “I racconti di  Dracula” Vol. I: Frank Graegorius, 2011I capolavori de “I racconti di Dracula”
I classici dell’orrore nero italiano
Volume primo: Frank Graegorius
Edizioni Dagon Press
pp. 328, Euro 19,00

Frank Graegorius era lo pseudonimo con cui il dott. Libero Samale (1914-1985), medico psichiatra di Roma, firmava i suoi romanzi dell’horror e del soprannaturale, molti dei quali usciti nella vecchia e oggi mitica collana de I Racconti di Dracula dell’Editrice ERP. Autore di circa 100 romanzi di genere nero, studioso di esoterismo e magia, Graegorius ha trasfuso le sue conoscenze nelle sue opere, e da uomo dotato di grande sensibilità ha creato capolavori di rara atmosfera, di sconvolgente bellezza e profondo mistero. Uomo eccezionalmente colto, dotato di una sensibilità quasi medianica, possedeva una biblioteca comprendente 6.000 libri di Occultismo e Scienze Psichiche; era inoltre un collezionista di rarissimi grimoires (libri di magia medievale) che reperiva nei vari paesi del mondo. Nei suoi innumerevoli viaggi, dalla Scozia alla Boemia, dalla Germania alla Transilvania, Frank Graegorius ebbe modo di raccogliere numerose leggende, annotandosi nei suoi taccuini cronache di avvenimenti misteriosi e terribili, fatti inquietanti e superstizioni legate alle tradizioni popolari dei paesi che visitava. Visse molte esperienze insolite, a volte piacevoli, a volte terribili e pericolose, e strinse amicizia con personaggi enigmatici: medium, veggenti, occultisti, fattucchiere, sciamani, zigani, stregoni… Fu profondo conoscitore, dunque, sia delle psiche umana che di concetti esoterici. E tracce e intuizioni di questi studi sono disseminati, avvertibili e rintracciabili nei suoi libri.

In questo primo volume sono “riesumati” (è il caso di dirlo) tre suoi capolavori che, grazie alle infaticabili ricerche dello studioso e collezionista Sergio Bissoli, vengono ora di nuovo alla luce, dopo quasi mezzo secolo. Un po’ come i vampiri che popolano le sue pagine, fatte di tenebra e di mistero ma anche di rara e squisita bellezza. Un autore da riscoprire e un libro (già cult per gli appassionati del genere) che non può mancare nella biblioteca del collezionista di libri a soggetto.

Indice del volume:
I sussurri delle streghe
Sudario nuziale
Il castello delle rose nere
Appendice: Frank Graegorius, il pioniere della letteratura horror italiana.



I capolavori de “I racconti di  Dracula” Vol. II: Morton Sidney, 2011I capolavori de “I racconti di Dracula”
I classici dell’orrore nero italiano
Volume secondo: Morton Sidney
Edizioni Dagon Press
pp. 304, Euro 19,00

Morton Sidney era lo pseudonimo di Franco Prattico (nato a Napoli, nel 1929) che così firmava i suoi romanzi horror e thriller. Ha scritto anche gialli e fantascienza, e altri pseudonimi da lui usati sono Donovan Rick, Fred Gable, e Danny Revack. Oltre ai tre romanzi che qui presentiamo, i suoi capolavori del genere sono La stirpe maledetta, Gli uomini pipistrello e Il tempio dell’orrore. Grande e dotato scrittore del brivido, i suoi racconti del soprannaturale sono percorsi da una vena romantica. Nelle sue storie paurose leggende si animano nei tetri castelli, antiche maledizioni dalla polvere dei secoli arrivano fino a noi portando il terrore…

Indice del volume:
La caccia del diavolo
L’uomo che non poteva morire
La prigioniera di roccia
Appendice: “Io e i Racconti di Dracula”, di Sergio Bissoli


I libri della Dagon Press sono stampati in edizione amatoriale e limitata, e disponibile quindi fino a esaurimento delle copie. Per informazioni e richieste vi rimandiamo al sito web ufficiale di Studi Lovecraftiani/Dagon Press e all’indirizzo mail: studilovecraft@yahoo.it.

Pietro Guarriello

sabato 17 settembre 2011

Un Oscuro Scrutare. In a Glass Darkly di Joseph Sheridan Le Fanu

Un Oscuro Scrutare. In a Glass Darkly, 2011, copertinaPer quanto nota e citata anche nel nostro paese, forse più appassionato alle storie di vampiri che non a quelle di spettri e d’altre inquietudini gotiche e soprannaturali, la principale raccolta narrativa dell’irlandese Joseph Sheridan Le Fanu (1814-1873) non era mai stata proposta integralmente al pubblico italiano. A farlo oggi ci pensa l’editore Miraviglia con l’uscita di Un Oscuro Scrutare. In a Glass Darkly, un volume a cura di Luca Manini per la traduzione di Fabrizio Ferretti.

Pubblicata un anno prima della morte dell’autore, in triplice volume nel 1872 con un suggestivo titolo a citare la biblica Prima Lettera ai Corinzi (13:1: “Poiché ora vediamo come in uno specchio, oscuramente”), la raccolta comprende cinque racconti e novelle fra le opere più rappresentative di Le Fanu: “Tè verde” (“Green Tea”, 1869), “Il Demone d’ogni giorno” (“The Familiar”, versione riveduta di “The Watcher” scritto nel 1851), “Il giudice Harbottle” (“Mr. Justice Harbottle”, revisione di “An Account of Some Strange Disturbances in Aungier Street” del 1853), “La stanza al Dragon Volant” (“The Room in the Dragon Volant”) e il celeberrimo romanzo breve “Carmilla”.

L’editore è in rete con il proprio sito ufficiale miravigliaeditore.it.

Un Oscuro Scrutare. In a Glass Darkly
Joseph Sheridan Le Fanu
collana Lo specchio opaco, Miraviglia Editore, 2011
brossura, 464 pagine, €17.50
ISBN 9788889993156

Andrea Bonazzi

venerdì 9 settembre 2011

Marjorie Bowen, Magia nera e gotico vittoriano

Magia nera, 2011, copertinaTorna in auge il romanticismo gotico tardo vittoriano? Dopo il Vendetta! della Corelli, da Gargoyle Books arriva un’altra “riscoperta” finora inedita in Italia dal tardo gothic romance inglese al femminile tra la fine dell’Ottocento e il primo Novecento, con il romanzo Magia nera di Marjorie Bowen (Black Magic: A Tale of the Rise and Fall of the Antichrist, 1909), per la traduzione e cura di Bernardo Cicchetti.

“Nell’oscuro periodo della caccia alle streghe, Dirk Renswoude, un misterioso giovane che vive in un monastero ad Anversa dove studia e pratica in segreto magia nera, un giorno riceve una visita inaspettata che gli cambierà’ la vita. L’incontro con Thierry, e la scoperta di avere in comune con lui tendenze malefiche e sete di dominio, lo portano ad abbandonare la sua dimora per approfondire gli studi proibiti in grandi università come Basilea e Francoforte. I due studenti vivono in simbiosi e si esercitano con più o meno successo nelle arti magiche fino a lambire le più alte sfere del potere. Tuttavia, a causa di innumerevoli tentennamenti, tradimenti, ricatti e intrighi di corte, i due occultisti si perdono di vista per dieci lunghi anni. Quando si ritroveranno niente sembrerà più come prima. Una serie di terribili colpi di scena rivelerà la malvagità e la verità sui personaggi più potenti della Chiesa e dell’Impero Romano d’Occidente”.

Della signora Gabrielle Margaret Vere Long Campbell, questo il vero nome della scrittrice britannica nata nel 1885 e scomparsa nel 1952, sono conosciute in italiano solo una manciata delle sue migliori ghost stories antologizzate. Autrice fin dall’età di 16 anni di una cospicua serie di racconti e romanzi storici, a carattere fantastico e d’intreccio criminale, la Bowen eccelse – con la narrativa breve in special modo – nel coniugare gotico soprannaturale e sentimento, senza tuttavia eccessi di sentimentalismo e in una maniera forse affine a quella dei romantici tedeschi.

scarica l'anteprima PDF, iconaIl volume si apre con una lunga e approfondita prefazione di Fabrizio Foni, esperto del fantastico letterario e ricercatore presso l'Università di Liegi. Attraverso la pagina ufficiale web della Gargoyle è disponibile diverso materiale d’interesse in aggiunta alle consuete informazioni editoriali, con la possibilità di scaricare il capitolo iniziale del romanzo in formato PDF (82,5k).

Magia nera
Marjorie Bowen
collana Storie, Gargoyle Books, 2011
brossura, 312 pagine, €14.50
ISBN 9788889541586

Tatiana Martino

giovedì 4 agosto 2011

Thomas Ligotti e la resurrezione agonizzante di Victor Frankenstein

The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, 2011, copertinaMai più ristampato dalla sua pubblicazione nel 1994 presso la Silver Salamander Press, The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales, si è trasformato in uno dei più ricercati titoli nella bibliografia di Thomas Ligotti, nel tempo raggiungendo quotazioni folli sul mercato del collezionismo in rete.

Nella breve raccolta, l’autore rivisitava in maniera personale – e forse con alterni risultati – gli archetipi gotici dell’horror classico, dal Frankenstein a Jekyll e Hyde, il Fantasma dell’Opera e il museo delle cere, passando per le eroine del gothic romance e il tema del vampiro, in una sorta di “esercizio di stile” fino ad arrivare a Edgar Allan Poe e all’opera di H.P. Lovecraft.

Diciassette anni dopo, l’americana Centipede Press ripropone finalmente The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein in una nuova e curatissima edizione limitata di 500 copie a copertina rigida in tela e in cofanetto, proponendone i testi definitivamente corretti e riveduti – alcuni in modo sostanziale – con una nuova introduzione di Ligotti. Disponibile dal prossimo settembre, ogni volume porta gli autografi dallo scrittore stesso e di Harry O. Morris, che illustra l’opera con undici nuove e originali tavole a colori.

Con la possibilità di vedere qualche anteprima delle pagine, il libro è già preordinabile sul sito web ufficiale della Centipede Press al prezzo – non proprio abbordabile ma destinato a salire – di $95. E se proprio siete dei maniaci bibliofili, possibilmente alquanto facoltosi, potreste ancora fare in tempo ad accaparrarvi una delle quindici copie extra-lusso in carta speciale e rilegate in pelle, con stampe supplementari e dedica ligottiana personalizzata, al rispettabile costo di 1.750 dollari.

The Agonizing Resurrection of Victor Frankenstein and Other Gothic Tales
Thomas Ligotti
Centipede Press, 2011
copertina rigida in cofanetto, illustrazioni a colori, $95.00

Andrea Bonazzi

mercoledì 6 luglio 2011

Marie Corelli: Vendetta!

Vendetta!, 2011, copertinaProseguendo nel recupero dei molti qui ancora inediti esempi di gotico inglese ottocentesco, fra classici e romanzo popolare da Le Fanu a Varney il vampiro, Gargoyle Books porta in italiano – nella traduzione di Monica Meloni – il romanzo di Marie Corelli Vendetta! (Vendetta!; or, The Story of One Forgotten, 1886), storia forse non fra le principali dell’autrice, goticheggiante in atmosfera e intrigo ma priva di elementi fantastici in un’esotica – per i lettori d’epoca – ambientazione napoletana. Completa il volume una postfazione di Carlo Pagetti dal titolo “Un carnevale di morte: il Melodramma napoletano di Marie Corelli”.

“Immaginate che i vostri parenti e amici vi credano morti di colera. Di essere sepolti vivi e di risvegliarvi nella vostra bara. Adesso, immaginate il disperato tentativo di risalire alla luce dagli oscuri meandri della vostra tomba per poi scoprire qualcosa di ancora più terribile... Ebbene, questo è solo l’inizio del capolavoro horror vittoriano di Marie Corelli, Vendetta! Resosi conto di quanto accaduto e scoperta un’atroce verità, il conte Fabio Romani decide di porre in essere la sua vendetta. Irriconoscibile, invecchiato e sfigurato dal colera, il conte assume una nuova identità e trova il modo di reinserirsi nell’alta società di Napoli, riallacciando così sotto mentite spoglie il rapporto con la moglie che lo crede morto. Il tutto per mettere in pratica il suo perverso, diabolico piano di nemesi. Vendetta è un’opera che celebra la follia, l’orrore e la decadenza umana al massimo stadio di degenerazione, e che ha fatto di Marie Corelli la regina del tardo-gotico di età vittoriana”.

La britannica Marie Corelli, pseudonimo di Mary Mackay (1855-1924), fu scrittrice molto popolare in Inghilterra per un breve periodo sul finire del secolo XIX, nonostante un’accoglienza talvolta persino derisoria da parte di recensori e critici, proponendo di sé al pubblico un ritratto fantasioso e ammantato di misteri quasi al pari dei suoi stessi romanzi a sfondo mistico e romantico, scritti fra il 1886 e il 1923.

Come scrive Pagetti nella sua postfazione: “si può dire che Marie Corelli dia un nuovo significato al termine «romanzo popolare» e che ancora oggi, magari senza accorgersene, molte scrittrici britanniche – e non solo britanniche – si ispirino alla sua figura istrionica e al suo gusto per lo spettacolo a tinte forti, in cui confluiscono – come succede in Vendetta! – la magniloquenza del melodramma ottocentesco, le ambientazioni italiane legate a una tradizione letteraria che si estende in Inghilterra dal teatro elisabettiano al gotico settecentesco, la retorica di una prosa che rielabora lo scenario di un mondo contemporaneo, dove la violenza estrema delle passioni, lo splendore della ricchezza più sfrenata, il crollo apocalittico dei valori morali, sembrano disintegrare qualsiasi presupposto ideologico o discorso estetico”.

Maggiori informazioni con folta rassegna di approfondimenti e recensioni presso la pagina dedicata sul sito web dell’editore.

Vendetta!
Marie Corelli
collana Storie, Gargoyle Books, 2011
brossura, 346 pagine, €15.00
ISBN 9788889541548

Andrea Bonazzi

domenica 27 febbraio 2011

Scoperte e riscoperte: Tito di Gormenghast

Tito di Gormenghast, 1981, copertinaCapita talora di scoprire quasi per caso opere delle quali non si conosceva (più o meno colpevolmente) nemmeno l’esistenza. Possono essere libri totalmente ignoti o, come nel presente caso, altri che in libreria sono caduti sotto lo sguardo anche diverse volte senza mai – chissà perché? – attirare troppo l’attenzione. L’ignoranza spesso ha conseguenze imbarazzanti, ma l’importante è cercare di porvi rimedio. Proprio per questo ho deciso di porre al mio intervento il titolo che avete sotto gli occhi, appunto affinché per qualcuno questo scritto possa essere la via per la scoperta di un libro che ho trovato davvero notevolissimo, come magari per qualcun altro possa essere quella per una riscoperta.

Il testo al quale mi riferisco è Titus Groan di Mervyn Peake (in Italia Tito di Gormenghast, edito da Adelphi): complice un’altra lettura che ne faceva menzione, mi ha subito incuriosito e ho concepito il desiderio ardente di leggerlo.

È uno stranissimo libro, Titus Groan: definito di volta in volta come appartenente a diverse tipologie – la fantasy come il romanzo gotico, l’allegoria come una sorta di neo-epica inglese, il romanzo per ragazzi (con il quale condivide almeno qualche piccola apparenza) e il romanzo in qualche modo sociale – a ben vedere esso non rientra in nessuna di esse e da tutte è per certi versi tuttavia racchiuso e circoscritto. Dal contenuto certamente fantastico si potrebbe ipotizzare che sia fantasy, ma poiché non condivide il concetto di “creazione secondaria” di J.R.R. Tolkien, o comunque una qualunque architettura costitutiva tipica di tale sottogenere, si tratta di una classificazione a dir poco faticosa; allo stesso modo il testo presenta sicuri elementi gotici, pur non avendo come scopo ultimo quello di provocare terrore e di destabilizzare la nostra tranquillizzante visione dell’esistente tramite il manifestarsi dell’irrazionale e del soprannaturale; in modo analogo esso mostra fattori allegorici e di critica sociale, pur non essendo sicuramente un romanzo “a chiave”, costruito per interpretare e valutare la nostra realtà contemporanea; così pure Peake mette in scena personaggi dai nomi parlanti, buffi, quasi archetipici di una certa letteratura per ragazzi, pur essendo il suo lavoro estremamente più complesso e stratificato della maggior parte della narrativa di tal fatta.

Un romanzo molto strano, quindi, forse nemmeno un romanzo vero e proprio, parlando stricto sensu. Titus Groan, infatti, è caratterizzato in primissimo luogo dall’estrema limitatezza della trama. Essa potrebbe essere riassumibile all’incirca in questo modo: nel cupo, vastissimo, indecifrabile castello di Gormenghast nasce finalmente il tanto atteso erede al trono del Conte, Tito de’ Lamenti (Titus Groan, appunto). Assistiamo alle reazioni dei principali abitanti del castello nel suo primo anno di vita fino alle circostanze che porteranno alla sua investitura. Parallelamente assistiamo alla parabola ascendente, in società, del giovane, astuto e ambizioso Ferraguzzo (Steerpike).

Pare abbastanza evidente come una trama di questo genere sia abbastanza stringata per un’opera di oltre 500 pagine, sia pure aggiungendovi gli episodi che in qualche modo ne costellano e integrano lo sviluppo.

Titus Groan, 1946, copertinaIn ogni caso, si può affermare almeno una cosa, e cioè come la cifra essenziale e prevalente del libro non sia senz’altro la narratività. Chiunque è in grado di capirlo anche solo a una prima lettura, quando dense e ripetute volute descrittive si inerpicano sul tessuto della trama principale, prendendone totale possesso e prevaricando sullo svolgimento degli eventi che la compongono. In altre parole, fatti che molto spesso potrebbero essere narrati rapidamente occupano pagine e pagine di spazio testuale, nelle quali descrizioni barocche e dettagliatissime si innervano su altrettanto estese considerazioni riflessive e sociali stabilendo, di fatto, strettissime connessioni fra i primi e le seconde. Proprio dalle seconde i primi diventano così inevitabilmente dipendenti. È chiaro allora – ed è stato notato da molti – come appunto il castello di Gormenghast sia lo stesso protagonista degli eventi, e lo dimostra proprio la sua natura mutevole e in qualche modo fluida, cangiante in base alle persone, alle inquadrature e alle circostanze, nonché agli stessi momenti narrativi .

L’esilità della trama si accompagna dunque, paradossalmente a una sua sostanziale funzionalità, ad altri elementi della narrazione, poiché essa serve, appunto, a sviluppare tutto il castello di significati che – mi si perdoni il gioco di parole – proprio nel castello hanno motivo di origine.

In primo luogo, perciò, Gormenghast è il luogo di una vastità ineffabile: non è lecito – afferma Anthony Burgess nell’introduzione – tracciare una mappa del castello alla fine del racconto, poiché esso risulta in conclusione inconoscibile e indefinibile. Le sue stanze sono in modo curioso perennemente uguali e perennemente diverse, invase dalla polvere e dai sintomi della decadenza, e allo stesso tempo immemore vestigio dei dettami incomprensibili di una Tradizione della quale si è smarrito financo il minimo senso. Il paragone corre subito inevitabile con “La Biblioteca di Babele” di J.L. Borges: se l’Universo nel racconto borgesiano è la Biblioteca, allora altrettanto Gormenghast è senza dubbio l’Universo nel romanzo di Peake, e anche gli spazi esterni a esso non esistono in altro modo che come sua dipendente e contrapposizione, poiché in ogni caso qualsivoglia tipo di movimento risulta alla fine centripeto. Tutto ritorna sempre alla fortezza.

In questo mondo Tito infante (come pure i suoi familiari, del resto) pur non facendo nulla è il protagonista onnipresente della storia, in quanto la sua stessa persona coincide costitutivamente con il castello (lo si dice esplicitamente). Analogamente, fra tante roccaforti della letteratura Gormenghast spicca in quanto prende possesso della vicenda e ogni suo contrafforte, pinnacolo, stanza e ricettacolo diviene in qualche modo elemento prevalente nell’attenzione dei lettori, simbolo non solo del mondo fossilizzato della società descritta, ma anche della psiche contorta e delirante dei numerosi personaggi che la popolano. Giustamente (ma solo fino a un certo punto) si è parlato di romanzo gotico: il castello è un mondo lugubre, fatiscente e in rovina, pervaso dall’immobilismo e a tratti dalla demenza, luogo di momenti di orrore e delirio, di caos e di disordine ontologico. Allo stesso modo gli abitanti di questo mondo cimiteriale sono gli spettri che lo abitano, biologicamente ancora in vita ma ciascuno pervaso da tratti di “sepolcralità” e follia, a partire dal conte Sepulcrio (Sepulchrave) per proseguire con le zie gemelle, caratterizzate da tronfia alterigia e passiva idiozia nonché da una paralisi che non è solo fattore clinico ma esistenziale, per proseguire ancora con lo scheletrico Lisca (Flay), il ripugnante – e a tratti mostruoso fino ai limiti dell’inumano – cuoco Sugna (Swelter) e tanti altri.

Ferraguzzo (Steerpike), illustrazione di Mervyn PeakeGli unici motori del cambiamento, un cambiamento tanto temuto quanto indefinibilmente minaccioso, sono proprio Tito, la cui nascita e crescita sono accompagnate da sentori e presagi che promettono di mettere in crisi il mondo immutabile della Tradizione (le cui conseguenze si vedranno nei successivi libri della serie) e soprattutto Ferraguzzo. Portatore di irrefrenabile ambizione, di spiriti libertari e sottilmente anarchici, incarnazione di sfrenato egoismo e arrivismo, nonché di un’ambizione senza limiti, Ferraguzzo è con la sua iconoclasta e incendiaria (letteralmente) malvagità una delle figure più potenti del romanzo nel quale esprime l’antagonista ideale e assoluto. Un antagonista, però, che anch’esso non riesce a sfuggire ai limiti geografici e alle leggi sottese al castello, rimanendo perciò pur sempre inglobato in questo mondo.

Tornando dunque a un punto nodale che mi interessava sviscerare e sottoporre all’attenzione dei lettori, come definire dunque il romanzo?

Se ha un senso cercare una forma specifica nella quale inquadrare l’opera, e assodato che i nuclei tematici di riflessione sul mondo (sia il nostro che quello di Gormenghast) sono quelli suddetti, tale forma specifica non può che trovarsi, secondo me, per mezzo dell’ottica che più ne spiega le qualità complessive. Potremmo parlare, cioè, di romanzo “metaforico”, ove i vari livelli di lettura e le varie caratteristiche interpretative che ho finora cercato brevemente di mettere in luce possono essere interpretati come immagine dalle valenze molteplici. Metafora della società inglese postbellica? Sicuramente, ma sarebbe forse ancora riduttivo e semplicistico spiegare l’oppressiva stasi di Gormenghast come un tentativo di dipingere un mondo devastato dal secondo conflitto mondiale, e tuttora in disfacimento, in preda ai vani furori di rinnovamento da parte di una gioventù amorale e sfrenatamente capitalistica (Ferraguzzo).

La metafora va oltre, a livello esistenziale e – oserei dire – raggiunge anche profondità metafisiche. È l’intera esistenza umana che si aggira nel nulla e sprofonda nelle nebbie catacombali e distorte di un aldilà fin troppo terreno. La fortezza – con le sue esplosioni di violenza sottesa, con le sue finte apparizioni soprannaturali (come non pensare ad Ann Radcliffe e ai suoi successori?), con i suoi presagi, le sue figure mostruose, le sue luciferine cucine trasudanti calore, le inestricabili gallerie di pietra – è un espressionistico specchio di anime umane in preda al tormento, alla cieca angoscia del vivere, all’inane tentativo del cercare di fuggire in qualche modo (a volte anche inconsapevolmente) verso un altro-da-qui che ha la tragicissima caratteristica del non poter esistere. Se il carcere è infinito, dal carcere non c’è ovviamente via di fuga, se non tramite l’annullamento in riti inconcludenti che impediscano di pensare oppure, se non ancora una volta, per mezzo dell’extrema ratio di una follia salvifica.

Metafora e metafisica, sono forse le uniche chiavi di lettura che in molteplici modi e a molti livelli possono schiuderci in modo ottimale le labirintiche porte del testo (e del castello stesso): una Legge vuota e inconsistente regola le sorti degli uomini e li conduce ad atti privi del benché minimo valore, costantemente ripetuti in una sorta di istituzionalizzazione del non-senso alla quale tutti sono vincolati. I rapporti umani si isteriliscono perciò fatalmente nello stesso identico modo in cui isterilisce qualsiasi elemento naturale all’interno delle mura (si veda l’albero morto delle gemelle). Le figure istituzionali crollano anch’esse nel ridicolo. Gli unici momenti di tenerezza, di passione e di vitalità sfumano nell’inconcludenza o nel patetico. Molto spesso si conducono all’esterno della fortezza (si veda il personaggio di Keda), ma hanno sorte che non si intende anticipare e che il lettore scoprirà. Si può ben intuire, però, che non sarà eccessivamente gratificante.

Mervyn Peake, autoritratto, 1933La fine del romanzo mantiene un’aura di sospensione, poiché ovviamente si tratta solo della prima parte di una trilogia che vede lo svilupparsi delle avventure di Tito, ma tematicamente esso potrebbe dirsi già pienamente conchiuso. Già così l’opera riesce a comunicare il sentimento e le riflessioni che tramite un quadro essenzialmente descrittivo aveva intenzione di passare fin dalla prima pagina.

Spenderò solo due ultime parole per concludere sullo stile di Peake: vigoroso, sottile, ironico, insinuante, di volta in volta acceso e intimista, cupo ed eccessivo. L’autore se ne serve come di uno strumento versatilissimo, capace agli estremi di applicarsi a un tempo del racconto estremamente dilatato per pagine e pagine sulla stessa rapida scena, come di affidarsi a uno stream of consciuousness che, attraverso un gioco di specchi prospettico, descrive l’episodio da più punti di vista (e questo avviene almeno in un capitolo). Egli sceglie, in definitiva, di adottare il mezzo stilistico più adeguato e affine a veicolare appunto i messaggi dei quali si è parlato poc’anzi.

Uno stile, per così dire, anch’esso metafisico per un romanzo che ho voluto definire tale e che trova uno dei tanti esempi straordinari di sé nella conclusione. E per una volta si potrà citare evidentemente la fine del testo senza per questo incorrere nelle giuste ire dei lettori poiché, come si è già detto più volte, alla fine dei giochi nella trama non avviene poi tantissimo e ciò che è maggiormente imprevedibile si trova negli episodi aggiuntivi piuttosto che nella linea principale degli eventi. Tutto sommato in Gormenghast non esiste una fine, non un inizio, né effettivamente un passato del tutto trascorso (poiché esso ricorre costantemente), né un futuro incognito a venire. Esistono solo un quando (ora) e un dove (Gormenghast stesso). O così accade almeno per adesso, in questo primo romanzo... Ma, senza anticipare oltre e tornando allo stile, terminerò appunto con la conclusione del romanzo – quasi una sorta di sipario che cala sul primo atto, in attesa che in un prossimo futuro vi possa parlare del libro secondo: Gormenghast.

“Il castello respirava e laggiù, sotto la Sala delle Sculture Radiose, la ruota di Gormenghast si era rimessa in moto. Dopo quel vuoto di silenzio, pur non avendo udito alcun suono, egli [il custode delle sculture, N.d.r.] si sentiva ora crescere dentro una specie di tumulto. Nessun suono, ma ormai dovevano essere ripresi gli schianti delle porte sbattute, gli echi nei corridoi, le luci vacillanti lungo i muri. Nell’alveare di pietra, le passioni ormai vagavano libere, nella loro creta mortale, di cella in cella, e il futuro racchiudeva lacrime e risa strane, nascite e morti feroci sotto umbratili volte. E sogni e violenze e delusioni. Ecco, ancora un poco e sarà l’alba, in un incendio verde, e l’amore stesso si ergerà a lanciare il grido dell’insurrezione! Perché domani è un giorno nuovo – e Tito è entrato nella sua fortezza”.

Umberto Sisia

sabato 19 febbraio 2011

Imaginare: cinque incontri a Torino su arti e letterature del fantastico

Imaginare, 2011, locandinaCinque appuntamenti fantastici nel capoluogo piemontese con Imaginare. Arti e Letterature fra Oriente e Occidente nello specchio del Fantastico, un ciclo di conferenze per il prossimo mese di marzo, ogni mercoledì alle 17 nella prestigiosa sede dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino.

“Nelle arti figurative come in letteratura – e poi nel cinema – il Fantastico svela il sedimentare di miti, inquietudini e sogni estremamente connotanti le rispettive epoche e società: qualcosa che riguarda più un modo di descrivere e di vedere che un contenuto o un genere. Un linguaggio, ancora, in cui le distinzioni troppo rigide tra cultura «alta» e «bassa» (con tutte le virgolette del caso) possono sfumare o conoscere ridefinizioni: come già emerso nel rapporto tra le raffinate fantasie dell’ukiyo-e e il fumetto popolare del Giappone contemporaneo nell’ambito della Mostra sulla grande grafica nipponica organizzata qui in Accademia Albertina all’inizio del 2010, e nel Convegno Tra arte e letteratura, tra Italia e Giappone che l’accompagnava. Un’ottica che in questo secondo ciclo di incontri proviamo a condurre dall’Estremo Oriente a immagini e miti del Fantastico occidentale”.

Questo il programma:

Mercoledì 2 marzo 2011, ore 17:00
Massimo Soumaré
Rapporto simbiotico tra letteratura e arte nel Giappone di ieri e di oggi. Dai romanzi fiume di Kyokutei Bakin alle light novels
Nel periodo Edo (1603-1868) si assiste al fiorire in Giappone della letteratura popolare. Grande successo hanno le opere di scrittori quali Santô Kyôden e Kyokutei Bakin illustrate da artisti noti anche in Occidente come, per esempio, Hokusai. Si sviluppa quindi un profondo rapporto tra arte e letteratura teso ad esprimere in entrambe un alto livello artistico e capace di dar vita a una vasta diffusione di libri. Curiosamente, il medesimo stretto legame lo vediamo ripresentarsi nel Sol Levante dopo più di un secolo, nel 1980, quando nei romanzi di genere (letteratura fantastica, fantascienza, horror, avventura, polizieschi) si incominciano a inserire con sempre maggiore frequenza illustrazioni di famosi disegnatori dando vita all’odierno fenomeno delle light novels – libri per ragazzi illustrati con disegni in stile manga o anime – che sono i romanzi più venduti nel mercato giapponese e che rappresentano la fusione dei talenti di uno scrittore e di un artista.

Mercoledì 9 marzo 2011, ore 17:00
Davide Mana
L’estetica dell’etere
In cui si discutono i vantaggi e i rischi di guardare al futuro attraverso gli occhi di ieri. L’immaginario visivo del tardo Ottocento – Jules Verne, Albert Robida, H.G. Wells, George Griffith – costituisce il primo modello popolare di “futuro immaginato” dell’età moderna. L’estetica futuribile ottocentesca, recuperata prima in narrativa e successivamente in svariati altri ambiti culturali nel tardo ventesimo secolo, costituisce oggi, tra letteratura, arti visive, musica e società, una tendenza che è impossibile ignorare.

Mercoledì 16 marzo 2011, ore 17:00
Franco Pezzini
La danzatrice e la Gorgone. Dumas e la nuova iconografia teratologica
La donna dal collier di velluto di Alexandre Dumas, 1849, è senz’altro uno tra i più noti ed eleganti racconti di fantasmi dell’Ottocento francese: e nel suo tessuto emergono le coordinate di una teratologia completamente rivisitata – che pervade il feuilleton, i romanzi storici, d’avventura e polizieschi, e le stesse arti figurative di un po’ tutto l’Occidente. Tra Gorgoni e fatali danzatrici, orrori storici e malinconie private di tre padri dell’immaginario romantico – E.T.A. Hoffmann, Charles Nodier, lo stesso Dumas – le antiche forme del mostruoso, dismesse solo in apparenza, si rivelano icone efficaci dei trasalimenti della modernità.

Mercoledì 23 marzo 2011, ore 17:00
Dalmazio Frau
L’estate incantata
Il sogno della Fratellanza di San Luca ovvero i Nazareni in Italia e l’Utopia della Confraternita Preraffaellita in Inghilterra. Tra Medievalismo e Romanticismo, tra Decadenza e Fantastico, un excursus tra i pittori, i poeti e le loro donne che infiammarono e diedero scandalo nella borghesia vittoriana.

Mercoledì 30 marzo 2011, ore 17:00
Massimo Melotti
L’araba fenice e il cyborg. Il fantastico nelle arti visive al tempo del virtuale
La conferenza prende in considerazione come sia mutata la dimensione fantastica con l’affermarsi delle nuove tecnologie. Computer, effetti speciali e Internet oggi danno la possibilità di creare mondi fantastici percepibili in modo molto più reale che nel passato. Il confine tra realtà e finzione viene sempre meno creando situazioni di fiction/reality così come la globalizzazione favorisce lo scambio di figure e mondi immaginari di diverse culture. Tutto ciò dà vita a un nuovo immaginario collettivo globale in cui Frankenstein e Cyborg convivono e generano nuovi mostri.

Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino
Via Accademia Albertina, 6
Info: mostregraficagiapponese.wordpress.com

Andrea Bonazzi